domenica 9 novembre 2008

La nuova maggioranza dei Democratici

Ci sono molte interpretazioni diverse nei media e nei centri studi americani sulle elezioni che si sono appena concluse. C'è chi parla della nascita della Quarta Repubblicana americana, così come chi tutto sommato riduce l'importanza della svolta politica registratasi il 4 novembre scorso. La chiave di lettura meno utilizzata è però quella che rileva l'ormai avvenuto passagio di consegne tra Repubblicani e Democratici nel ruolo di partito di riferimento. Il trionfo di Barack Obama è stata la conferma della supremazia dei Democratici. Nel 2006 i netti incrementi tra giovani, ispanici, minoranze etniche e indipendenti, segmenti di voto con frequenti overlapping tra loro, portarono alla fine della Republican Revolution al Congresso. 2 anni dopo si è presentato il medesimo quadro, con una significativa differenza. Se nel 2006 i Democratici potevano contare su un margine di 2 punti sui Repubblicani nell'ID politico, 38-36, ora il gap si è esteso a ben 7 punti, come mostra l'immagine tratta dal sito di Pew Research. Rispetto al 2004 e al 2006 sono inoltre cresciuti gli indipendenti di ben 3 punti percentuali, una dinamica che ha permesso a John McCain di ridurre il distacco tra gli indipendenti. Quello che si nota è la stabilità dell'elettorato che si identifica come democratico rispetto al 2000, un anno caratterizzato da una bassa partecipazione al voto. Allora si palesò per la prima volta una maggioranza di centro sinistra nell'elettorato americano, perchè sommando il consenso di Al Gore al voto ottenuto da Nader si superava la soglia del 50%, un valore mai raggiunto neanche da Bill Clinton e superato da Jimmy Carter di 0.1%

Nel 2008 Obama è riuscito a massimizzare la base democratica che già era presente nel 2004, composta da giovani, progressisti residenti nelle grandi aree urbane, lavoratori ad alta istruzione residenti nelle suburbie più dinamiche degli Usa, bianchi di origine europea e un netto predominio tra le minoranze etniche. Paragonando il voto di Obama al consenso di Kerry si nota come il candidato democratico è riuscito a migliorare in ogni categoria dell'elettorato, con la significativa eccezione dell'elettorato più anziano, il bacino più ampio della Clinton. Obama riesce a migliorare fortemente le percentuali tra i giovani, tra gli ispanici, tra gli asiatici e tra le minoranze di diversa etnia, le ultime due classificazioni non presenti nella tabella. Queste categorie sono le uniche dove il candidato democratico è riuscito ad ottenere incrementi superiori alla doppia cifra, sfiorata anche nell'elettorato residente nelle aree ad alte intensità abitativa. Tra le prime 20 città americane McCain è riuscito a prevalere solo a Jacksonville, Florida, e Fort Worth, Texas, oltre alla base del candidato repubblicano, Phoenix, Arizona. Se gli incrementi tra le fasce di reddito più basse registrati da Obama sono probabilmente da asserire al balzo ottenuto tra le minoranze etniche, il candidato democratico ha guadagnato ben 8 punti nel segmento più affluente del voto, conquistando così le ampie maggioranze delle aree metropolitane. Esiste così una coalizione sociale, democratica ed obamania, che raggruppa la parte più ricca ed istruita della popolazione con il segmento più povero. Lo spostamento ideologico dell'elettorato americano non si è verificato. Esiste una maggioranza, 51 a 43, che vuole un maggiore intervento pubblico, ma il gruppo più consistente rimangono i moderati, così come i conservatori sono ancora nettamente più numerosi dei progressisti.


Il voto bianco ha visto Obama correre tra i valori di Gore, 42, e quelli di Clinton 1996, 44. Il candidato democratico ha ottenuto un ottimo incremento tra i più giovani, un segmento che i Repubblicani vincevano ormai da decenni. Solo i più anziani hanno percentualmente preferito McCain rispetto a Bush, e anche qui si possono riscontrare sia la persistenza delle fratture delle primarie democratiche e dei pregiudizi razziali. Il colore della pelle, a conti fatti, ha aiutato Obama. L'allocazione geografica del voto bianco è forse l'elemento più inquietante per il futuro dei Repubblicani. Considerenando che il Gop ottiene meno di un terzo del consenso delle minoranze etniche, il fatto che i Democratici corrano su valori simili a quelli repubblicani nel West e nel Midwest condanna al momento il Gop al ruolo di partito regionale. Il Sud è ancora dominato dai repubblicani grazie al consistente +36 tra i bianchi: ciò non ha comunque impedito la vittoria dei Democratici in Florida, Virginia e North Carolina. Il voto bianco delle suburbie lascia però qualche speranza al Gop: nelle aree più colpite dalla svalutazione immobiliare non si è registrato alcuno spostamento di consenso. Ciò indica che il motore dell'incremento di Obama nell'area residenziale più importante a fini elettorali è rappresentato dalle miriade di ispanici, asiatici e altri che si sono trasferite negli ultimi decenni in queste zone. I repubblicani sanno dove devono recuperare, la compatibilità di una proposta politica mirata alle minoranze etniche con la base conservatrice del partito è però tutta da verificare, dopo il fallimento della strategia di Bush.


I dati proposti indicano un chiaro quadro di cosa sia l'America. Il Paese è sempre meno bianco, conta sempre meno la religione - Obama è il primo candidato a vincere un'elezione che perde il segmento bianco e cattolico del voto - e dove i giovani per la prima volta da decenni si identificano in netta maggioranza nei democratici. Qualsiasi persona, Rocca, Rove o Kristol, che continua a sostenere la candidatura della Palin commette un grave errore: la mitologica base repubblicana, formata da coppie sposate bianche residenti nelle aree periferiche, contrarie alla regolamentazione delle armi eall'aborto e ad un intervento dello Stato nell'economia è ormai minoranza strutturale dell'America. Questo era già emerso nelle midterm del 2006 e continuare a insistere su questo gruppo elettorale porterà il Gop allo stesso residuale ruolo giocato dai Democratici dal 1968 al 2004 per quanto riguarda le presidenziali. Con un'importante eccezione però: in questo periodo i bianchi conservatori del Sud e delle periferie del Midwest regalavano ai Dems la maggioranza alla Camera e un'alta competitività al Senato. I repubblicani non si potranno confortare neppure con questo.

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