martedì 11 novembre 2008

La fine di Reagan?

Scott Rasmussen, un ottimo sondaggista di tendenza conservatrice, ha scritto un dettagliato articolo sul Wall Street Journal per rimarcare come la lezione del reaganismo sia ancora viva nell'elettorato e abbia in qualche modo determinato la vittoria di Barack Obama, e aggiungo io, l'ampia riconferma dei Democratici alla guida del Congresso. Ritornerò in seguito facendo un paragone con altre indagini, comunque sottolineo solo alcuni dati degli exit poll delle passate presidenziali. Nel 2000 alla domanda chiave, se lo Stato deve fare di più o fare di meno per risolvere i problemi , il 43% rispondeva con PIU' e il 53% con MENO. Nel 2004 si passava al 46% che diceva di PIU' e il 49% diceva MENO. Nel 2008 le parti si invertono: il 51% dell'elettorato dice che lo Stato deve avere un ruolo più attivo, il 43% sostiene il contrario. Aggiungo che il 71% dei votanti riteneva che in caso di vittoria di Obama le tasse sarebbero potute crescere. Uno dei gruppi sociali dove il candidato democratico è andato meglio rispetto a Kerry è il segmento più affluente del voto, quello che sapeva dell'intenzione di Obama di tagliare i tagli fiscali di Bush.
Se i repubblicani scelgono la via del ritorno a Reagan, i Democratici governano qualche decade.

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