lunedì 30 novembre 2009

La Svizzera contro i (nuovi) minareti

I risultati dell'iniziativa popolare promossa da SVP/UDC e UDF contro la costruzione di nuovi minareti sul suolo elvetico. Un sì netto ed omogeneo, che supera parzialmente anche il tradizionale Röstigraben che connota la politica svizzera. Nei Cantoni dove sono presenti minareti, il Sì al divieto di nuove costruzioni ha vinto in 3 su 4. Unica eccezione Ginevra, insieme a Basilea la città più progressista della Confederazione. Anche nella città renana hanno vinto i no, unico Cantone di lingua tedesca ad esprimersi in tal senso. A Wangen bei Olten, la cittadina del Canton Soletta dove la costruzione del minareto scatenò le contestazioni e proteste che hanno poi generato quest'iniziativa, il Sì ha vinto col 61%.

domenica 29 novembre 2009

Obama risale sopra al 50%

Nell'aggiornamento quotidiano proposto da Gallup il tasso di approvazione di Obama è risalito al 51%. Il presidente continua a godere del sostanziale appoggio del proprio elettorato, mentre la contrapposizione di chi aveva scelto McCain è ormai acquisita in questa fase. E' così da fine luglio, quando è scaduta la classica luna di miele che contraddistingue ogni Amministrazione. Senza buone notizie sul fronte occupazionale, difficilmente la lenta ma costante erosione della base elettorale sarà interrotta.

La mancata cattura di Bin Laden

Il rapporto della commissione Esteri del Senato sulla fuga di Bin Laden dalle montagne di Bora Bora. Solo 100 soldati ad inseguirlo, ennessimo fallimento della strategia di Rumsfeld. Un report molto interessante, che spiega come la mancata cattura abbia influito sull'attuale disastro in Afghanistan.

sabato 28 novembre 2009

Sondaggi regionali

Dopo il congresso del PD sono uscite cinque rilevazioni di Ipsos, Ispo, Piepoli e Digis sulle intenzioni di voto nel mese di novembre. I dati dei singoli sondaggi si trovano sul sito ufficiale o su Termometro politico. Facendo una media ponderata con le prestazioni degli istituti nelle passate elezioni europee e politiche, i valori sono i seguenti


PDL 38,6
PD 29,7
LN 9,5
IDV 7,5
UDC 6,7
D/MPA 1,2
S&L 2,15
COM 2,7
RAD 0,7
API 0,5







L'istituto demoscopico più affidabile, IPSOS, rileva i seguenti valori, non troppo distanti dalla mia ponderazione
PDL 38,4
PD 30,8
LN 10,2
IDV 7,3
UDC 6,3
D/MPA 1,1
S&L 1,9
COM 2,4
RAD 0,5
API 0,8











giovedì 26 novembre 2009

Meno bianchi, più giovani e più poveri al voto nel 2008

Grazie all'analisi di Projectvote è ora possibile avere un quadro molto preciso dell'elettorato statunitense alle presidenziali 2008. La registrazione al voto ha permesso una migliore rappresentazione della società americana, anche se i gruppi più sottorappresentati rimangono sempre le minoranze etniche e i più giovani. I maggiori aumenti nel 2008 sono stati registrati nella comunità afro-americana, mentre oltre i 2/3 dei nuovi elettori provenivano dalle minoranze razziali. Nel 2004 l'incremento di questi segmenti elettorali, neri a parte, era stato in realtà maggiore, ma la tendenza emersa già nel 2000 è stato confermata. I nuovi votanti sono meno bianchi, meno anziani e meno ricchi, categorie storicamente sottorappresentate alle urne, un elemento che ha sempre favorito i repubblicani in passato ma che almeno nelle ultime presidenziali si è attenuato grazie al profondo cambiamento demografico della società americana.

Ai bianchi Obama non piace

Il razzismo c'entra relativamente poco, però il calo di Obama sotto la soglia del 50% è spiegato in gran parte dalla sua flessione nel segmento bianco del voto. 22 punti persi da gennaio - quando i valori erano molto inflazionati, come spesso capita ai nuovi presidenti - ad oggi, mentre tra i non bianchi il consenso nell'operato di Obama è sceso solo di 7 punti. Nella comunità afro-americana l'apprezzamento è rimasto ai livelli stellari di inizio mandato, mentre tra ispanici e asiatici il calo è stato comunque molto contenuto. Anche nell'elettorato democratico si riscontra una simile dinamica. Tra i bianchi Obama ha perso 11 punti, tra i non bianchi c'è stato invece addirittura un incremento. La flessione si è concentrata tra i democratici di orientamento moderato e sopratutto conservatore, mentre tra i liberal Obama è ancora molto apprezzato.

mercoledì 25 novembre 2009

Il probabile errore afgano

Obama vuole finire il lavoro in Afghanistan, pare inviando circa 30 mila nuovi soldati. Il pubblico americano sembra più favorevole rispetto a prima al rafforzamento del contingente, ma c'è un però grosso come una casa. L'elettorato democratico è nettamente contrario, e tra gli indipendenti il 45% non vuole mandare nuove truppe a Kabul. La base di Obama si oppone alla più importante decisione di politica estera dell'Amministrazione, e con una disoccupazione in doppia cifra è folle buttare ulteriori miliardi di dollari nel conflitto afgano.

lunedì 23 novembre 2009

La Sanità e il voto per il Congresso

Nel consueto sondaggio sulle intenzioni di voto per la House, PPP ha rilevato i differenti effetti elettorali che la riforma sanitaria potrebbe avere. A livello di indicazione generica, i Democratici guidano di 8 punti, 46 a 38, sul Gop. Non ci fosse nessuna riforma, la situazione si ribalterebbe con un pareggio tra i 2 partiti, 40 a 40. Con la public option, i Dems avrebbero un vantaggio più contenuto, 46 a 41. La distribuzione del voto nei vari casi non è omogena. Senza riforma, i democratici perderebbero i liberal e i giovani, mentre con la public option gli indipendenti e gli ispanici preferirebbero il Gop, mentre gli under 30 darebbero ai Dems lo stesso vantaggio monstre delle passate elezioni, +30 sui repubblicani. Il sottocampione è ovviamente soggetto ad un margine di errore rilevante, ma l'intervento pubblico nella sanità sembra mettere pericolosamente sotto stress la coalizione sociale Obamiana. La public option è amata dai liberal e dai giovani, ma gli ispanici, la minoranza etnica elettoralmente decisiva, potrebbero rompere il blocco sociale progressista.

domenica 22 novembre 2009

Nessun climategate, il riscaldamento globale esiste

C'è molto rumore sulle mail rubate agli scienziati che proverebbero la falsità degli allarmi legati al riscaldamento globale. In realtà non è così, e l'eccezionale Climate Progress riporta la mail e le successive osservazioni di uno di questi scienziati, che smentisce totalmente l'interpretazione data dai blog conservatori. Mi chiedo sinceramente come chi nega l'evoluzionismo o sostiene ancora la curva di Laffer possa autorevolmente smentire i lavori dell'IPCC basandosi su mail rubate e completamente travisate perchè non lette con attenzione.
La scienza non è repubblicana.

John Fitzgerald Kennedy oggi

Nell'anniversario della morte di JFK, Ted Sorensen, uno dei suoi principali consiglieri, esprime ciò che gratificherebbe e ciò che deluderebbe Jack Kennedy in questo momento della vita politica americana. Una lettura molto bella, specie per chi crede nel liberalism a stelle e strisce.

sabato 21 novembre 2009

I 3 senatori che mancano

Dopo Joe Lieberman, anche Mary Landrieu e Blanche Lincoln hanno affermato che non voteranno alcuna riforma sanitaria che istituisce un'assicurazione pubblica. Con il testo del Senato, solo 4 milioni di americani ne saranno coperti secondo il CBO.

Il Senato voterà sulla Sanità

Lincoln e Landrieu hanno annunciato il loro sì alla mozione procedurale. Il Senato esaminerà il testo, che potrà essere emendato. E' un successo, parziale, ma nessuna riforma sanitaria è mai stata così vicina. Piccola nota. Entrambe hanno chiarito che il loro sì ad un testo con il fondo pubblico è (semi) impossibile.

venerdì 20 novembre 2009

Il disastro fiscale dei repubblicani conservatori

Il grafico proposto da Brad DeLong illustra alla perfezione il tragico lascito debitorio delle Amministrazioni guidate dai repubblicani conservatori (Reagan e Bush). L'anima estremista del Gop - i figli degeneri di Goldwater - ha reso l'antica posizione della destra americana, il fiscal conservativism, una ridicola barzelletta. Almeno nella loro dannosa interpretazione, tesa ad incrementi di spesa militare e sontuosi taglia fiscali senza alcuna riduzione delle prestazioni sociali per i bianchi. Che se no si perdono le elezioni, eh.
Notevole invece la somiglianza della situazione debitoria tra i repubblicani più o meno centristi (Eisenhower, Nixon) e i presidenti democratici.

Obama in Cina

Ci sono molte accuse fantasiose sul presunto flop del viaggio cinese di Obama. Al solito l'opinione più brillante arriva da Stephen Walt.

No president is going to be able to lay down the law on human rights, exchange rates, or sanctions on Iran when China owns over a trillion dollars in U.S. assets, when the U.S. economy is on life support, and when the American military Is mired in two losing wars. Until we get our house in order over here, nobody should expect China to be especially responsive to our wishes or expect its leaders to view the "American model" as especially appealing. An wide-open marketplace of ideas hardly looks attractive when the result is the intellectual ascendancy of Glenn Beck and Rush Limbaugh. The follies of the past eight years were the greatest gift the United States could have given Beijing, and Obama's conduct in Beijing was the inevitable result

Sotto il 50

Per la prima volta il tasso di approvazione di Obama scivola sotto il 50 nelle indagini Gallup.

giovedì 19 novembre 2009

Tciket per l'euroscetticismo

Dopo un'elezione per il Parlamento Europeo contrassegnata da un tasso record di astensionismo, e mentre si palesa l'arrivo del G2 Cina Usa, l'Unione Europea ha deciso di rispondere coi botti. Il primo ministro bela Van Rompuy alla presidenza e a capo della diplomazia europea arriva la commissaria al Commercio, la baronessa Ashton. Le photo op con Obama sono troppo preziose per Sarkozy e Merkel e compagnia di giro.

La Sanità del Senato

Il testo (2000 e rotte pagine, qui una sintesi) che andrà in votazione al Senato. Copertura sanitaria per 31 milioni di americani in più, arrivando così al 94% della popolazione, un costo inferiore ai 900 miliardi di dollari, una riduzione del deficit significativa. L'emendamento Stupak anti aborto è stato rimodulato e i pro life sono già scontenti. C'è la public option con un meccanismo di opt- out: gli Stati potranno passare una legge per non entrare nel programma di assicurazione pubblica federale.

mercoledì 18 novembre 2009

Luca Casarini, dal cannone al capannone

Strepitosa intervista dell' ex(?) leader delle tute bianche, Luca Casarini. Diventanto imprenditore, parla di evasione fiscale contro le tasse che servono per la cocaina dei politici romani. Da Fidel Castro a Borghezio, l'uomo rimane coerente nella sua dem%&"!! (mi autocensuro)

martedì 17 novembre 2009

Numeri tragici per Obama

Nouriel Roubini, l'economista diventato celebre per le accurate previsioni sulla gravità dell'attuale recessione economica, giudica così il futuro del mercato del lavoro americano.

It is most likely that the unemployment rate will peak close to 11% and will remain at a very high level for two years or more

La disoccupazione salirà all'11% e rimarrà a quel livello per 2 anni o più. I valori di Obama sono al momento positivi - oggi 3 sondaggi con tasso di approvazione al 56, 55 e 53% - nonostante un momento di crisi sociale così intensa, ma se avesse ragione Roubini sarà fin troppo facile prevedere gravissime difficoltà, i.e. sconfitte politiche ed elettorali, per l'attuale Amministrazione democratica.



Obama e gli Stati Uniti un anno dopo le elezioni

Domani si svolgerà a Roma un incontro molto interessante sulla politica americana con relatori di altissimo livello, tra i quali Larry Sabato della celeberrima Crystal Ball, Steve Clemons di The Wastington Note e Lawrence Korb del Center for American Progress.
La Conferenza, organizzata in collaborazione con Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia, Ministero Affari Esteri, Aspenia e Fondo per Studenti Italiani, si terrà al Centro Studi Americani di Roma e verrà trasmessa in diretta streaming. Sarà possibile seguire l'intero incontro a questo indirizzo

lunedì 16 novembre 2009

I numeri sbagliati di Veltroni

Intervista di Veltroni al Corriere della Sera
"Nel 2008 i riformisti hanno preso gli stessi voti della destra: mai accaduto prima nella storia d’Italia".

I numeri, nella politica italiana, possono essere stiracchiati da ogni parte, ma il dato offerto da Veltroni è semplicemente falso. I partiti cambiano ma se interpretiamo come elemento comune il posizionamento a sinistra del centro dello schieramento politico italiano, abbiamo la seguente situazione dal 1996 al 2008.

Nel 2008 la coalizione formata da PD, IDV e Radicali prese 13.686.501 voti. Il PDL 13.629.069.
Nel 2006 l'Ulivo, l'Idv e la Rosa nel Pugno ottennero 13.798.729 voti, contro i 13.756.102 di Forza Italia e AN. Nel 2001 Ds, Margherita, IDV e Radicali arrivarono a 13.818.919 voti, mentre Forza Italia e AN superarono di poco i 15. Nel 1996 i partiti alleati nella coalizione di Veltroni presero 12.678.252 voti, ai quali si potrebbe aggiungere il milione scarso preso dai Verdi, all'epoco molto lontani dalla sinistra radicale e soci fondatori dell'Ulivo. AN e FI ottennnero invece gli abiutali 13.582.640 voti.

Negli ultimi 12 anni le forze che Veltroni include nei riformisti hanno sempre preso gli stessi voti dei due partiti maggiori di centrodestra, poi riunitisi nel PDL, con l'unica eccezione avvenuta nel 2001.

domenica 15 novembre 2009

Clima meno freddo

Il mancato accordo del vertice di Copenaghen potrebbe rivelarsi molto più utile alla lotta ambientale di un trattato che non sarebbe stato rispettato. Lo sostiene il più prestigioso blogger sulle materia ambientali, Dr. Romm. L'assenza di vincoli formali aiuterebbe il Senato degli Stati Uniti ad approvare una legge di riduzioni delle emissioni carboniche, il testo promosso da John Kerry e Barbara Boxer, mentre il maggior tempo a disposizione gioverebbe al Team Obama, che deve ricostruire una diplomazia ambientalista distrutta dal negazionismo scientifico di Bush e amici petrolieri. Eterogenesi dei fini, speriamo sia così.

Il voto dei bianchi europei negli Usa

Nell'interessante analisi sul voto dei vari gruppi etnici statunitensi proposti da Openleft, la più oriniginale riguarda il voto dei bianchi di origine europea. Ne emerge un quadro variegato, dove spesso il territorio di residenza influisce più della propria provenienza - si veda il differente comportamento dei francesi in Lousiana e nel NordEst. Il conservatorismo degli olandesi stupisce, mentre l'animo socialdemocratico (liberal democrat, negli Us) è tanto vivo in Scandinavia quanto nei loro eredi in America.

La guerra eterna dei Neocon

Matt Yglesias deride il nulla intellettuale e morale dei neocon. Sarebbe meglio se dedicassero al black metal, invece che spingere alla guerra su ogni controversia internazionale che riguarda gli Usa.

Neoconservatives see war and death as good things... The world would be a better place if people looking for cheap thrills would stick to the black metal scene or maybe take up extreme sports rather than foreign policy punditry. But the point is that it’s extremely dangerous to take advice from people with this mindset—they’re not even trying to enhance the country’s security, they’re trying to embroil the country in wars.

venerdì 13 novembre 2009

Il PDL nella città di Cosentino e dei Casalesi

Le percentuali del partito di Nicola Cosentino, il PDL, a Casal di Principe, città campana da dove proviene il clan dei Casalesi.

PDL 2009 : 59,8
PDL 2008 : 71,9

Ai tempi nei quali Cosentino militava in Forza Italia, il suo partito ottenne queste percentuali alle consultazioni politiche. AN prese circa il 9% in entrambe le occasioni. Molto alto il risultato dell'Udeur nel 2006, quasi il 15%.

FI 2006: 39,5
FI 2001: 49,5

mercoledì 11 novembre 2009

Democratici nei sondaggi

Ipsos rileva il PD stabile sopra il 30%, in legger(issim)a ma costante crescita. Shock d'oltreoceano con Gallup che registra il sorpasso repubblicano nel voto generico per la Camera. PPP, l'istituto con il miglior record nelle ultime elezioni, dava i Dems a +8 solo 2 settimane fa. Vediamo se la tendenza sarà confermata.

martedì 10 novembre 2009

Sanità a metà

Gli americani sono divisi dalla riforma sanitaria. Prevagolgono leggermente i contrari, e sono cresciuti gli indecisi. I valori di Obama non sono stati alterati dall'approvazione della Camera. Dalla fine dell'estate sono stabili, galleggiando intorno al 53% ottenuto alle urne.

Gop dominato dai conservatori

Sembrerebbe acqua fresca, ma il dominio conservatore sull'elettorato repubblicano è impressionante. Ogni moderato perderebbe probabilmente le primarie, se queste fossero combattute. E i conservatori non bastano per vincere le elezioni generali.

Stato

% di Repubblicani conservatori

Arkansas

78

Wisconsin

77

Alabama

76

North Carolina

76

Virginia

74

Louisiana

73

Minnesota

73

Ohio

68

Colorado

68

Maine

67

Arizona

67

West Virginia

67

Illinois

64

New Jersey

63

L'Indipendenza ha un prezzo

Olympia Snowe è molto più apprezzata da democratici ed indipendenti del Maine rispetto agli elettori del suo partito. Il 59% dei repubblicani vorrebbe un esponente più conservatore al suo posto, contro il 31% di chi l'apprezza. Il 2012 è distante un'era geologica, ma il futuro della Snowe sembra indirizzato : o Specter o Jeffords.

lunedì 9 novembre 2009

20 anni dopo, Berlin è sempre più bella

Grande Festa a Berlin. Il muro simbolico è stato di nuovo abbattuto, come 20 anni fa i berlinesi distrussero quello vero. Unita la mia città del cuore rimane sempre il posto più bello del mondo.

La mia Regione è differente


La mia Regione è differente


In attesa che qualcuno si decida a individuare il candidato presidente del Pd e del centrosinistra da presentare alle elezioni della Regione Lombardia (che si terranno il 28 marzo: se andiamo avanti così, ci presentiamo giusto in tempo per le elezioni del 2015...), mi rimetto a fare il lavoro che mi piace di più. Lancio il progetto La mia Regione è differente, una sorta di grande primaria delle idee, di raccolta di spunti e di informazioni su quello che vorreste vedere in Lombardia, che avete visto in altre regioni italiane e europee e che vorreste fosse fatto anche qui. Le priorità della regione, dunque, a partire dalla 'A' di ambiente per arrivare alla 'W' di welfare, passando per la casa, la cultura, l'istruzione, il lavoro, la sicurezza e tutto ciò che ha a che fare con l'amministrazione regionale.
Quello che vi chiedo è un regalo, da recapitare quanto prima (diciamo prima della fine del mese di novembre) a questo indirizzo:
blog@civati.it. Nel frattempo, scomoderò un po' di persone che "sanno le cose" e entro Natale completerò la raccolta, metterò in ordine gli argomenti e promuoverò una pubblicazione plurale all'inizio di gennaio. Per raccontare il nostro progetto partecipato per la Lombardia. Sarà il nostro piccolo contributo alla prossima campagna elettorale

Primo passo in avanti verso la riforma sanitaria

Il primo sì è arrivato. Una vittoria storica, epica ma molto parziale. I progressisti americani vedono vicino il raggiungimento del loro obiettivo storico, la copertura sanitaria universale, ma il prezzo sono continue rinunce e contrattazioni che stanno minando la loro base sociale oltre alla (consueta) spaccatura dei loro uomini nelle istituzioni. Uniti nell’obiettivo di estendere la copertura ai più di 30 milioni di americani non assicurati, ma assolutamente spaccati su come farlo. Alla Camera sono mancati 39 voti di Rappresentanti democratici, per lo più appartenenti alla Blue Dog Coalition, la corrente, per dirla all’italiana, moderata nata sulle ceneri della rivoluzione repubblicana del 1994. Per arrivare ad una risicata maggioranza di 220 voti, un soffio sopra i 218 necessari, Nancy Pelosi è stata costretta prima a rinunciare alla versione più robusta della Public Option, inaccettabile per una cinquantina di deputati, e poi a far votare un emendamento del Rappresentante del Michigan Bart Stupak. Stupak, un cattolico anti abortista, ha proposto una limitazione dei rimborsi assicurativi in materia di aborto, una richiesta che ha portato l’appoggio della Conferenza episcopale americana ma che ha creato un terremoto tra i liberal. La più importante riforma progressista delle ultime decadi contiene ora, grazie al voto di ben 64 democratici e di tutti i repubblicani, una delle più severe limitazioni al diritto di aborto mai realizzate negli Stati Uniti. Su Internet siti e gruppi di pressione di sinistra si sono subito mobilitati per lanciare candidature alle primarie contro i Rappresentanti che hanno votato a favore dell’emendamento Stupak, riproponendo così lo scontro che si aprì nel partito ai tempi della guerra all’Iraq. Due compromessi così radicali hanno permesso il voto di un solo repubblicano, eletto in un collegio iperdemocratico grazie alla corruzione del deputato che rappresentava quel distretto, trovato con circa 90 mila dollari di tangenti nel frigorifero. Senza contare la rinuncia all’accesso ai nuovi benefici per gli immigrati non regolari, richiesta con forza dal caucus ispanico ma bocciata per l’impossibilità dell’approvazione di una simile misura.
Il presidente Obama si è speso personalmente per far cancellare dal testo finale l’emendamento Stupak, unico modo per non far affossare alla prima lettura della Camera la riforma sanitaria. Ora si apre la partita più difficile, quella del Senato, dove si dovrà trovare una difficile mediazione con i centristi sulla creazione dell’assicurazione pubblica. Alla Camera Alta i voti saranno trovati, ma la legislazione sarà sicuramente annacquata nei suoi obiettivi riformisti, e trovare una mediazione tra i due testi nella Conference sarà un’impresa dove la Casa Bianca dovrà spendere tutto il suo capitale politico. Il primo passo è stato compiuto, ma l’approdo finale è ancora sconosciuto, e non è escluso che si possa giungere ad una soluzione così ricca di compromessi che tutti ne saranno scontenti. I liberal dovranno sicuramente ingoiare un’ulteriore rimodulazione dell’assicurazione pubblica verso il basso, tanto che lo stesso Obama si è premurato di rivelare il suo consenso verso la soluzione Snowe, la senatrice repubblicana che propone un meccanismo di introduzione della public option solo in caso di eccessivi costi degli operatori privati. Un “grilletto” perché scatti l’assicurazione pubblica che svuota però di significato la sua introduzione, oltre che ne dilata all’infinito il suo approdo nel mercato sanitario americano. Inoltre sarà molto difficile trovare un punto di incontro per la copertura economica per il generoso ampliamento dei sussidi Medicaid, perché la tassa prevista dalla legislazione della Camera è già stata bocciata dalla commissione Finanze del Senato. Obama dovrà spendersi come non mai per trovare una soluzione alle scollature del gruppo democratico al Congresso, le cui divisioni si sono manifestate nell’esame di una riforma così significativa. Per la prima volta dai tempi di Lyndon Johnson, anni ’60, uno dei rami del Congresso ha approvato un testo che amplia i diritti in materia sanitaria, mentre sotto l’Amministrazione Clinton la legislazione non uscì mai dalle commissioni. La tattica di Obama, contrapposta rispetto agli altri presidenti, di lasciare le mani libere alle Camere ha prodotto un avanzamento mai realizzato prima d’ora, ma ha al contempo palesato divisioni non sanabili con mediazioni soddisfacenti per tutti, come si è visto nel voto della Camera di ieri. La vera vincitrice appare Nancy Pelosi, che prima ha tenuto in vita la public option nel terribile agosto delle proteste conservatrici, e poi è riuscita con l’emendamento Stupak ad arrivare all’approvazione. Dopo l’introduzione delle limitazioni alle emissioni carboniche previste dal Waxman Merkley Act e la votazione sulla copertura sanitaria universale, la presidente della Camera dei Rappresentanti si è conquistato il ruolo di vero leader dei progressisti americani. Il “change” in cui si può credere indossa per ora solo la gonna. L’uomo chiamato a realizzarlo deve ora mostrare se è capace di portare quel cambiamento tanto declamato.

domenica 8 novembre 2009

Obama sulla riforma sanitaria

La croce di Stupak

Il testo finale della riforma sanitaria è ancora molto lontano, ma l'approvazione dell'emendamento Stupak, che pone forti vincoli ai rimborsi assicurativi per gli interventi abortivi, ha aperto una frattura molto difficile da ricomporre. Sono 64 Democratici che hanno votato il testo proposto da Stupak, appoggiato dalla Conferenza dei Vescovi americani, dei quali circa metà appartiene ai conservatori della Blue Dog Coalition. Sono già partite mobilitazioni per lanciare candidature alle primarie contro chi ha votato l'emendamento Stupak, con una strategia simile a quella che colpì Congressmen e Senatori favorevoli alla guerra in Iraq.

Il rutelliano Vernetti e la via bushiana al centro sinistra

Gianni Vernetti segue Rutelli e lascia il PD.Decisione che a me spiace molto, perchè stimavo e stimo Vernetti. Tra i motivi principali c'è la scelta " di approdare acriticamente nella famiglia socialista.Credo che sia stato un gravissimo errore", e i "più grandi partiti democratici del mondo, peraltro oggi tutti al governo (cito solo quello americano, quello giapponese e il partito del Congresso indiano) non fanno certo parte dell’Internazionale Socialista". La cosa buffa, se vogliamo dire così, è che Vernetti critica il PD perché è poco simile ai Democratici americani. Andrà ad allearsi con Casini che dichiarava che i moderati, incluso lui, avrebbero votato McCain. Minut 9.20 del video qui sotto.

Change has come to America

La Camera dei Rappresentanti ha approvato la riforma sanitaria. 220 voti a 215, con 219 democratici e 1 solo repubblicano a favore della più importante legislazione degli ultimi decenni.

venerdì 6 novembre 2009

Jon Stewart deride Glenn Beck

Jon Stewart in forma eccezionale deride l'icona dei teabaggers, il ridicolo Glenn Beck.

The Daily Show With Jon StewartMon - Thurs 11p / 10c
The 11/3 Project
www.thedailyshow.com
Daily Show
Full Episodes
Political HumorHealth Care Crisis

Il peggior numero per Obama

Disoccupazione al 10,2%. Questa settimana la vera brutta notizia per il presidente e i democratici arriva dal fronte occupazione.

giovedì 5 novembre 2009

Predire il futuro

Le elezioni speciali predicono il futuro delle midterm con maggior efficacia delle governatoriali di NJ e Virginia

The results of the previous year's gubernatorial elections in Virginia and New Jersey did not predict the results of the midterm elections. Not only is the estimated coefficient for the Virginia/New Jersey election variable small and statistically insignificant, but it is in the wrong direction: the better Republicans did in Virginia and New Jersey, the worse they did in the subsequent midterm election

Niente di nuovo sul fronte americano

Le elezioni di martedì hanno reso più amaro il primo anniversario della vittoria di Barack Obama. Il presidente si è speso forse più di quanto sarebbe stato auspicabile – un errore già commesso poco tempo fa con il flop del tentativo olimpico di Chicago – e le sconfitte democratiche in Virginia e New Jersey , le due consultazioni più importanti, riportano sulle terra le supposte doti taumaturgiche del primo inquilino nero della Casa Bianca. Giovani e minoranze etniche, componenti essenziali della coalizione sociale obamiana, sono rimasti tranquillamente a casa, condannando così alla sconfitta Corzine e Deeds, le due vittime più significative della rimonta repubblicana. Una resurrezione però molto parziale, dato che si parla di elezioni dove ha votato poco più della metà degli elettori di un anno fa. Gli exit poll hanno illustrato dati già rilevati dalla gran parte dei sondaggi. Ad un anno di distanza, l’entusiasmo dell’elettorato democratico e la rabbia anti Bush e anti Gop degli indipendenti sono ormai archiviati. Il tasso di disoccupazione al 10%, i controversi salvataggi statali che hanno aggravato la situazione debitoria del governo federale e lo stallo di alcune riforme hanno ridotto il vantaggio dei democratici che aveva portato prima alla riconquista del Congresso e poi alla storica vittoria di Obama. Un fenomeno antico, che caratterizza il sistema politico statunitense. Nel dopoguerra, solo 2 volte il partito che esprimeva la Casa Bianca ha conquistato le elezioni di medio termine, in circostanze definibili come eccezionali. Il post 11 settembre che galvanizzò i repubblicani nel 2002, e la rabbia contro l’impeachment che portò alla tenue vittoria democratica nel 1998. E’ dunque probabile che l’anno prossimo si scriverà di una sconfitta liberal alle midterm, anche perché una maggioranza così ampia mancava al Congresso da oltre 30 anni. Sull’eventuale vittoria del Gop nel 2010 le elezioni di martedì non hanno però detto praticamente nulla. New Jersey e Virginia hanno proseguito la ormai ventennale tradizione che manda all’opposizione nello Stato il partito al potere a Washington, Dc. Più che indicative del futuro, le due consultazioni confermano tendenze già note dell’elettorato americano, la diffidenza verso l’eccesso di potere nelle mani di una singola formazione politica e le difficoltà degli incumbent in periodi di crisi. Perfino Bloomberg, che ha speso circa 100 milioni di dollari contro i neanche 10 del suo sfidante, ha rischiato di perdere un’elezione sostanzialmente abbandonata dai democratici. Gli exit poll hanno inoltre mostrato un discreto tasso di approvazione del presidente: 57% in New Jersey, dove il 20% di chi apprezza Obama ha votato contro il democratico, l’impopolare Corzine. In Virginia lo score del presidente si è attestato al 48, in un elettorato molto diverso da quello di novembre 2008, e la stessa percentuale, un quinto di chi approva l’operato presidenziale, ha votato per il Gop. Alle urne per le governatoriali la maggioranza arrideva però agli elettori di McCain, al 51% rispetto al 43% di chi aveva scelto Obama. Uno swing di 14 punti molto simile al margine di vittoria ottenuto dal repubblicano McDonnell, che ha ottenuto una vittoria così convincente da potersi immaginare una scalata alla politica nazionale. La rimobilitazione della base democratica sarà dunque essenziale per affrontare il giudizio di metà mandato degli statunitensi, solitamente severo. L’entusiasmo di alcuni commentatori repubblicani, giustificato solo per l’amarezza d i tonfi del 2006 e del 2008, è però molto affrettato. Nelle due suppletive per la Camera dei Rappresentanti i democratici hanno vinto, come era nelle aspettative in California, mentre a New York hanno strappato un seggio detenuto dal partito di Lincoln da circa 150 anni. L’eroe dei Tebaggers e dei commentatori FoxNews, il conservatore Douglas Hoffman, ha costretto al ritiro la moderata repubblicana Scozzafava, ma ha regalato il seggio ai democratici. Un esito sorprendente, poiché nell’ultimo decennio solo una volta nel 2001 il partito all’opposizione aveva perso un’elezione speciale della Camera. Una sconfitta che consegna a Obama e alla leadership congressuale un Congresso leggermente spostato a sinistra proprio quando arriva il momento decisivo della riforma sanitaria. Un democratico moderato ha sostituito un repubblicano centrista a New York, mentre in California un liberal ha preso il posto di una clintoniana. A conferma di risultati più variegati di quanto raccontato sui media, due referendum promossi dalla destra antistatalista in Maine e a Washington, simili nell’ispirazione alla celeberrima Prop 13 che lanciò Reagan, sono stati sconfitti nettamente, mentre lo Stato del New England ha bocciato ancora una volta i matrimoni gay. Considerando che in New Jersey i repubblicani hanno guadagnato solo un mandato all’Assemblea legislativa, rimanendo così in netta minoranza, e che in Virginia sono stati strappati solo 4 seggi ai democratici, nonostante la vittoria a valanga del ticket Gop, i veri vincitori appaiono i candidati governatori. McDonnell e – in misura minore – Christie hanno intercettato la mobilitazione dell’elettorato conservatore e la parziale disaffezione di quello moderato rispetto ai democratici, e più in generale rispetto ai politici al potere, basandosi su un messaggio pragmatico e non divisivo, tanto che lo stesso McDonnell si era perfino complimentato con Obama per il premio Nobel . Un messaggio non proprio coerente rispetto a quanto vuole la base conservatrice, che si innamora di politici, Palin prima e ora Hoffman, indigeribili per la maggioranza degli americani. Negli Stati Uniti si vince al centro, da sempre, e la tornata elettorale di ieri, quasi ossessiva nel rispettare la tradizione degli Stati chiamati al voto e il carattere locale di queste competizioni, lo conferma ancora una volta. Niente di nuovo sul fronte americano, e mai lo si sarebbe potuto trovare quando solo la metà degli elettori delle presidenziali si presenta alle urne.

mercoledì 4 novembre 2009

La coerenza della destra intellettuale

Come cambiare idea in 5 minuti, e a seconda del risultato. Il WSJ ce lo illustra

Wall Street Journal, 11/3/09:

Republicans Are Poised for Gains in Key Elections
Outcomes in New York, New Jersey and Virginia Are Unlikely to Forecast Much About National Races in 2010, History Shows

Republicans appear positioned for strong results in three hard-fought elections Tuesday. But isolated, off-year contests aren't always reliable indicators of what will happen in the wider federal and state races held in even-numbered years.

Wall Street Journal, 11/4/09:

Republicans Win in Key States

A Republican sweep in Virginia and New Jersey on Tuesday shifted the political terrain against President Barack Obama only a year after his historic election

La rivincita dei robot

I migliori sondaggi a questo giro sono stati le indagini con il sistema IVR, quelli cioè condotti con voce registrata.

Elezioni 2009: qualche chicca liberal

I mitici teabaggers hanno straperso due referendum Tabor a Washington e nel Maine, e hanno regalato un distretto congressuale controllato da 150 anni dal Gop ai democratici. I sindaci democratici più importanti sono stati tutti confermati. Posto che se l'economia peggiorerà tra un anno i repubblicani vinceranno in carrozza, ieri non è sostanzialmente successo niente che non si sapesse guardando Pollster.

Un'altra storia che favorisce i Democratici

Nelle elezioni speciali per la Camera vince di solito il partito che esprimeva il Rappresentante. Se c'è una tendenza politica sfavorevole, il partito all'opposizione a Washington può avere una chance di successo, come capitato ai Democratici nel 2008 nei distretti repubblicani di Mississippi, Illinois e Louisiana. E' dunque molto sorprendente la vittoria di Owens a NY 23, perché era dal 2001 che il partito al governo non strappava un seggio all'opposizione in una suppletiva.
Chissà quale tendenza misteriosa estrapolerà da questa vittoria chi crede che in Virginia e NJ sia successo qualcosa di diverso dalla conferma della tradizione elettorale di quei 2 Stati.

Congresso (un po') più a sinistra

Con le vittorie di Owens al NY 23 e di Garamendi al CA 10 il Congresso si sposta leggermente a sinistra. Un democratico moderato sostituisce un repubblicano centrista, un liberal prende il posto di una new democrat.

Quale storia si ripeterà?

Fred Barnes rimarca l'analogia tra i risultati del 1993 e quelli di ieri in Virginia e New Jersey. Il 1994, ovvero la perdita della maggioranza democratica al Congresso, sarebbe in arrivo nel 2010.

C'è però un'altra analogia altrettanto valida. Nel 2001 i Democratici vinsero NJ e Va con margini simili a quelli ottenuti nel 2009, a Stati invertiti, eppure subirono una delle rarissime perdite di seggi al Congresso per il partito all'opposizione, resa ancora più amara dalla riconferma di Bush 3 anni dopo. Quale storia si ripeterà?

In breve

I Democratici perdono due governatori, ma guadagnano un seggio alla House. In Maine sonora sconfitta per i matrimoni gay, bilanciata dall'approvazione - almeno pare, per ora - delle unioni civili a Washington State. Nelle grandi città i sindaci democratici hanno sostanzialmente tenuto. Bloomberg ha vinto a NYC ma di molto meno rispetto a quanto pronosticato. Gli exit poll di Virginia, New Jersey e NYC hanno indicato un discreto tasso di approvazione di Obama, 48, 57% e 77%, sostanzialmente in linea con la media dei sondaggi Gallup.

martedì 3 novembre 2009

Primi exit poll in NJ e VA

In arrivo da Twitter
NJ : Christie 47, Corzine 47. Approvazione di Obama al 57
Va : McDonnell 54,5, Deeds 45. Approvazione di Obama al 51

Tendenza nazionale

Le elezioni di oggi avranno un valore predittivo abbastanza basso, sarebbe però sbagliato negare il molto probabile incremento del Gop. Dopo il tragico biennio 2006-2008, l'opposizione ha quantomento rinvigorito la capacità di mobilitazione dei repubblicani, mentre il governo ha appannato quella dei democratici.

Prospettiva Midterm

Nel novembre 2001 Bush era sopra all'80% di popolarità, e raccolse folle entusiaste ai suo comizi in Virginia e New Jersey. Vinsero i candidati democratici, piuttosto nettamente, +15 in NJ e +5 in Virginia. Nel 2002 i repubblicani riuscirono nell'impresa di aumentare i loro seggi alla Camera e al Senato alle midterm elections. Un incremento quasi mai riuscito al partito che esprimeva il presidente nel dopoguerra.

Vincono i Repubblicani

Secondo Mark Blumenthal il Gop vincerà tutte le competizioni più importanti di questa notte, Virginia, NY 23 - in realtà è di un altro partito - e New Jersey. Gallup mostra una contrazione di 3 punti nell'approvazione di Obama, che scende al minimo del 50%. Non un bel segnale il giorno delle elezioni,

lunedì 2 novembre 2009

Corzine vince nell'early voting

Due sondaggi, di SurveyUsa e Monmouth, indicano una netta vittoria di Corzine (+12 e +22) nell'early voting avvenuto per via postale. E' un segnale, per quanto le due indagini rilevino situazioni finali differenti. Il margine di errore è comunque elevato, data la piccolezza del campione, e poche persone hanno votato in questo modo.

New Jersey al fotofinish

La media Pollster prevede un pareggio in New Jersey. I sondaggi che hanno chiesto il voto del 2008 rilevano una contrazione del vantaggio democratico, da 15 a 11 punti e mezzo. Nelle ultime indagini Corzine è danneggiato dall'indipendente Daggett, mentre gli spot proposti dalla campagna di Christie sono stati efficaci nel riportare a casa un po' di repubblicani scettici sulla sua candidatura. Nelle grandi aree urbane del New Jersey i margini a favore di Corzine rimangono importanti, e ciò rappresenta un vantaggio nella mobilitazione elettorale, mentre lo spread negativo di oltre 12 punti nelle opinioni favorevoli/sfavorevoli sembrerebbe condannarlo. Spulciando tra i break delle indagini, stupisce il valore molto alto di Christie tra gli ispanici.

domenica 1 novembre 2009

Contano poco

Le elezioni in Virginia e New Jersey contano relativamente poco in ottica nazionale secondo Charlie Cook. Dal 1977 chi conquista la Casa Bianca perde la Virginia, dal 1989 la stessa cosa capita in New Jersey. Senza contare gli evidenti temi di carattere locale. Corzine sta al 43% nelle intenzioni di voto per l'ultimo sondaggio di YouGov, ottenendo solo il 68% tra gli elettori di Obama. Il tasso di approvazione del presidente è al 55% nel New Jersey, abbastanza vicino al 57 conquistato l'anno scorso.

Elezioni del 3 novembre negli Usa

Martedì 3 novembre ci sarà un mini Election Day con più di 40 milioni di americani chiamati al voto. Ecco le sfide più interessanti, che daranno un quadro più chiaro alle tendenze demoscopiche emerse nell’ultimo anno. I sondaggi rilevano una contrazione del netto vantaggio che ha portato i Democratici tra il 2005 e il 2008 a riconquistare con facilità Congresso e Casa Bianca e ad ottenere ampie maggioranze nelle assemblee legislative e nel numero dei governatori dei 50 Stati.

New Jersey

Lo Stato più popoloso ad andare il voto è il New Jersey. Stato incastonato tra la megalopoli di New York e l’area metropolitana di Philadelphia, la prima e la sesta città americane per popolazione, il New Jersey si è sempre contraddistinto per essere uno dei più importanti Swing State, tanto da essere conquistato nel ‘900 22 volte su 25 dal vincitore delle presidenziali. L’imponente crescita demografica delle minoranze etniche ha permesso continue vittorie dei Democratici, che hanno la maggioranza dei Congressmen da ormai 15 anni, che esprimono i 2 senatori del NJ da quasi 30 anni e che controllano circa il 60% dei seggi nell’Assemblea legislativa statale. Da 7 anni i liberal hanno conquistato anche la poltrona di governatore, a rischio come non mai nelle elezioni di settimana prossima. L’incumbent, Jon Corzine, ha vissuto un 2009 orribile, a causa della crisi economica e di alcuni scandali che hanno colpito la sua amministrazione. Attualmente la media Pollster delle opinioni favorevoli/sfavorevoli rileva Corzine sotto il 40%, un valore che significa sconfitta nelle regole della politica americana. La corsa del governatore potrebbe però essere salvata dalla provvidenziale candidatura di un indipendente, Daggett, un ex staffer del Gop dalla forte sensibilità ambientale. L’avversario repubblicano, Chris Christie, ha subito un drastico calo nei sondaggi, che lo rilevavano chiaro favorito alla fine dell’estate. Christie è stato US Attorney dello Stato per l’Amministrazione Bush, e l’eredità dell’ex presidente si è rivelata tossica per l’esponente repubblicano. Attualmente i sondaggi mostrano un esito molto incerto, e con un margine così risicato sarà decisivo lo sforzo del “get out the vote”, la mobilitazione dei propri elettori, che i due partiti metteranno in campo negli ultimi giorni. Il voto d’opinione condannerebbe Corzine, ma il profilo progressista dello Stato e il dominio democratico nelle aree più popolose del New Jersey potrebbero salvare il governatore che proviene da Goldman Sachs.

Virginia

La Virginia, così come il New Jersey, ha sviluppato negli ultimi decenni una tendenza che permette al partito fuori dalla Casa Bianca di vincere la carica di Governatore dello Stato. Se questo trend potrebbe essere bloccato da profilo liberal del NJ, la Virginia è uno Stato ancora lontano dall’esprimere una netta preferenza partitica. L’espansione dell’area metropolitana di Washingon Dc che si estende nella zona settentrionale dell’Old Dominion, ricca di giovani laureati e minoranze etniche, ha permesso ai Democratici di tornare competitivi in uno Stato dal profilo conservatore. Dopo anni di vittorie, che hanno portato due Dems al Senato e la maggioranza liberal nella delegazione della House, ora si prospetta il riscatto dei Repubblicani. L’Attorney General dello Stato, Bob McDonnell, guida i sondaggi con oltre 10 punti di vantaggio grazie a due fattori principali. Il primo è la forte mobilitazione dell’elettorato repubblicano, rinvigorito dall’opposizione a Obama, il secondo è la pessima campagna elettorale del candidato democratico Creigh Deeds. Attualmente le indagini mostrano come l’elettorato alle urne sarà molto più conservatore rispetto a quello che ha permesso la vittoria di Obama e di Mark Warner a novembre 2008 (uno swing di circa 12 punti a favore del Gop), non lasciando così alcuna speranza all’ex senatore statale, fortunoso vincitore di una primaria decisa dall’impopolarità dell’ex uomo macchina dei Clinton, Terry McAuliffe. La valanga repubblicana che si prospetta potrebbe anche portare alla perdita democratica del Senato statale.

New York City

Il sindaco della più grande città statunitense sarà ancora Michael Bloomberg. L’attuale primo cittadino della Grande Mela veleggia con un vantaggio a doppia cifra sul suo avversario democratico, Bill Thompson, il responsabile finanziario di NY City. Bloomberg, miliardario di simpatie liberal diventato repubblicano nel 2001 per succedere a Rudy Giuliani, ha abbandonato il Gop nel 2007 e correrà da indipendente per il terzo mandato, il primo sindaco ad ottenere questa possibilità. NY City è una città schierata coi Democratici, che contano su circa il 70% degli elettori registrati e dove Obama ha superato l’80% dei voti. I progressisti hanno ottenuto la poltrona di primo cittadino per circa 80 anni su 100 nel secolo scorso, ma dopo gli scontri etnici occorsi all’inizio degli anni ’90 durante il mandato di David Dinkins, il primo sindaco nero di New York, non sono ancora riusciti a ricomporre a livello cittadino la frattura tra l’elettorato afro-americano e le altre componenti della coalizione sociale democratica, molto più che maggioritaria nella quasi totalità delle competizioni elettorali. L’unica zona dove i repubblicani sono forti nella Big Apple è Staten Island, grazie al tradizionale supporto della comunità italo-americana. I nostri antenati scelsero il Gop all’inizio del secolo scorso per la forte conflittualità con gli immigrati di origine irlandese, che hanno dominato per più di un secolo la macchina elettorale dei Democratici newyorchesi. La più che probabile vittoria di Bloomberg, appoggiato dai repubblicani nonostante l’abbandono del partito, toglierà ancora una volta ai liberal il governo della più importante città americana.

Maine

Nel Maine si svolgerà un referendum sui matrimoni gay, ammessi nello Stato del New England da una legge approvata a maggio 2009. Ci sarà così una nuova consultazione a livello statale dopo la Prop 8 della California, dove vinsero gli avversari delle unioni omosessuali. I sondaggi rilevano una prevalenza di chi è contrario a bocciare la normativa, ma i margini sono comunque contenuti. Il Maine ha il classico profilo progressista che si riscontra nel New England, dove hanno sempre dominato i repubblicani moderati e dove lo scontro tra conservatori e liberal si è quasi sempre risolto a favore dei secondi in entrambi i partiti. Obama e la leadership congressuale democratica sembrano comunque non interessati a riproporre uno scontro di carattere nazionale sul matrimonio gay simile a quanto proposto dalla strategia di Rove ai tempi dell’Amministrazione Bush.

Tendenze nazionali

Il primo test elettorale dell’era Obama permetterà di valutare quanto è forte la mobilitazione dei due elettorati. I candidati democratici più importanti, Deeds e Corzine, hanno attuato tattiche molto differenti. Il primo, consapevole della natura conservatrice della Virginia, ha cercato di distanziarsene tra molte contraddizioni, mentre Corzine ha praticamente proposto il santino del presidente in ogni sua apparizione pubblica, unico modo per mobilitare l’elettorato democratico deluso dal suo governatorato. L’esito elettorale chiarirà un dato già noto, ovvero che per gli esponenti del partito che esprime il presidente è praticamente impossibile separare i propri destini da quelli dell’inquilino della Casa Bianca. A New York si svolgerà anche un’interessante elezione suppletiva per il 23esimo distretto dello Stato. Il collegio è di tradizionale appannaggio dei repubblicani, dato il suo carattere rurale, ma la successione del Rappresentante McHugh, entrato nell’Amministrazione Obama, ha scatenato una guerra fratricida nel Gop. Il democratico Owens correrà contro due esponenti di centro destra, uno appoggiato dai repubblicani, la moderata Scozzafava, l’altro dal Partito Conservatore, gemello newyorchese del Gop, Hoffman. La leadership nazionale del Gop si è spaccata, e l’eventuale tonfo di Scozzafava chiarirebbe come ormai a Nordest anche le ultime tracce dell’Eisenhower Repubblicanism sono state cancellate. Martedì ci saranno inoltre le elezioni per il sindaco di alcune tra le più importanti città americane, oltre a NYC. Atlanta, Boston, Houston, Minneapolis , Pittsburgh e Seattle voteranno i nuovi amministratori cittadini. I candidati favoriti o i sindaci uscenti sono democratici, mentre in alcune metropoli è prevista una consultazione ufficialmente non partitica.