... ma hanno ragione nel denunciare il giornalismo ridicolo di Travaglio. Premesso questo, che è in realtà la vera ragione del contendere, rimarco un errore fondamentale dell'analisi di Christian Rocca
"Chiunque abbia letto il giornale e il blog nell’ultimo mese sa che è vero esattamente il contrario, cioè che eravamo certi della vittoria di Obama, e a valanga. Prima, invece, quando si era ancora lontani dal voto ho sempre scritto che chi diceva di sapere il vincitore mente sapendo di mentire"
Qualsiasi persona che non dicesse che c'era un vincitore scontato diceva una baggianata, anche uno, due, tre, quatto mesi fa e via dicendo. Chi legge il mio blog o le mail che inoltro sugli Usa sa che i Democratici, qualsiasi candidato avessero proposto, sarebbero stati largamente favoriti.
Non casualmente la mattina del 4 intitolavo le mie previsioni sull'exit poll nazionale, che avrebbe determinato la vittoria chiara e netta di Obama, che stimavo al 52,8%, "Il trionfo di Obama è la rivincita di McGovern". McGovern era, in modo conciso, banale e pure un po' sbagliato, il politico che portà i Dems a essere il partito delle minoranze etniche e sociali. Al momento, quando ancora mancano un pò di voti delle contee di Boulder, CO, Portland, OR, e Seattle, WA, tutte molto favorevoli ai Democratici, Obama guida al 52,6%. Il dato era scontato, perchè bastava guardare l'exit poll delle midterm del 2006 per capire che la rivoluzione demografica dell'America aveva ormai cambiato le dinamiche elettorali. Cosa diceva quell'exit poll targato midterm 2006? Che i Democratici potevano contare sull'appoggio dei 2/3 abbondanti delle minoranze etniche. In un elettorato sempre meno bianco, e con un partito repubblicano teso a difendere ormai da 20 anni solo quel segmento elettorale, ogni esponente del Gop era spacciato, per due motivi: l'ostilità delle minoranze etniche nei confronti dei Repubblicani, legata ma non causata dall'altro fattore che condannava McCain, l'impopolarità record di Bush nel 2008.
Ma il vero errore di Christian Rocca e di tutta la stampa italiana e di gran parte di quella mondiale è stata la cattiva interpretazione delle elezioni del 2004. Un presidente uscente di un'America in guerra, contraposto ad un (improbabile) senatore liberal del Massachussetts, aveva strappato la conferma grazie ad un prodigioso recupero nelle minoranze etniche, in particolare quelle ispaniche, che avevano consegnato Stati come Colorado, Nevada e New Mexico.
Facendo un calcolo forzato e sbagliato nelle premesse ma significativo nelle sue conclusioni, spiego coi numeri. Applicando la composizione demografica dell'elettorato del 2008 con i risultati nei vari segmenti etnici di Bush e Kerry, la sfida nazionale si sarebbe conclusa 50,37 a 49,62 in favore del candidato repubblicano (2004: B 50,8-K 48,4). Bush, con l'elettorato del 2008 ma con il consenso demografico del 2004 perde un mezzo punto percentuale, mentre Kerry guadagna 1,2 punti. Applicando lo stesso metodo sulla composizione demografica dell'elettorato nei singoli Stati le perdite di Bush sono ancora più secche, tali da mettere in dubbio la riconferma della Casa Bianca. A livIn Iowa Kerry vince 49,94 a 48 mentre in New Mexico Kerry supera anche il 50%: 50,54 a 48,79. Con questi due Stati Kerry arriva a 264, e siccome vince in Nevada (50,35 a 47,92) l'elezione finirebbe alla Camera dei Rappresentanti dato che i due candidati pareggiano nel Collegio Elettorale, 269 a 269. Kerry potrebbe mangiarsi il cappello, perchè nel Colorado finisce 49,4 a 49,3, quindi solo per lo 0,1% in questo Stato il senatore di Boston non diventa il 44esimo presidente. (Il mondo e io però ringraziamo il destino perchè così abbiamo avuto Obama).
In realtà Kerry se la dovrebbe prendere con me, perchè nei calcoli ho arbitriamente inserito il dato nazionale nel voto dei vari segmenti etnici dove questo era assente nell'exit poll perchè troppo piccolo come subsample.
Il dato del voto definito OTHER, cioè etnia diversa da bianca, nero, ispanica o asiatica, nel Nevada mi fa però pensare che in Colorado avrebbe vinto Kerry. Applicando un metodo forse più corretto visti i mutamenti politici, e cioè inserendo i dati delle fasce etniche del 2008 con la composizione demografica 2004, Kerry vincerebbe a livello nazionale 51,24 a 46,73, un dato estremamente vicino a quello registrato nel 2008, che è attualmente 52,5 a 46,3. Il vantaggio (virtuale) di Kerry è inoltre molto vicino al vantaggio che Obama ha sempre avuto in tutti i sondaggi condotti a livello nazionale, con la significativa eccezione del periodo delle Convention dove McCain ha beneficiato del tipico effeto bounce(+6 come massimo rispetto al punti di partenza entro 10 giorni dalla fine della Convention, ritorno al punto di partenza entro 25 giorni, per ulteriori info qui).
Ma i sondaggi ci spostano dalla vera questione. Rocca sbagliava analisi perchè pensava che la politica estera o quella economica decidessero le elezioni americane. Pur essendo temi fondamentali, ovviamente, la questione preminente di questo ciclo elettorale così come nel 2006 era l'immigrazione. Tra il 2000 e il 2007 la popolazione americana è passata da 280 a 305 milioni. La strabiliante crescita, se paragonata ai tassi europei, è stata determinata dalla crescita della popolazione ispanica, che è aumentata in questo lasso temporale del 27%, mentre le altre etnie hanno visto un incremento del 3,1%. Gran parte dell'aumento dei latini è derivato dalla immigrazione dai Paesi più poveri del Centro-Sud America, Messico in primo luogo. Tra i giovani americani ben un quarto ha ora un genitore immigrato. Nel 2000 i bianchi erano il 70% della popolazione e l'81% dell'elettorato, nel 2008 il 74% dell'elettorato si spiega con il fatto che i caucasici non ispanici sono solo il 65% degli americani. Il fenomeno migratario ha cambiato il volto dell'America, e questo andava raccontato più che le megaseghe su neocon o sui vestiti di Palin e Michelle Obama( sono critiche a Rep e Corsera, non certo al bravo Rocca).
Quando McCain ha sconfessato le sue posizioni sull'immigrazione per ottenere la nomination prima e poi compiacere la base repubblicana poi, le elezioni sono diventate invincibili per il senatore dell'Arizona. E se guardate il sito della Gallup, McCain non ha mai neanche minimanente sfiorato i valori di Bush nel segmento ispanico, l'unica sua improbabilissima chance di vittoria, o l'unico fattore che avrebbe reso equilibrata la competizione. Il fatto che il candidato di nessun partito abbia mai vinto la Casa Bianca quando il Presidente uscente o che cercava il secondo mandato era sotto al 35% nel tasso di approvazione era il chiodo definitivo alla bara repubblicana. Tutto il resto è noia. Dopo Kurt di ieri ora chiudo citando il Califfo.
PS: A Rocca riconosco che è stato l'unico giornalista italiano a rimarcare come Bush fosse un repubblicano molto attento alle minoranze etniche: non casualmente ha nominato due cattolici(bianchi, ma segnale importante per la gente che arriva dal Messico) alla Corte Suprema, ha avuto due Segretari di Stato neri e il primo Attorney General ispanico.
PPS: l'errore di Luca, citato un pò fuori luogo nel titolo, come di tutti gli obamiani, era quello di preoccuparsi. Queste elezioni sono sempre state scontate. Io sbaglio sempre i pronostici, e stavolta è la prima volta che ci ho preso in modo preciso.
PPPS: altre analisi simili seguiranno.
giovedì 6 novembre 2008
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