domenica 30 novembre 2008

16.40, chez Hillary&Barack

E' programmata per domani sera alle 16.40, ora italiana, la prima conferenza stampa del presidente eletto Barack Obama con il nuovo segretario di Stato, Hillary Clinton. Il 44esimo presidente americano annuncerà il team che guiderà la politica estera e di difesa statunitense per i prossimi 4 anni. Sono attese la conferma di Robert Gates al vertice del Pentagono e la nomina di Jim Jones a consigliere per la sicurezza nazionale.

I record dell'Umberto

Renzo Bossi bocciato alla maturità per la terza volta. L'erede del leader della Lega continua la tradizione di famiglia. Stracciare i limiti del buon senso.

Magdi Allam e i danni del proporzionale senza sbarramento

Nasce il nuovo partito di Magdi Allam. La buona notizia: ha lasciato il giornalismo.

giovedì 27 novembre 2008

Orrore a Mumbay

L'Orrore c'è ancora. E dovrà essere combattuto. Insieme.

Ennesima vergogna razzista a Varese

Nella splendida Ghirla un venditore ambulante cingalese è stato picchiato a sangue da 4 stronzi razzisti, che ora sono stati arrestati. Grazie a Dio. Su varesenews leggete il racconto del bravo  e coraggioso commerciante che ha chiamato i carabinieri. Dopo la vergogna delle sagome nere sbianchettate al Brinzio, ora questo gesto criminale. Per chi come me ama ed è cresciuto in questi luoghi meravigliosi, è davvero terribile veder stuprare queste zone con gesti e comportamenti tanto odiosi. Si chiama razzismo, ed è la forma mentis più schifosa che esista. Si può e si deve combattere, anche a costo di perdere qualche voto. Messaggio per chi governa a Varese.

martedì 25 novembre 2008

Luxuria come Obama ( Mio Dio...)

Dopo la scomparsa dal Parlamento, Liberazione e Rifondazione esultano per la vittoria di Vladimir Luxuria come se si fosse raggiunta in Italia la piena occupazione, antico obiettivo dei movimenti operai. Una gioia sintomatica del nulla politico e culturale che ora ispira i partiti della fu sinistra radicale, oramai costretti a rifugiarsi nel mito del passato oppure a cercare conforto nelle nicchie post ideologiche che la modernità gli offre.Piangere per credere. E poi c'è chi si stupisce se chi paragona l'elezione di Obama alla vittoria di Luxuria non è più votato dalla classe operaia.

Vladimir come Obama? E' un po' esagerato, ma fatecelo dire. Con il primo presidente afroamericano che va alla Casa Bianca si rompe il pregiudizio che per più di un secolo ha tenuto un popolo lontano dalla più importante istituzione americana, con Vladimir all'Isola si rompe il tabù dell'eterosessualità a tutti i costi.Partecipando e trionfando all'Isola, ha spiegato a milioni e milioni di italiani che la realtà è diversa e che anche questa realtà deve godere degli stessi diritti della presunta maggioranza E a questo punto, oltre ad aspettare Luxuria per festeggiare, diciamo grazie anche a Simona Ventura. 

lunedì 24 novembre 2008

venerdì 21 novembre 2008

Consiglio ad Obama

Le recenti nomine di Obama non sono esattamente esaltanti. Non so suggerire una funzione od un ruolo specifico, ma un incarico a Joseph Stiglitz lo cercherei.

Tesoro e Commercio

First Read annuncia che il prossimo segretario del Tesoro sarà Timothy Geithner, attuale presidente della Fed di New York, la più importante istituzione regionale del sistema bancario americano. Geithner ha avuto un ruolo chiave nell'ideazione del mega piano di salvataggio presentato dall'attuale Segretario del Tesoro Paulson. Al Commercio andrà invece Bill Richardson, attuale governatore del New Mexico e in predicato per la guida della diplomazia americana nel caso di rifiuto della Clinton, ipotesi ormai decaduta. Richardson è al momento la prima nomina "ispanica", la minoranza etnica più importante per i recenti successi democratici. Il governatore del New Mexico sostituirà un altro latino, Carlos Gutierrez, di origine cubana. Richardoson, che ha radici messicane, si occuperà tra le altre cose del Nafta, e la sua nomina assume particolare rilievo data la perdurante polemica sull'arrivo di numerosi immigrati messicani arrivati dopo la realizzazione dell'area di libero scambio del Nord America. A differenza della Napolitano, governatrice dell'Arizona che sarà sostituita da un repubblicano, Richardson avrà come successore l'attuale Lieutenant Governor, la democratica Diane Denish.

Hillary c'è

Hillary Clinton ha deciso di accettare la proposta del presidente eletto Barack Hussein Obama. La senatrice di New York diventerà il prossimo Segretario di Stato, secondo il New York Times, il primo media a dare la notizia. Il nuovo capo della diplomazia statunitense dovrà dimettersi dal Senato, e il Governatore di New York Patterson dovrà nominare un suo successore. E' il terzo senatore democratico che si è dimesso nelle ultime 2 settimane: dopo Obama e Biden, anche la Clinton lascia il seggio conquistato 6 anni fa. Secondo Politico, Richard Holbrooke potrebbe diventare il numero due a Foggy Bottom. Holbrooke, ex ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, è stato il consultente principale sugli affari esteri della campagna presidenziale di Hillary Clinton.

La campagna del Futuro( il miglior presente immaginabile)

John McCain e Hillary Clinton sono due ottimi politici distrutti dalla più incredibile organizzazione politica della storia americana, la campagna di Barack Obama. Una realtà di fatto, al di là di tutte le analisi politilogiche, confermata da un'intervista al WaPo concessa dai responsabili della Tripla O (Obama's online operation), la raccolta fondi via internet. Il direttore del dipartimento internet del Team Obama, en passant, ha 27 anni. Sul Web Obama ha raccolto oltre 500 milioni di dollari, grazie a 3 milioni di DONATORI. Questo esercito di finanziatori mai visto in precedenza ha fornito 6 milioni e mezzo di donazioni, delle quali solo 500 mila sono state uniche. La donazione media è stata 80 dollari. Ma la raccolta fondi non è stato l'unico elemento incredibile di questo Dream Team.

  • La mailing list di Obama conta 13 milioni di indirizzi. John Kerry ne aveva 3, Howard Dean aveva raggiunto 600 mila contatti email nella sua campagna per le primarie.
  • Sono state inviati oltre 7 mila messaggi via posta elettronicaper un totale di oltre un miliardo di mail.
  • Un milione di persone ha ricevuto messaggi sms dal Team Obama
  • Su My Barack Obama sono stati creati oltre 2 milioni di profili. Gli utenti del sito personalizzato del presidente eletto hanno creato 35 mila gruppi di volontari, effettuato 3 milioni di chiamate grazie alla banca dati del sito negli ultimi 4 giorni di campagna elettorale e raccolto oltre 30 milioni di dollari
  • Grazie all'utilizzo di 15 piattaforme di social networking Obama ha raggiunto i 5 milioni di sostenitori
  • Sulla pagina delle elezioni su Facebook 5 milioni e 400 mila persone hanno informato la campagna sul loro voto, utilizzando il tasto "I Voted".
  • Effetto Palin: Dopo l'intervento del candidato repubblicano alla Vice Presidenza alla Convention di St Paul sono stati raccolti 10 milioni di dollari in un giorno, il record assoluto.
  • Nel mese record di raccolta fondi, settembre, oltre 100 milioni di dollari su 150 sono stati raccolti via web

Ulteriori spunti sull'Obama tecnologico sono condivisi dal mio ecologista preferito, Marcello Saponaro

Caro Tito Boeri: caucus, non primarie

Su Repubblica di oggi il bravissimo Tito Boeri azzarda un improbo paragone tra le primarie svoltesi in Ohio a marzo e il voto sul segretario cittadino del Pd milanese avvenuto domenica scorsa. Il problema semantico diventa logico, come spesso accade.

A Milano hanno fatto un congresso di partito, dato che hanno votato i membri dei coordinamenti di circolo e i rappresentanti istituzionali del Pd della città meneghina. Un congresso con regole diverse dal passato, ma comunque una convenzione di militanti di un'organizzazione politica, chiamato con nome diverso. In Ohio invece hanno svolto elezioni primarie, che servono a selezionare i candidati alle cariche monocratiche(dal Presidente Usa in giù) alle consultazioni successivi, le elezioni generali che si sono svolte il 4 novembre.
Il bisticcio semantico è paradosale ma fondamentale: le primarie sono consultazioni che servono a scegliere candidati, non a eleggere cariche di partito. In America i cittadini non sono chiamati a votare su chi fa il chairman del livello locale o statale, ma su quale sia l'esponente del partito da candidare ad un determinato incarico istituzionale. In più, l'aspetto organizzativo della consultazione è curato dallo Stato, mentre i partiti determinano quale peso politico assegnare alle primarie. Di conseguenza, è davvero inopportuno paragonare, come fa Boeri, la partecipazione elettorale in Ohio con il voto milanese. Il problema semantico è che il Pd, quando sceglie i suoi dirigenti, svolge un'assemblea di elettori che in America è chiamata CAUCUS, non le primarie tano citate(a sproposito).
Segue

giovedì 20 novembre 2008

Declino

In mezzo alla più grave crisi economica degli ultimi 20 anni, la prova del declino dell'Italia e delle enormi responsabilità della sua classe dirigente è la surreale, pazzesca e delirante vicenda della vigilanza Rai.

Missouri a McCain, Obama 365 McCain 173

Lo Stato del Missouri ha ultimato il conteggio delle schede e ha assegnato i suoi 11 EVs a John McCain, che così ottiene 173 Grandi Elettori. Barack Obama ha perso per soli 3902 voti, così che per la prima volta dal 1956 il Missouri non è vinto dal candidato che diventa presidente. Lo Stato perde così la sua fama di Bellwether, e sicuramente qualcuno a Chicago si sarà arrabbiato. Se la campagna di Obama è riuscita a strappare 1 Voto Elettorale a Omaha, Nebraska, qualche centinaio di migliaia di dollari in più tra Saint Louis e Kansas City avrebbe portato in dote anche il Missouri, Stato sicuramente più incline ai Democratici rispetto a Indiana e North Carolina, le due vittorie più sorprendenti del neo presidente.

Il Collegio Elettorale, a meno di qualche improbabile defezione, sarà dunque vinto da Obama 365 a 173.

mercoledì 19 novembre 2008

Alaska democratica

Mark Begich ha battuto Ted Stevens, e dopo 28 anni un democratico torna a rappresentare l'Alaska nel Senato degli Stati Uniti. Il conteggio delle schede votate per corrispondenza ha consegnato a Begich un vantaggio superiore alla soglia legale per il recount. I Democratici hanno una maggioranza al Senato di 58 mandati, contro 40 repubblicani. Rimane ancora indecisa l'elezione in Minnesota, dove a breve sarà annunciato il riconteggio ufficiale: al momento circa 200 voti separano i due contendenti. In Georgia si voterà invece il 2 dicembre per decidere la sfida tra Jim Martin e Saxby Chambliss. Se Martin riuscirà a scalzare il repubblicano Chambliss, i Democratici torneranno dopo 30 anni ad avere una maggioranza di 60 senatori capace di impedire l'ostruzionismo della minoranza.

Chambliss è stato l'autore di una delle campagne repubblicane più vergognose degli ultimi anni, poichè definì un eroe come Max Cleland, mutilato di guerra, un nemico dell'America simile a Bin Laden o a Saddam Hussein. La mobilitazione democratica sarà imponenente, e la fine di un figuro come Chambliss sarebbe la perfetta coronazione della catastrofe che il Gop si è meritato.

venerdì 14 novembre 2008

Obama su YouTube

Da oggi Obama trasmetterà un messaggio settiminale su YouTube. Inizia anche così la prima presidenza del XXI secolo.

Il ritorno dei Clintoniani

Nel team che guida la transizione verso la nuova Amministrazione Obama spicca la numerosa presenza di persone legate alla presidenza Clinton. Tra le 47 persone scelte, ben 31 hanno avuto un ruolo o legami con l'ultima Amministrazione Clinton. E il nuovo Segretario di Stato potrebbe chiamarsi Hillary... Nella short list di Obama ci sono 3 nomi e il primo sarebbe proprio quello della grande avversaria delle primarie. Per il ruolo di capo della diplomazia americana dovrebbero essere in corsa anche John Kerry, candidato presidente nel 2004, e Bill Richardson, governatore del New Mexico, ex ambasciatore all'Onu e leader dei latinos tra i Democratici.

giovedì 13 novembre 2008

Repubblicani &Mormoni per l'ambiente

Jon Huntsman è il governatore dello Utah, Stato dei mormoni che si contraddistingue per le maggioranze plebiscitarie che da sempre regala ai repubblicani. Huntsman, conservatore a 24 carati sui temi sociali, potrebbe essere un nome a sorpresa per quanto riguarda la gara del Gop per il 2012. Nei giorni scorsi ha affrontato con durezza le tesirepubblicane sull'ambiente, che hanno danneggiato molto il partito nell'elettorato giovane, in particolare modo tra gli studenti universitari e coloro i quali sono da poco usciti dal college

We as Republicans can’t shy away from speaking the word environment and we shouldn’t shy away from speaking the words climate change," Huntsman told reporters at a press conference this afternoon. "When you’ve got a body of science that already is rendering certain judgements about what is happening in our world, for us to shy away, say it doesn’t matter as an issue, I think is foolhardy, it’s short-sighted and it’s bound to do us damage in the longer-term.

Le parole di Huntsman sono il primo passo verso la giusta direzione per i repubblicani, se vogliono avere una chance per essere competitivi in Stati come Colorado, Nevada, California e tra 4 anni Arizona, e nell'elettorato indipendente. E' molto triste che le posizioni più retrive dell'Amministrazione Bush siano ora rappresentate dal governo italiano, unico tra i grandi Paesi europei a preferire la salvezza dei carrozzoni pubblici alla tutela dell'ambiente.

E se Hillary...

...avesse vinto le primarie della North Carolina e fosse poi diventata la candidata dei Democratici, come sarebbe andata?
Jennifer De Pinto analizza i dati dell'exit poll. Hillary contro McCain sarebbe finita 52 a 41, con ben 11 punti di vantaggio rispetto ai 6/7 ottenuti da Obama. Ben il 16% degli elettori del candidato repubblicano avrebbe optato per la Clinton, mentre a parti invertite solo il 6% di coloro che hanno votato Obama avrebbero preferito McCain. Gli elettori McCain pro Clinton sono prevalentemente di età anziana, di sesso femminile, bianchi o ispanici e in prevalenza senza titolo di studio universitario. Insomma, la coalizione sociale che ha permesso a Hillary di restare in piedi fino alla fine nonostante il mostruoso squilibrio finanziario che la penalizzava nei confronti di Obama.
Tra gli elettori di Obama che mai avrebbero scelto la Clinton si trovano in primo luogo i giovani, gli uomini laureati e soprattutto i neri, che in discreta parte sarebbero stati sicuramente a casa.

martedì 11 novembre 2008

La fine di Reagan?

Scott Rasmussen, un ottimo sondaggista di tendenza conservatrice, ha scritto un dettagliato articolo sul Wall Street Journal per rimarcare come la lezione del reaganismo sia ancora viva nell'elettorato e abbia in qualche modo determinato la vittoria di Barack Obama, e aggiungo io, l'ampia riconferma dei Democratici alla guida del Congresso. Ritornerò in seguito facendo un paragone con altre indagini, comunque sottolineo solo alcuni dati degli exit poll delle passate presidenziali. Nel 2000 alla domanda chiave, se lo Stato deve fare di più o fare di meno per risolvere i problemi , il 43% rispondeva con PIU' e il 53% con MENO. Nel 2004 si passava al 46% che diceva di PIU' e il 49% diceva MENO. Nel 2008 le parti si invertono: il 51% dell'elettorato dice che lo Stato deve avere un ruolo più attivo, il 43% sostiene il contrario. Aggiungo che il 71% dei votanti riteneva che in caso di vittoria di Obama le tasse sarebbero potute crescere. Uno dei gruppi sociali dove il candidato democratico è andato meglio rispetto a Kerry è il segmento più affluente del voto, quello che sapeva dell'intenzione di Obama di tagliare i tagli fiscali di Bush.
Se i repubblicani scelgono la via del ritorno a Reagan, i Democratici governano qualche decade.

Dean esce, fine della 50-States Strategy?

Howard Dean non sarà più il presidente del Democratic National Committee. La notizia era ampiamente annunciata. Sicuramente il nuovo responsabile del DNC sarà un uomo vicino al nuovo presidente : su HufPo sono citati i nomi di Claire McCaskill, senatore junior del Missouri, e Steve Hildebrand, l'uomo che ha costruito i successi di Obama nei caucus e nella registrazione/mobilitazione di nuovi elettori per primarie e presidenziali. Plouffe, il responsabile del Dream Team, invece ha smentito un suo interesse per l'incarico. Rimane da valutare il futuro della 50 States Strategy, la strategia implementata con successo ma anche con parecchio disappunto in questi anni. Chris Bowers nota come sia già morta, visto il licenziameneto di 200 staffer a livello statale. Valutazione caustica, però il più acceso avversario della posizione di Dean era Rahm Emanuel, che ora è diventato il Chief of Staff di Obama.

lunedì 10 novembre 2008

Che tristezza 2

Dagospia ha presentato un articolo molto discutibile su, cito, i reali interessi dietro ad Obama. Non entro nel merito, però alcune parti mi hanno molto colpito in negativo. Le riporto:

Obama è in assoluto il personaggio della politica americana che ha raccolto il maggior numero di finanziamenti per la sua campagna elettorale: oltre 700 milioni di dollari

Al momento il sito della FEC, l'organizzazione alla quale ogni candidato e associazione politica è obbligato a riportare i dati del fundraising, presenta la cifra di 639 milioni di dollari. L'inesattezza serve per giustificare questa osservazione altamente discutibile.

Ora è lampante e lampeggiante l'appoggio massiccio dei poteri forti della finanza Usa. In particolare della grande finanza ebraica di New York, che è quella che ha davvero segato le ambizioni da "Lei non sa chi sono io!" della signora Hillary Clinton, rea di essere troppo indipendente dagli interessi di Israele.
Tant'è che la prima scelta del neo eletto Obama è stato Rahm Emanuel, un capo di gabinetto non solo ebreo ma ebreo-militante, figlio di un membro del gruppo terroristico Irgun Zvai Leumi comandato da Monachem Begin, autore dell'attentato all'Hotel King David di Gerusalemme del 22 luglio 1946, allora sede del quartier generale britannico: 90 vittime, tra cui mogli e figli di ufficiali britannici di stanza in Palestina. Un ‘simpatico' messaggio per dire a Londra: dovete lasciare la nostra terra. Poi, come 'giustizia', anni dopo Begin fu insignito del premio Nobel per la pace, in duplex con Sadat.


La sconfitta della Clinton alle primarie dipende dal tradimento della lobby giudaica tesa a preservare l'esistenza di Israele. Beh, complimenti. Non commento su Emanuel ma rimarco che il nuovo Chief of Staff è il dirigente responsabile del trionfo elettorale del 2006, ed è un clintoniano di Chicago, quindi perfetto per legare le anime del partito.

La tesi è completamente ridicola. Obama ha senz'altro ottenuto un cospicuo appoggio dal mondo finanziario, ma non certo a discapito della Clinton, che ha perso il confronto con Obama nella raccolta fondi per il numero molto minore dei suoi finanziatori. Probabilmente Dagospia ignora che nessun donatore può finanziare un candidato con una cifra superiore ai 2300 dollari alle primarie e la stessa somma alle elezioni generali. Ma la cosa ancora più triste è negare la libertà della dinamica elettorale, che è stata molto sorprendente e sicuramente indipendente dalla direzione del flusso del denaro.
In breve: la Clinton aveva finito i soldi dopo il SuperTuesday e non aveva un'organizzazione sul territorio comparabile a quella di Obama. Per questo ha straperso tutti i caucus, che hanno creato il gap nell'assegnazione dei delegati che ha poi deciso la partita. Nonostante il ritardo e una netta inferiorità organizzativa e finanziaria, Hillary è riuscita a vincere le primarie di Ohio, Texas e Pennsylvania che le hanno concesso un'ultima chance. Fosse riuscita a vincere in North Carolina ed Indiana, probabilmente adesso ci sarebbe il primo presidente donna e il primo vice presidente nero. Gli afro-americani e i giovani biologi o ingegneri che lavorano nel Research Triangle della North Carolina, notori simpatizzanti della massoneria e/o del sionismo, hanno consegnato ad Obama la storica nomination, arrivata in ritardo per i suoi fiaschi elettorali in Appalachia.

Probabilmente Dagospia ignora tutto questo ma non è stata una colazione di banchieri ebrei a decidere l'esito della competizione in casa democratica. La selezione del Presidente è avvenuta grazie ad uno dei processi elettorali più entusiasmanti, e liberi, degli ultimi decenni. L'America sceglie in modo libero i suoi rappresentanti. L'Italia non ha niente da insegnare su questo piano, e i cascami della nostra cultura totalitaria, fascista o comunista, fanno ancora danni incalcolabili nell'opinione pubblica italiana, che anche per questa deriva segue improponibili demagoghi come Grillo o D'Agostino.

Trentino, FL

Tonfo del PDL nelle elezioni provinciali di Trento. Il partito di Berlusconi perde oltre 5 punti rispetto al risultato del 2003, mentre la Lega aumenta di oltre 8 punti. Dopo il calo di Bolzano arriva un'altra bocciatura dal Nord per l'ancora in divenire partito unico di centrodestra. Confermata la debolezza classica del rassemblement berlusconiano alle amministrative, però si nota come al Nord la Lega continui a mangiare gli spazi politici e gli insediamenti elettorali del PDL. Il Pd migliora il risultato elettorale del 2003, anche se il dato non è facilmente comparabile dato che la lista di Dellai non è esattamente paragonabile alla Margherita di 5 anni fa.

Da Chicago a Barzago

Domani sera vado a parlare di elezioni americane con l'amico di Berlino, e di Taino, Pippo Civati. Appena tornato dal Grant Park di Chicago, Illinois.

Abbronzatissimi al potere

La storia dei successi elettorali degli afro-americani qui.

domenica 9 novembre 2008

La nuova maggioranza dei Democratici

Ci sono molte interpretazioni diverse nei media e nei centri studi americani sulle elezioni che si sono appena concluse. C'è chi parla della nascita della Quarta Repubblicana americana, così come chi tutto sommato riduce l'importanza della svolta politica registratasi il 4 novembre scorso. La chiave di lettura meno utilizzata è però quella che rileva l'ormai avvenuto passagio di consegne tra Repubblicani e Democratici nel ruolo di partito di riferimento. Il trionfo di Barack Obama è stata la conferma della supremazia dei Democratici. Nel 2006 i netti incrementi tra giovani, ispanici, minoranze etniche e indipendenti, segmenti di voto con frequenti overlapping tra loro, portarono alla fine della Republican Revolution al Congresso. 2 anni dopo si è presentato il medesimo quadro, con una significativa differenza. Se nel 2006 i Democratici potevano contare su un margine di 2 punti sui Repubblicani nell'ID politico, 38-36, ora il gap si è esteso a ben 7 punti, come mostra l'immagine tratta dal sito di Pew Research. Rispetto al 2004 e al 2006 sono inoltre cresciuti gli indipendenti di ben 3 punti percentuali, una dinamica che ha permesso a John McCain di ridurre il distacco tra gli indipendenti. Quello che si nota è la stabilità dell'elettorato che si identifica come democratico rispetto al 2000, un anno caratterizzato da una bassa partecipazione al voto. Allora si palesò per la prima volta una maggioranza di centro sinistra nell'elettorato americano, perchè sommando il consenso di Al Gore al voto ottenuto da Nader si superava la soglia del 50%, un valore mai raggiunto neanche da Bill Clinton e superato da Jimmy Carter di 0.1%

Nel 2008 Obama è riuscito a massimizzare la base democratica che già era presente nel 2004, composta da giovani, progressisti residenti nelle grandi aree urbane, lavoratori ad alta istruzione residenti nelle suburbie più dinamiche degli Usa, bianchi di origine europea e un netto predominio tra le minoranze etniche. Paragonando il voto di Obama al consenso di Kerry si nota come il candidato democratico è riuscito a migliorare in ogni categoria dell'elettorato, con la significativa eccezione dell'elettorato più anziano, il bacino più ampio della Clinton. Obama riesce a migliorare fortemente le percentuali tra i giovani, tra gli ispanici, tra gli asiatici e tra le minoranze di diversa etnia, le ultime due classificazioni non presenti nella tabella. Queste categorie sono le uniche dove il candidato democratico è riuscito ad ottenere incrementi superiori alla doppia cifra, sfiorata anche nell'elettorato residente nelle aree ad alte intensità abitativa. Tra le prime 20 città americane McCain è riuscito a prevalere solo a Jacksonville, Florida, e Fort Worth, Texas, oltre alla base del candidato repubblicano, Phoenix, Arizona. Se gli incrementi tra le fasce di reddito più basse registrati da Obama sono probabilmente da asserire al balzo ottenuto tra le minoranze etniche, il candidato democratico ha guadagnato ben 8 punti nel segmento più affluente del voto, conquistando così le ampie maggioranze delle aree metropolitane. Esiste così una coalizione sociale, democratica ed obamania, che raggruppa la parte più ricca ed istruita della popolazione con il segmento più povero. Lo spostamento ideologico dell'elettorato americano non si è verificato. Esiste una maggioranza, 51 a 43, che vuole un maggiore intervento pubblico, ma il gruppo più consistente rimangono i moderati, così come i conservatori sono ancora nettamente più numerosi dei progressisti.


Il voto bianco ha visto Obama correre tra i valori di Gore, 42, e quelli di Clinton 1996, 44. Il candidato democratico ha ottenuto un ottimo incremento tra i più giovani, un segmento che i Repubblicani vincevano ormai da decenni. Solo i più anziani hanno percentualmente preferito McCain rispetto a Bush, e anche qui si possono riscontrare sia la persistenza delle fratture delle primarie democratiche e dei pregiudizi razziali. Il colore della pelle, a conti fatti, ha aiutato Obama. L'allocazione geografica del voto bianco è forse l'elemento più inquietante per il futuro dei Repubblicani. Considerenando che il Gop ottiene meno di un terzo del consenso delle minoranze etniche, il fatto che i Democratici corrano su valori simili a quelli repubblicani nel West e nel Midwest condanna al momento il Gop al ruolo di partito regionale. Il Sud è ancora dominato dai repubblicani grazie al consistente +36 tra i bianchi: ciò non ha comunque impedito la vittoria dei Democratici in Florida, Virginia e North Carolina. Il voto bianco delle suburbie lascia però qualche speranza al Gop: nelle aree più colpite dalla svalutazione immobiliare non si è registrato alcuno spostamento di consenso. Ciò indica che il motore dell'incremento di Obama nell'area residenziale più importante a fini elettorali è rappresentato dalle miriade di ispanici, asiatici e altri che si sono trasferite negli ultimi decenni in queste zone. I repubblicani sanno dove devono recuperare, la compatibilità di una proposta politica mirata alle minoranze etniche con la base conservatrice del partito è però tutta da verificare, dopo il fallimento della strategia di Bush.


I dati proposti indicano un chiaro quadro di cosa sia l'America. Il Paese è sempre meno bianco, conta sempre meno la religione - Obama è il primo candidato a vincere un'elezione che perde il segmento bianco e cattolico del voto - e dove i giovani per la prima volta da decenni si identificano in netta maggioranza nei democratici. Qualsiasi persona, Rocca, Rove o Kristol, che continua a sostenere la candidatura della Palin commette un grave errore: la mitologica base repubblicana, formata da coppie sposate bianche residenti nelle aree periferiche, contrarie alla regolamentazione delle armi eall'aborto e ad un intervento dello Stato nell'economia è ormai minoranza strutturale dell'America. Questo era già emerso nelle midterm del 2006 e continuare a insistere su questo gruppo elettorale porterà il Gop allo stesso residuale ruolo giocato dai Democratici dal 1968 al 2004 per quanto riguarda le presidenziali. Con un'importante eccezione però: in questo periodo i bianchi conservatori del Sud e delle periferie del Midwest regalavano ai Dems la maggioranza alla Camera e un'alta competitività al Senato. I repubblicani non si potranno confortare neppure con questo.

sabato 8 novembre 2008

Palle Dei Lobotomizzati per Obama

Sul sito dei deputati berlusconiani per Obama ho trovato un surreale e dadaista articolo del Giornale che elenca le similitudini programmatiche tra la piattaforma presidenziale dei Democratici(giusto per ricordare il partito che esprime il presidente eletto) e quella del PDL attualmente al governo. Il pezzo, redatto da tal Gian Maria De Francesco, è apparso su Il Giornale, quotidiano che non smentisce mai la sua fama giornalistica che lo fa apparire meno credibile di Chi, visto che parliamo di stipendiati da Berlusconi.

L'arguta analisi premette che ci sono molte più similitudini tra il programma del Pdl rispetto a quelle del PD. A parte il fatto che trovo ridicolo paragonare il programma di un partito di un Paese come l'America, dove tutte le grandi aziende così come sanità e in parte scuola sono prevalentemente private, con l'Italia, dove invece le realtà economiche più importanti sono in mano allo Stato, scendiamo nel dettaglio per smentire il tragico pezzo.
  • Economia: secondo l'articolo la detrazione fiscale alla classe media promessa da Obama sarà pagata dagli introiti di una tassa sugli extraprofitti simile alla Robin Tax inventata da Tremonti. A parte il fatto che gli extraprofitti della case petrolifere con il prezzo del barile sotto i 100 dollari sono duretti da trovare in maniera cospicua, OBAMA HA PARLATO DELLA CANCELLAZIONE DEI TAGLI FISCALI DI BUSH. Cosa significa? Che per la prima volta negli ultimi 40 anni ha vinto un candidato che parlava di aumentare le tasse, benchè SOLO ai ceti più ricchi. Una netta inversione con la politica fiscale dei Repubblicani, che hanno come sempre postulato la riduzione del carico fiscale sempre e comunque, e favorendo in particolar modo i più abbienti. La Trickle down economics, musa ispiratrice di Reagan, Thatcher e Bush è evidentemente già scomparsa dal cuore dei berlusconiani. Obama ha proposto inoltre un ulteriore aggravio fiscale della FICA per i più abbienti, unica tassa probabilmente adorata da Berlusconi. Cos'è la FICA? è l'equivalente dei nostri contributi e serve a finanziare l'assicurazione sanitaria pubblica per i più anziani, Medicare, e la Social Security, la nostra pensione, che Bush, en passant, voleva privatizzare mentre Obama la vuole mantenere pubblica. Ad un comizio da Wal Mart, esempio classico del datore di lavoro che paga pochissimo i dipendenti, Obama disse che bisognava dare stipendi più alti ai lavoratori così che potessero risparmiare per la pensione e per mandare i figli all'università, e non solo fare la spesa nei discount. Retorica pari pari a quella berlusconiana.
  • Scuola: il paragone qui è ancora più scivoloso rispetto all'economia, data la natura completamente diversa dell'istruzione pubblica e privata in Italia e negli Usa. Obama è contrario ai buono scuola per finanziare gli alunni che scelgono le private, e ha proposto un intervento dello Stato per aiutare gli studenti americani a coprire le spese per il college, che portano spesso ad avere un esercito di laureati molto indebitati. E' vero che ha proposto salari sugli insegnanti basati sul merito, ma ricordo ai berlusconiani che il primo a proporre una cosa simile fu Berlinguer, con il metodo(abbastanza tragico) dei quiz. Obama, nella magica sera di Saint Paul, quando diventò la presumptive nominee dei Democratici ha dichiarato : And maybe if John McCain spent some time in the schools of South Carolina or St. Paul, Minnesota, or where he spoke tonight in New Orleans, Louisiana, he'd understand that we can't afford to leave the money behind for No Child Left Behind; that we owe it to our children to invest in early-childhood education; and recruit an army of new teachers and give them better pay and more support; and finally decide that, in this global economy, the chance to get a college education should not be a privilege for the few, but a birthright of every American. That's the change we need in America. That's why I'm running for president of the United States. Per chi non sa l'inglese, Obama ha parlato di maggiori spese per l'istruzione come dovere per i nostri figli, perchè l'educazione non sia un bene di pochi ma di ogni nato negli Stati Uniti. La compatibilità ideologica con chi taglia la scuola per finanziare l'abolizione dell'Ici e il mantenimento di Alitalia nelle mani italiane è ardua da trovare, almeno per me.
  • Esteri: Secondo il Giornale praticamente la linea di Bush non cambierà, e qui mi fermo perchè non so cosa dire per disperazione. Comunque, segnalo questa chicca: il Giornale rimarca come Israele, presente nella piattaforma di Obama, manchi nel programma del Pd presentato da Veltroni. Senza parole
  • Sicurezza. Qui si raggiunge il delirio. Secondo il Giornale il programma di Obama è fotocopiato da quello del PDL, o è talmente simile da meritare una simile definizione. Rimarco al Giornale, che Obama è favorevole alla sanitoria per i 12 milioni di clandestini presenti sul territorio nazionale. Obama è favorevole a concedere a queste persone un percorso verso la cittadinanza, escludendo che sia possibile e giusto espellerli. In merito all'espulsione, ecco il pensiero di Obama: "It's not going to happen. We're not going to go round them up ... We should give them a pathway to citizenship". Inoltre, secondo Obama gli immigrati clandestini dovrebbero avere una patente per la macchina, così che possano guidare per andare al lavoro. Sono posizioni molto simili ad un campione della Destra mondiale, ma il suo nome è George W Bush e non certo Silvio Berlusconi. Il problema per Bush fu la radicale contrarietà della base conservatrice e la spaccatura del Partito Repubblicano su questo tema che fu decisivo, benchè ignorato da tutti praticamente, per la sua rielezione del 2004.

Mappe che cambiano

Il 4 novembre del 2006 il miglior istituto di sondaggi statunitense, SurveyUsa, realizzò un confronto tra John McCain e Barack Obama. Il senatore dell'Illinois era allora su tutti i giornali per l'incredibile successo del suo secondo libro, The Audacity of Hope, uscito poche settimane prima. Il trionfo editoriale di Obama, senatore junior dell'Illinois, aveva generato nei media statunitensi un'enorme eccitazione sulla prima, credibile corsa di un afro-americano alla presidenza. Jesse Jackson ci aveva già provato, ma le sue erano sempre state sfide minoritarie già in partenza, al di là del fossato ideologoci che divide i due politici neri più famosi d'America. Nel 2006 John McCain era invece il repubblicano più popolare nell'opinione pubblica. La sua indipendenza da alcune delle posizioni più retrive dell'ala conservatrice del partito, come il sostegno alla sanatoria per gli immigrati clandestini, la presa di distanza dalla destra religiosa e l'appoggio alla lotta contro il cambiamento climatico, lo rendeva molto popolare tra i molti moderati che preferiscono i Democratici al Gop.


Nel novembre 2006 McCain vinceva in tutti gli Stati, ad eccezione di Illinois, Hawai e DC. Per quanto un sondaggio a due anni da una sfida elettorale appartiene più alla sfera della curiosità che al campo della demoscopia, l'ampio consenso del Maverick dell'Arizona dice molto sulla competizione appena conclusa, la cui mappa elettorale trovate qui sotto. La svolta conservatrice di McCain, che ha abbandonato ogni sua posizione moderata per compiacere la base e anche la dirigenza del partito, ha portato alla più clamorosa affermazione di un Democratico degli ultimi 44 anni. Considerendo che il trionfo di Johnson fu comunque la riconferma di un presidente in carica, si può notare come nessun candidato dei Democratici negli ultimi 100 anni ha conseguito una così netta vittoria al primo tentativo. Con l'eccezione di Franklin Delano Roosevelt, che però corse dopo 3 anni di recessione. La formidabile, e leggendaria, campagna elettorale di Obama ha ovviamente contribuito molto alla nuova mappa elettorale, ma il fatto vero di questa tornata elettorale è che le posizioni conservatrici che hanno caratterizzato l'Amministrazione Bush e la leadership repubblicana al Congresso sono ormai maggioritarie solo in 15 Stati americani, quelli colorati di rosso scuro nella cartina di Electoral-Vote e che rappresentano gli Stati vinti da McCain con oltre 10 punti di vantaggio.
Gli Stati Blu scuro, dove invece Obama ha distanziato il suo avversario di almeno 1o punti, sono invece 21. Nel 2004 invece gli Stati rosso scuro erano 22, contro 10 Stati intensamente blu. Il computo degli Stati non è però accurato del diverso peso elettorale e demografico. Tra i primi 10 Stati americani più importanti per popolazione Bush ne vinse 5, Texas, Florida, Ohio, Georgia e North Carolina, mentre Kerry prese l'altra metà più settentrionale, California esclusa, ovvero New York, Illinois, Pennsylvania e Michigan. Nel 2008 invece McCain è riuscito a vincere solo in Texas e Georgia, ribadendo così il nuovo ruolo di partito regionale del Gop. Capace di vincere solo dove ci sono insediamenti abitativi caratterizzati da una bassa intensità abitativa, Grandi Praterie e Stati delle montagne rocciose, oppure nelle povere zone dell'Appalachia e del Sud dove la situazione di disagio economico acuisce, in particolare nel Solid South, le conflittualità razziali ancora esistenti.

La Differenza

Barack Obama si è scusato per una gaffe commessa ieri in conferenza stampa. Una giornalista aveva chiesto al presidente eletto se avesso chiamato gli ex inquilini della Casa Bianca. Obama aveva rimarcato di aver sentito tutti, ma non Nancy Reagan per non fare una sorta di seduta spiritica.

Obama, attraverso il suo portavoce, ha chiesto scusa alla moglie di Ronald Reagan per la battuta inopportuna. Notare la differenza con qualche recente caso italico.

President-elect Barack Obama called Nancy Reagan today to apologize for the careless and off handed remark he made during today’s press conference," said transition spokeswoman Stephanie Cutter. "The President-elect expressed his admiration and affection for Mrs. Reagan that so many Americans share and they had a warm conversation

venerdì 7 novembre 2008

Yes We Tan !!

Sì ci abbronziamo!! Foto meravigliose dalla magica notte di Chicago per consolarsi dalle dichiarazioni del presidente del consiglio italiano, l'uomo dal più tragico senso umoristico della storia. A essere generosi.







Dream Team

Da sinistra a destra: Gibbs, Plouffe, Obama, Axelrod. Foto tratta dalla pagina Flickr di Barack Obama

Il miglior team politico della storia recente, capace di portare un giovane e carismatico senatore di un Blue State alla più brillante elezione degli ultimi 20 anni.

Prima conferenza stampa

Il presidente eletto Barack Obama ha tenuto oggi la sua prima conferenza stampa a Chicago. Il briefing si è focalizzato sullo stato dell'economia americana, che ha perso posti di lavoro per il decimo mese consecutivo. Nessun annuncio su nuove nomine di gabinetto. Era attesa la scelta del Segretario del Tesoro, che non è arrivata. Obama ha sottolineato come egli non sia ancora il Presidente, che gli Stati Uniti hanno solo un'Amministrazione e che dunque le decisioni fino al 20 gennaio spetteranno ancora a George W Bush. L'attuale presidente incontrerà Obama lunedì per il primo scambio di informazione e vedute sul processo di transizione. Ultima curiosità: Malia Ann è allergica (come me) e quindi la scelta del cane dovrà essere ponderata tenendo in considerazione la malattia della bellissima primogenita del nuovo presidente. Una bella famiglia di A-Abbronzatissimi.

PS: Dietro Obama c'era il team dei suoi consiglieri economici, insieme ad un autorevole Biden ed a un molto rilassato Emanuel. David Axelrod stava appoggiato al muro in fondo alla sala e chiacchierava con un paio di giornalisti. E guardava estasiato Barack. Il loro legame sarà forte e deciderà molto della prossima agenda degli Usa.

giovedì 6 novembre 2008

Che tristezza

Prima di andare a letto mi sono fatto male guardando 10 minuti di Santoro. Puntata sull'America. In questo breve periodo, Santoro ha trasmesso un ridicolo servizio sui nazisti statunitensi che vogliono uccidere Obama e ha appena detto che Obama contrasta la libertà di avere mani.
  • i complotti per uccidere Obama non esistono e i casi emersi erano storie ridicole e molto tristi su dei poveri coglioni ancora più patetici e meno pericoli dei nazisti dell'Illinois del film dei Blues Brothers
  • Obama, appena conquistata la nomination, appoggiò la sentenza della Corte Suprema che ha stabilito in modo definitivo che il II amendamento sancisce un diritto costituzionale dei cittadini americani al possesso individuale delle armi a scopo di autodifesa

Santoro ha raccontato prima e poi detto due grosse vaccate.Per fortuna che non ho sentito il resto della trasmissione. Gli esperti in studio erano Zucconi e Belpietro...

Rahm Chief of Staff

La prima nomina presidenziale è arrivata: dopo alcuni giorni di riflessione, Rahm Emanuel ha accettato l'incarico di Chief of Staff, il responsabile del personale del Casa Bianca e principale consigliere del presidente. Ebreo di Chicago, Emanuel è l'attuale chairman del gruppo democratico alla Camera. Nel 2006 fu il responsabile della campagna elettorale per il rinnovo della House che portò alla riconquista della maggioranza da parte dei Democratici. I repubblicani hanno già criticato la scelta come eccessivamente di parte. I dettagli nell'anticipazione di Politico.
Secondo Ambinder

Advisers say that Obama has sent a not-so-subtle message to Congress: President-Elect Obama will not cede much agenda-setting ground to liberals. While outside Democrats are interpreting Emanuel's selection as an institutional message for Nancy Pelosi, Obama advisers concede that Emanuel's ties to key party centrists and blue dog Democrats will be criticial to smoother relationships between the executive and legislative branches

Dopo il kapò nazista al tedesco..

..ora il bello e abbronzato al primo presidente afro-americano degli Usa. Silvio non si smentisce mai. Le sue battute, se le si può definire così, possono far ridere solo gli Yes man(vedi alla voce parlamentari) di cui si circonda.

Rocca ha torto, e pure Sofri...

... ma hanno ragione nel denunciare il giornalismo ridicolo di Travaglio. Premesso questo, che è in realtà la vera ragione del contendere, rimarco un errore fondamentale dell'analisi di Christian Rocca

"Chiunque abbia letto il giornale e il blog nell’ultimo mese sa che è vero esattamente il contrario, cioè che eravamo certi della vittoria di Obama, e a valanga. Prima, invece, quando si era ancora lontani dal voto ho sempre scritto che chi diceva di sapere il vincitore mente sapendo di mentire"

Qualsiasi persona che non dicesse che c'era un vincitore scontato diceva una baggianata, anche uno, due, tre, quatto mesi fa e via dicendo. Chi legge il mio blog o le mail che inoltro sugli Usa sa che i Democratici, qualsiasi candidato avessero proposto, sarebbero stati largamente favoriti.

Non casualmente la mattina del 4 intitolavo le mie previsioni sull'exit poll nazionale, che avrebbe determinato la vittoria chiara e netta di Obama, che stimavo al 52,8%, "Il trionfo di Obama è la rivincita di McGovern". McGovern era, in modo conciso, banale e pure un po' sbagliato, il politico che portà i Dems a essere il partito delle minoranze etniche e sociali. Al momento, quando ancora mancano un pò di voti delle contee di Boulder, CO, Portland, OR, e Seattle, WA, tutte molto favorevoli ai Democratici, Obama guida al 52,6%. Il dato era scontato, perchè bastava guardare l'exit poll delle midterm del 2006 per capire che la rivoluzione demografica dell'America aveva ormai cambiato le dinamiche elettorali. Cosa diceva quell'exit poll targato midterm 2006? Che i Democratici potevano contare sull'appoggio dei 2/3 abbondanti delle minoranze etniche. In un elettorato sempre meno bianco, e con un partito repubblicano teso a difendere ormai da 20 anni solo quel segmento elettorale, ogni esponente del Gop era spacciato, per due motivi: l'ostilità delle minoranze etniche nei confronti dei Repubblicani, legata ma non causata dall'altro fattore che condannava McCain, l'impopolarità record di Bush nel 2008.

Ma il vero errore di Christian Rocca e di tutta la stampa italiana e di gran parte di quella mondiale è stata la cattiva interpretazione delle elezioni del 2004. Un presidente uscente di un'America in guerra, contraposto ad un (improbabile) senatore liberal del Massachussetts, aveva strappato la conferma grazie ad un prodigioso recupero nelle minoranze etniche, in particolare quelle ispaniche, che avevano consegnato Stati come Colorado, Nevada e New Mexico.

Facendo un calcolo forzato e sbagliato nelle premesse ma significativo nelle sue conclusioni, spiego coi numeri. Applicando la composizione demografica dell'elettorato del 2008 con i risultati nei vari segmenti etnici di Bush e Kerry, la sfida nazionale si sarebbe conclusa 50,37 a 49,62 in favore del candidato repubblicano (2004: B 50,8-K 48,4). Bush, con l'elettorato del 2008 ma con il consenso demografico del 2004 perde un mezzo punto percentuale, mentre Kerry guadagna 1,2 punti. Applicando lo stesso metodo sulla composizione demografica dell'elettorato nei singoli Stati le perdite di Bush sono ancora più secche, tali da mettere in dubbio la riconferma della Casa Bianca. A livIn Iowa Kerry vince 49,94 a 48 mentre in New Mexico Kerry supera anche il 50%: 50,54 a 48,79. Con questi due Stati Kerry arriva a 264, e siccome vince in Nevada (50,35 a 47,92) l'elezione finirebbe alla Camera dei Rappresentanti dato che i due candidati pareggiano nel Collegio Elettorale, 269 a 269. Kerry potrebbe mangiarsi il cappello, perchè nel Colorado finisce 49,4 a 49,3, quindi solo per lo 0,1% in questo Stato il senatore di Boston non diventa il 44esimo presidente. (Il mondo e io però ringraziamo il destino perchè così abbiamo avuto Obama).

In realtà Kerry se la dovrebbe prendere con me, perchè nei calcoli ho arbitriamente inserito il dato nazionale nel voto dei vari segmenti etnici dove questo era assente nell'exit poll perchè troppo piccolo come subsample.

Il dato del voto definito OTHER, cioè etnia diversa da bianca, nero, ispanica o asiatica, nel Nevada mi fa però pensare che in Colorado avrebbe vinto Kerry. Applicando un metodo forse più corretto visti i mutamenti politici, e cioè inserendo i dati delle fasce etniche del 2008 con la composizione demografica 2004, Kerry vincerebbe a livello nazionale 51,24 a 46,73, un dato estremamente vicino a quello registrato nel 2008, che è attualmente 52,5 a 46,3. Il vantaggio (virtuale) di Kerry è inoltre molto vicino al vantaggio che Obama ha sempre avuto in tutti i sondaggi condotti a livello nazionale, con la significativa eccezione del periodo delle Convention dove McCain ha beneficiato del tipico effeto bounce(+6 come massimo rispetto al punti di partenza entro 10 giorni dalla fine della Convention, ritorno al punto di partenza entro 25 giorni, per ulteriori info qui).
Ma i sondaggi ci spostano dalla vera questione. Rocca sbagliava analisi perchè pensava che la politica estera o quella economica decidessero le elezioni americane. Pur essendo temi fondamentali, ovviamente, la questione preminente di questo ciclo elettorale così come nel 2006 era l'immigrazione. Tra il 2000 e il 2007 la popolazione americana è passata da 280 a 305 milioni. La strabiliante crescita, se paragonata ai tassi europei, è stata determinata dalla crescita della popolazione ispanica, che è aumentata in questo lasso temporale del 27%, mentre le altre etnie hanno visto un incremento del 3,1%. Gran parte dell'aumento dei latini è derivato dalla immigrazione dai Paesi più poveri del Centro-Sud America, Messico in primo luogo. Tra i giovani americani ben un quarto ha ora un genitore immigrato. Nel 2000 i bianchi erano il 70% della popolazione e l'81% dell'elettorato, nel 2008 il 74% dell'elettorato si spiega con il fatto che i caucasici non ispanici sono solo il 65% degli americani. Il fenomeno migratario ha cambiato il volto dell'America, e questo andava raccontato più che le megaseghe su neocon o sui vestiti di Palin e Michelle Obama( sono critiche a Rep e Corsera, non certo al bravo Rocca).

Quando McCain ha sconfessato le sue posizioni sull'immigrazione per ottenere la nomination prima e poi compiacere la base repubblicana poi, le elezioni sono diventate invincibili per il senatore dell'Arizona. E se guardate il sito della Gallup, McCain non ha mai neanche minimanente sfiorato i valori di Bush nel segmento ispanico, l'unica sua improbabilissima chance di vittoria, o l'unico fattore che avrebbe reso equilibrata la competizione. Il fatto che il candidato di nessun partito abbia mai vinto la Casa Bianca quando il Presidente uscente o che cercava il secondo mandato era sotto al 35% nel tasso di approvazione era il chiodo definitivo alla bara repubblicana. Tutto il resto è noia. Dopo Kurt di ieri ora chiudo citando il Califfo.

PS: A Rocca riconosco che è stato l'unico giornalista italiano a rimarcare come Bush fosse un repubblicano molto attento alle minoranze etniche: non casualmente ha nominato due cattolici(bianchi, ma segnale importante per la gente che arriva dal Messico) alla Corte Suprema, ha avuto due Segretari di Stato neri e il primo Attorney General ispanico.

PPS: l'errore di Luca, citato un pò fuori luogo nel titolo, come di tutti gli obamiani, era quello di preoccuparsi. Queste elezioni sono sempre state scontate. Io sbaglio sempre i pronostici, e stavolta è la prima volta che ci ho preso in modo preciso.

PPPS: altre analisi simili seguiranno.

mercoledì 5 novembre 2008

Mike e il lato giusto dell Storia(altro che il ridicolo Joe the Plumber)

Uno dei simboli della pessima campagna di McCain è stato il ridicolo Joe The Plumber. Spacciato per l'archetipo della classe media, Samuel Joe Wurzelbacher era un repubblicano a 24 carati pompato da Fox News e media conservatori nella speranza che la coalizione sociale reaganiana si ripresentasse ancora. Anche chi ne faceva parte si era però già accorto della sua dissoluzione, meravigliosamente rappresentata da questa storia. La storia di Mike, un repubblicano di Cincinnati, Ohio.
Cincinnati è una delle poche grandi città americane di tendenza conservatrice. Fino al 2008, i Democratici avevano sempre perso prevalentemente per le ferite lasciate dai conflitti razziali degli anni '60. Obama è riuscito anche a conquistare Cincinnati, così vincendo l'Ohio. Ripropongo qui sotto il post che avevo scritto 2 settimane fa. Ero sicuro che avrebbe rappresentato già allora la vittoria che incombeva. Ora che il successo è stato clamoroso, mi sembra giusto dargli ancora evidenza. Dedico questo post alla bellissima, e demoniaca, bambina bionda che ad un rally di McCain a Denver diceva che una scimmia non può essere un presidente. Sicuramente lei non leggerà questo post, ma la speranza è che la merda razzista che ha in testa possa sparire nel futuro. Coi genitori che ha ci sono comunque poche speranze.

giovedì 23 ottobre 2008

Mike e il lato giusto della storia

Ben Smith è un redattore di Politico.com che realizza un blog semplicemente imperdibile sulle elezioni americane viste dal lato dei Democratici. In questi giorni riceve molte mail, tutte molto belle, a proposito di scene incredibili sull'early voting. Questo racconto proviene da uno dei bastioni dei repubblicani in Ohio, la contea di Hamilton che ha come sede Cincinnati. Qui il testo della mail

Upon arriving at the Hamilton County Board of Elections in Cincinnati to vote early today I happened upon some friends of my mother's — three small, elderly Jewish women. They were quite upset as they were being refused admitance to the polling location due to their Obama T-Shirts, hats and buttons. Apparently you cannot wear Obama/McCain gear into polling locations here in Ohio.... They were practically on the verge of tears.After a minute or two of this a huge man (6'5", 300 lbs easy) wearing a Dale Earnhardt jacket and Bengal's baseball cap left the voting line, came up to us and introduced himself as Mike. He told us he had overheard our conversation and asked if the ladies would like to borrow his jacket to put over their t-shirts so they could go in and vote. The ladies quickly agreed. As long as I live I will never forget the image of these 80-plus-year-old Jewish ladies walking into the polling location wearing a huge Dale Earnhardt racing jacket that came over their hands and down to their knees!Mike patiently waited for each woman to cast their vote, accepted their many thanks and then got back in line (I saved him a place while he was helping out the ladies). When Mike got back in line I asked him if he was an Obama supporter. He said that he was not, but that he couldn't stand to see those ladies so upset. I thanked him for being a gentleman in a time of bitter partisanship and wished him well.After I voted I walked out to the street to find my mother's friends surrouding our new friend Mike — they were laughing and having a great time. I joined them and soon learned that Mike had changed his mind in the polling booth and ended up voting for Obama. When I asked him why he changed his mind at the last minute, he explained that while he was waiting for his jacket he got into a conversation with one of the ladies who had explained how the Jewish community, and she, had worked side by side with the black community during the civil rights movements of the '60s, and that this vote was the culmination of those personal and community efforts so many years ago. That this election for her was more than just a vote ... but a chance at history.Mike looked at me and said, "Obama's going to win, and I didn't want to tell my grandchildren some day that I had an opportunity to vote for the first black president, but I missed my chance at history and voted for the other guy."

In sintesi, per i non anglofoni. Tre donne ebree, anziane, si recano al seggio speciale per l'early voting nella città di Cincinnati indossando magliette e spilllette pro Obama. Gli ufficiali preposti al controllo del voto le respingono a causa dell'abbigliamento inopportuno. Le tre signore sono sul punti di scoppiare a piangere, e un uomo molto alto e grosso offre loro la sua giacca NASCAR, le corse automobilistiche USA, così da coprire le loro magliette "politiche" e poter votare. Le tre signore acconsentono e sono ammesse al seggio. La donna che racconta la storia ringrazia l'uomo, che si presenta come Mike per il gesto e gli chiede se lo ha fatto perchè è un supporter di Obama. Mike dice semplicmente di no. All'uscita dal locale, Mike, incontra le signore e racconta di aver sentito, mentre era ritornato in coda, un'altra donna spiegare come gli ebrei avessero lottato insieme agli afro-americani negli anni '60 per affermare i diritti civili negli USA. Per la signora, che aveva partecipato alle battaglie di quel movimento, poter votare un nero come candidato presidente era il culmine di una speranza iniziata 40 anni fa. Mike, agghindato come il tipico repubblicano da classe media, confida di aver cambiato idea su chi votare, in maniera semplice ma meravigliosa: "Obama vincerà, e non voglio raccontare ai miei nipoti in futuro che ho avuto l'opportunità di votare il primo presidente nero, e ho perso questa chance scegliendo l'altro candidato.

Mike ha scelto il lato giusto della storia, e dei sondaggi. Mike è dello stesso Stato di Samuel Wurzelbacher, il repubblicano a 24 carati che per qualche giorno la campagna di McCain ha spacciato come Joe l'idraulico simbolo dell'America lavoratrice. Ormai finiti i 15 minuti di celebrità di Joe the Plumber, la scelta di Mike trionferà.

Pubblicato da andrea mollica

Previsioni confermate: America Smells like Dem Spirit

Nell'analisi del voto che ho pubblicato ieri prima che si sapessero i risultati ( e che ho scritto nel weekend dopo il primo dibattito presidenziale e che poi ho aggiornato) mi ero concentrato solo sul voto nazionale. Chi segue la politica americana sa che nelle elezioni dove esiste un chiaro favorito la mappa degli Stati in bilico non è decisiva per l'esito finale. Ieri avevo previsto un voto finale di Obama pari al 52,8%, e attualmente su CNN Obama sta al 52,4. Siccome mancano alcune contee di Colorado, Oregon e Washington favorevoli ad Obama credo che il candidato democratico possa anche superare la mia stima. Nella composizione demografica del voto ho sopravvalutato Obama tra gli ispanici e sottovaluto, anche se non l'ho poi messo, McCain tra i bianchi. Obama sta al 43 tra i bianchi, così come Clinton nel 1996. Proprio come avevo detto. Ho sottovaluto di un punto la dimensione del voto afro-americano, ma un piccolo errore sul subsample è concesso anche ai sondaggisti :-)

Nella scelta degli Stati, sui quali ho volutamente ragionato meno, ho azzeccato tutti fino a quota 339, che ero sicuro che il senatore dell'Illinois avrebbe superato. Tra Missouri, North Carolina e Indiana avevo indicato solo il primo come conquista di Obama. Avevo considerato maggiormente l'aspetto politico che quello organizzativo, un errore quando si pensa alla più strepitosa organizzazione politica mai comparsa nella politica americana. Alla fine poche migliaia di voti hanno deciso questi 3 Stati, probabilmente spostati dalla decisione della campagna di Obama di mobilitarsi in NC e IN, dove non casualmente il prossimo presidente ha tenuto gli ultimi comizi della sua incredibile corsa. Nel molto cortese commento di Federico/Jimmomo sul mio post, il valido blogger romano , che ringrazio di cuore viste le incomprensioni dei giorni scorsi, rimarca la mia attenzione esclusiva al fattore demografico. Jim ha parzialmente ragione, ma per capire le dinamiche della politica americana lo sviluppo demografico e il suo impatto sulla società sono le migliori chiavi di comprensione. Anche per valutare meglio elementi decisivi del dibattito politico, come la sanatoria per i clandestini, trascurati dall'analisi europea e anche americana per la tradizionale preminenza della politica estera. Magari non è un approccio esaustivo, ma è il migliore per corroborare le rilevazioni effettuate dagli istituti demoscopici statunitensi. Perfetti, come al solito. Al di là di qualche ridicola tesi sul complotto demoscopico/mediatico pro Obama che si è letto da varie parti in rete. Tornerò comunque su questi temi. Queste elezioni hanno fornito talmente tanti spunti che sicuramente approfondimenti seguiranno. Un ultimo spunto dedicato al sottoscritto: il 14 gennaio del 2008 il mio amico democratico Pippo Civati ospitò un mio endorsement pro Hillary, che trovate qui. Scrivevo io e scriveva Pippo:

Mollica endorses Clinton
Per la rassegna
Obama sui Navigli, ospito volentieri un contributo di Andrea Mollica, l'Al Gore di Varese. Andrea è un vero esperto degli Usa, prima perché seguiva i Nirvana, ora perché segue il dibattito politico. Ero quasi certo che stesse con i Clinton, e pubblico le sue valutazioni proprio perché il mio sostegno a Obama vuole essere un'occasione di dibattito e di confronto. Scrive Andrea: "Se si crede che le elezioni di midterm del 2006 siano state l'equivalente di quelle del 1966, ovvero un prodromo di una rivoluzione politica che avviene nelle presidenziali successive, allora Barack Obama può essere, o meglio è l'uomo giusto."

Mi piace pensare che anche sbagliando, nel senso che pensavo più competitiva la Clinton, avevo intuito un futuro che mi sembrava troppo incerto. Già a luglio, comunque, la candidatura di Obama si era palesata come la più adatta ad intercettare i mutamenti demografici degli ultimi 10 anni. America Smells Like Dem Spirit, in onore al mio nume tutelare della cultura progressista statunitense. Kurt Cobain, che se avesse sconfitto i suoi demoni personali, ieri avrebbe probabilmente suonato uno splendido pezzo rock alla festa di Chicago.

Partito Democratico

E' la traduzione di Democratic Party. E' il partito che ha stravinto ieri le elezioni negli Stati Uniti. Mi sembra che questo concetto manchi nell'informazione (radio)televisiva italiana che sta raccontando ciò che è successo ieri negli Usa.

Pensieri sparsi su un trionfo (in)aspettato

  • La vittoria di Obama è stata impressionante. Nessun democratico dal 1964 aveva superato il 51% a livello nazionale, così come dalla vittoria di Lyndon Johnson mancavano successi in Stati come Indiana e Virginia.
  • Obama è il primo presidente eletto dalle minoranze etniche. Tra i bianchi accusa un distacco di oltre 10 punti rispetto a McCain. Nonostante questo, l'America delle mille etnie frutto dell'immigrazione ha trovato nel figlio di un kenyota il suo nuovo leader. E' l'America che già c'era nel 2000 e nel 2004, ma che nè Gore nè Kerry seppero massimizzare.
  • La coalizione multietnica di Obama ha un esplicito carattere post razziale. Qualche bianco non ha votato il candidato democratico per il colore della sua pelle, ma è stato compensato dal prevedibile turnout record degli afro-americani. Gli Zucconi che blateravano sul razzismo degli americani sono serviti.
  • Obama ha costruito l'organizzazione politica perfetta. Un candidato apparentemente minoritario ha trovato in Internet e nella tecnologia gli strumenti per raggiungere quella parte di società pronta all'impegno politico ma non ascoltata(giovani, minoranze). La raccolta fondi organizzata da Plouffe e Axelrod dovrà essere studiata nei manuali universitari
  • La strategia elettorale è stata perfetta. Un comizio a Pittsburgh nell'ultimo weekend per assicurare la Pennsylvania, l'ultimo giorno una visita in North Carolina, Indiana e Virginia per trovare il consenso negli Stati (ex) repubblicani. Avevo scritto ieri pomeriggio che l'ultima tappa a Indianapolis era il segnale di una vittoria trionfale, mi fa piacere averci preso.
  • segue...

martedì 4 novembre 2008

L'Hawaii incorona suo figlio Obama

Tra 5 minuti i media americani annunceranno la vittoria di Barack Obama. Chiudono le urne la Califorina, l'Oregon e Washington che saranno vinti in modo oltremodo netto dal candidato democratico. L'Hawaii, il suo Stato natagli, e dove l'altro ieri è morta sua nonna, lo metterà sopra quota 270 Voti Elettorali e un cerchio si chiuderà. ulteriore simbolo di una notte magica

Obama presidente e l'ONDA BLU

Come previsto, l'America è stata percorsa da un'onda blu. Democratica e progressista, l'America si è scoperta diversa. Ad analizzare bene i risultati del 2004, la maggioranza democratica era già in fieri. Ora è esplosa e un figlio di un africano è l'uomo più potente del mondo.

Presidenziali: Obama ha vinto in modo netto, e avrà un risultato attorno ai 350 EV. A sorpresa l'Indiana è Toss-Up assoluto, e lì si pensava che i sondaggi sopravvalutassero il candidato democratico. Per il resto tutto come previsto. McCain tiene l'Appalacchia e il Sud più conservatore, gli Stati delle Montagne Rocciose e quelli delle grandi praterie. Dove ci sono insediamenti urbani i repubblicani arretrano paurosamente.
Senato: I Democratici si avviano a conquistare 59 seggi. Manca solo 1 alla quota magica di 60.
Camera è ancora presto ma la maggioranza democratica è già stata confermata.

Obama nuovo presidente Usa

0407 207 con l'Iowa, mentre McCain sale a 129. Obama arriverà oltre i 330 EV sicuramente, ora bisogna solo capire la dimensione della vittoria. Anche a Senato e Camera le cose vanno molto bene.

0400 Obama 200, McCain 124 per CNN e NBC. Obama è già presidente perchè vincera sicuramente Oregon, Washington e California che arriveranno sul tardi dato le 3 ore in più di fuso. CGuardando le contee del Nord Obama vince la Virginia, ha una più che concreta chance in Missouri, North Carolina e Indiana. Solo al Sud sta andando male, lì un nero è ancora inaccettabile per i bianchi.

0345 Obama vince anche la Virginia. mia previsione. New Mexico per Obama, che ormai spera di stravincere con Indiana e North Carolina, Obama in testa a Tampa dopo che i voti postali avevano drogato il consenso a McCain. Direi che pure in Florida mi posso esporre. Vincerà di poco il candidato democratico. Si arriva ai 350 a naso...
0330 Texas per poco ai Repubblicani, Arizona incertissimo. E' un massacro per i Repubblicani
0323 Exit poll Colorado: pari tra i bianchi, +30 tra gli ispanici. Obama vince il Colorado ed è il nuovo presidente degli Usa senza dubbio alcuno.

0320 Exit poll Ohio, Obama è a -4 tra i bianchi, Kerry stava a -12. Obama prende più voti tra i neri, che sono il 12% dell'elettorato mentre nel 2004 erano il 10. L'Ohio è di Obama

0315 Obama sta vincendo Loudoun County. E' al 33% dello scrutinio, il dato inizia ad essere significativo. Bush vinse con +11. Al 67% dello scrutinio è McCain 50- Obama 49, Però le contee buone per McCain hanno già dato i risultati, quelli pro Obama meno...

0305 Obama 175-McCain 70
0300 Assurdo. Michigan, Minnesota e Wisconsin sono già assegnate ad Obama, il Texas e l'Arizona sono too close to call...sta andando benissimo
0300: In Virginia mancano le contee del nord e Obama è a -5. Tra un pò arriva il Colorado...
0250 Exit poll Missouri: -8 tra i bianchi, +85 tra i neri. Non è malvagio. Al Senato North Carolina per i Democratici. Ottimo

0248 Ad ora siamo Obama a 102, McCain a 34

0235 Alabama a McCain, Obama stravince in Pennsylvania e molto bene in New Hampshire...io una sensazione su chi è il nuovo presidente ce l'ho...

0230 Obama vince il New Hampshire e il fatto che lo dicano già ora è già un buon segnale. Ora arriva l'Ohio, la Florida sarà un testa a testa. McCain va bene a Tampa, male a Orlando...

0215 Pennsylvania è ufficialmente assegnata dal consorzio che cura gli exit poll, però alcuni aspettano. Con la Pennsylvania ad Obama, McCain dovrebbe fare un miracolo in Colorado, Stato che ha praticamente abbandonato 1 settimana fa...

0210: Pennsylvania è data ad Obama, la CNN aspetta... in Florida Obama corre un pò peggio di Kerry tra i bianchi, meglio tra i neri che votano di più rispetto al 2004, gli ispanici sono clamorasamente da Obama al di là dell'errore statistico.

0200 Massachussetts, Illinois, Connecticut, DC, New Jersey, Maryland e Delaware a Obama, Tennessee e Oklahoma a McCain. Tutto normale, tranne che Mississippi e Alabama non sono subito assegnate al candidato repubblicano. Segnale brutto per McCain...
Voti Elettorali: Obama 77, McCain 34

0158 Obama sotto di 3 nel voto bianco in Indiana. Kerry stava circa a meno 25. Così dovrebbe vincere, ma aspettiamo...

0157 South Carolina a McCain. non è una sorpresa

0152 Obama 49 McCain 50 al 25% dello scrutinio in Indiana. Manca tutta la zona più favorevole ad Obama. Ci sono dati pazzeschi, dare un occhio please..

Obama winning Vigo county 57 - 42 (80% IN) which is a county bush won 53- 46
Jay Co Bush 66 - kerry 33 Mccain 52 - Obama 47 with half in that is a 28 pt swing toward the dems
southbend starting to come in Bush won that county 51 - 48 Obama is winning 64 - 35 with 33% in


0150 Obama sta vincendo nel voto popolare di 3 punti. Conta niente, ma gli Stati che hanno chiuso le urne sono quasi tutti conservatori.

01 40 su open left danno Obama avanti in North Carolina...
west virginia annunciata per McCain. normale Indiana sta andando incredibilmente bene

01.35 In Indiana vincerebbe Obama con l'exit poll...

01.30 Exit poll completo della CNN. Obama al 41 tra i bianchi, 92 afroamericani, 67 ispanici
bianchi 28,29
neri 19,32
ispanici 3,35
asiatici 2
Obama al 52,5 Ha vinto la Virginia, tra un pò l'annunciano

01.20 Situazine positiva negli exit poll della Virginia. Se Obama è al 40 tra i bianchi ha vinto, come sembra indicare l'exit poll. Se asiatici e ispanici han votato più del previsto, vince bene. In Indiana il dato mi sembra troppo buono per essere vero...

In Virginia: Obama won among women and split the make vote; he got 9 in 10 black voters; they're a little less than a quarter of the electorate. Among whites, nearly 60% are backing McCain -- that's eight points lower than John Kerry's number among whites. Critically, more than 50% of Virginians said that McCain would continue President Bush's policies. About 40% of black voters and 20% of white voters said that race was a factor in their choice.In Indiana, white working class voters backed Obama by 3 points; Obama has a lead among women; he's tied among men.

01.16 Da Ambinder

Indiana too close to call
Georgia too "early" to call, McCain lead
Virginia too early to call, Obama lead
South Carolina too early to call, McCain lead


Così è quasi fatta....Indiana pari e Virginia per Obama.

01.15 Daily Kos annuncia la vittoria, con discreto margine, della Virginia da parte di Obama. Vince anche il mio candidato preferito al Senato, Mark Warner. Così Obama è presidente. aspettiamo conferme che daily kos è un pò schierato...

01.15 In Vermont Obama domina tutte le categorie del voto, tranne repubblicani e conservatori. Abbastanza scontato.

01. 10 In Kentucky gli exit poll non sono molto buoni. Obama perde di 25 il voto bianco. E' un dato che conferma il problema appalachiano già emerso alle primarie, per l'Ohio si balla abbastanza.

01.05 CNN assegna Kentucky a McCain e Vermont a Obama. Virginia, Indiana, Georgia e South Carolina too close to call. Sono 4 Stati dominati da Bush nel 2004. La situazione è ottima.

00.56 In Kentucky Obama recupera e McConnell stenta... Bene....

00.55 Il sito con i risultati della Virginia, tra un pò
https://www.voterinfo.sbe.virginia.gov/publicsite/sbe%20Temp/

00.53: Aspettando la Virginia, CBS dice
CBS News reported 71% of voters in the exit disapproved of Bush. If that number holds up Atlantic Media political director Ron Brownstein estimates that Obama will end up winning between 52% and 54% of the electorate

00.50 In Kentucky vince McCain e McConnell conferma il seggio al Senato. Niente di inaspettato, neiente di preoccuopante

00.35 Primi exit poll. Tutto da valutare con calma
Florida: Obama 52 percent/McCain 44 percent
Georgia: Obama 47 percent/McCain 51 percent
Indiana: Obama 52 percent/McCain 48 percent
Iowa: Obama 58 percent/McCain 42 percent
Michigan: Obama 60 percent/McCain 39 percent
Minnesota: Obama 60 percent/McCain 39 percent
Missouri: Obama 52 percent/McCain 48 percent
Nevada: Obama 55 percent/McCain 45 percent
New Hampshire: Obama 57 percent/McCain 43 percent
New Mexico: Obama 56 percent/McCain 43 percent
North Carolina: Obama 52 percent/McCain 48 percent
Ohio: Obama 54 percent/McCain 45 percent
Pennsylvania: Obama 57 percent/McCain 42 percent
Virginia: Obama 55 percent/McCain 45 percent
West Virginia: Obama 44 percent/McCain 55 percent
Wisconsin: Obama 58 percent/McCain 42 percent

00.31: I temi più importanti nell'exit poll è l'economica, che domina
The top issue: economy 62%, Iraq 10%, terrorism 9%, health care 9%

00.30 Exit poll sugli early voters

Indiana: Obama 73 percent/McCain 23 percent
Ohio: Obama 69 percent/McCain 31 percent
Virginia: Obama 63 percent/McCain 36 percent

PAUSA

Liveblogging va in pausa di 2/3 ore. Si torna coi primi exit poll, che arrivano alle 11.


Harlem, New York City


Pennsylvania




L'America Vota

20.10 Le parole di Obama ai giornalisti dopo il comizio di Indianapolis

I think we can win Indiana, otherwise I wouldn't be in Indiana

C'è estrema sicurezza nel quartier generale a Chicago, lo Stato dell'Indiana può essere vinto solo se il margine a livello nazionale è superiore al 6 percento.

20.05 c'è molta calma nella blogosfera americana, sia quella ufficiale dei mainstream media che in quella più militante. Succedono i soliti problemi alle macchine elettorali, e in Virginia un comitato ha già chiesto di prolungare il voto. La folla ai seggi è enorme, la passione è grande.

20.00 Ultime proiezioni da siti a me cari,538 e RN. Nate vede Obama vincere 353 a 185. Andrea Mancia sceglie il rischio vede la vittoria repubblican, assegnando la Pennsylvania a McCain, che conferma tutti gli Swing States vinti da Bush nel 2004 tranne Colorado, Iowa, New Mexico e Nevada. Il destro Mancia si cautela con una seconda previsione pro sondaggi che vede la vittoria di Obama a 291 contro 247.

17.15 Mark Blumenthal e Nate Silver spiegano perchè bisogna diffidare degli exit poll, che probabilmente saranno clamorosi, e aspettare i voti veri.

17.10 Battleground è l'ultimo sondaggio prima degli exit poll. L'istituto rileva Obama al 49%, McCain al 45%. I due sondaggisti che compongono il team di Battleground si dividono nella proiezione finale: il democratico Lake alloca gli indecisi in modo più favorevole ad Obama, che vincerebbe 51.5 a 45.6. Il repubblicano Tarrance invece distribuisce quasi tutti gli indecisi a McCain, che perderebbe in modo più contenuto: Obama 50.2, McCain 48.3

17.05 Obama va in Indiana per l'ultimo comizio della campagna elettorale. Si cerca il trionfo. Mi ricordo delle corse affannate di Gore in Florida e di Kerry in Ohio nell'ultimo giorno per il push finale che poi non arrivò, ma le prospettive cambiano quando si dominano sondaggi, raccolta finanziaria e si ha la più incredibile macchina organizzativa della storia politica americana. Ieri oltre un milione di porte sono state bussate in Ohio dai volontari. Obama prima di prendere l'aero per Indianapolis :
I feel great and it was fun. I had a chance to vote with my daughters," he said. "I feel really good."
Asked whether he was feeling sentimental about the campaign, Obama said those feelings would have to wait.
"You know, I'm sure I will tonight. That's when polls close," he said. "The journey ends, but voting with my daughters, that was a big deal."
Obama also joked that he was a little worried about his wife's vote.
"I noticed that Michelle took a long time though," he said. "I had to check to see who she was voting for


15.35 In due paesini del New Hampshire, vinti da Bush nel 2004, Obama ha già vinto. Le urne sono già state chiuse. Ecco l'esito del voto:
Dixville Notch, Obama 16-5
Hart's Landing, Obama 17-10

I voti sono in totale 48, quindi il campione è quel che è, però sembra un segnale incoraggiante.

15.30 il mio blogger preferito, Jerome Armstrong, dice Obama 52.2 to 45.8. Princeton Election Consortium invece rileva con la loro metodologia Obama 53%, McCain 46% nel voto popolare e Obama 352 EV, McCain 186 EV nel Collegio Elettorale. Ambinder invece non si sbilancia, anche se ritiene la vittoria netta di Obama l'ipotesi più probabile. Chris Bowers invece vede questo: Electoral Vote: Obama 353--185 McCain National Popular Vote: Obama 52.8%--45.7% McCain. Nate Silver prevede Obama 346, McCain 192 nel Collegio Elettorale, 52 a 46 nel voto popolare. Secondo i calcoli di 538, McCain ha solo l'1.9% di vincere.

15.15 Ultimi sondaggi che posto, dopo che per mesi mi sono ammazzato su questi, come giustamente dice il riformista dellIllinois Rasmussen: Obama 52, McCain 46WaPo/ABC: Obama 53, McCain 44Research 2000: Obama 51, McCain 46Zogby: Obama 54.1, McCain 42.7TIPP: Obama 51.5, McCain 44.6YouGov (sondaggio via Internet) Obama 51, McCain 45

L'America Vota

Con il voto della famiglia Obama inzia il liveblogging costante ma spesso interrotto delle elezioni americane. Un grazie di cuore a Michele Mancino e alla redazione di Varesenews.


Il trionfo di Obama è la rivincita di McGovern

I sondaggi nazionali per le elezioni presidenziali hanno mostrato risultati spesso contradditori tra loro, anche se ieri tutti i sondaggisti si sono messi d’accordo nell’indicare una chiara vittoria di Obama. La paura di perdere la faccia è sempre grossa. Io ne ho un pò meno e metto un'analisi sul voto di oggi che ho scritto un mesetto fa e poi ho aggiornato nelle ultime settimane.

4 anni fa il quadro delle indagini demoscopiche era molto più coerente di oggi. Le motivazioni sono sostanzialmente due: la prima causa è l’assenza del presidente, che toglie la possibilità di confrontare i dati di previsione delle elezioni con quelli di consenso sul suo operato. Nel 2004 Bush ottenne il 51% come tasso di approvazione nell’ultimo sondaggio Gallup, e alla urne la stessa percentuale si ripresentò. Il secondo motivo, più importante, è il profondo cambiamento demografico dell’elettorato. Le minoranze etniche rappresentano una fascia sempre più consistente della popolazione americana, e la loro maggior partecipazione altera le dinamiche di voto. Le persone di origine non europea sono già oltre il 30% della popolazione statunitense, e rappresentano ormai un quarto abbondante dell’elettorato. L’America è sempre meno bianca, e la magnitudo di questo cambiamento si manifesterà nel voto di oggi.

Nel 1988 Bush padre vinse di 19 punti nel segmento bianco del voto. Nel 2004 Bush figlio ottenne 17 punti più del suo avversario nella fascia più consistente della popolazione americana. Perché il trionfo di Bush padre, +7,5 su Dukakis, si tradusse nella significativa ma comunque più incerta riconferma di un presidente nell’ultimo secolo, +2,4 su Kerry? La risposta è la crescita del peso demografico delle minoranze etniche. Nel 1988 i bianchi rappresentavano l’85% dell’elettorato, nel 2004 invece il 77%. Questa percentuale è destinata a calare ulteriormente in questa tornata presidenziale, dato che ora ben il 40% degli under 30 statunitensi ha origini asiatiche, afro-americane oppure ispaniche. Nel 2004 Bush, che a differenza della volgata comune è sempre stato molto attento alle minoranze grazie anche alla sua provenienza texana, ottenne un grande risultato in questo segmento del voto dominato negli ultimi 20 anni dai Democratici. Gli ispanici per la prima volta votarono in maniera equilibrata, e il presidente repubblicano seppe fermare la costante emorragia del voto asiatico, che fino a Clinton era stato un bacino repubblicano.

1988: Bianchi 85% R+19, Neri 10% D+78, Ispanici 3% D+40
1992: Bianchi 87% R+2, Neri 8% D+73, Ispanici 2% D +36, Asiatici 1% R+24
1996: Bianchi 83% R+2, Neri 10% D+72, Ispanici 5% D+51, Asiatici 1% R+4
2000: Bianchi 81% R+13, Neri 10% D+79, Ispanici 7% D+27%, Asiatici 2% D +14
2004: Bianchi 77% R+17, Neri 11% D+77, Ispanici 8% D+9, Asiatici D+13, Altro 2% D+14


Il 2004 non è stato l’avvento di una nuova era repubblicana, come preconizzava Karl Rove, ma il canto del cigno della coalizione reaganiana che ha eletto i due Bush e pesantemente influenzato l’Amministrazione Clinton. I businessmen di origine anglosassone, gli evangelici, i white ethnics conservatori e gli antistatalisti sono ora minoranza demografica e sociale nell’America di oggi. I repubblicani, timorosi di perdere il loro primato nel voto bianco, hanno deciso di suicidarsi nella etnia caratterizzata dal più alto tasso di crescita demografica, come postulato a pagina 241 di Right Nation, il capolavoro dei corrispondenti americani di The Economist. John Micklethwait e Adrian Woolridge: “non c’è alcuna ragione per la quale i Repubblicani non possano crescere tra gli ispanici a meno che si sparino nei piedi supportando politiche restrittive sull’immigrazione”. Le parole dei due giornalisti inglesi suonano profetiche analizzando il voto delle Midterm 2006, quando per la prima volta da 20 anni i Democratici superano nettamente il 50% a livello nazionale.

2006: Bianchi R+4, Neri D+79, Ispanici D+39, Asiatici D+25, Altro D+13

L’avversione oltraggiosa dei Repubblicani alla sanatoria dell’immigrazione clandestina proposta dall’Amministrazione Bush in ottemperanza alla promessa elettorale (decisiva più che il 11/9?) del 2004 ha fatto crollare il Gop tra gli ispanici, mentre l’emorragia del consenso asiatico è ripresa. Il margine di vantaggio dei Repubblicani subisce una drastica riduzione anche nel voto bianco, ma l’intensità di questo movimento è molto più accentuata tra le minoranze etniche. La guerra in Iraq, la gestione dello Stato favorevole alle lobby e indifferente alle preoccupazioni della classe media, la crisi economica e l’insistenza repubblicana sui valori culturali e sociali dell’uomo bianco hanno scavato un fossato ormai invalicabile tra i conservatori e i nuovi gruppi figli dei fenomeni migratori degli ultimi decenni. Ogni sondaggio condotto su questo segmento elettorale composto da neri, ispanici, asiatici e nativi americani dopo il 2006 ha mostrato valori di consenso dei Democratici intorno al 70/75%. Di conseguenza oggi è lecito aspettarsi un voto simile a quello del 2006 da parte di asiatici e ispanici, mentre l’elettorato afro-americano dovrebbe sia aumentare di numero che incrementare le soverchianti maggioranza che regala ai Dems ormai da qualche decennio.

Previsione del voto di oggi su base demografica, senza bianchi
2008: Neri 12% D+90, Ispanici 9/10% D+35, Asiatici 2/3% D+30, Altro 2% D+18


Il segmento bianco del voto è più imponderabile, e gli stessi sondaggi di questi giorni rilevano margini molto differenti. Gli unici due elementi certi sono la riduzione della sua consistenza in rapporto all’elettorato complessivo e la vittoria di McCain. Le donne bianche e i cattolici mostreranno la diffidenza nei confronti dell’Amministrazione Bush rilevata 2 anni fa e grazie al netto incremento di Obama tra i laureati bianchi, che ancora nel 2004 preferirono il presidente uscente, il candidato democratico otterrà valori simili a quelli ottenuti da Clinton nel 1996

Previsione voto oggi su base demografica
2008: Bianchi 73/4% R+7/10, Neri 12% D+90, Ispanici 10% D+35, Asiatici 3% D+30, Altro 2% D+18 Obama 52,8 +/- 1


Obama sarà presidente e per la prima volta entrerà alla Casa Bianca il candidato che perde in modo statisticamente significativo il voto del segmento più consistente della popolazione americana. Il vantaggio su McCain a livello nazionale renderà ininfluente il ruolo degli Stati in bilico, che saranno per lo più vinti dal senatore junior dell’Illinois. Gli ispanici e i lavoratori ad istruzione universitaria porteranno in dote il Colorado, una diversa coalizione di giovani, laureati, latini, afro-americani ed asiatici regalerà la Virginia e il Nevada, il trend nazionale determinerà il risultato pro Obama di Ohio e Florida, così come la Pennsylvania si negherà alle avances dei Repubblicani. Missouri e North Carolina termineranno sul filo di lana, mentre Georgia, Indiana, Montana e North Dakota  salveranno McCain da una catastrofe elettorale. I Democratici domineranno Camera e Senato grazie all’incremento della loro base elettorale. Nel 2004 i repubblicani erano il 37% dei votanti, lo stesso valore degli elettori Dems, mentre nel 2006 i primi erano scesi al 36 e i secondi cresciuti al 38. Un piccolo scostamento, mentre gli indipendenti scelsero in maniera decisiva i candidati democratici. Oggi molti di quegli indipendenti si sentono o si sono registrati come democratici, e i repubblicani avranno almeno 5 punti di distacco nell’identificazione politica.

Nel 1972 George McGovern rivoluzionò la politica americana vincendo la nomination democratica grazie alla mobilitazione dei giovani pacifisti e all’introduzione dei caucus per il calcolo dei delegati della Convention nazionale. McGovern trasformò i Democratici nel partito delle minoranze sociali ed etniche, decretandone così la minoranza strutturale nell’America degli anni ’70, ’80 e ’90. Nel 2008 un figlio di un immigrato di origine africana ha strappato la nomination grazie ai giovani e al trionfo nei caucus, le assemblee degli attivisti che sono molto meno partecipate delle primarie. Ora esistono le condizioni demografiche e il clima politico perché il partito delle minoranze, donne e giovani, neri e ispanici, figli di immigrati di prima e seconda generazione, diventi la nuova maggioranza strutturale della politica americana.
Si compie così la rivincita di McGovern, il peggiore candidato democratico nella storia delle presidenziali.

L'America progressista deve ora trovare le sintesi politiche perchè la sua coalizione sociale ora maggioritaria possa dominare la politica americana: al momento sembra prevalere il pensiero in negativo rispetto ai postulati conservatori, ma ciò non basterà per generare una nuova era politica, simile a quella inaugurata da Roosevelt nel 1936 o da Reagan nel 1980. Il presidente Barack Hussein Obama avrà questo compito e l'eventuale successo della sua agenda determinerà il ciclo elettorale americano dei prossimi 20 anni.