lunedì 10 novembre 2008

Che tristezza 2

Dagospia ha presentato un articolo molto discutibile su, cito, i reali interessi dietro ad Obama. Non entro nel merito, però alcune parti mi hanno molto colpito in negativo. Le riporto:

Obama è in assoluto il personaggio della politica americana che ha raccolto il maggior numero di finanziamenti per la sua campagna elettorale: oltre 700 milioni di dollari

Al momento il sito della FEC, l'organizzazione alla quale ogni candidato e associazione politica è obbligato a riportare i dati del fundraising, presenta la cifra di 639 milioni di dollari. L'inesattezza serve per giustificare questa osservazione altamente discutibile.

Ora è lampante e lampeggiante l'appoggio massiccio dei poteri forti della finanza Usa. In particolare della grande finanza ebraica di New York, che è quella che ha davvero segato le ambizioni da "Lei non sa chi sono io!" della signora Hillary Clinton, rea di essere troppo indipendente dagli interessi di Israele.
Tant'è che la prima scelta del neo eletto Obama è stato Rahm Emanuel, un capo di gabinetto non solo ebreo ma ebreo-militante, figlio di un membro del gruppo terroristico Irgun Zvai Leumi comandato da Monachem Begin, autore dell'attentato all'Hotel King David di Gerusalemme del 22 luglio 1946, allora sede del quartier generale britannico: 90 vittime, tra cui mogli e figli di ufficiali britannici di stanza in Palestina. Un ‘simpatico' messaggio per dire a Londra: dovete lasciare la nostra terra. Poi, come 'giustizia', anni dopo Begin fu insignito del premio Nobel per la pace, in duplex con Sadat.


La sconfitta della Clinton alle primarie dipende dal tradimento della lobby giudaica tesa a preservare l'esistenza di Israele. Beh, complimenti. Non commento su Emanuel ma rimarco che il nuovo Chief of Staff è il dirigente responsabile del trionfo elettorale del 2006, ed è un clintoniano di Chicago, quindi perfetto per legare le anime del partito.

La tesi è completamente ridicola. Obama ha senz'altro ottenuto un cospicuo appoggio dal mondo finanziario, ma non certo a discapito della Clinton, che ha perso il confronto con Obama nella raccolta fondi per il numero molto minore dei suoi finanziatori. Probabilmente Dagospia ignora che nessun donatore può finanziare un candidato con una cifra superiore ai 2300 dollari alle primarie e la stessa somma alle elezioni generali. Ma la cosa ancora più triste è negare la libertà della dinamica elettorale, che è stata molto sorprendente e sicuramente indipendente dalla direzione del flusso del denaro.
In breve: la Clinton aveva finito i soldi dopo il SuperTuesday e non aveva un'organizzazione sul territorio comparabile a quella di Obama. Per questo ha straperso tutti i caucus, che hanno creato il gap nell'assegnazione dei delegati che ha poi deciso la partita. Nonostante il ritardo e una netta inferiorità organizzativa e finanziaria, Hillary è riuscita a vincere le primarie di Ohio, Texas e Pennsylvania che le hanno concesso un'ultima chance. Fosse riuscita a vincere in North Carolina ed Indiana, probabilmente adesso ci sarebbe il primo presidente donna e il primo vice presidente nero. Gli afro-americani e i giovani biologi o ingegneri che lavorano nel Research Triangle della North Carolina, notori simpatizzanti della massoneria e/o del sionismo, hanno consegnato ad Obama la storica nomination, arrivata in ritardo per i suoi fiaschi elettorali in Appalachia.

Probabilmente Dagospia ignora tutto questo ma non è stata una colazione di banchieri ebrei a decidere l'esito della competizione in casa democratica. La selezione del Presidente è avvenuta grazie ad uno dei processi elettorali più entusiasmanti, e liberi, degli ultimi decenni. L'America sceglie in modo libero i suoi rappresentanti. L'Italia non ha niente da insegnare su questo piano, e i cascami della nostra cultura totalitaria, fascista o comunista, fanno ancora danni incalcolabili nell'opinione pubblica italiana, che anche per questa deriva segue improponibili demagoghi come Grillo o D'Agostino.

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