domenica 26 ottobre 2008

L'America che cambia

I sondaggi sono molto sensibili agli sbalzi di umore dell'opinione pubblica, ma le elezioni sono decise da dinamiche politiche, demografiche e sociali che avvengono nel cuore profondo dell'America, spesso non rilevata dai radar dei mass media. Le tendenze degli ultimi anni sono favorevoli ai Democratici, ma il quadro politico è ancora in via di definizione

LA CARICA DEI MILLENNIALS

I millennials, la generazione del nuovo millennio, sono già ora la fascia d'età dal maggior peso demografico. Le persone nate a partire dal 1978 sono circa 95 milioni. Benchè poco più della metà di loro potrà votare il 4 novembre, i millennials sembrano poter avere il ruolo determinante che ebbe la GI generation nella politica americana tra gli anni '30 e gli anni'60. Così come la GI generation era la prima fascia d'età nella storia americana al cui interno le persone di origini inglese non erano maggioritarie, così ora i millenials sono l'espressione della società multietnica statunitense. Il 40% di loro è di provenienza ispanica, afro-americana oppure asiatica, così come un quinto dei millennials ha un genitore immigrato. Il percorso educativo compiuto in un simile contesto ha eliminato molte delle fratture razziali che ancora influenzano i rapporti interetnici delle generazioni più mature, in particolare le persone che hanno vissuto gli scontri degli anni '60 e le conflittuali politiche di affermative action del decennio successivo. I millennials, cresciuti negli anni della lotta allo Stato dei Repubblicani di Gingrich e poi in quelli della Guerra al Terrorismo, hanno maturato un diverso rapporti nei confronti del potere pubblico. Se la maggior parte degli americani crede ancora che l'intervento del governo è tendenzialmente inefficace e rappresenti uno spreco di risorse, quasi i 2/3 dei millennials si oppongono a questa tesi che ha dominato la politica americana negli ultimi vent'anni. Rispetto alla Generazione X che li ha preceduti, i ragazzi del nuovo millennio hanno sostituto il cinismo e l'apatia degli anni '90 con una maggiore attenzione verso le problematiche sociali e ambientali. Queste nuove caratteristiche hanno determinato una crescente identificazione dei più giovani verso i Democratici. Se nel 2000 Gore perse di un punto il voto nella fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni, Kerry riuscì a vincere di 10, mentre nelle midterm 2006 i più giovani votarono i Democratici con un rapporto di 60 a 38. La maggior partecipazione dei giovani alla politica ha deciso le elezioni primarie: senza il fondamentale apporto dei millennials Obama avrebbe perso nettamente la sfida contro la Clinton, ma grazie ad un incremento della partecipazione giovanile al voto superiore in alcuni casi anche al 40% il senatore dell'Illinois è riuscito a sconfiggere l'organizzazione del più potente gruppo politico della politica americana.

SEMPRE MENO COPPIE BIANCHE E CRISTIANE

Una caratteristica che contraddistingue la nuova generazione è la minor propensione verso il matrimonio, e un minor coinvolgimento religioso. Se i bianchi cristiani sposati sono ancora la maggior parte degli americani, la loro riduzione è stata oltremodo netta. Negli anni '50 questo gruppo sociale rappresentava l'80% dell'elettorato, mentre ora la sua quota è scesa intorno al 40%. Tra i più giovani il calo è stato ancora più marcato: nel dopoguerra l'80% dei giovani era formato da coppie bianche di religione cristiana, mentre ora meno del 20% della fascia di età sotto i 30 anni rientra in questa definizione. I bianchi sposati di religione cristiana sono la base sociale del partito repubblicano: in questo gruppo sociale i conservatori ottengono percentuali superiori al 60% senza differenze sostanziali nelle diverse fasce d'età. Il loro costante calo demografico pone però seri problemi al partito repubblicano per il futuro, per la costante riduzione della loro base elettorale. Il GOP è stato a partire dalla fine del Vietnam il partito dei gruppi sociali più dinamici, tanto che negli anni '80 dominavano il segmento degli elettori più giovani, grazie anche ai successi della rivoluzione reaganiana

LA CRESCITA DEI LATINOS

Negli ultimi anni gli Stati Uniti sono stati contraddistinti da una forte crescita demografica, un dato in netta controtendenza rispetto agli altri grandi Paesi occidentali. La spinta maggiore all'aumento della popolazione americana è arrivata dalla comunità ispanica, proveniente in larga parte dai vicini Paesi dell'America latina. I latinos sono ora la seconda etnia americana, con gli afro-americani scesi al terzo posto, e stanno contribuendo alla crescita di importanza degli Stati del West, tradizionalmente noti per i loro radi insediamenti abitativi. La comunità ispanica è contrassegnata da un forte legame con la religione cattolica e una marcata attenzione verso i valori tradizionali. Negli ultimi 20 anni i latinos si sono riconosciuti nei Democratici, il partito di riferimento delle minoranze etniche. Bush si era però accorto della crescente importanza di questo segmento sociale, e nel 2004 colse il miglior risultato ottenuto da un candidato repubblicano alla presidenza. Il progetto di legalizzazione dell'immigrazione clandestina proposto dall'Amministrazione Bush nel 2005 ha però sconvolto l'elettorato conservatore, formato dalle comunità bianche delle aree rurali e delle piccole città, spaventato dall'arrivo di masse di messicani senza lavoro. I gruppi parlamentari repubblicani, timorosi della reazione della loro base, hanno così interrotto l'abbraccio tentato dall'Amministrazione Bush verso i latinos, consegnando questo segmento sociale ai Democratici. Nelle primarie democratiche gli ispanici, tradizionalmente il gruppo che partecipa meno al voto, hanno votato in numero molto cospicuo, e la preferenza originaria verso Hillary Clinton non ha allontanato i latinos da Obama, che in ogni indagine demoscopica guida questo gruppo etnico con un margine di 20-30 punti di vantaggio su McCain.

TENDENZE STRUTTURALI

Se i Democratici e Obama sembrano i maggiori beneficiari delle tendenze sociali e demografiche che si notano nella società americana, il voto statunitense si è dimostrato meno statico e conservatore, in definitiva più pragmatico e meno ideologico rispetto ai Paesi europei. Nel 1992, incrementando la partecipazione alle elezioni, Bill Clinton riuscì a vincere il voto giovanile in maniera netta, smentendo così in parte la tendenza emersa nel decennio precedente. Nel caso di una vittoria di McCain, i repubblicani non potranno comunque non tenere conto di quanto l'America sia meno bianca, meno religiosa e meno conservatrice rispetto al decennio precedente.

2 commenti:

Borges ha detto...

Ciao Andrea.

Volevo farti molti complimenti per i tuoi post. Riporti con precisione molte informazioni che sono utilissime per capire le tendenze attuali.

Mi dispiace che non ti faccia sentire un po' di piu' su The Right Nation: trovo che parlare di numeri sia parecchio noioso alla lunga, e farlo con competenza richiede un preparazione approfondita in statistica.

E' strano che TRN riesca ad aggregare tante persone differenti. Forse il nome e' tanto interessante per i conservatori quanto e' irritante per i liberal. Che sia quello il motivo?

Comunque, ancora complimenti!

andrea mollica ha detto...

ciao borges/luca se non ricordo male, ti ringrazio molto per i complimenti. sul blog di rn scrivo ogni tanto anche perchè i ragazzi prendono molto tempo e qualche volta devo anche lavorare :-)
il blog di andrea mancia è diventato famoso prima delle elezioni 2008 perchè pubblicava i sondaggi quando era vietato, e all'epoca i commenti erano ancora + numerosi poi credo che i più interessati alla politca usa ci siano rimasti.
a presto

a