mercoledì 5 novembre 2008

Previsioni confermate: America Smells like Dem Spirit

Nell'analisi del voto che ho pubblicato ieri prima che si sapessero i risultati ( e che ho scritto nel weekend dopo il primo dibattito presidenziale e che poi ho aggiornato) mi ero concentrato solo sul voto nazionale. Chi segue la politica americana sa che nelle elezioni dove esiste un chiaro favorito la mappa degli Stati in bilico non è decisiva per l'esito finale. Ieri avevo previsto un voto finale di Obama pari al 52,8%, e attualmente su CNN Obama sta al 52,4. Siccome mancano alcune contee di Colorado, Oregon e Washington favorevoli ad Obama credo che il candidato democratico possa anche superare la mia stima. Nella composizione demografica del voto ho sopravvalutato Obama tra gli ispanici e sottovaluto, anche se non l'ho poi messo, McCain tra i bianchi. Obama sta al 43 tra i bianchi, così come Clinton nel 1996. Proprio come avevo detto. Ho sottovaluto di un punto la dimensione del voto afro-americano, ma un piccolo errore sul subsample è concesso anche ai sondaggisti :-)

Nella scelta degli Stati, sui quali ho volutamente ragionato meno, ho azzeccato tutti fino a quota 339, che ero sicuro che il senatore dell'Illinois avrebbe superato. Tra Missouri, North Carolina e Indiana avevo indicato solo il primo come conquista di Obama. Avevo considerato maggiormente l'aspetto politico che quello organizzativo, un errore quando si pensa alla più strepitosa organizzazione politica mai comparsa nella politica americana. Alla fine poche migliaia di voti hanno deciso questi 3 Stati, probabilmente spostati dalla decisione della campagna di Obama di mobilitarsi in NC e IN, dove non casualmente il prossimo presidente ha tenuto gli ultimi comizi della sua incredibile corsa. Nel molto cortese commento di Federico/Jimmomo sul mio post, il valido blogger romano , che ringrazio di cuore viste le incomprensioni dei giorni scorsi, rimarca la mia attenzione esclusiva al fattore demografico. Jim ha parzialmente ragione, ma per capire le dinamiche della politica americana lo sviluppo demografico e il suo impatto sulla società sono le migliori chiavi di comprensione. Anche per valutare meglio elementi decisivi del dibattito politico, come la sanatoria per i clandestini, trascurati dall'analisi europea e anche americana per la tradizionale preminenza della politica estera. Magari non è un approccio esaustivo, ma è il migliore per corroborare le rilevazioni effettuate dagli istituti demoscopici statunitensi. Perfetti, come al solito. Al di là di qualche ridicola tesi sul complotto demoscopico/mediatico pro Obama che si è letto da varie parti in rete. Tornerò comunque su questi temi. Queste elezioni hanno fornito talmente tanti spunti che sicuramente approfondimenti seguiranno. Un ultimo spunto dedicato al sottoscritto: il 14 gennaio del 2008 il mio amico democratico Pippo Civati ospitò un mio endorsement pro Hillary, che trovate qui. Scrivevo io e scriveva Pippo:

Mollica endorses Clinton
Per la rassegna
Obama sui Navigli, ospito volentieri un contributo di Andrea Mollica, l'Al Gore di Varese. Andrea è un vero esperto degli Usa, prima perché seguiva i Nirvana, ora perché segue il dibattito politico. Ero quasi certo che stesse con i Clinton, e pubblico le sue valutazioni proprio perché il mio sostegno a Obama vuole essere un'occasione di dibattito e di confronto. Scrive Andrea: "Se si crede che le elezioni di midterm del 2006 siano state l'equivalente di quelle del 1966, ovvero un prodromo di una rivoluzione politica che avviene nelle presidenziali successive, allora Barack Obama può essere, o meglio è l'uomo giusto."

Mi piace pensare che anche sbagliando, nel senso che pensavo più competitiva la Clinton, avevo intuito un futuro che mi sembrava troppo incerto. Già a luglio, comunque, la candidatura di Obama si era palesata come la più adatta ad intercettare i mutamenti demografici degli ultimi 10 anni. America Smells Like Dem Spirit, in onore al mio nume tutelare della cultura progressista statunitense. Kurt Cobain, che se avesse sconfitto i suoi demoni personali, ieri avrebbe probabilmente suonato uno splendido pezzo rock alla festa di Chicago.

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