lunedì 3 novembre 2008

Silvio=Obama Ma che c*&* dite?!?

Pubblico con discreto disgusto un pezzo sulla svolta pro Obama del PDL. Silvio=Obama? Ma che c*&*o dite!!!

TUTTI SUL CARRO, IL PDL DI OBAMA...Jacopo Iacoboni per "La Stampa" -

S'era capito tutto non quando parlò Bondi: quando ruppe il silenzio Mike. Illuminando tutti: «Sostengo Obama perché è capace di guidare il Paese delle libertà». Lo vedono così, nel centrodestra italiano, una specie di capo del Pdl mondiale. Non un candidato storico, il primo nero, il democratico dopo otto anni molto repubblicani, queste sono cose da osservatori. No, Obama seduce perché appare loro come un Silvio più giovane, perché rapisce le ministre, Gelmini-Carfagna-Prestigiacomo, perché parla «per slogan», «perché non è ideologico», perché insomma è figo ma non fighetta - anche se su questo esistono pareri discordi -, perché comunque alla destra italiana sembra tanto più glamour lui perfino degli stivaletti della Palin, che pure alle ministre non dispiacciono, e eccitano (sic) i commentatori d'area. Almeno Barack non è un vecchio. «È una novità», ha detto la Carfagna, «per questo ha battuto Hillary, non perché lei è donna». Raccontano sia questa la ragione per cui a Silvio Berlusconi in fondo scaldi il cuore assai più di John McCain: la freschezza-novità. Lo impressiona quel «fisico così muscoloso», come ha sussurrato la sera del terzo confronto in tv col senatore repubblicano. E al Columbus day il Cavaliere, che era a Washington, ha chiamato, sì, tutti e due i candidati, ma la telefonata con Obama è stata molto più calda, si sono salutati dicendosi «ci rivedremo» dopo una chiacchierata durata sette minuti. Per quella col povero John ne sono bastati meno della metà.Barack Obama Che Sandro Bondi indichi le similitudini tra Obama e Berlusconi (carisma, niente ideologia, rottura degli schemi), viene di conseguenza. Così come è conseguenziale che Franco Frattini, in tv di Lucia Annunziata, scorga affinità tra il democratico e il premier italiano, discorsi brevi, «basati molto sugli ideali» (e sarebbero?). Ma per risalire all'obamite del centrodestra italiano bisogna ricordarsi di ciò che Giulio Tremonti sta dicendo da mesi. Nell'ottobre del 2007 a Saint-Vincent, chiacchierando prima di discutere sul palco con Walter Veltroni, già diceva «vedrete che presto le soluzioni nostre parranno simili a quelle dei nuovi democratici americani». Quest'estate le cose si sono chiarite: alla notizia che anche Barack era intenzionato a introdurre qualcosa come una Robin Hood tax, il ministro dell'Economia se la cavò con una battuta, «sulla Robin Hood tax nessuno ha diritto d'autore, e non intendiamo chiedere diritti d'autore al candidato alla presidenza d'America. Ma Obama vuole tassare i guadagni dei petrolieri per dare ad ogni famiglia americana mille dollari». Tutti, come sempre, si sono adeguati. Con effetti a volte bizzarri. Mariastella Gelmini ha dichiarato che Obama sostiene una politica per la scuola stile Gelmini: «Sta proponendo per la scuola americana provvedimenti simili ai nostri. È un vero e coraggioso riformatore a differenza di Veltroni». Peccato risulti agli atti una relativa freddezza di Barack rispetto a quanto avviene nella penisola, malgrado i tanti amici autoproclamati nel Pd, e malgrado la circostanza che i soldi stanziati nel programma dei democratici Usa per la scuola siano 14 miliardi di dollari.Scaraffia e Silvia Ronchey Ognuno veda pure in Obama quel che vuol vedere, che problema c'è. Anselma Dell'Olio sta con Obama «perché è ora di cambiare», anche se Il Foglio non s'è fatto prendere, anzi. Renata Polverini, capo del sindacato di destra, dice che Obama le piace perché «può cambiare lo scenario internazionale e perché è nero». La Chiara Moroni ha raccolto un gruppo di parlamentari del Pdl, Lucio Malan, Marcello De Angelis, Fabio Granata, Paola Frassinetti, e fondato un sito, pdlperobama.com. Marcello de Angelis, direttore del periodico Area, ha anche schierato quel giornale della destra sociale limpidamente pro Obama. Sponsor indovinate chi? Giano Accame, consigliere di Gianni Alemanno, il sindaco che ha altri problemi da affrontare ma in privato, con Isabella Rauti e il suocero Pino, fondatore di Ordine Nuovo, avrebbe manifestato anche lui più simpatia per Obama che per McCain. E perché? «Area» si augura che gli Usa siano guidati da una sensibilità meno manichea sul Medio Oriente, e meno ostile alla Siria (Frattini è invece convinto che Obama non verrà a patti con Hamas). Insomma, non solo al centrodestra: Barack piace alla destra sociale! Meno a Fini, che a marzo scivolò dicendo di non sapere se gli Usa erano pronti a una presidenza di un nero. O a Gasparri, il quale se vincesse Obama ha annunciato «prenderei le distanze dalla Casa Bianca». Affermazione che turba i sonni del candidato di Chicago, e quel che è più grave addolora i kompagni del centrodestra d'Italia, sul carro di chi non ha ancora vinto.

Non l'avrei mai detto, ma in questo caso sarei tentato di dare ragione a Gasparri per la prima volta nella mia vita.

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