domenica 28 settembre 2008

Terremoto lungo il Danubio

Elezioni legislative Austria
SPÖ:29,71 (35, 34 2006)
ÖVP:25,61 (34,33)
FPÖ:18,01 (11,04)
GRÜ:9,79 (11,05)
BZÖ:10,98 (4,11)

Elezioni regionali Baviera (proiezioni ore 2115)
CSU: 43,5 (-17)
SPD: 18,9 (-0,7)
GRÜ: 9,1 (+1,4)
FWÄ: 10,2 (+6,2)
FDP: 7,8 (+5,2)
LINKE: 4,4 (+4,4)

Lungo le rive del Danubio si è verificato un clamoroso terremoto politico, la cui forza era stata parzialmente prevista dai sondaggi. In Baviera la CSU perde dopo 46 anni la maggioranza assoluta e sarà costretta a formare un governo di coalizione, mentre in Austria il partito popolare viene svuotato dai partiti di estrema destra nelle elezioni anticipate da lui stesso richieste.

CROLLO BAVARESE

Dopo 46 anni termina il regno incontrastato della CSU. Il partito Stato della Baviera subisce una delle più cocenti sconfitte che la storia politica della Germania ricordi. La CSU precipita di quasi venti punti e si assesta ad un 43% che rappresenta uno shock per l’intera Germania. I maggiori beneficiari del crollo del partito di governo sono i Freie Wähler, un raggruppamento di liste civiche comunali che da un decennio si presenta anche alle elezioni regionali. La Spd rimane sotto il 20%, arretrando ancora rispetto al minimo storico conseguito nel 2003, mentre FDP e Verdi beneficiano in modo contenuto delle difficoltà dei partiti maggiori. La Linke non supera la soglia del 5%, arrestando così la sua ascesa. Il risultato rappresenta una clamorosa sconfitta per il duo Beckstein- Huber, rispettivamente ministro presidente e leader della Csu, che avevano rimpiazzato il padre padrone della Baviera Edmund Stoiber poco più di un anno fa. La partecipazione elettorale è stata superiore al passato, ed ha determinato un esito elettorale che avrà pesanti ripercussioni nella Grande Coalizione a Berlino. La Csu, che non apprezza la Merkel ed ha avuto scontri con gli alleati della Cdu sulla linea politica del governo federale, cercherà di imporre una svolta per capovolgere una situazione definita da tutti come catastrofica. Il governo borghese non sembra comunque in discussione: benché in linea teorica sia possibile formare una maggioranza alternativa alla Csu, i liberali della Fdp sembrano il partner naturale per costruire un gabinetto di centro-destra. L’attuale ministro presidente della Baviera, Beckstein, potrebbe però essere sacrificato, anche se al momento nessuna alternativa credibile sembra che possa emergere.

AUSTRIA A DESTRA

Anche l’Austria è stata attraversata da un terremoto simile a quello della Baviera, segno dell’inquietudine che attraversa il cuore della Mitteleuropa ricca e insoddisfatta. Dopo due anni di travaglio la Grande Coalizione austriaca era stata sciolta all’inizio di giugno dai popolari(ÖVP), a causa della svolta anti UE dei socialdemocratici(SPÖ). La ÖVP, che era partita coi favori del pronostico, è stata però svuotata dai due partiti di destra, i liberali della FPÖ e il partito guidato da Haider, BZÖ, che hanno imposto una campagna elettorale molto dura sui temi dell'immigrazione e dell'Europa. Le due forze di destra hanno raddoppiato i loro voti, e se sommate diventerebbero la prima forza politica del Paese. Un’alleanza tra queste due formazioni sembra però improbabile: la BZÖ è stata fondata da Haider dopo che il controverso leader della Carinzia era stato costretto a lasciare i liberali, dopo la fallimentare esperienza di governo che aveva spaccato il partito. Da allora le due formazioni si rappresentano come alternative e non sembrano aver intenzione di abbandonare il populismo che ha portato così numerosi consensi. La socialdemocrazia si è invece salvata dal tracollo subito dai popolari grazie al cambio di leader. Il primo ministro della Grande Coalizione che ha regnato il Paese per 2 anni, il socialdemocratico Gusenbauer, non si è ricandidato alle politiche a causa della sua impopolarità, e il nuovo leader Werner Faymann è riuscito a contenere le perdite. La SPÖ ha così mantenuto il ruolo di primo partito del Paese, anche grazie alla svolta sulla ratifica degli impopolari Trattati comunitari. I socialdemocratici hanno accettato una delle tradizionali richieste delle forze di destra austriache, ovvero sottoporre a referendum i trattati dell’Unione Europea oppure la ratifica dell’accesso dei nuovi membri come la Turchia. Benchè Vienna sia stata scossa da un sisma di intensità mai vista, con i popolari al 25%, e socialdemocratici sotto al 30%, è molto probabile che il nuovo governo riproponga la formula della Grande Coalizione, mentre ha minori chance un esecutivo di minoranza formata da SPÖ e Verdi.

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