martedì 31 marzo 2009

Sondaggi europee Lombardia e Provincia di Milano

Curioso sondaggio di Euromedia sulle intenzioni di voto per le elezioni europee in Lombardia.

Popolo delle Libertà: 39.4% (2008:33,5)
Lega Nord: 22.1% (2008: 21,7)
Partito Democratico: 20.8% (2008:28,2)
Italia dei Valori: 5.7% (2008:4)
UDC - Unione di centro: 4.5% (2008:4,2)
Rifondazione Comunista+Comunisti Italiani+Sinistra Europea: 3.8%
Sinistra e Libertà: 0.5% (2008:3)
La Destra+Fiamma Tricolore+MPA+Pensionati: 1.9%
Altri: 1.3%
Lega Nord stabile in Lombardia, mentre tutte le indagini nazionali la danno in quota 10%. Starà crescendo al Sud. Il Pd crolla di quasi 8 punti, ma IdV e Udc rimangono sostanzialmente stabili, così come le forze della SA. Insomma, ci sarebbero circa 300 mila elettori del centrosinistra che in Lombardia avrebbero deciso di votare per il PDL, dopo che per 15 anni si sono sempre schierati contro Berlusconi e Formigoni. Visto che il sondaggio è stato pubblicato in una conferenza stampa della Regione Lombardia tenutasi una settimana fa, un giorno prima del congresso del PDL dove il celeste ha attaccato la Lega, sembra che la vera preoccupazione fossero le candidature alle provinciali. Nonostante l'aiutino demoscopico, la Lega ha ottenuto la presidenza della Provincia di Brescia.
A Milano Crespi firma un'indagine sicuramente più credibili sulla sfida tra centrodestra e centrosinistra per le prossime provinciali. Se il confronto Penati Podestà viene vinto dall'attuale presidente della Provincia 52-48, a livello di liste il quadro è molto più favorevole alla coalizione PDL più Lega.

PDL 38,5 (2008: 36)
LN 15 (2008: 16)
UDC 2 (2008: 3,5)
Destra 1 (2008: 2,2)
PD 27,5 (2008: 31)
IDV 6 (2008: 4,5)
PRC 5 (2008: 3,5)
SL 3 (2008: """")
Altro 2 (2008: 3)
Valore molto dubbio sul dato Altro, inferiore rispetto alle politiche, giocate sul famoso voto utile. Probabile che i dati delle forze maggiori siano sopravvalutati.

lunedì 30 marzo 2009

L'amore (e la politica) ai tempi di Facebook


Pippo e Mattia presentano il loro libro "L'amore ai tempi di Facebook" a Varese all'Istituto De Filippi. L'appuntamento per tutti è Giovedì alle ore 21.

domenica 29 marzo 2009

Zurigo ancora socialdemocratica

I socialisti sono stati confermati alla guida della città di Zurigo. Per la prima volta una donna assume l'incarico di Stadtpräsident, grazie alla vittoria di Corine Mauch ottenuta al secondo turno contro la liberale Kathrin Martelli. L'SVP, la forza di destra al momento primo partito della Svizzera, aveva invitato i suoi elettori all'astensione. I socialisti sono alla guida della più grande città elevetica da ormai 18 anni.

Sondaggi europee

Atlante politico Demos&Pi

PDL 38.7
PD 26.2
Lega 9.2
UDC 7
IDV 8.6
Comunisti+Sinistra Libertà 6.3

Il sondaggio è stato condotto nei giorni 18-23 marzo 2009 con metodo CATI. Il campione è di 1277 persone.

Crespi Ricerche

PDL 40
Lega 11
MpA 1.5
PD 23.2
IDV 7
Radicali 1.5
UDC 6
S e L 3.8
Comunisti 3.5

Sondaggio telefonico C.AT.I. su un campione di 1.000 interviste a popolazione maggiorenne, effettuato tra il 20 e il 23 Marzo 2009

PDL sempre peggio di FI e AN

E' nato il Popolo della Libertà, fusione di due grandi partiti, Forza Italia e Alleanza Nazionale, con l'incorparazione di numerosi partitini. Uno dei refrain del congresso fondativo ripeteva come per la prima volta nella storia italiana l'unione di due partiti abbia portato più voti. Cio' è falso nel caso del PDL. Confronto i numeri assoluti conseguiti dal PDL e dai partiti fondatori nelle medesime elezioni.

Politiche 2008: PDL 13.629.069
Politiche 2006: FI+AN 13.756.012 (Pensionati 333.278+ Dc/Psi 285.474)
Politiche 2001: FI+AN 15.379.986

Il PDL ottiene dunque meno voti nel 2008 rispetto alle due ultime politiche, sommando solo i due partiti principali e non le forze minori che sono anch'esse entrate nel nuovo soggetto. Passiamo alle tornate amministrative svoltesi a partire dalla nuova legislatura.

Regionali Abruzzo 2008: PDL 190.919
Regionali Abruzzo 2005: FI+AN 199.355
Regionali Abruzzo 2000: FI+AN 236.336
Regionali Sardegna 2009: PDL 246.369
Regionali Sardegna 2004: FI+AN 191.564
Regionali Sardegna 1999: FI+ AN 254.671
Provinciali Trento 2008: PDL 33.597
Provinciali Trento 2003: FI+AN 47.224
Provinciali Trento 1998: FI+AN 50.438
Provinciali Bolzano 2008: PDL 25.294
Provinciali Bolzano 2003: FI+AN 35.568
Provinciali Bolzano 1998: FI+AN 40.650

Le elezioni regionali e provinciali hanno mostrato una sostanziale tenuta del voto di FI e AN nel Sud, con l'ottimo risultato della Sardegna, dato già riscontrato nelle politiche, e una netta difficoltà nel Nord. Il 51% non sarà mai raggiunto.

Le primarie delle idee

I 15 anni di berlusconismo, interrotto solo da fratture interne al centrodestra, devono spingere il PD verso un nuovo orizzonte. Un leader eletto senza una nuova piattaforma ideale e programmatica sarà costretto a ripetere il copione perdente di questa ormai lunghissima fase dominata dai nostri avversari. Negli Usa i democratici hanno vinto quando si sono riappropriati di una propria agenda politica capace di parlare a pezzi potenzialmente maggioritari della società americana. Obama nasce dalla sfida aperta di Howard Dean, Move On e tutto il mondo progressista ai dogmi conservatori che tanto avevano plasmato gli Stati Uniti nei decenni precedenti. L'intervento in Iraq è stato contrastato , ai tagli fiscali per ii ricchi si è risposto con l'aumento del salario minimo, al no a Kyoto e alle trivelle in Alaska si è contrapposto il rispetto per l'ambiente e l'investimento nelle nuove fonti.
Servono primarie delle idee: grande partecipazione popolare e ridefinizione di linee programmatiche che sappiano motivare i 19 milioni di italiani che avevano votato Unione e i pezzi della coalizione berlusconiana più sensibili ad un richiamo progressista . Una grande occasione per un congresso rivoluzionario.

venerdì 27 marzo 2009

Gli 823 voti di Mantini

Pierluigi Mantini ha lasciato il Pd per entrare nell'Udc. Mantini è diventato parlamentare sempre grazie alle liste bloccate, quota proporzionale nel 2001 e porcellum 2006 e 2008. Una volta si misurò con le preferenze. Alle europee del 1999 prese 823 voti per la lista I Democratici.

giovedì 26 marzo 2009

Repubblicani contro Darwin

Dedicato al grande Fabrizio Pilotti

In Texas Charles Darwin rischia l’estinzione. I repubblicani dello Stato vogliono mettere in discussione la teoria dell’evoluzione, da sempre controversa negli Stati Uniti.

Nel Texas il consiglio direttivo del sistema educativo primario e secondario, Texas State School Board, voterà entro questa settimana per espellere Charles Darwin dalle scuole. Il presidente dell’organismo, il repubblicano Don McLeroy, ha intenzione di proporre ai 15 membri del consiglio un nuovo curriculum scientifico anti evoluzione. Secondo McLeroy, la vita sulla Terra è iniziata poco meno di 10 mila anni fa, e visto che mancano prove sulla veridicità della tesi darwiniana, è necessario che nelle scuole l’evoluzione sia messa in dubbio, tanto nelle parole degli insegnati quanto nei testi dei manuali. Il presidente dello State School Board è un ardente sostenitore del “disegno intelligente“, la teoria che spiega la nascita della vita con l’intervento diretto di Dio, cercando di ammantare di scientificità il testo biblico.

REPUBBLICANI CONTRO DARWIN - All’interno dello State School Board, composto da 15 persone elette dai cittadini, McLeroy può contare sull’appoggio di 7 social conservatives, l’ala fondamentalista del partito repubblicano, che è maggioritaria nel Gop di molti Stati sudisti. La minoranza democratica ha però formato una coalizione con 3 repubblicani moderati, contrari alle iniziative più scabrose proposte dal presidente, che in passato ha spinto per corsi di educazione che enfatizzassero solo l’astinenza come metodo per prevenire la gravidanza e le malattie trasmesse sessualmente. Il Texas è il quinto Stato per percentuale di adolescenti incinte. Il Gop texano ha votato nei giorni scorsi una risoluzione favorevole all’iniziativa di McLeroy, chiedendo anche agli esponenti più moderati presenti nello State School Board di appoggiare la mozione anti Darwin, nelle ultime settimane bombardati di telefonate e di email affinché desistessero dalla loro lotta pro evoluzione. Oggi (mercoledì) inizierà un confronto pubblico lungo 3 giorni dove il nuovo curriculum scientifico sarà discusso, e alla fine Darwin potrebbe non trovare più posto tra le pagine sfogliate da bambini e adolescenti locali. Il Texas conta su quasi 25 milioni di abitanti, ed è uno dei mercati più importanti per quanto riguarda la didattica scolastica. Se i testi dovessero essere riscritti, le case editrici venderebbero anche gli Stati vicini manuali dove la teoria dell’evoluzione della vita è pesantemente messa in discussione. Un importante dirigente del National Center for Science Education, Steven Newton, ha definito l’iniziativa dei repubblicani texani come uno dei più seri assalti mai portati alla scienza moderna.

UN’EVOLUZIONE CONTROVERSA - La teoria di Charles Darwin ha rivoluzionato la scienza moderna, ma sin dal primo apparire diventò subito molto controversa. Se il materialista Karl Marx dedicò il Capitale all’autore dell’Origine delle specie, la Chiesa cattolica non ha mai accettato completamente la tesi scientifica che cancellò il dettato biblico sulla Genesi della Terra. Nel 2005 il cardinale Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale austriaca, si schierò a favore del disegno intelligente sul New York Times, una posizione poi lodata da Benedetto XVI, che in un convegno a Castengandolfo disse di avere “l’impressione che sia stata la provvidenza ad averlo indotto a scrivere l’articolo sul New York Time“. Se Ratzinger ha fatto un passo indietro rispetto a Giovanni Paolo II, che definì più di un’ipotesi la teoria darwiniana, è negli Stati Uniti che l’evoluzione trova i suoi maggiori nemici. Una risoluzione come la 1580 passata dal Consiglio d’Europa nel 2007, che denuncia i pericoli del creazionismo, sarebbe impensabile in molti Stati. Negli anni venti l’America si divise sulla sfida pro evoluzione lanciata dall’ACLU, l’unione per le Libertà civili, nello Stato del Tennessee, dove era vietato l’insegnamento di Darwin nelle scuole. A difendere la legge fu chiamato William Jennings Bryan, che in passato era stato per ben 3 volte il candidato presidente dei Democratici. Bryan, fervente religioso, si opponeva all’evoluzione sia perché metteva in discussione il dettato biblico, ma anche per il pericoloso cascame morale della selezione naturale. Negli anni precedenti infatti il darwinismo sociale era diventata la teoria preferita dei conservatori per fermare ogni riforma di progresso sociale. Negli anni dieci e venti, la Corte Suprema bocciò ogni legge statale di maggior tutela dei lavoratori, sposando la selezione naturale creata dal mercato. Bryan era un oppositore di questa tesi, tanto che riuscì a cavallo del ‘900 a spostare il partito democratico su posizioni populiste e critiche del libero mercato, una svolta che dura ancora oggi. Nel processo svoltosi di fronte alla Corte suprema del Tennessee, si contrapposero le due anime, quella populista rappresentata da Bryan e il progressismo nei diritti civili dell’ACLU, che poco tempo dopo si fusero nel liberalism roosveltiano.

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mercoledì 25 marzo 2009

Professor in Chief

La strepitosa, o noiosa (?), conferenza stampa di Obama

Aperti alle Domande

Il presidente Obama lancia una nuova iniziativa, ispirata al cambiamento e al un nuovo rapporto con Washington promessi durante la campagna elettorale. Sul sito della Casa Bianca i cittadini americani potranno porre domande sullo stato dell'economia, e dare un voto a quelle già inviate dagli altri. Obama risponderà direttamente giovedì mattina. Un esperimento, come sottolineato dal video di Obama e dalla mail di Organizing for America, designed to encourage transparency and accountability by giving you a direct line to the White House.

Un esperimento che potrebbe fare bene anche ai democratici nostrani.

EFCA e Pennsylvania in bilico

L'Employee Free Choice Act, la misura legislativa che faciliterebbe in modo decisivo la formazione di sindacati tra la forza lavoro americana, è sempre più in bilico. Uno smacco per una delle leggi più auspicate dal mondo liberal.
L'unico senatore repubblicano che aveva votato a favore dell'EFCA nella passata sessione, Arlen Specter della Pennsylvania, ha dichiarato che in questo momento si opporrà alla legge. Per il particolare regolamento del Senato, sono necessari 60 voti per poter passare alla votazione di un testo, che si approva a maggioranza.
Al momento i Democratici contano su 58 senatori più Al Franken, quando e se finirà il mega pasticcio in Minnesota. Il voto di Specter era dunque decisivo, ma la pressione dei gruppi conservatori è fortissima: i sindacati sono la colonna che regge il partito democratico durante le campagne elettorali, e un loro rafforzamento è assai temuto dai repubblicani.

Specter è uno dei pochi repubblicani moderati che ancora rappresentano al Senato uno Stato del Nordest, ormai dominato dai democratici. Nella giornata di oggi sono usciti sondaggi molto brutti per il senatore, che sarà sfidato ancora una volta alle primarie dal liberista Pat Toomey, battuto per una manciata di voti nel 2004. Specter allora si salvò grazie all'appoggio di Bush e dei sindacati, da sempre finanziatori di uno dei pochi repubblicani vicini alle organizzazioni lavorative. Nel 2010 il seggio di Specter sarà uno degli obiettivi principali del gruppo democratico, che potrebbe così raggiungere quota 60.

I dolori del giovane Obama

Il rebus finanziario è il tormento dell’Amministrazione. Arriva anche il fuoco amico a preoccupare i sonni di Obama, agitati dal temuto arrivo degli zombie. Bancari.

Si profila un pessimo inizio di primavera per Obama e la sua squadra, che in due mesi di tempo non è ancora riuscita a convincere Congresso e opinione pubblica sul tema più delicato, la crisi finanziaria che ha trascinato l’economia statunitense in recessione. L’unica certezza, segnalata dai sondaggi così come dai media, è la crescente rabbia popolare nei confronti dell’establishment: se al momento l’ira è indirizzata verso Wall Street, non passerà molto tempo prima che l’ondata di indignazione arrivi a colpire chi aveva promesso cambiamento e non l’ha realizzato. Qualche indagine demoscopica inquietante in questo senso per i democratici inizia già a circolare.

BONUS è MALUS - AIG, il colosso assicurativo ormai in mano allo Stato, che ne detiene l’80% del capitale, ha deciso di pagare sostanziosi bonus al suo management come da regolare contratto stipulato prima che l’impresa sostanzialmente fallisse. La notizia ha scatenato un’ondata di indignazione che ha messo in difficoltà l’intera Beltway: Congresso e Amministrazione si sono subito affannati a prendere le distanze dai bonus del peccato di AIG, tanto che alla Camera dei Rappresentanti è passato a larghissima maggioranza un progetto di legge draconiano. 90% di tassazione sui benefit pagati da aziende che ricevono almeno 5 milioni di dollari pubblici nelle operazioni di bail-out. Il raro moto bipartisan ha solo temperato l’ira popolare, dato che i colpevoli del pasticcio del bonus andavano comunque individuati. Oltre agli gnomi di Wall Street, gran parte dell’indignazione pubblica si è indirizzata su Tim Geithner, che certo sta rimpiangendo i tempi felici della bolla immobiliare. Il ministro del Tesoro, tra i principali estensori del controverso piano Paulson, sarebbe stato a conoscenza dei bonus al momento del bailout di AIG, e avrebbe dissuaso i Congressmen dal porre vincoli sull’erogazione dei fondi salvezza. Lo scaricabarile messo in scena a Washington Dc ha solo evidenziato l’enorme influenza dei lobbisti sulla politica americana, tenuta in mano dagli interessi organizzati grazie alle loro cospicue, costanti e bipartisan donazioni.

OBAMA PR TOUR - Nel primo momento di possibile rottura con l’opinione pubblica, Obama si è messo in moto e ha fatto la cosa che meglio gli è riuscita finora, campagna elettorale. Due giorni nelle fiere californiane per parlare con i cittadini negli amati Townhall, una storica apparizione da Jay Leno sull’ammiraglia liberal NBC, una lunga intervista su 60 Minutes della CBS, il più visto tra i programmi di informazione. Il giro televisivo ha prodotto anche un piccolo boom demoscopico. Per Gallup il tasso di approvazione del presidente è tornato prosegue qui

martedì 24 marzo 2009

Torna a casa, Cheney

I ripetuti attacchi televisivi di Dick Cheney a Obama non sono stati apprezzati. I repubblicani pregano il Vice di Bush di fare una cosa sola: nascondersi in silenzio. Il buon Dick però si potrà consolare con l'amore di Giuliano Ferrara.

Matrimoni gay in Vermont

Il Senato del Vermont ha approvato una norma che introduce il matrimonio gay. E' la prima volta che un'assemblea legislativa approva i matrimoni tra omosessuali. Ora è atteso il voto della Camera, che dovrebbe essere favorevole secondo lo Speaker, il democratico Shap Smith. L'approvazione della misura ha registrato una larghissima maggioranza, 26 a 4, potenzialmente insuperabile dal veto del governatore del Vermont. Jim Douglas, un repubblicano di posizioni moderate, non si è ancora espresso sulla nuova legge, anche se in passato si è detto favorevole ai matrimoni tra uomini e donne.

Sempre oggi uno dei leader democratici, il senatore senior di New York, Chuck Schumer, ha dichiarato il suo sostegno ai matrimoni omossessuali. In passato Schumer si era dichiarato favorevole al Defense of Marriage Act, la normativa approvata nel 1996 che riconosceva un'unica forma di matriominio, quello tra uomini e donne.

Sondaggi europee e Bologna

Sondaggio Digis per Sky TG 24. 1.000 interviste telefoniche su un campione rappresentativo. Pd in leggera crescita, mentre il PDL rimane stabile. Valori in miglioramento anche per il cartello comunista.


Ci sono state un po' di scintille in casa del centrosinistra bolognese tra l'attuale sindaco Cofferati e il candidato del PD Del Bono. La polemica sembra rientrata, anche se la situazione non è esattamente rosea. La coalizione di centrosinistra, ancora ipotetica, a sostegno di Del Bono sta al 41,3%. Il candidato del centrodestra Cazzola è in crescita al 18%, mentre la lista civica di Guazzaloca è molto alta, sopra il 30%. Il candidato di Beppe Grillo, Alberto Bonaveri, sta intorno al 2%.
Sondaggio Lorien realizzato con metodo Cati. Campione grosso, 1.200 interviste.

lunedì 23 marzo 2009

I repubblicani del Texas vogliono cancellare Darwin

Secondo il WSJ in Texas la teoria dell'evoluzione di Charles Darwin potrebbe scomparire o essere pesantemente messa in discussione nei libri scolastici. A fine settimana il Texas School Board, l'organismo che dirige il dipartimento dell'educazione primaria e secondaria del secondo Stato americano, voterà una risoluzione che imporrà agli insegnanti di porre in discussione la teoria scientifica che spiega l'evoluzione della vita. Il presidente del Board, il repubblicano di tendenza social conservative Don McLeroy, un dentista, reputa che la vita sulla Terra sia stata creata da Dio poco meno di 10 mila anni fa, e definisce il voto una pietra miliare.
All'interno del Board c'è una situazione di grande equilibrio. All'interno del consesso, composto da 15 membri eletti, ci sono 7 social conservatives schierati su posizioni anti evoluzione, mentre gli altri 8 si suddividono tra repubblicani moderati e democratici schierati su posizioni progressiste. Il Gop del Texas ha votato recentemente una risoluzione, affinché i tre repubblicani moderati dello School Board votino la risoluzione presentata dal chairman McLeroy.
Il Texas è il secondo mercato nazionale per i libri di testo scolastici, e se i libri di biologia dovessero essere riscritti, ciò avrebbe un grande impatto sulla manualistica da adottare negli Stati vicini.

Steven Newton, direttore del National Center for Science Education, ha definito l'iniziativa del Texas School Board "the most specific assault I've seen against evolution and modern science".

Il tema è molto controverso negli Stati Uniti, e le indagini demoscopiche sono abbastanza contrastanti. Gallup realizza costantemente indagini sulla teoria di Darwin. L'ultimo sondaggio rilevava che il 39% crede nell'evoluzione, il 25% no mentre il 36% non ha un'opinione. C'è una forte correlazione con il grado di istruzione: tra chi ha ottenuto un titolo di studio post college il 76% è sostenitore della teoria di Darwin, mentre tra chi al massimo è andato il liceo la maggioranza non crede all'evoluzione. Secondo un'altra indagine di Gallup, la differenza su Darwin riflette uno schema di divisione partitica. I repubblicani sono in maggioranza creazionisti, mentre i democratici e gli indipendenti credono in Darwin, anche se molti tra loro credono che comunque Dio abbia avuto un ruolo nel processo evolutivo.

Ferrara, ripensa al disastro di Bush

Giuliano Ferrara delizia la molto piccola platea del Foglio con una tirata anti Obama sciatta, banale e al solito poco informata. Citazione Facebookiana inclusa.

Le critiche di Cheney sono infondate, visto che non ha mai spiegato perché l'America ora sarebbe meno sicura. Sulla legge anti bonus, Ferrara dimentica che oltre metà dei repubblicani alla Camera ha votato la misura. Probabilmente un corso di diritto americano farebbe bene al giro del Foglio, che tende a non rammentare che le leggi sono proposte e approvate dal Congresso, e il presidente le può al limite bocciare.
Ferrara dovrebbe sapere che una legge diventa tale solo se c'è l'approvazione del Senato, dove il testo deve ancora essere discusso. Inoltre, quando è stato approvato il bailout delle case automobilistiche, i contratti di lavoro dei dipendenti sono stati rivisti, con cospicue riduzioni. Non si ricordano allora grida da parte del WSJ, che Ferrara ora è corso a copiare.

Probabilmente Obama è fin troppo amato in Europa. Su questo Ferrara forse ha ragione, ma il motivo è molto semplice. Il dominio repubblicano degli anni 2000, conclusosi con la peggiore recessione economica degli ultimi 50 anni e politica estera fallimentare, ha consegnato un disastro. Ecco perché tutti sperano in Obama. Dai cantori di uno dei peggiori presidenti della storia recente, ci aspetteremmo qualche riflessione più articolata sul fallimento di Bush, tanto decantato negli anni passati dal Foglio. Magari autocritica.

domenica 22 marzo 2009

Un piano pericoloso

Il piano di Geithner sulla crisi finanziaria, e in particolare modo il fondo pubblico/privato che dovrebbe acquistare per poi rivendere gli asset tossici, non convince Krugman, che lo massacra a più riprese. E il New York Times di oggi ha iniziato a sparare qualche cannonata che si spera salutare. TPM rimanda l'intervista a Stiglitz, molto critica con l'impostazione del bailout, troppo simile al piano Paulson, giusto per far capire che cosa pensa la blogosfera progressista. Phastidio spiega lo scippo al contribuente.
Obama rischia enormemente, anche se per Gallup sta ancora al 65%. Il budget progressista presentato qualche giorno fa inizia ad assomigliare a sabbia buttata negli occhi.
Il crollo di Clinton del 1994 potrebbe sembrare una barzelletta al confronto.

Brad DeLong è invece fiducioso sul piano finanziario, anche se la ragione principale del suo ottimismo, la sottovalutazione degli asset, sembra un esercizio di fede. Nella compagnia di Wall Street del suo amico Tim.

venerdì 20 marzo 2009

Obama da Jay

Tutta l'intervista qui.

Un nuovo giorno

Il videomessaggio di Obama al popolo iraniano in occasione di Nowruz, la festa di inizio anno. Un appello per trovare una nuova relazione dopo 3 decenni di scontri. La via è ancora lunga, ma almeno le suggestioni dei neocon sono state seppellite.

giovedì 19 marzo 2009

Sondaggi europee

Piepoli continua a rilevare un Pd molto più tonico degli altri istituti, sopra il 30%, con un IdV invece più vicina ai risultati delle politiche. Pdl al 42% e centrodestra sopra il 50%. Davvero numeri da prendere con le pinze, probabilmente derivanti da una metodologia che prende poco o per niente in considerazione i risultati delle recenti amministrative. Euromedia invece rileva simili valori per il Pdl, e il Pd al 22. I consenso per Berlusconi e il governo è intorno al 50% per l'istituto di Piepoli, mentre Euromedia rileva un'approvazione dell'esecutivo al 55%, e Berlusconi apprezzato dal 65%. Cioè da tutti gli elettori di centrodestra e oltre un terzo di quelli che voterebbero per le forze di opposizione. Numeri da prendere con lo stesso beneficio del dubbio.

Piepoli Consortium
Cresce di mezzo punto il Popolo della Libertà al 41,5% e perde lo 0,5 la Lega Nord (8,5). All'1% l'Mpa. Il Partito Democratico è stabile al 30,5%, un dato nettamente superiore rispetto a quello degli altri istituti di sondaggi. Ferma anche l'Italia dei Valori (5,5%) e l'Udc (al 5% da tre settimane). Male la nuova formazione Sinistra e libertà, accreditata soltanto dell'1%. Mentre la somma Rifondazione Comunista-Pdci raccoglie il 2,5%. In leggera ripresa al 2% La Destra.

Euromedia per Europee
Il consenso del Pdl è dato al 42,1%; la Lega Nord si attesta al 9,1%; il Pd al 22,5%; l'Italia dei valori al 7,5% e i partiti di Sinistra al 4,6%; l'Udc ha un consenso del 5,5%

mercoledì 18 marzo 2009

La nuova America progressista

La rivoluzione demografica che ha attraversato l’America negli ultimi 20 anni ha ridefinito il baricentro della politica americana in senso progressista. E’ la rivincita di McGovern, sulla quale Obama e i democratici possono ora prosperare, spiegata dal sociologo Rui Teixeira

Nel 2002 un giornalista di simpatie socialiste, John Judis, e un sociologo progressista, Rui Teixeira del Center For American Progress, scrissero un libro intitolato “ The emerging democratici majority“, una chiara allusione al celeberrimo ” The emerging republican majority” di Kevin Philips, il testo uscito nel 1969 all’alba del collasso della New Deal Coalition che predisse l’evoluzione conservatrice della politica americana dei decenni successivi. La riflessione di Teixeira e Judis si basava sul cambiamento della società statunitense, sempre meno bianca, cristiana, rurale e con sempre più laureati e aree metropolitane, tutti mutamenti che avrebbero favorito i progressisti. Se molti repubblicani e numerosi analisti conservatori derisero o ignorarano le tesi di Teixeira, i risultati delle elezioni del 2006 e nel 2008, le più favorevoli per i democratici dai tempi dei trionfi liberal del 1962/1964, hanno nettamente rivalutato gli studi condotti dal sociologo del Center For American Progress.

RUI STRIKES BACK -
La settimana scorsa il sito del Cap ha pubblicato il nuovo paper di Rui Teixeira, che mostra l’evidente cambiamento del baricentro della politica americana. Il dato più preoccupante per i conservatori è la crescita delle minoranze etniche, che nel 2008 hanno costituito circa un quarto dell’elettorato. Obama ha vinto questo segmento di voto 80 a 20, un margine che proietta i repubblicani all’opposizione perenne senza un rapido incremento del Gop tra i nuovi americani. Nel 2042, gli Stati Uniti diventeranno una Nazione majority-minority, nella quale gli appartenenti alle minoranze razziali saranno più numerosi della maggioranza(relativa) dei bianchi. Le proiezioni dell’ufficio di censimento statunitense (U.S. Census) prevedono che già nel 2023 tra gli under 18 saranno più numerosi gli americani di origine non caucasica. Attualmente quatto Stati sono majority-minority, e sono stati vinti da Obama con l’eccezione del Texas, dove il candidato democratico ha ottenuto il miglior risultato degli ultimi 30 anni senza investire un dollaro. Ma le brutte notizie per il Gop non si esauriscono nelle minoranze razziali, totalmente dimenticate dal partito a parte la significativa eccezione di W Bush, che però è crollato in questo segmento dopo gli ottimi risultati del 2004.

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martedì 17 marzo 2009

I bonus del peccato

Il caso dei superbonus di AIG ha reso incandescente l'opinione pubblica americana, in particolare la blogosfera liberal che ha risposto così all'appello pro budget lanciato da Organizing for America. Chris Bowers ha già lanciato una petizione per chiedere la testa di Summers e Geithner, la guida del team economico di Obama. Una rappresentante di New York, Carolyn Maloney, propone di tassare al 100% i bonus pagati da aziende salvate grazie al bail-out. Robert Reich tira le conclusioni: ha ancora senso non nazionalizzare imprese che vivono solo grazie a soldi pubblici?

lunedì 16 marzo 2009

Kennedy più importante di Obama

Il giudice Anthony Kennedy è attualmente l'uomo più importante d'America. In una Corte Suprema divisa a metà tra conservatori (Chief Justice Stevens più Scalia, Alito e Thomas) e moderati/liberal (Stevens, Souter, Ginsburg e Breyer) l'ultima nomina di Reagan ha assunto un ruolo sempre più decisivo. Dovremmo ringraziare Ginsburg per aver fumato marijuana.

La sveglia di Obama

Obama si è risollevato dal torpore sullo scandalo dei bonus che AIG vuole pagare al suo top management, probabilmente per averla fatta fallire - l'80% del capitale del gigante assicurativo è ora in mano allo Stato. Il presidente ha chiesto al Ministro del Tesoro di percorrere ogni via legale per impedire che i bonus siano pagati. Potrebbe però non bastare.

La sveglia di Krugman

Paul Krugman è allarmato dall'impotenza dell'Europa nell'attuale crisi economica, in particolare dalla situazione spagnola. La diagnosi è sempre la solita: manca una politica fiscale coordinata, e ora necessariamente coraggiosa. Il peggio potrebbe arrivare

domenica 15 marzo 2009

Il responsabile è Bush

I repubblicani e molti commentatori conservatori hanno iniziato a criticare pesantemente Obama per l'eccessivo deficit generato dalle sue politiche. Dean Baker chiarisce una discussione che inizia a diventare surreale. Ecco il vero responsabile del deficit 2009: George W Bush.


Un grazie per il post a Mario

venerdì 13 marzo 2009

America ideologicamente più a sinistra

Uno studio del Center For American Progress fornisce una nuova prospettiva sul posizionamento ideologico degli americani. Basandosi sulla tradizionale ripartizione in conservatori, moderati e liberal, emergeva un netto e costante predominio dei primi. Introducendo due nuove definizioni, libertari e progressisti, le cose cambiano.

Come mostra il primo grafico, unendo liberal e progressisti si ottiene un valore molto simile al numero complessivo dei conservatori (31 a 34). Spingendo i moderati, si arriva ad un pareggio tra destra e sinistra (48a 47). Progressista è il posizionamento ideologico ad avere il miglior rapporto favorevole/sfavorevole e il miglior incremento nel tempo (+25% rispetto al 2004), mentre le definizioni di liberal e libertari sono di gran lunga le meno popolari. In particolare, anche chi si definisce conservatore tende ad apprezzare molto poco la categoria libertaria. Solo il 35% dei conservatori apprezza questo posizionamento ideologico, solo il 10% in più rispetto a liberal.

giovedì 12 marzo 2009

Rete Italia

Nasce a Riva del Garda la nuova corrente del celeste Formigoni. Per eventuali incosolabili dei bei tempi del conflitto di interessi berlusconiano, è stato scelto l'appropriato nome di Rete Italia. Le idee del capocorrente, a leggerle sul lenzuolo regalato dal Foglio, mostrano una cosa sola: la disconnessione dalla realtà, specie quella regionale. Un uomo fuori dalla R(e)agione.Speriamo che l'evidente benedizione del Foglio per la nuova corrente porti alla stessa sorte capitata alle più recenti passioni di Ferrara & soci assistiti dai soldi pubblici. Sarah Palin e George W Bush.

Sempre sul Foglio, qui trovate un po' di balle sul riscaldamento globale. Complimenti per la disinformazione.

Pippo ritorna in materia perfetta sull'intervista del capo di CL/Rete Italia.

mercoledì 11 marzo 2009

Obama e il dilemma degli zombie

L’economia americana è ormai una fornace che brucia milioni di posti lavoro. E la crisi del credito continua a non trovare una soluzione

Nell’ultimo mese sono andati fumo quasi 700 mila posti di lavoro. Dall’inizio della recessione, partita a fine 2007, 4 milioni e 400 mila persone hanno perso la loro piccola o grande fetta di american dream. Il tasso di disoccupazione ha superato l’8%, e mai i posti di lavoro erano stati bruciati con tale rapidità. La crisi morde, e l’Amministrazione inizia a esserne consapevole, tanto che ormai ogni altro argomento, dall’apertura ai Taliban moderati o Guantanamo, è passato in secondo piano. Obama sa che il suo enorme patrimonio di consenso potrebbe dissolversi in breve tempo, e ha iniziato a spargere un po’ di ottimismo. In un’intervista con il New York Times ha rimarcato come le persone non debbano avere paura delle istituzioni finanziarie, e nascondere i soldi dietro il materasso invece che spenderli o depositarli nelle banche. Il presidente si è anche spinto là dove ogni suo consigliere si era ben guardato dall’andare, ovvero nel campo minatissimo dello stress test imposto alle 19 più grandi banche statunitensi. Obama ha anticipato le primi indicazioni di questa rilevazione finanziaria, che avrebbero dato riscontri più positivi del previsto. Un messaggio di chiara fiducia ai mercati la cui caduta libera sembra inarrestabile.



TABU’ ROSSI O ZOMBIE BANK

Da quando Obama ha vinto le elezioni, il Dow Jones ha perso oltre 2 mila punti. Un tonfo drammatico, che già la destra americana associa al change introdotto dalla nuova Amministrazione. I repubblicani dimenticano che nello stesso periodo del primo mandato di Bush la caduta Wall Street, affondata dalla new economy, era stata peggiore di ora. Ma rispetto a 8 anni fa il collasso delle maggiori banche americane pone molti più problemi per un recupero dell’economia a stelle strisce. Il futuro del sistema creditizio a stelle e strisce è il vero, grande problema della presidenza Obama, che non ha ancora chiarito quale soluzione portare al caos che ha dissolto le merchant banks e portato al semi fallimento le più grandi banche del Paese. Dal piano Paulson all’attuale progetto di stabilizzazione del mercato finanziario, il controverso Financial Stability Plan, la politica Usa ha scelto di foraggiare con costosissime iniezioni di denaro pubblico imprese creditizie ormai fallite, come Citibank o Aig. Le possibili banche zombie create negli ultimi mesi inquietano i mercati e molti analisti, tanto che perfino nella liberista America il coro della nazionalizzazione si ingrossa ogni giorno. Il fronte sinistro degli economisti, Krugman, Stiglitz così come Roubini, ormai assunto al ruolo di vate, pressano Obama per risolvere la crisi con la misura più draconiana, la statalizzazione delle banche in difficoltà. Ma i corifei dell’intervento pubblico, scettici in particolare modo del pilastro del piano di salvataggio finanziario dell’Amministrazione, il fondo di investimento pubblico-privato che dovrebbe valutare gli asset tossici e rivenderli sul mercato, sono inaspettatamente numerosi anche nel campo conservatore. Il timore del ritorno delle banche zombie, simbolo della stagnazione economica del Giappone, sul territorio americano ha spinto anche nomi insospettabili a eccepire per una volta almeno dal dogma del libero mercato. Il tabù è stato rotto dal moderato Lindsay Graham, senatore repubblicano tra i più autorevoli. L’ex presidente della Fed, Alan Greenspan, si è mostrato favorevole a questa soluzione, e perfino James Baker, establishment Gop a 24 carati, è apparso sulla bibbia della City, il Financial Times, per propugnare l’urgenza della nazionalizzazione. Anche Thomas Hoenig, presidente della Federal Riserve Bank di Kansas City ha criticato il piano predisposto dal ministro del Tesoro, chiedendo a Geithner e a Obama, seppur in modo implicito, di procedere alla statalizzazione delle banche.
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lunedì 9 marzo 2009

Con Obama ritorna la scienza

Il presidente Obama ha tolto la stretta regolamentazione imposta da Bush sulla ricerca embrionale. Obama ha rimarcato che le decisioni scientifiche della sua Amministrazione si baseranno sui fatti, non sull'ideologia. Un'altra triste pagina del conservatorismo al potere si è chiusa.

Dario Tracking

Dario Franceschini conquista consensi anche inaspettati e molto simpatici. Anche su Facebook c'è stato un buon progresso. Se una settimana fa la pagina dei fan contava meno di 300 sostenitori, ora si arriva quasi a mille. Un piccolo segno di vitalità.

venerdì 6 marzo 2009

Barbara termina Schwarzy

Field poll ha realizzato un sondaggio sulla sfida per il Senato che si terrà in California a novembre 2010. L'uscente Barbara Boxer ha annunciato la propria ricandidatura, e un possibile sfidante è l'attuale governatore dello Stato, il repubblicano Arnold Schwarzenegger, il candidato preferito dalla base del Gop.
Per Schwarzy le chance sono minime: nonostante il rapporto delle opinioni favorevoli/sfavorevoli su Barbara Boxer sia un discreto 52/39, l'ex Terminator viene sconfitto 54 a 30 dalla senatrice eroina dei liberal. Particolarmente pesante, in uno Stato così democratico, è il netto svantaggio nel segmento non affiliato del voto.
Ancora peggio va a Carly Fiorina, il secondo candidato più popolare nel campo del Gop californiano. L'ex consigliere economica di John McCain subisce un netto 55 a 25, che fa dormire sonni molti tranquilli alla Boxer.
Per quanto un sondaggio a 20 mesi dal voto vada preso con le pinze,  Schwarzy, governatore ormai in scadenza, non troverà il nuovo lavoro al Campidoglio di Washington, Dc. Niente California Dreamin' per i repubblicani.

Divieto per i matrimoni gay in California

Foto da qui
Secondo il San Francisco Chronichle, la Corte Suprema della California è orientata a mantenere il divieto per i matrimoni gay. La Corte, che a maggio dell'anno scorso aveva giudicato incostituzionale la precedente normativa che negava alle coppie omosessuali il diritto di sposarsi, sembra ora propensa ad accettare il risultato della Proposition 8. Il referendum, svoltosi il giorno delle elezioni generali che hanno portato Obama alla Casa Bianca,  aveva modificato la Costituzione californiana, aggiungendo la sezione 7.5 all'Articolo 1, che recita "Solo il matrimonio tra uomo e donna è riconosciuto in California". 

Obama batte Reagan

Fox News chiede se ora l'America abbia bisogno delle politiche economiche di Reagan o di Obama. Vince l'attuale presidente 49 a 40.
Tra gli indipendenti, antica culla della rivoluzione reaganiana, vince Obama 50 a 35. Altre osservazioni sul sondaggio Fox News qui.

giovedì 5 marzo 2009

Un libro imperdibile

Agile, fresco ma allo stesso tempo ricco di profondità, Mattia e Pippo ci regalano una lettura semplicemente irrinunciabile. Diffidare degli spioni.

mercoledì 4 marzo 2009

Elezioni negli Usa

Ieri il sindaco di Los Angeles, Antonio Villaraigosa, ha ottenuto una comoda rielezione. In Illinois le primarie democratiche per il quinto distretto congressuale dello Stato, rappresentato da Rahm Emanuel fino alla sua nomina a Chief of Staff, sono state vinte da Mike Quigley. Il collegio è tradizionalmente vinto dai democratici. L'elezione suppletiva si terrà il 7 aprile.

Due sondaggi su New Jersey e Virginia, gli unici due Stati che a novembre andranno ad elezioni. Il governtatore democratico del New Jersey,  Jon Corzine, non sta andando molto bene. In Virginia PPP rileva un leggero vantaggio per Terry McAuliffe, ex presidente del DNC, per le primarie democratiche che si terranno il 9 giugno.
L'attuale governatore dello Stato, Tim Kaine, che ha preso il posto di Howard Dean alla guida del DNC, dovrà lasciare l'incarico a fine anno perché la Costituzione della Virginia prevede un solo mandato.

ReferenDario

Caro Segre Dario, ascolta l'appello di Pippo. Te lo chiede un tuo fan su FB.

Sebelius all'HHS

La governatrice del Kansas, Kathleen Sebelius, è stata nominata da Obama come segretario della Salute, al posto del dimissionario Daschle. Marcello fornisce un'ulteriore riflessione su questa scelta.

Il change democratico di Obama


Inizia la sfida del neopresidente più atteso degli ultimi anni: dall’economia al sociale, ecco come Obama continua (o meno) la linea dei suoi predecessori dem

Nel consueto video settimanale postato su YouTube, il presidente Obama difende le linee programmatiche della sua manovra di bilancio, e subito sfida i possibili oppositori. La Corporate America danneggiata dalle scelte fiscali presentate nel budget sarà affrontata con decisione, ha dichiarato con ostentata tranquillità il 44esimo presidente. Il mandato ricevuto a novembre è chiarissimo: l’Americadi Reagan Bush non abita più qui. Un progetto simile a quello inizialmente tentato da Bill Clinton, ma poi fallito e riadattato ai miti consigli della triangolazione centrista.

RITORNO AL 1993 -Dopo un’incerta vittoria, dovuta più alla divisione del campo conservatore che alla riscossa democratica, Bill Clinton si trovò ad affrontare una recessione sicuramente meno grave rispetto all’attuale. La ricetta del primo budget presentato dal Comeback Kid era molto simile alle idee enucleate nel documento rilasciato pochi giorni fa dall’Amministrazione Obama. Crediti per la classe media, inasprimento fiscale per le fasce di reddito più alte, contenimento dei finanziamenti agli assicuratori privati per Medicare, il mammuth pubblico che paga la sanità agli over 65. L’unica grande differenza con il piano attuale presentato da Obama è il notevole deficit fiscale previsto, ma a inizio 1993 le condizioni macroeconomiche non erano così prossime al disastro come ora. I repubblicani, oggi come allora, attaccarono senza pietà il previsto aumento delle tasse, e bollarono la manovra di bilancio dell’Amministrazione Clinton come il ritorno delle Carternomics, il tradizionale tassa e spendi che aveva portato l’economia verso la paralisi degli anni ‘70. Le previsioni dei repubblicani si rivelarono fallaci: l’arrivo della new economy e la stabilizzazione del debito, esploso a partire dai tagli fiscali di Reagan, portarono ad uno dei più prolungati periodi di crescita economica. Il boomUsa portò però pochi benefici politici ai Democratici, a parte la comoda rielezione del Kid diHope, Arkansas. I repubblicani, grazie al fallimento della riforma sanitaria di Hillary e al passaggio del Nafta, che incrementò lo scollamento della classe operaia dalla coalizione sociale del New Deal, già visto all’epoca di Reagan, riuscirono però a conquistare la maggioranza allaCamera dei Rappresentanti e così influenzare l’agenda politica all’Amministrazione. Ogni possibile svolta progressista fu così relegata agli ordini esecutivi che poi Bush II si precipitò a ritirare,e nacque la furbesca Terza Via clintoniana, mix centrista scelto più per costrizione che per volontà.

LA SFIDA LIBERAL DI OBAMA - Il primo documento di bilancio di Obama riparte dalle prime idee dell’Amministrazione Clinton, e cerca di articolare una risposta progressista all’attuale crisi. I Democratici sono votati da un secolo perché sono gli interpreti del populismo economico, aka liberalism dai tempi di Roosevelt, ovvero coloro i quali accettano e difendono il libero mercato, ma ne cercano altresì di proporre correttivi ispirati ad un senso di maggior uguaglianza. LeAmministrazioni Dems dell’ultimo secolo hanno lasciato una grande riforma del capitalismo a stelle strisce: la Fed introdotta da Woodrow Wilson, laSocial Security concepita da FDR, i programmiMedicare/Medicaid arrivati grazie all’impegno prima di JFK e poi di Lyndon Johnson. IlClintonismo non riuscì invece a lasciare una simile impronta, e i più importanti interventi legislativi arrivarono con il concorso dei repubblicani moderati. Il budget di Obama è la riproposizione, al netto della retorica di ogni campagna elettorale, della tradizionale ricetta democratica, maggiormente ambiziosa rispetto al recente passato visto il clima politico molto più favorevole. Era dal 1964 che un candidato democratico non passava la soglia del 51% alle presidenziali, così come da 40 anni almeno mancava una maggioranza progressista alla House.

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martedì 3 marzo 2009

Sondaggi europee

Se si tenessero oggi le elezioni europeee i risultati sarebbero i seguenti secondo IPR:
PD 22, IDV 8, Sinistra 6(Vendola,Sd, Verdi e Ps) Comunisti 3, Radicali 1
PDL 36, LN 9,5, MPA 1
UDC 8,Destra 2

Se non ci fosse il PD, i Ds avrebbero il 13 e la Margherita il 7. IDV e UDC al 10.
Il sondaggio è condotto tramite panel su Internet, metodologia meno affidabile rispetto a Cati, le interviste telefoniche tradizionali. Dato che rimane inquietante per il PD, e che fotografa una simile divisione del voto rispetto alle elezioni tra cdx e csx, con una diversa distribuzione all'interno delle due aree.

lunedì 2 marzo 2009

Sondaggi politici su Facebook, febbraio

Clandestinoweb aggiorna la graduatoria della popolarità dei politici su Facebook. Silvio Berlusconi continua a macinare fans, e supera la soglia psicologica (?) dei 100 mila, mentre Bossi consolida il suo secondo posto. Nella Top Ten la migliore prestazione su base mensile è stata compiuta da Renato Soru, ma non è bastato per rivincere in Sardegna. Tra i politici esclusi dai primi 10 il presidente Napolitano ha realizzato il più grande incremento di fan, che sono passati da poco più di mille a quasi 10 mila in circa 20 giorni. L'attuale leader del PD conta invece solo su 280 fan, mentre non propriamente politico ma indicativo dei favori della rete è il risultato di Marco Travaglio, che ha oltre 177 mila sostenitori. Una curiosità: sul profilo dell'attuale presidente del consiglio molte persone si registrano come fan solo per poter dialogare/insultare gli utenti che apprezzano Berlusconi. I fan veri di Silvio sono quindi meno degli attuali 109 mila.

Politico

Fans

31/01

Fans

28/02

1

Berlusconi 

81.827

109.000

2

Bossi

39.140

49.700

3

Brunetta

36.100

41.042

4

Gelmini

29.840

35.060

5

Soru

18.581

27. 546

6

Veltroni

22.070

25.400

7

Fini

17.320

24.969

8

Di Pietro 

13.280

18.390

9

La Russa

13.500

17.200

10

Zaia

-

14.780


Se i politici del centro destra dominano la graduatoria di popolarità, i gruppi contro il governo Berlusconi sono molto più numerosi di quelli a sostegno. Il più numeroso in Italia è formato da coloro che non voteranno per Berlusconi, il primo a sfondare quota 200 mila.