Gallup: Obama 52, McCain 42 RV (+2), Obama 51,5, McCain 43 LV (+1,5)
Rasmussen: Obama 51, McCain 47 (-1)
Battleground: Obama 49, McCain 41 (+1)
Research 2000: Obama 51, McCain 45 (+1)
Hotline/FD: Obama 48, McCain 41 (+1)
Zogby: Obama 50, McCain 43 (+2)
Media Obama 50,4 McCain 43,1 Obama + 7,3
Piccolo rimbalzo statistico di Obama, che guadagna oltre mezzo punto percentuale rispetto a ieri e aumenta di oltre 1 punto il suo vantaggio medio nei confronti di McCain. Il candidato repubblicano non ha recuperato nelle indagini condotte questa settimana a livello nazionale, e si nota solo rumore statistico tipico dei sondaggi. La corsa rimane nello stesso punto in cui si trova da oltre un mese. Obama ha un vantaggio statisticamente significativo, superiore al margine di errore delle indagini demoscopiche, e i suoi valori sono in media superiori al 50%, e si trovano sempre sopra la maggioranza assoluta dei voti quando gli indecisi vengono allocati. Il candidato democratico entra nell'ultimo weekend della campagna elettorale in una delle migliori posizioni possibili.
venerdì 31 ottobre 2008
COLLEGIO ELETTORALE 31/10 Obama 367, McCain 171
La previsione finale del Collegio Elettorale fatta da Pollster rimane invariata, anche se le indagini di ieri provocano un cambiamento abbastanza significativo. I Grandi Elettori Demoscopicamente Sicuri per Obama scendono a 259, e Colorado e Virginia passano tra gli Stati tendenzialmente democratici, quelli dove il vantaggio nei sondaggi è solo significativamente superiore al margine di errore statistico. Niente di preoccupante, dato che McCain non sembra aver alcun spazio di recupero nella mappa elettorale, dato che ha solo 123 Grandi Elettori sicuri.
Sondaggi 30/10
sondaggi nazionali
Obama conferma il solido +8 nel tracking di Washington Post/ABC, mentre sale di un punto percentuale anche per TIPP. CBS e NY Times rilevano l'avvicinarsi di una landslide, con Obama davanti di 13 punti.
sondaggi statali
Nelle indagini condotte a livello statale McCain non dà alcun segno di recupero complessivo, visto che per Rasmussen Indiana e Montana, vinti da Bush con oltre 20 punti nel 2004, sono ormai Toss-Up. I sondaggi su Virginia e Colorado registrano vantaggi più contenuti per Obama, così come Mason-Dixon rileva una corsa molto più equilibrata(+4 Obama) degli altri istituti in Pennsylvania. Ohio e Nevada scivolano sempre più lontani dalla colonna repubblicana. McCain, a parte l'Alabama, non riesce mai ad accumulare vantaggi oltre il 15%. Obama distanzia il suo avversario con margini superiori a questa soglia in Stati considerati in bilico all'inizio di questo ciclo elettorale.
Obama conferma il solido +8 nel tracking di Washington Post/ABC, mentre sale di un punto percentuale anche per TIPP. CBS e NY Times rilevano l'avvicinarsi di una landslide, con Obama davanti di 13 punti.
sondaggi statali
Nelle indagini condotte a livello statale McCain non dà alcun segno di recupero complessivo, visto che per Rasmussen Indiana e Montana, vinti da Bush con oltre 20 punti nel 2004, sono ormai Toss-Up. I sondaggi su Virginia e Colorado registrano vantaggi più contenuti per Obama, così come Mason-Dixon rileva una corsa molto più equilibrata(+4 Obama) degli altri istituti in Pennsylvania. Ohio e Nevada scivolano sempre più lontani dalla colonna repubblicana. McCain, a parte l'Alabama, non riesce mai ad accumulare vantaggi oltre il 15%. Obama distanzia il suo avversario con margini superiori a questa soglia in Stati considerati in bilico all'inizio di questo ciclo elettorale.
It's Time (For Change)
The Economist appoggia Obama
The presidential election
It's time
It's time
America should take a chance and make Barack Obama the next leader of the free world
....So Mr Obama in that respect is a gamble. But the same goes for Mr McCain on at least as many counts, not least the possibility of President Palin. And this cannot be another election where the choice is based merely on fear. In terms of painting a brighter future for America and the world, Mr Obama has produced the more compelling and detailed portrait. He has campaigned with more style, intelligence and discipline than his opponent. Whether he can fulfil his immense potential remains to be seen. But Mr Obama deserves the presidency.
....So Mr Obama in that respect is a gamble. But the same goes for Mr McCain on at least as many counts, not least the possibility of President Palin. And this cannot be another election where the choice is based merely on fear. In terms of painting a brighter future for America and the world, Mr Obama has produced the more compelling and detailed portrait. He has campaigned with more style, intelligence and discipline than his opponent. Whether he can fulfil his immense potential remains to be seen. But Mr Obama deserves the presidency.
giovedì 30 ottobre 2008
Sfera di Cristallo
Le previsioni finali della Crystal Ball di Larry Sabato
Obama stravince nel Collegio Elettorale, e l'Onda Blu travolge il Gop al Senato, anche se la quota magica di 60 seggi è solo sfiorata dai Democratici.
Obama stravince nel Collegio Elettorale, e l'Onda Blu travolge il Gop al Senato, anche se la quota magica di 60 seggi è solo sfiorata dai Democratici.
Presidenziali
Tra gli Stati vinti da Bush nel 2004 Obama vincerà il West ispanico (Colorado, Nevada, New Mexico), il Sud più affluente e dinamico(Florida, North Carolina e Virginia) e il Midwest (Iowa, Missouri e Ohio). Una vittoria netta, che si dovrebbe tradurre in un margine di vantaggio di oltre 5 punti a livello nazionale.
Senato
Al Senato Sabato vede una forte crescita dei Democratici, ma il netto incremento non condurrà al trionfo dei 60 mandati. I seggi strappati ai Repubblicani saranno in Alaska, Colorado, New Hampshire, New Mexico, North Carolina, Oregon e Virginia. I Democratici manteranno tutti gli uscenti, mentre purtroppo Chambliss in Georgia ce la farà secondo Sabato. Io spero e credo ancora in una sua sconfitta, mentre in Kentucky e Minnesota i Democratici non vinceranno solo per aver presentato candidati un pò troppo deboli. Ma la speranza per arrivare a quota 60 non è ancora svanita.
Al Senato Sabato vede una forte crescita dei Democratici, ma il netto incremento non condurrà al trionfo dei 60 mandati. I seggi strappati ai Repubblicani saranno in Alaska, Colorado, New Hampshire, New Mexico, North Carolina, Oregon e Virginia. I Democratici manteranno tutti gli uscenti, mentre purtroppo Chambliss in Georgia ce la farà secondo Sabato. Io spero e credo ancora in una sua sconfitta, mentre in Kentucky e Minnesota i Democratici non vinceranno solo per aver presentato candidati un pò troppo deboli. Ma la speranza per arrivare a quota 60 non è ancora svanita.
House
Alla Camera i Democratici si avviano a superare brillantemente quota 250, grazie alla conquista di 29 Distretti ora in mano ai Repubblicani. Il Gop potrebbe affondare a soli 164 mandati, una disfatta che farebbe tornare la Camera una roccaforte democratica.
Sondaggi nazionali 30/10 Obama + 5,7
Gallup: Obama 50, McCain 42 RV (-1), Obama 50,5 McCain 44,5 LV (+1)
Rasmussen: Obama 51, McCain 46 (+2)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (0)
Research 2000: Obama 50, McCain 45 (-1)
Hotline/FD: Obama 48, McCain 42 (-1)
Zogby: Obama 50, McCain 43 (+2)
Fox: Obama 47, McCain 44 (-6)
Media Obama 49,4 McCain 44,1 Obama + 5,3
L'incremento di McCain nei giorni scorsi sembra assomigliare ad un normale rumore statistico, per quanto ora il candidato repubblicano riesca a superare la soglia del 45% con più facilità. La maggior parte delle rilevazioni ora converge su un distacco del candidato repubblicano di almeno 5 punti.Obama raggiunge la maggioranza assoluta nella maggior parte dei tracking, e la corsa per la Casa Bianca continua a non mutare. Il candidato democratico è in testa ormai da oltre un mese con un vantaggio statisticamente significativo, e niente sembra poter cambiare la dinamica delle presidenziali. Un sondaggio di Fox News registra invece una brusca frenata di Obama, determinata da due fattori: un maggiore equilibrio tra gli indipendenti e una mobilitazione elettorale repubblicana praticamente uguale a quella democratica. Il secondo elemento del sondaggio - party ID identitico tra Dems e Gop- è molto improbabile. Un sondaggio via Internet di YouGov realizzato per l'Economist rileva Obama al 49% e McCain al 42. La scarsa affidabilità della metodologia via Internet non permette l'entrata dell'indagine nella media, ma il quadro delineato è coerente con gli altri sondaggi.
Rasmussen: Obama 51, McCain 46 (+2)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (0)
Research 2000: Obama 50, McCain 45 (-1)
Hotline/FD: Obama 48, McCain 42 (-1)
Zogby: Obama 50, McCain 43 (+2)
Fox: Obama 47, McCain 44 (-6)
Media Obama 49,4 McCain 44,1 Obama + 5,3
L'incremento di McCain nei giorni scorsi sembra assomigliare ad un normale rumore statistico, per quanto ora il candidato repubblicano riesca a superare la soglia del 45% con più facilità. La maggior parte delle rilevazioni ora converge su un distacco del candidato repubblicano di almeno 5 punti.Obama raggiunge la maggioranza assoluta nella maggior parte dei tracking, e la corsa per la Casa Bianca continua a non mutare. Il candidato democratico è in testa ormai da oltre un mese con un vantaggio statisticamente significativo, e niente sembra poter cambiare la dinamica delle presidenziali. Un sondaggio di Fox News registra invece una brusca frenata di Obama, determinata da due fattori: un maggiore equilibrio tra gli indipendenti e una mobilitazione elettorale repubblicana praticamente uguale a quella democratica. Il secondo elemento del sondaggio - party ID identitico tra Dems e Gop- è molto improbabile. Un sondaggio via Internet di YouGov realizzato per l'Economist rileva Obama al 49% e McCain al 42. La scarsa affidabilità della metodologia via Internet non permette l'entrata dell'indagine nella media, ma il quadro delineato è coerente con gli altri sondaggi.
COLLEGIO ELETTORALE 30/10 Obama 367, McCain 171
Nella tabella dei Battleground States di Pollster Obama resta fermo nei Grandi Elettori, ma incrementa il suo margine di vantaggio in 15 Stati su 17. I sondaggi indicano una sua vittoria demoscopicamente sicura nel Collegio Elettorale con 272 EVs, mentre gli Stati nel quale il suo vantaggio è superiore al margine di errore statistico lo porterebbero a 311.
Sondaggi 29/10
sondaggi nazionali
Secondo il tracking di ABC/WaPo il vantaggio di Obama è tornato a crescere, mentre cala leggermente per TIPP. La situazione rimane ancora di relativa stabilità, e il vantaggio medio di Obama rimane sempre al di sopra del 5%.
sondaggi statali
La trentina di indagini statali di ieri conferma l'imminente marea blu, e non si registra nessuna rimonta di McCain. Gli Stati di Kerry sono guidati con ampi margini da Obama, che nelle ultime rilevazioni sul New Hampshire ottiene dei valori pazzeschi, +25. Molti sondaggi sono stati condotti sui Battleground States, e McCain guida di pochissimo solo in Missouri. Addirittura anche l'Arizona e la Georgia sembrano ormai Stati in bilico, e il candidato repubblicano è arrocato negli Stati delle Grandi Praterie, Kansas, delle infinite distese di ghiaccio, l'Alaska, e tra gli sconfinati spazi delle Montagne Rocciose, Idaho e Utah. Al crescere della densità abitativa, il consenso del Gop svanisce.
Secondo il tracking di ABC/WaPo il vantaggio di Obama è tornato a crescere, mentre cala leggermente per TIPP. La situazione rimane ancora di relativa stabilità, e il vantaggio medio di Obama rimane sempre al di sopra del 5%.
sondaggi statali
La trentina di indagini statali di ieri conferma l'imminente marea blu, e non si registra nessuna rimonta di McCain. Gli Stati di Kerry sono guidati con ampi margini da Obama, che nelle ultime rilevazioni sul New Hampshire ottiene dei valori pazzeschi, +25. Molti sondaggi sono stati condotti sui Battleground States, e McCain guida di pochissimo solo in Missouri. Addirittura anche l'Arizona e la Georgia sembrano ormai Stati in bilico, e il candidato repubblicano è arrocato negli Stati delle Grandi Praterie, Kansas, delle infinite distese di ghiaccio, l'Alaska, e tra gli sconfinati spazi delle Montagne Rocciose, Idaho e Utah. Al crescere della densità abitativa, il consenso del Gop svanisce.
Fasci per Obama
Dopo la Gelmini, arriva l'endorsement pro Obama della destra sociale di AN. Non se ne avvertiva davvero il bisogno.
mercoledì 29 ottobre 2008
sondaggi nazionali 29/10 Obama +5,4
Gallup: Obama 51, McCain 42 RV(+2), Obama 50, McCain 45 LV (+1)
Rasmussen: Obama 50, McCain 47 (-2)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (0)
Research 2000: Obama 50, McCain 44 (-1)
Hotline/FD: Obama 49, McCain 42 (-1)
Zogby: Obama 49, McCain 44 (+1)
Media Obama 49, 7 McCain 44,3 Obama +5,4
Giornata di valori sostanzialmente stabili nei tracking, che rilevano per lo più una discesa minima di Obama, anche se Zogby e Gallup registrano una crescita del candidato democratico. L'assenza di sondaggi nazionali favorevoli come quello di Pew di ieri fa scendere il vantaggio medio di Obama di un punto percentuale. Al momento il gap tra McCain e il senatore dell'Illinois è ancora significativamente superiore al margine medio di errore statistico. Rasmussen, uno dei due tracking più affidabili, rileva la flessione più marcata di Obama. Ora solo 3 punti separano i due sfidanti, e la riduzione deriva più da una crescita di McCain che da un calo, comunque presente, del candidato dei Dems. Secondo Rasmussen Obama è in testa di 9 punti tra coloro che si sono già recati alle urne, e guida di 5 punti le intenzioni di voto tra gli elettori casuali, mentre tra coloro che vanno costantemente a votare il divario è un minimo punto percentuale.
Rasmussen: Obama 50, McCain 47 (-2)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (0)
Research 2000: Obama 50, McCain 44 (-1)
Hotline/FD: Obama 49, McCain 42 (-1)
Zogby: Obama 49, McCain 44 (+1)
Media Obama 49, 7 McCain 44,3 Obama +5,4
Giornata di valori sostanzialmente stabili nei tracking, che rilevano per lo più una discesa minima di Obama, anche se Zogby e Gallup registrano una crescita del candidato democratico. L'assenza di sondaggi nazionali favorevoli come quello di Pew di ieri fa scendere il vantaggio medio di Obama di un punto percentuale. Al momento il gap tra McCain e il senatore dell'Illinois è ancora significativamente superiore al margine medio di errore statistico. Rasmussen, uno dei due tracking più affidabili, rileva la flessione più marcata di Obama. Ora solo 3 punti separano i due sfidanti, e la riduzione deriva più da una crescita di McCain che da un calo, comunque presente, del candidato dei Dems. Secondo Rasmussen Obama è in testa di 9 punti tra coloro che si sono già recati alle urne, e guida di 5 punti le intenzioni di voto tra gli elettori casuali, mentre tra coloro che vanno costantemente a votare il divario è un minimo punto percentuale.
COLLEGIO ELETTORALE 29/10 Obama 367, McCain 171
Non ci sono grosse novità rispetto a ieri nella previsione del Collegio Elettorale realizzata da Pollster. Obama conduce sempre con 367 Grandi Elettori, e il suo vantaggio è uscito rafforzato dai sondaggi condotti in Nevada, Ohio, Colorado e Florida. Il New Hamsphire è ormai Solid Dem, mentre la Virginia continua a basculare tra Solid Dem e Lean Dem. McCain non è mai stato in vantaggio in un sondaggio sull'Old Dominion per tutto il mese di ottobre.
Sondaggi 28/10
sondaggi nazionali
ABC/WaPo conferma il margine di vantaggio che Obama detiene ormai da 4 giorni in questo tracking, +7. TIPP vede un leggero incremento di Obama. +4, mentre Ispos rileva un calo rispetto a settimana scorsa, anche se il margine di 6 punti è ancora più che confortevole. Tolto il sondaggio di Pew, la gran parte delle indagini rileva il candidato democratico con un vantaggio superiore in modo significativo al margine di errore statistico. La corsa rimane ancora dove è stata nell'ultimo mese.
sondaggi statali
tra le indagini che non ho pubblicato ieri spiccano le rilevazioni di Rasmussen, che mostrano Obama in testa in Nevada e in Pennsylvania, ma in modo inferiore rispetto agli altri istituti. LA Times e Bloomberg si dedicano ai due classici Swing States dell'ultimo ciclo politico, Florida e Ohio. In entrambe le indagini Obama guida con il 50% del consenso e distacca in modo statisticamente significativo McCain. Toss-Up in Indiana, mentre la Virginia sembra sempre più blu. La campagna di Obama sta puntando in modo incredibile su questo Stato che i Democratici non vincono dal 1964. Ieri il senatore dell'Illinois ha tenuto un comizio nel cuore della Virginia rurale e conservatrice, la Shenandoah Valley, dove mancava un candidato democratico alle presidenziali dai tempi della Guerra di Secessione, circa 150 anni.
ABC/WaPo conferma il margine di vantaggio che Obama detiene ormai da 4 giorni in questo tracking, +7. TIPP vede un leggero incremento di Obama. +4, mentre Ispos rileva un calo rispetto a settimana scorsa, anche se il margine di 6 punti è ancora più che confortevole. Tolto il sondaggio di Pew, la gran parte delle indagini rileva il candidato democratico con un vantaggio superiore in modo significativo al margine di errore statistico. La corsa rimane ancora dove è stata nell'ultimo mese.
sondaggi statali
tra le indagini che non ho pubblicato ieri spiccano le rilevazioni di Rasmussen, che mostrano Obama in testa in Nevada e in Pennsylvania, ma in modo inferiore rispetto agli altri istituti. LA Times e Bloomberg si dedicano ai due classici Swing States dell'ultimo ciclo politico, Florida e Ohio. In entrambe le indagini Obama guida con il 50% del consenso e distacca in modo statisticamente significativo McCain. Toss-Up in Indiana, mentre la Virginia sembra sempre più blu. La campagna di Obama sta puntando in modo incredibile su questo Stato che i Democratici non vincono dal 1964. Ieri il senatore dell'Illinois ha tenuto un comizio nel cuore della Virginia rurale e conservatrice, la Shenandoah Valley, dove mancava un candidato democratico alle presidenziali dai tempi della Guerra di Secessione, circa 150 anni.
martedì 28 ottobre 2008
Sondaggi statali 28/10
Un pò si sondaggi statali usciti finora, che troverete poi nella tabella di Nate Silver che posto abitualmente verso l'ora di pranzo.
Georgia InAdv/PollPosition McCain 48, Obama 47 McCain +1
Mississippi Rasmussen McCain 53, Obama 45 McCain +8
Ohio SurveyUSA Obama 49, McCain 45 Obama +4
Pennsylvania InAdv/PollPosition Obama 51, McCain 42 Obama +9
Colorado Politico/InAdv Obama 53, McCain 45 Obama +8
Nevada Suffolk Obama 50, McCain 40 Obama +10
Wisconsin Strategic Vision (R) Obama 50, McCain 41 Obama +9
New Jersey Strategic Vision (R) Obama 53, McCain 38 Obama +15
Pennsylvania Morning Call Obama 53, McCain 41 Obama +12
New Hampshire NBC/Mason-Dixon Obama 50, McCain 39 Obama +11
Montana NBC/Mason-Dixon McCain 48, Obama 44 McCain +4
North Carolina NBC/Mason-Dixon Obama 47, McCain 47 Pareggio
Georgia InAdv/PollPosition McCain 48, Obama 47 McCain +1
Mississippi Rasmussen McCain 53, Obama 45 McCain +8
Ohio SurveyUSA Obama 49, McCain 45 Obama +4
Pennsylvania InAdv/PollPosition Obama 51, McCain 42 Obama +9
Colorado Politico/InAdv Obama 53, McCain 45 Obama +8
Nevada Suffolk Obama 50, McCain 40 Obama +10
Wisconsin Strategic Vision (R) Obama 50, McCain 41 Obama +9
New Jersey Strategic Vision (R) Obama 53, McCain 38 Obama +15
Pennsylvania Morning Call Obama 53, McCain 41 Obama +12
New Hampshire NBC/Mason-Dixon Obama 50, McCain 39 Obama +11
Montana NBC/Mason-Dixon McCain 48, Obama 44 McCain +4
North Carolina NBC/Mason-Dixon Obama 47, McCain 47 Pareggio
Oggi, ad una settimana dal voto, non si trova una buona notizia che una per John McCain nelle indagini statali. Il candidato repubblicano conduce in Georgia di 1 punto (B 04 +16, B 00 +12), in Mississippi di 8 (B04 +20, B00 +17) e in Montana di 4 (B04 +20, B00 +25). In North Carolina è pareggio secondo Mason-Dixon, uno degli istituti più favorevoli ai Repubblicani in quanto utilizza un campione abbastanza statico, modellato sulle passate elezioni. Obama ha un lieve vantaggio solo in Ohio, dove però guida di 19 punti l'early voting, mentre domina in doppia cifra Stati vinti da Kerry nel 2004 con margini molto contenuti, come Pa, Wi e Nj. Il voto ispanico(e pure asiatico) è ormai consolidato e tende nettamente verso i Democratici: ecco allora che due Stati vinti da Bush nel 2000 e nel 2004, Colorado e Nevada, diventano tasselli della nuova mappa democratica.
Obama +15
Ho inserito nel post odierno sui sondaggi nazionali l'indagine shock di Pew, che rileva Obama in vantaggio di 15 punti percentuali a 1 settimana dal voto. Qui sotto un'analisi su un'indagine realizzata da uno degli istituti americani più affidabili e prestigiosi, a dispetto degli inutili articoli che si basano sulle Reuters che rilanciano i sondaggi di Zogby. Nell'early voting Obama guida di 19 punti.
Nell'imagine sotto, tratta dal sito dell'istituto, è visibile(consiglio di cliccare per ingrandirla) l'andamento del confronto tra McCain e Obama. Equilibrata nella settimana successiva alle Convention, la competizione ha cambiato natura nel mese di ottobre. Obama è riuscito a crescere però di "soli" 4 punti percentuali, mentre il candidato repubblicano ha visto collassare il suo consenso tra gli indipendenti, crollato di 15 punti percentuali. Il sondaggio di Pew utilizza un campione favorevole ai Democratici, che compongono il 37% del sample contro il 27% dei Repubblicani. Gli indipendenti sono invece il 31%. Se l'id politico aiuta Obama, la composizione demografica è invece più favorevole a McCain. I bianchi rappresentano il 79% del campione, un dato abbastanza irrealistico dato che nel 2004 gli elettori di etnia caucasica, come dicono negli Usa, erano il 77% dei partecipanti al voto, e nel 2000 erano l'81%. E' dunque prevedibile un dato intorno al 75% il 4 novembre. Si spiega così la sproporzione:Pew ha utilizzato un campione più bianco per mitigare l'eccessivo, in teoria, vantaggio democratico nell'id politico.
Negli altri segmenti del voto, si notano altri elementi molto interessanti. Obama conduce nettamente tra i cattolici grazie al supporto degli ispanici, ma è in testa anche nel voto cattolico bianco, composto dalle minoranze italiane, polacche e irlandesi in primis. Obama guida anche tra i bianchi protestanti non evangelici, storicamente tendenti verso il Gop. Il candidato democratico riesce anche a pareggiare nel segmento degli uomini bianchi che hanno frequentato ma non concluso il college, tradizionale bacino di consenso repubblicano. E' l'America moderata, benestante, bianca, delusa e stremata dagli 8 anni di Amministrazione Bush, che tradisce McCain. Obama corre a livello straordinario tra gli afro-americani, e in modo ottimo tra giovani e latinos, ma il basso consenso rilevato nei confronti del candidato repubblicano dipende dall'estrema ed imprevedibile diffidenza con la quale una parte significativa della Reagan Coalition guarda ora al Gop. Se questa fotografia sarà confermata dalle urne, i Democratici possono governare per qualche lustro.
Nell'imagine sotto, tratta dal sito dell'istituto, è visibile(consiglio di cliccare per ingrandirla) l'andamento del confronto tra McCain e Obama. Equilibrata nella settimana successiva alle Convention, la competizione ha cambiato natura nel mese di ottobre. Obama è riuscito a crescere però di "soli" 4 punti percentuali, mentre il candidato repubblicano ha visto collassare il suo consenso tra gli indipendenti, crollato di 15 punti percentuali. Il sondaggio di Pew utilizza un campione favorevole ai Democratici, che compongono il 37% del sample contro il 27% dei Repubblicani. Gli indipendenti sono invece il 31%. Se l'id politico aiuta Obama, la composizione demografica è invece più favorevole a McCain. I bianchi rappresentano il 79% del campione, un dato abbastanza irrealistico dato che nel 2004 gli elettori di etnia caucasica, come dicono negli Usa, erano il 77% dei partecipanti al voto, e nel 2000 erano l'81%. E' dunque prevedibile un dato intorno al 75% il 4 novembre. Si spiega così la sproporzione:Pew ha utilizzato un campione più bianco per mitigare l'eccessivo, in teoria, vantaggio democratico nell'id politico.
Negli altri segmenti del voto, si notano altri elementi molto interessanti. Obama conduce nettamente tra i cattolici grazie al supporto degli ispanici, ma è in testa anche nel voto cattolico bianco, composto dalle minoranze italiane, polacche e irlandesi in primis. Obama guida anche tra i bianchi protestanti non evangelici, storicamente tendenti verso il Gop. Il candidato democratico riesce anche a pareggiare nel segmento degli uomini bianchi che hanno frequentato ma non concluso il college, tradizionale bacino di consenso repubblicano. E' l'America moderata, benestante, bianca, delusa e stremata dagli 8 anni di Amministrazione Bush, che tradisce McCain. Obama corre a livello straordinario tra gli afro-americani, e in modo ottimo tra giovani e latinos, ma il basso consenso rilevato nei confronti del candidato repubblicano dipende dall'estrema ed imprevedibile diffidenza con la quale una parte significativa della Reagan Coalition guarda ora al Gop. Se questa fotografia sarà confermata dalle urne, i Democratici possono governare per qualche lustro.
Due ottimi sondaggi di oggi
I Repubblicani hanno comprato spazi pubblicitari in West Virginia e Montana. Stati stravinti da Bush nel 2004 e ora pericolosamente in bilico.
Sondaggi nazionali 28/10 Obama +6,5
Gallup: Obama 50, McCain 43 RV (-3), Obama 50, McCain 46.5 LV (-3)
Rasmussen: Obama 51, McCain 46 (0)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (0)
Research 2000: Obama 50, McCain 43 (-1)
Hotline/FD: Obama 50, McCain 42 (0)
Zogby: Obama 49, McCain 45 (-1)
Pew: Obama 52, McCain 38 (+2)
ARG: Obama 50, McCain 45 (+1)
Media Obama 50,1 McCain 43,6 Obama +6,5
La contrazione del vantaggio di Obama è avvertita oggi da Gallup, mentre gli altri tracking rimangono sostanzialmente stabili. Il candidato democratico non scende sotto quota 50 nella maggior parte delle rilevazioni, mentre McCain inizia a superare quota 45%, che per tutto il mese di ottobre ha rappresentanto una sorta di Colonne d'Ercole demoscopiche. Il vantaggio medio di Obama rimane sostanzialmente invariato rispetto a ieri grazie al sondaggio nazionale condotto da uno degli istituti più prestigiosi, il Pew Research Center, che nel 2004 fotografò perfettamente l'esito della sfida tra Bush e Kerry. Pew rileva una competizione ormai chiusa a favore di Obama, sulla base però non di uno sfondamento del candidato democratico bensì grazie ad un vero e proprio collasso del partito repubblicano. ARG mostra invece dati sostanzialmente simili nell'ultimo mese, con Obama nettamente in testa anche nel Collegio Elettorale, 375 a 163.
Rasmussen: Obama 51, McCain 46 (0)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (0)
Research 2000: Obama 50, McCain 43 (-1)
Hotline/FD: Obama 50, McCain 42 (0)
Zogby: Obama 49, McCain 45 (-1)
Pew: Obama 52, McCain 38 (+2)
ARG: Obama 50, McCain 45 (+1)
Media Obama 50,1 McCain 43,6 Obama +6,5
La contrazione del vantaggio di Obama è avvertita oggi da Gallup, mentre gli altri tracking rimangono sostanzialmente stabili. Il candidato democratico non scende sotto quota 50 nella maggior parte delle rilevazioni, mentre McCain inizia a superare quota 45%, che per tutto il mese di ottobre ha rappresentanto una sorta di Colonne d'Ercole demoscopiche. Il vantaggio medio di Obama rimane sostanzialmente invariato rispetto a ieri grazie al sondaggio nazionale condotto da uno degli istituti più prestigiosi, il Pew Research Center, che nel 2004 fotografò perfettamente l'esito della sfida tra Bush e Kerry. Pew rileva una competizione ormai chiusa a favore di Obama, sulla base però non di uno sfondamento del candidato democratico bensì grazie ad un vero e proprio collasso del partito repubblicano. ARG mostra invece dati sostanzialmente simili nell'ultimo mese, con Obama nettamente in testa anche nel Collegio Elettorale, 375 a 163.
COLLEGIO ELETTORALE 28/10 Obama 367, McCain 171
Piccoli ma significativi cambiamenti nella tabella di Pollster sui Battleground States. Nel Collegio Elettorale Obama perde gli 11 EVs dell'Indiana, che rimane Toss-Up ma con ora McCain in vantaggio, mentre il candidato democratico supera quota 270 Grandi Elettori "demoscopicamente sicuri" con le nuove indagini sulla Virginia. Ad una settimana dal voto, era difficile sperare in una posizione migliore. Obama è presidente secondo i sondaggi, con una non remota possibilità di superare i 400 Voti Elettorali.
Obama: Questa non è l'America
La risposta di Obama in merito al presunto complotto per ucciderlo. Qui il video.
"I think what has been striking in this campaign is the the degree to which these kind of hate groups have been marginalized," he said. "That’s not who America is. That’s not who our future is.""What I've found is people here don't care what color you are," Obama said of Western Pennsylvania. "What they're trying to figure out is who can deliver. It's just like the Pttisburgh Steelers: they don't care what color you are, they just want to figure out, can you make the plays?"
"I think what has been striking in this campaign is the the degree to which these kind of hate groups have been marginalized," he said. "That’s not who America is. That’s not who our future is.""What I've found is people here don't care what color you are," Obama said of Western Pennsylvania. "What they're trying to figure out is who can deliver. It's just like the Pttisburgh Steelers: they don't care what color you are, they just want to figure out, can you make the plays?"
Sondaggi 27/10
sondaggi nazionali
I tracking di Washingon Post e TIPP confermano i valori del giorno precedente, ed ora il vantaggio medio di Obama è inferiore a quello avuto nel corso degli ultimi 3/4 giorni. Nelle ultime 2 settimane si è avuto una costante ma insignificante oscillazione di 1 punto. Adesso bisogna valutare se si verificherà un ulteriore picco di Obama, oppure se come nel 2004 ci sarà un riavvicinamento del candidato in difficoltà che però non cambierà l'esito delle elezioni.
sondaggi statali
Record di sondaggi statali ieri, ben 37. In media le indagini sono favorevoli ad Obama, che può contare margini di vantaggio più o meno significativi nella maggior parte dei Battleground States vinti da Bush nel 2004. Colorado, Florida, Nevada, Ohio e Virginia sembrano indirizzati ormai verso la colonna democratica, mentre Missouri e North Carolina sono due conclamati Toss-Up. Se gli Stati vinti da Kerry nel 2004 non sembrano sfuggure alla presa di Obama, Indiana, West Virginia, Montana, Georgia e ora anche Arizona potrebbero determinare un collasso del Gop. Per quanto ininfluenti per il Collegio Elettorale, i 30 punti che separano i due candidati in California e a New York sono un monito al cambiamento per i Repubblicani.
I tracking di Washingon Post e TIPP confermano i valori del giorno precedente, ed ora il vantaggio medio di Obama è inferiore a quello avuto nel corso degli ultimi 3/4 giorni. Nelle ultime 2 settimane si è avuto una costante ma insignificante oscillazione di 1 punto. Adesso bisogna valutare se si verificherà un ulteriore picco di Obama, oppure se come nel 2004 ci sarà un riavvicinamento del candidato in difficoltà che però non cambierà l'esito delle elezioni.
sondaggi statali
Record di sondaggi statali ieri, ben 37. In media le indagini sono favorevoli ad Obama, che può contare margini di vantaggio più o meno significativi nella maggior parte dei Battleground States vinti da Bush nel 2004. Colorado, Florida, Nevada, Ohio e Virginia sembrano indirizzati ormai verso la colonna democratica, mentre Missouri e North Carolina sono due conclamati Toss-Up. Se gli Stati vinti da Kerry nel 2004 non sembrano sfuggure alla presa di Obama, Indiana, West Virginia, Montana, Georgia e ora anche Arizona potrebbero determinare un collasso del Gop. Per quanto ininfluenti per il Collegio Elettorale, i 30 punti che separano i due candidati in California e a New York sono un monito al cambiamento per i Repubblicani.
Le solite, eterne BALLE
I siti dei giornali italiani hanno in prima pagina il tentato complotto per uccidere Obama. Negli Stati Uniti nessun organo di informazione ha ripreso la notizia, essendo manifestamente infondata. Ecco il testo dell'Associated Press
The [Bureau of Alcohol, Tobacco, and Firearms says it has broken up a plot to assassinate Democratic presidential candidate Barack Obama and shoot or decapitate 102 black people in a Tennessee murder spree.In court records unsealed Monday, agents said they disrupted plans to rob a gun store and target an unnamed but predominantly African-American high school by two neo-Nazi skinheads.
An Obama spokesman declined to comment on the report.
Due ragazzini vogliono derubare un negozio d'armi, assaltare un liceo e uccidere 100 ragazzi neri, decapitarli, poi andare ad un ricevimento e lì uccidere Obama. Ma perchè in Italia l'informazione fa così schifo sull'America? Sempre fermi a 40 anni fa, all'uccisione di Kennedy e MLK, come se gli Usa fossero sempre uguali a se stessi. Il Paese che non cambia mai è solo il Nostro.
The [Bureau of Alcohol, Tobacco, and Firearms says it has broken up a plot to assassinate Democratic presidential candidate Barack Obama and shoot or decapitate 102 black people in a Tennessee murder spree.In court records unsealed Monday, agents said they disrupted plans to rob a gun store and target an unnamed but predominantly African-American high school by two neo-Nazi skinheads.
An Obama spokesman declined to comment on the report.
Due ragazzini vogliono derubare un negozio d'armi, assaltare un liceo e uccidere 100 ragazzi neri, decapitarli, poi andare ad un ricevimento e lì uccidere Obama. Ma perchè in Italia l'informazione fa così schifo sull'America? Sempre fermi a 40 anni fa, all'uccisione di Kennedy e MLK, come se gli Usa fossero sempre uguali a se stessi. Il Paese che non cambia mai è solo il Nostro.
lunedì 27 ottobre 2008
Sondaggi nazionali 27/10 Obama +6,6
Gallup: Obama 52, McCain 42 RV (+1), Obama 51.5, McCain 44 LV (+o.5)
Rasmussen: Obama 51, McCain 46 (-3)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (0)
Research 2000: Obama 50, McCain 42 (-3)
Hotline/FD: Obama 50, McCain 42 (0)
Zogby: Obama 50, McCain 45 (0)
Media Obama 50,5 McCain 43,9 Obama +6,6
Brusca discesa per Obama rilevata da due tracking. Le altri indagini mostrano valori costanti, di conseguenza è da appurare nei prossimi giorni se solo l'eliminazione del picco di Obama, avvenuto giovedì e venerdì, ha causato questo cambiamento oppure se McCain sta veramente iniziando a recuperare. Il candidato democratico non scende comunque da quota 50, e non l'ottiene solo nel sondaggio, Battleground, che utilizza il campione più bianco e politicamente più conservatore.
Rasmussen: Obama 51, McCain 46 (-3)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (0)
Research 2000: Obama 50, McCain 42 (-3)
Hotline/FD: Obama 50, McCain 42 (0)
Zogby: Obama 50, McCain 45 (0)
Media Obama 50,5 McCain 43,9 Obama +6,6
Brusca discesa per Obama rilevata da due tracking. Le altri indagini mostrano valori costanti, di conseguenza è da appurare nei prossimi giorni se solo l'eliminazione del picco di Obama, avvenuto giovedì e venerdì, ha causato questo cambiamento oppure se McCain sta veramente iniziando a recuperare. Il candidato democratico non scende comunque da quota 50, e non l'ottiene solo nel sondaggio, Battleground, che utilizza il campione più bianco e politicamente più conservatore.
COLLEGIO ELETTORALE 27/10 Obama 378, McCain 160
Obama conferma i 378 Voti Elettorali previsti ieri, contro i 160 a favore di McCain. La Georgia scivola nella categoria dei Toss-Up, mentre lo Stato di McCain, l'Arizona, entra nei tendenzialmente repubblicani. I Grandi Elettori demoscopicamente sicuri al momento per il candidato del Gop sono attualmente la miseria di 129 contro i 268 di Obama.
sondaggi 26/10
sondaggi nazionali
Si riduce il margine di vantaggio di Obama nel tracking di Washinton Post, mentre in quello di TIPP rimane sostanzialmente stabile.
sondaggi statali
La sorpresa più grossa arriva dall'Arizona, dove McCain guida di soli 4 punti nel proprio Stato. L'Iowa, nonostante i ripetuti passaggi degli alfieri del Gop, è ormai stabilmente nella colonna democratica, mentre Mason-Dixon rileva McCain al primo posto in Missouri. In Georgia la situazione è - incredibilmente- ancora aperta, mentre nei Battleground Virginia e New Hamsphire Obama è sempre più favorito.
Si riduce il margine di vantaggio di Obama nel tracking di Washinton Post, mentre in quello di TIPP rimane sostanzialmente stabile.
sondaggi statali
La sorpresa più grossa arriva dall'Arizona, dove McCain guida di soli 4 punti nel proprio Stato. L'Iowa, nonostante i ripetuti passaggi degli alfieri del Gop, è ormai stabilmente nella colonna democratica, mentre Mason-Dixon rileva McCain al primo posto in Missouri. In Georgia la situazione è - incredibilmente- ancora aperta, mentre nei Battleground Virginia e New Hamsphire Obama è sempre più favorito.
Memo per Barack Gelmini, o Maria Stella Obama
Uno dei pilastri della base sociale dei Democratici Usa sono gli insegnati della scuola pubblica. I repubblicani, in particolare la destra religiosa, non sopportano l'istruzione statale, tanto che le loro rivendicazioni storiche in questa materia sono state l'homeschooling e i buoni scuola(school voucher) per favorire le scuole private. Obama e i Democratici difendono l'affirmative action nelle scuole per favorire una maggiore integrazione tra le diverse etnie della società statunitense. Dubito che una fan di Obama possa riconoscersi nell'attuale centro destra italiano.
Maria Stella Obama o Barack Gelmini?
L'incredibile Gelmini ha come modello di riferimento Barack Obama(e Silvio? e l'amico George?), e sostiene che la sua riforma scolastica si ispira a quella presentata dal candidato democratico. C'è più fantascienza in questa dichiarazione che nelle continue affermazioni di John McCain a proposito delle sue chance di vittoria. In Italia la Right Nation si è già dissolta. Ora aspettiamo il disfacimento della controparte americana.
domenica 26 ottobre 2008
L'America che cambia
I sondaggi sono molto sensibili agli sbalzi di umore dell'opinione pubblica, ma le elezioni sono decise da dinamiche politiche, demografiche e sociali che avvengono nel cuore profondo dell'America, spesso non rilevata dai radar dei mass media. Le tendenze degli ultimi anni sono favorevoli ai Democratici, ma il quadro politico è ancora in via di definizione
LA CARICA DEI MILLENNIALS
I millennials, la generazione del nuovo millennio, sono già ora la fascia d'età dal maggior peso demografico. Le persone nate a partire dal 1978 sono circa 95 milioni. Benchè poco più della metà di loro potrà votare il 4 novembre, i millennials sembrano poter avere il ruolo determinante che ebbe la GI generation nella politica americana tra gli anni '30 e gli anni'60. Così come la GI generation era la prima fascia d'età nella storia americana al cui interno le persone di origini inglese non erano maggioritarie, così ora i millenials sono l'espressione della società multietnica statunitense. Il 40% di loro è di provenienza ispanica, afro-americana oppure asiatica, così come un quinto dei millennials ha un genitore immigrato. Il percorso educativo compiuto in un simile contesto ha eliminato molte delle fratture razziali che ancora influenzano i rapporti interetnici delle generazioni più mature, in particolare le persone che hanno vissuto gli scontri degli anni '60 e le conflittuali politiche di affermative action del decennio successivo. I millennials, cresciuti negli anni della lotta allo Stato dei Repubblicani di Gingrich e poi in quelli della Guerra al Terrorismo, hanno maturato un diverso rapporti nei confronti del potere pubblico. Se la maggior parte degli americani crede ancora che l'intervento del governo è tendenzialmente inefficace e rappresenti uno spreco di risorse, quasi i 2/3 dei millennials si oppongono a questa tesi che ha dominato la politica americana negli ultimi vent'anni. Rispetto alla Generazione X che li ha preceduti, i ragazzi del nuovo millennio hanno sostituto il cinismo e l'apatia degli anni '90 con una maggiore attenzione verso le problematiche sociali e ambientali. Queste nuove caratteristiche hanno determinato una crescente identificazione dei più giovani verso i Democratici. Se nel 2000 Gore perse di un punto il voto nella fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni, Kerry riuscì a vincere di 10, mentre nelle midterm 2006 i più giovani votarono i Democratici con un rapporto di 60 a 38. La maggior partecipazione dei giovani alla politica ha deciso le elezioni primarie: senza il fondamentale apporto dei millennials Obama avrebbe perso nettamente la sfida contro la Clinton, ma grazie ad un incremento della partecipazione giovanile al voto superiore in alcuni casi anche al 40% il senatore dell'Illinois è riuscito a sconfiggere l'organizzazione del più potente gruppo politico della politica americana.
SEMPRE MENO COPPIE BIANCHE E CRISTIANE
Una caratteristica che contraddistingue la nuova generazione è la minor propensione verso il matrimonio, e un minor coinvolgimento religioso. Se i bianchi cristiani sposati sono ancora la maggior parte degli americani, la loro riduzione è stata oltremodo netta. Negli anni '50 questo gruppo sociale rappresentava l'80% dell'elettorato, mentre ora la sua quota è scesa intorno al 40%. Tra i più giovani il calo è stato ancora più marcato: nel dopoguerra l'80% dei giovani era formato da coppie bianche di religione cristiana, mentre ora meno del 20% della fascia di età sotto i 30 anni rientra in questa definizione. I bianchi sposati di religione cristiana sono la base sociale del partito repubblicano: in questo gruppo sociale i conservatori ottengono percentuali superiori al 60% senza differenze sostanziali nelle diverse fasce d'età. Il loro costante calo demografico pone però seri problemi al partito repubblicano per il futuro, per la costante riduzione della loro base elettorale. Il GOP è stato a partire dalla fine del Vietnam il partito dei gruppi sociali più dinamici, tanto che negli anni '80 dominavano il segmento degli elettori più giovani, grazie anche ai successi della rivoluzione reaganiana
LA CRESCITA DEI LATINOS
Negli ultimi anni gli Stati Uniti sono stati contraddistinti da una forte crescita demografica, un dato in netta controtendenza rispetto agli altri grandi Paesi occidentali. La spinta maggiore all'aumento della popolazione americana è arrivata dalla comunità ispanica, proveniente in larga parte dai vicini Paesi dell'America latina. I latinos sono ora la seconda etnia americana, con gli afro-americani scesi al terzo posto, e stanno contribuendo alla crescita di importanza degli Stati del West, tradizionalmente noti per i loro radi insediamenti abitativi. La comunità ispanica è contrassegnata da un forte legame con la religione cattolica e una marcata attenzione verso i valori tradizionali. Negli ultimi 20 anni i latinos si sono riconosciuti nei Democratici, il partito di riferimento delle minoranze etniche. Bush si era però accorto della crescente importanza di questo segmento sociale, e nel 2004 colse il miglior risultato ottenuto da un candidato repubblicano alla presidenza. Il progetto di legalizzazione dell'immigrazione clandestina proposto dall'Amministrazione Bush nel 2005 ha però sconvolto l'elettorato conservatore, formato dalle comunità bianche delle aree rurali e delle piccole città, spaventato dall'arrivo di masse di messicani senza lavoro. I gruppi parlamentari repubblicani, timorosi della reazione della loro base, hanno così interrotto l'abbraccio tentato dall'Amministrazione Bush verso i latinos, consegnando questo segmento sociale ai Democratici. Nelle primarie democratiche gli ispanici, tradizionalmente il gruppo che partecipa meno al voto, hanno votato in numero molto cospicuo, e la preferenza originaria verso Hillary Clinton non ha allontanato i latinos da Obama, che in ogni indagine demoscopica guida questo gruppo etnico con un margine di 20-30 punti di vantaggio su McCain.
TENDENZE STRUTTURALI
Se i Democratici e Obama sembrano i maggiori beneficiari delle tendenze sociali e demografiche che si notano nella società americana, il voto statunitense si è dimostrato meno statico e conservatore, in definitiva più pragmatico e meno ideologico rispetto ai Paesi europei. Nel 1992, incrementando la partecipazione alle elezioni, Bill Clinton riuscì a vincere il voto giovanile in maniera netta, smentendo così in parte la tendenza emersa nel decennio precedente. Nel caso di una vittoria di McCain, i repubblicani non potranno comunque non tenere conto di quanto l'America sia meno bianca, meno religiosa e meno conservatrice rispetto al decennio precedente.
LA CARICA DEI MILLENNIALS
I millennials, la generazione del nuovo millennio, sono già ora la fascia d'età dal maggior peso demografico. Le persone nate a partire dal 1978 sono circa 95 milioni. Benchè poco più della metà di loro potrà votare il 4 novembre, i millennials sembrano poter avere il ruolo determinante che ebbe la GI generation nella politica americana tra gli anni '30 e gli anni'60. Così come la GI generation era la prima fascia d'età nella storia americana al cui interno le persone di origini inglese non erano maggioritarie, così ora i millenials sono l'espressione della società multietnica statunitense. Il 40% di loro è di provenienza ispanica, afro-americana oppure asiatica, così come un quinto dei millennials ha un genitore immigrato. Il percorso educativo compiuto in un simile contesto ha eliminato molte delle fratture razziali che ancora influenzano i rapporti interetnici delle generazioni più mature, in particolare le persone che hanno vissuto gli scontri degli anni '60 e le conflittuali politiche di affermative action del decennio successivo. I millennials, cresciuti negli anni della lotta allo Stato dei Repubblicani di Gingrich e poi in quelli della Guerra al Terrorismo, hanno maturato un diverso rapporti nei confronti del potere pubblico. Se la maggior parte degli americani crede ancora che l'intervento del governo è tendenzialmente inefficace e rappresenti uno spreco di risorse, quasi i 2/3 dei millennials si oppongono a questa tesi che ha dominato la politica americana negli ultimi vent'anni. Rispetto alla Generazione X che li ha preceduti, i ragazzi del nuovo millennio hanno sostituto il cinismo e l'apatia degli anni '90 con una maggiore attenzione verso le problematiche sociali e ambientali. Queste nuove caratteristiche hanno determinato una crescente identificazione dei più giovani verso i Democratici. Se nel 2000 Gore perse di un punto il voto nella fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni, Kerry riuscì a vincere di 10, mentre nelle midterm 2006 i più giovani votarono i Democratici con un rapporto di 60 a 38. La maggior partecipazione dei giovani alla politica ha deciso le elezioni primarie: senza il fondamentale apporto dei millennials Obama avrebbe perso nettamente la sfida contro la Clinton, ma grazie ad un incremento della partecipazione giovanile al voto superiore in alcuni casi anche al 40% il senatore dell'Illinois è riuscito a sconfiggere l'organizzazione del più potente gruppo politico della politica americana.
SEMPRE MENO COPPIE BIANCHE E CRISTIANE
Una caratteristica che contraddistingue la nuova generazione è la minor propensione verso il matrimonio, e un minor coinvolgimento religioso. Se i bianchi cristiani sposati sono ancora la maggior parte degli americani, la loro riduzione è stata oltremodo netta. Negli anni '50 questo gruppo sociale rappresentava l'80% dell'elettorato, mentre ora la sua quota è scesa intorno al 40%. Tra i più giovani il calo è stato ancora più marcato: nel dopoguerra l'80% dei giovani era formato da coppie bianche di religione cristiana, mentre ora meno del 20% della fascia di età sotto i 30 anni rientra in questa definizione. I bianchi sposati di religione cristiana sono la base sociale del partito repubblicano: in questo gruppo sociale i conservatori ottengono percentuali superiori al 60% senza differenze sostanziali nelle diverse fasce d'età. Il loro costante calo demografico pone però seri problemi al partito repubblicano per il futuro, per la costante riduzione della loro base elettorale. Il GOP è stato a partire dalla fine del Vietnam il partito dei gruppi sociali più dinamici, tanto che negli anni '80 dominavano il segmento degli elettori più giovani, grazie anche ai successi della rivoluzione reaganiana
LA CRESCITA DEI LATINOS
Negli ultimi anni gli Stati Uniti sono stati contraddistinti da una forte crescita demografica, un dato in netta controtendenza rispetto agli altri grandi Paesi occidentali. La spinta maggiore all'aumento della popolazione americana è arrivata dalla comunità ispanica, proveniente in larga parte dai vicini Paesi dell'America latina. I latinos sono ora la seconda etnia americana, con gli afro-americani scesi al terzo posto, e stanno contribuendo alla crescita di importanza degli Stati del West, tradizionalmente noti per i loro radi insediamenti abitativi. La comunità ispanica è contrassegnata da un forte legame con la religione cattolica e una marcata attenzione verso i valori tradizionali. Negli ultimi 20 anni i latinos si sono riconosciuti nei Democratici, il partito di riferimento delle minoranze etniche. Bush si era però accorto della crescente importanza di questo segmento sociale, e nel 2004 colse il miglior risultato ottenuto da un candidato repubblicano alla presidenza. Il progetto di legalizzazione dell'immigrazione clandestina proposto dall'Amministrazione Bush nel 2005 ha però sconvolto l'elettorato conservatore, formato dalle comunità bianche delle aree rurali e delle piccole città, spaventato dall'arrivo di masse di messicani senza lavoro. I gruppi parlamentari repubblicani, timorosi della reazione della loro base, hanno così interrotto l'abbraccio tentato dall'Amministrazione Bush verso i latinos, consegnando questo segmento sociale ai Democratici. Nelle primarie democratiche gli ispanici, tradizionalmente il gruppo che partecipa meno al voto, hanno votato in numero molto cospicuo, e la preferenza originaria verso Hillary Clinton non ha allontanato i latinos da Obama, che in ogni indagine demoscopica guida questo gruppo etnico con un margine di 20-30 punti di vantaggio su McCain.
TENDENZE STRUTTURALI
Se i Democratici e Obama sembrano i maggiori beneficiari delle tendenze sociali e demografiche che si notano nella società americana, il voto statunitense si è dimostrato meno statico e conservatore, in definitiva più pragmatico e meno ideologico rispetto ai Paesi europei. Nel 1992, incrementando la partecipazione alle elezioni, Bill Clinton riuscì a vincere il voto giovanile in maniera netta, smentendo così in parte la tendenza emersa nel decennio precedente. Nel caso di una vittoria di McCain, i repubblicani non potranno comunque non tenere conto di quanto l'America sia meno bianca, meno religiosa e meno conservatrice rispetto al decennio precedente.
Sondaggi nazionali 26/10 Obama +8
Gallup: Obama 51, McCain 42 RV (0), Obama 51, McCain 44 (+1)
Rasmussen: Obama 52, McCain 44 (0)
Research 2000: Obama 51, McCain 40 (-1)
Hotline/FD: Obama 50, McCain 42 (0)
Zogby: Obama 49, McCain 44 (-5)
Media Obama 50,7 McCain 42,7 Obama +8
3 tracking su 5 rilevano esattamente lo stesso vantaggio di Obama, un solido +8, che diventa lo svantaggio medio di McCain nei sondaggi odierni. Il candidato repubblicano ha un rapporto 50/49 nell'indice delle opinioni favorevoli/sfavorevoli secondo Rasmussen. Ciò lascia pochissimo spazio per il recupero di McCai. Zogby invece mostra un crollo del margine di vantaggio di Obama. La spiegazione è da ricercare nella metodologia dei Presidential Tracking. Questo tipo di sondaggio somma i valori delle indagini in un periodo costante di tempo, eliminando ogni giorno la rilevazione meno recente. Con ogni probabilità Obama 4 giorni fa aveva segnato un valore record, nell'ordine del 54-55%, che aveva drogato il suo margine di vantaggio nei confronti di McCain. Eliminato questo dato, il candidato democratico ha subito un netto arretramento, che assomiglia però più ad un rumore statistico che ad un indizio di cambiamento della corsa per la Casa Bianca.
Rasmussen: Obama 52, McCain 44 (0)
Research 2000: Obama 51, McCain 40 (-1)
Hotline/FD: Obama 50, McCain 42 (0)
Zogby: Obama 49, McCain 44 (-5)
Media Obama 50,7 McCain 42,7 Obama +8
3 tracking su 5 rilevano esattamente lo stesso vantaggio di Obama, un solido +8, che diventa lo svantaggio medio di McCain nei sondaggi odierni. Il candidato repubblicano ha un rapporto 50/49 nell'indice delle opinioni favorevoli/sfavorevoli secondo Rasmussen. Ciò lascia pochissimo spazio per il recupero di McCai. Zogby invece mostra un crollo del margine di vantaggio di Obama. La spiegazione è da ricercare nella metodologia dei Presidential Tracking. Questo tipo di sondaggio somma i valori delle indagini in un periodo costante di tempo, eliminando ogni giorno la rilevazione meno recente. Con ogni probabilità Obama 4 giorni fa aveva segnato un valore record, nell'ordine del 54-55%, che aveva drogato il suo margine di vantaggio nei confronti di McCain. Eliminato questo dato, il candidato democratico ha subito un netto arretramento, che assomiglia però più ad un rumore statistico che ad un indizio di cambiamento della corsa per la Casa Bianca.
COLLEGIO ELETTORALE 26/10 Obama 378, McCain 160
Con i sondaggi dei giorni scorsi Obama è riuscito a passare in testa nella media delle indagini sull'Indiana. Lo Stato, di forte tradizione repubblicana, continua ad essere nella categoria dei Toss-Up, ma ora il favorito per la vittoria è il candidato democratico. Obama conta così al momento di 378 Grandi Elettori, contro i soli 160 a disposizione di McCain. La Virginia ha abbandonato la colonna degli Stati Strong Dem ed è ora Lean Dem. In questo momento Obama non è più"demoscopicamente sicuro"di diventare Presidente, dato che gli Stati nei quali ha un vantaggio molto netto gli consegnano 268 Voti Elettorali. Per ottenerne altri 2, Obama può contare su 110 Grandi Elettori per i quali è comunque il favorito.
sondaggi 25/10
sondaggi nazionali
Nei sondaggi di ieri Barack Obama ha collezionato un'ulteriore serie di buone notizie. In 5 presidentiali tracking su 6, il candidato democratico supera la soglia del 50%, mentre McCain non riesce mai a superare il 45%. Di conseguenza, il vantaggio medio è ampio e confortante, capace di determinare una netta vittoria nel Collegio Elettorale. Newsweek e Washinton Post rilevano una situazione ancora più favorevole ad Obama: il settimanale americano registra un sostanziale pareggio nel segmento bianco del voto, e una soverchiante maggioranza pro Dem nelle minoranze etniche. Condizioni che portano ad un vantaggio record: 12 punti a 10 giorni dal voto.
sondaggi statali
Negli Stati la situazione è sempre estremamente favorevole ad Obama. In Colorado Obama, trascinato da un'enorme disaffezione nei confronti dell'Amministrazione Bush, ha aperto un fossato di oltre 20 punti nel segmento indipendente del voto che lo porta ad avere un vantaggio in doppia cifra su McCain. Arrivano buone notizie dall'Ohio e dal Missouri, mentre McCain si può consolora con il sostegno di alcuni Stati dell'America rurale come South Dakota, Tennessee e Arkansas. Le diffidenze culturali che allontano questi Stati da Obama renderanno impossibile il raggiungimento di quota 400 EVs, ma per diventare Presidente il senatore dell'Illinois ha bisogno di 270 Evs che sembrano ormai sempre più sicuri.
Nei sondaggi di ieri Barack Obama ha collezionato un'ulteriore serie di buone notizie. In 5 presidentiali tracking su 6, il candidato democratico supera la soglia del 50%, mentre McCain non riesce mai a superare il 45%. Di conseguenza, il vantaggio medio è ampio e confortante, capace di determinare una netta vittoria nel Collegio Elettorale. Newsweek e Washinton Post rilevano una situazione ancora più favorevole ad Obama: il settimanale americano registra un sostanziale pareggio nel segmento bianco del voto, e una soverchiante maggioranza pro Dem nelle minoranze etniche. Condizioni che portano ad un vantaggio record: 12 punti a 10 giorni dal voto.
sondaggi statali
Negli Stati la situazione è sempre estremamente favorevole ad Obama. In Colorado Obama, trascinato da un'enorme disaffezione nei confronti dell'Amministrazione Bush, ha aperto un fossato di oltre 20 punti nel segmento indipendente del voto che lo porta ad avere un vantaggio in doppia cifra su McCain. Arrivano buone notizie dall'Ohio e dal Missouri, mentre McCain si può consolora con il sostegno di alcuni Stati dell'America rurale come South Dakota, Tennessee e Arkansas. Le diffidenze culturali che allontano questi Stati da Obama renderanno impossibile il raggiungimento di quota 400 EVs, ma per diventare Presidente il senatore dell'Illinois ha bisogno di 270 Evs che sembrano ormai sempre più sicuri.
venerdì 24 ottobre 2008
sondaggi 24/10
sondaggi nazionali
Obama cala nel tracking di WaPo e ABC, e il suo vantaggio scende a 9 punti. TIPP invece refistra un incremento dei valori del candidato democratico, benchè nel segmento 18-25 domini ancora McCain. Rumore statistico puro.
sondaggi statali
Le indagini quotidiane di oggi a livello statale portano buone notizie a John McCain. Rasmussen mostra un buon +8 per Obama in Iowa, ma già il New Hampshire sembra all'improvviso più competitivo, con McCain dietro ma con un distacco all'interno del margine di errore statistico. In North Carolina il candidato repubblicano passa in testa dopo oltre un mese. VA e NC appaiono più equilibrate rispetto ai giorni scorsi, e l'istituto repubbliano mostra McCain avanti anche in Florida e Ohio, con un netto miglioramento rispetto alle precedenti rilevazioni. Obama riceve un ottimo dato da Insider Advantage, che registra un suo vantaggio anche in Georgia, mentre le altre indagini confermano tendenze già note.
Obama cala nel tracking di WaPo e ABC, e il suo vantaggio scende a 9 punti. TIPP invece refistra un incremento dei valori del candidato democratico, benchè nel segmento 18-25 domini ancora McCain. Rumore statistico puro.
sondaggi statali
Le indagini quotidiane di oggi a livello statale portano buone notizie a John McCain. Rasmussen mostra un buon +8 per Obama in Iowa, ma già il New Hampshire sembra all'improvviso più competitivo, con McCain dietro ma con un distacco all'interno del margine di errore statistico. In North Carolina il candidato repubblicano passa in testa dopo oltre un mese. VA e NC appaiono più equilibrate rispetto ai giorni scorsi, e l'istituto repubbliano mostra McCain avanti anche in Florida e Ohio, con un netto miglioramento rispetto alle precedenti rilevazioni. Obama riceve un ottimo dato da Insider Advantage, che registra un suo vantaggio anche in Georgia, mentre le altre indagini confermano tendenze già note.
Obama sta vincendo: voti veri 2
A conferma dei dati dell'Early Voting, NPR, il canale radio pubblico degli Usa, ha pubblicato un'indagine condotta nei Battleground States secondo la quale Obama sarebbe in vantaggio di oltre 11 punti. Negli Stati in bilico Bush aveva vinto di 4 punti nel 2004. In Colorado, Iowa, Indiana, Florida, Michigan, Minnesota, Missouri, North Carolina, New Hampshire, New Mexico, Nevada, Ohio, Pennsylvania, Virginia e Wisconsin Obama beneficia della maggiore quota di elettorato che si identifica nei Democratici e di un netto vantaggio tra gli indipendenti(+12).
Obama sta vincendo: voti veri
L'Early Voting sembra molto favorevole ad Obama e ai Democratici. Secondo David Plouffe, il confronto tra i dati che provengono dai Battleground States che registrano gli elettori per via partitica e gli elenchi in loro possesso mostrano un netto incremento della partecipazione dei Democratici. Secondo Plouffe, McCain per vincere gli Stati in bilico dovrebbe ottenere 15% of the Democratic vote, 95% of the Republican and 60% of the independent vote.
North Carolina – 2008 to date
All Votes By Party Registration
DEM 520,064 56% REP 254,515 27% UNA 155,476 17%
North Carolina – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Votes By Party Registration
DEM 479,305 48% REP 363,294 37% UNA 149,632 15%
Nevada – 2008 to date
All Voting
Dem 107,122 53% Repub 63,577 32% Other 30,938 15%
Total 201,637
Nevada – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Votes By Party Registration
DEM
147,408 45% REP 135,743 41% OTHER 45,211 14%
Iowa – 2008 to date
All Voting
Dem 132,882 50% Repub 76,689 29% Other 53,787 20%
Iowa – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Voting
Dem 185,115 48% Repub 118,167 30% Other 86,071 22%
New Mexico – 2008 to date
All Voting
Dem 84,123 56% Repub 49,145 33% Other 16,484 11%
New Mexico – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Voting
Dem 178,216 50% Repub 132,505 38% Other 42,461 12%
Colorado – 2008 to date
All Voting
Dem 184,352 39% Repub 181,424 38% Other 110,284 23%
Colorado – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Voting
Dem 307,244 34% Repub 384,642 42% Other 221,336 24%
Florida – 2008 to date
All Voting
Dem 650,363 43% Repub 651,700 43% Other 225,980 14%
Florida – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Voting
Dem 1,056,986 42% Repub 1,097,616 43% Other 386,367 15%
Gli elettori democratici nuovi e saltuari stanno votando ad un ritmo maggiore e con maggiore anticipo rispetto agli elettori non abituali e nuovi del Gop
Colorado – 2008 to date
There are 233,878 new Democrats – 101,595 (43%) have requested mail in ballots.
There are 195,794 new Republicans – 70,248 (36%) have requested mail in ballots.
20% of all Democrats voting by mail have never voted in a general election before.
North Carolina – 2008 to date
There are 816,801 new Democrats – 70,561 (9%) have voted early.
There are 491,106 sporadic Democrats – 91,758 (19%) have voted early.
There are 533,490 new Republicans – 30,676 (6%) have requested mail in ballots.
There are 397,719 sporadic Republicans – 56,418 (14%) have voted early.
18% of all Democrats voting early are new Democrats who have never voted in a general election before and there are a lot more New Democrats.
15% of all Republican voting early are new Republicans
Nevada – 2008 to date
There are 170,672 new Democrats – 21,566 (13%) have voted early.
There are 69,979 sporadic Democrats – 13,305 (19%) have voted early.
There are 98,262 new Republicans – 8,243 (8%) have requested mail in ballots.
There are 52,019 sporadic Republicans – 7,256 (14%) have voted early.
40% of all Democrats voting early are new or Sporadic Democrats
30% of all Republican voting early are new or Sporadic Republicans
Iowa – 2008 to date
There are 103,449 new Democrats – 12,874 (12%) have voted early.
There are 92,479 sporadic Democrats – 20,686 (22%) have voted early.
There are 73,725 new Republicans – 5,414 (7%) have requested mail in ballots.
There are 71,647 sporadic Republicans – 11,577 (16%) have voted early.
Qui sotto i dati riportati dalla campagna di Obama. Ovviamente gli elettori iscritti come Democratici potrebbero anche votare per McCain, ma vista la sproporzione tra i due elettorati, specie se paragonata al 2004, il candidato del Gop ha bisogno di una matematica molto difficile. Quella suggerita da David Plouffe.
I Democratici stanno votando in numero maggiore nell'early voting rispetto ai Repubblicani e rispetto al 2004.North Carolina – 2008 to date
All Votes By Party Registration
DEM 520,064 56% REP 254,515 27% UNA 155,476 17%
North Carolina – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Votes By Party Registration
DEM 479,305 48% REP 363,294 37% UNA 149,632 15%
Nevada – 2008 to date
All Voting
Dem 107,122 53% Repub 63,577 32% Other 30,938 15%
Total 201,637
Nevada – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Votes By Party Registration
DEM
147,408 45% REP 135,743 41% OTHER 45,211 14%
Iowa – 2008 to date
All Voting
Dem 132,882 50% Repub 76,689 29% Other 53,787 20%
Iowa – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Voting
Dem 185,115 48% Repub 118,167 30% Other 86,071 22%
New Mexico – 2008 to date
All Voting
Dem 84,123 56% Repub 49,145 33% Other 16,484 11%
New Mexico – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Voting
Dem 178,216 50% Repub 132,505 38% Other 42,461 12%
Colorado – 2008 to date
All Voting
Dem 184,352 39% Repub 181,424 38% Other 110,284 23%
Colorado – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Voting
Dem 307,244 34% Repub 384,642 42% Other 221,336 24%
Florida – 2008 to date
All Voting
Dem 650,363 43% Repub 651,700 43% Other 225,980 14%
Florida – 2004 Final Early and Absentee Vote Numbers
All Voting
Dem 1,056,986 42% Repub 1,097,616 43% Other 386,367 15%
Gli elettori democratici nuovi e saltuari stanno votando ad un ritmo maggiore e con maggiore anticipo rispetto agli elettori non abituali e nuovi del Gop
Colorado – 2008 to date
There are 233,878 new Democrats – 101,595 (43%) have requested mail in ballots.
There are 195,794 new Republicans – 70,248 (36%) have requested mail in ballots.
20% of all Democrats voting by mail have never voted in a general election before.
North Carolina – 2008 to date
There are 816,801 new Democrats – 70,561 (9%) have voted early.
There are 491,106 sporadic Democrats – 91,758 (19%) have voted early.
There are 533,490 new Republicans – 30,676 (6%) have requested mail in ballots.
There are 397,719 sporadic Republicans – 56,418 (14%) have voted early.
18% of all Democrats voting early are new Democrats who have never voted in a general election before and there are a lot more New Democrats.
15% of all Republican voting early are new Republicans
Nevada – 2008 to date
There are 170,672 new Democrats – 21,566 (13%) have voted early.
There are 69,979 sporadic Democrats – 13,305 (19%) have voted early.
There are 98,262 new Republicans – 8,243 (8%) have requested mail in ballots.
There are 52,019 sporadic Republicans – 7,256 (14%) have voted early.
40% of all Democrats voting early are new or Sporadic Democrats
30% of all Republican voting early are new or Sporadic Republicans
Iowa – 2008 to date
There are 103,449 new Democrats – 12,874 (12%) have voted early.
There are 92,479 sporadic Democrats – 20,686 (22%) have voted early.
There are 73,725 new Republicans – 5,414 (7%) have requested mail in ballots.
There are 71,647 sporadic Republicans – 11,577 (16%) have voted early.
Gli americani al voto
L’elettorato americano è più dinamico e meno statico rispetto a quello europeo, anche se l’orientamento politico che ispira le scelte elettorali è molto radicato. Il sistema politico bipartitico nasconde alcuni movimenti più articolati che avvengono nel profondo della società americana e che sono decisivi per le vittorie elettorali
DEMOCRATICI, REPUBBLICANI E INDIPENDENTI
I cittadini americani si confrontano con un sistema politico basato su due grandi partiti, il cui ruolo è stato rafforzato dal presidenzialismo e dal sistema elettorale maggioritario, caratteristiche che si ritrovano tanto sul piano federale che su quello statale. 29 Stati effettuano la registrazione al voto per via partitica, così che gli elettori sono chiamati a scegliere per quale partito registrarsi. Con gli ultimi dati disponibili, in 15 Stati i Democratici sono il partito con il maggior numero di elettori registrati, in 6 prevalgono i Repubblicani e in 8 i non affiliati, o indipendenti. La registrazione partitica non è comunque sinonimo di predominio politico: in alcuni Stati del Sud o dell’area dell’Appalachia i Democratici sono ancora il partito di riferimento a livello locale, ma nelle elezioni federali molti elettori democratici di orientamento moderato e conservatore preferiscono votare per i Repubblicani, partito più vicino sul piano ideologico. Gli indipendenti o non affiliati sono invece maggioritari negli Stati del Nord Est, anche grazie all’abbandono del partito repubblicano, in passato dominatore del New England, ormai minoritario nella zona più ricca del Paese a causa della sua svolta conservatrice avvenuta negli ultimi decenni. Nei sondaggi è richiesta agli elettori di dichiarare la propria identificazione politica. Benchè i dati mutino nelle diverse consultazioni, i Democratici sono il partito tendenzialmente maggioritario in termini di partecipazione al voto, un fatto che però non decide il risultato elettorale. Nel trionfo di Reagan del 1984, i Democratici erano pari a quasi al 40% dell’elettorato, ma ben un terzo dei votanti che si identificavano col partito d’opposizione preferì votare per il presidente repubblicano. Oltre alla mobilità degli elettori che si identificano con uno dei due partiti, più alta di quanto si possa pensare, le consultazioni sono decise dall’orientamento degli indipendenti. Questo segmento di voto è considerato tradizionalmente il centro della politica americana, anche se è difficile trovare una caratteristica omogenea per chi non si dichiara affiliato a uno dei due partiti. Se una linea di identificazione si può tracciare, l’elettorato indipendente è tendenzialmente più vicino ai repubblicani sulle questioni economiche, mentre è più sensibile alle tesi dei democratici su quelle sociali.
CONSERVATORI, LIBERAL E MODERATI
Per capire l’orientamento politico dei cittadini americani, spesso gli scienziati sociali preferiscono interrogarli sul loro posizionamento ideologico. Il gruppo politicamente più numeroso è composto da chi si dichiara moderato, mentre i conservatori sono ben più numerosi dei liberal. Siccome la definizione di moderato è troppo vaga, è utile ricorrere alla matrice creata da Maddox e Lilie nel loro fortunato saggio “Beyond Liberal and Conservative”(Oltre la Destra e la Sinistra), che suddivide l’elettorato americano in quattro categorie. Ai due opposti della matrice si trovano la definizione di liberal, ovvero chi reputa opportuno l’intervento dello Stato nell’economia ma non nella vita privata dei cittadini, e di conservatore, che pensano invece di lasciare libera l’interazione economica delle persone ma vogliono tutelare i valori e le tradizioni con l’ intervento pubblico. Tra queste due polarità si situano i populisti, ovvero progressisti in economia ma conservatori sui temi sociali, e i libertari, gli elettori che negano l’intervento dello Stato tanto in materia economica quanto in quella sociali. Attraverso la matrice di Maddox e Lilie si nota come l’elettorato americano sia poco definibile nel classico schema destra/sinistra, perché se i conservatori sono il gruppo dominante, essi rappresentano poco più di un quarto della società americana, mentre i liberal sono circa un quinto. I populisti e i libertari tendono a preferire gli uni i Democratici e i secondi i Repubblicani, ma le loro scelte sono difficili da prevedere e da influenzare per i due partiti. Siccome l’elettorato che non si identifica nella classica dicotomia Destra/Sinistra è vasto e vuole politiche opposte tra loro, la corsa al centro in America è praticamente impossibile. Guardando gli exit poll delle elezioni presidenziali del 2004, si nota come tra i sostenitori del matrimonio gay ben il 22% votò Bush, mentre il 30% degli elettori di Kerry si considerava liberista in materia economica, opposto quindi alle tesi liberal in questo settore.
MAPPA E PARTITI A MATRICE
La suddivisione in conservatori, liberal, libertari e populisti è utile per capire la mappa elettorale degli Stati Uniti. I conservatori dominano il Sud, mentre i liberal sono molto numerosi sulle coste dell’Atlantico e del Pacifico. Il populismo, inteso nella versione americana, rende incerto il Midwest, mentre lo spirito del West si rispecchia nell’attitudine antistatalista dei libertari, un elettorato quasi del tutto assente in Europa. Nel 2004 Bush vinse l’elezioni grazie alla massiccia mobilitazione dei conservatori, ma anche acquisendo parte di quell’elettorato populista dell’Appalachia e del Midwest che solo Bill Clinton era riuscito a recuperare in toto alla causa democratica in occasione delle ultime presidenziali. John Kerry riuscì, forse più per opposizione a Bush che per meriti propri, ad attrarre una quota importante, specie nella fascia giovanile, dell’elettorato libertario, che col compatto sostegno al figlio del presidente che loro stessi avevano tradito nel 1992 costrinse Al Gore alla più imprevedibile delle sconfitte. La composizione articolata dell’elettorato americano permette di capire la tendenza politica delle regioni statunitensi, ma costringe i due partiti principali a trovare sintesi a spinte e desideri politici spesso antitetici tra loro. Le coalizioni sociali che sostengono i due partiti sono così vaste che spesso la loro complessità è causa della disarticolazione che le ha sempre contraddistinte. Negli anni ’60 i liberal persero la maggioranza dell’America quando l’elettorato conservatore e soprattutto quello populista smise di credere ai benefici e all’estensione del Welfare State, mentre ora i Repubblicani soffrono dell’antipatia dei libertari, delusi dalle inefficienze e dagli scandali dell’attuale Amministrazione, e del distacco dei cittadini culturalmente conservatori ma lontani dalla retorica anti Stato che ha contraddistinto il Gop negli ultimi 20/30 anni.
DEMOCRATICI, REPUBBLICANI E INDIPENDENTI
I cittadini americani si confrontano con un sistema politico basato su due grandi partiti, il cui ruolo è stato rafforzato dal presidenzialismo e dal sistema elettorale maggioritario, caratteristiche che si ritrovano tanto sul piano federale che su quello statale. 29 Stati effettuano la registrazione al voto per via partitica, così che gli elettori sono chiamati a scegliere per quale partito registrarsi. Con gli ultimi dati disponibili, in 15 Stati i Democratici sono il partito con il maggior numero di elettori registrati, in 6 prevalgono i Repubblicani e in 8 i non affiliati, o indipendenti. La registrazione partitica non è comunque sinonimo di predominio politico: in alcuni Stati del Sud o dell’area dell’Appalachia i Democratici sono ancora il partito di riferimento a livello locale, ma nelle elezioni federali molti elettori democratici di orientamento moderato e conservatore preferiscono votare per i Repubblicani, partito più vicino sul piano ideologico. Gli indipendenti o non affiliati sono invece maggioritari negli Stati del Nord Est, anche grazie all’abbandono del partito repubblicano, in passato dominatore del New England, ormai minoritario nella zona più ricca del Paese a causa della sua svolta conservatrice avvenuta negli ultimi decenni. Nei sondaggi è richiesta agli elettori di dichiarare la propria identificazione politica. Benchè i dati mutino nelle diverse consultazioni, i Democratici sono il partito tendenzialmente maggioritario in termini di partecipazione al voto, un fatto che però non decide il risultato elettorale. Nel trionfo di Reagan del 1984, i Democratici erano pari a quasi al 40% dell’elettorato, ma ben un terzo dei votanti che si identificavano col partito d’opposizione preferì votare per il presidente repubblicano. Oltre alla mobilità degli elettori che si identificano con uno dei due partiti, più alta di quanto si possa pensare, le consultazioni sono decise dall’orientamento degli indipendenti. Questo segmento di voto è considerato tradizionalmente il centro della politica americana, anche se è difficile trovare una caratteristica omogenea per chi non si dichiara affiliato a uno dei due partiti. Se una linea di identificazione si può tracciare, l’elettorato indipendente è tendenzialmente più vicino ai repubblicani sulle questioni economiche, mentre è più sensibile alle tesi dei democratici su quelle sociali.
CONSERVATORI, LIBERAL E MODERATI
Per capire l’orientamento politico dei cittadini americani, spesso gli scienziati sociali preferiscono interrogarli sul loro posizionamento ideologico. Il gruppo politicamente più numeroso è composto da chi si dichiara moderato, mentre i conservatori sono ben più numerosi dei liberal. Siccome la definizione di moderato è troppo vaga, è utile ricorrere alla matrice creata da Maddox e Lilie nel loro fortunato saggio “Beyond Liberal and Conservative”(Oltre la Destra e la Sinistra), che suddivide l’elettorato americano in quattro categorie. Ai due opposti della matrice si trovano la definizione di liberal, ovvero chi reputa opportuno l’intervento dello Stato nell’economia ma non nella vita privata dei cittadini, e di conservatore, che pensano invece di lasciare libera l’interazione economica delle persone ma vogliono tutelare i valori e le tradizioni con l’ intervento pubblico. Tra queste due polarità si situano i populisti, ovvero progressisti in economia ma conservatori sui temi sociali, e i libertari, gli elettori che negano l’intervento dello Stato tanto in materia economica quanto in quella sociali. Attraverso la matrice di Maddox e Lilie si nota come l’elettorato americano sia poco definibile nel classico schema destra/sinistra, perché se i conservatori sono il gruppo dominante, essi rappresentano poco più di un quarto della società americana, mentre i liberal sono circa un quinto. I populisti e i libertari tendono a preferire gli uni i Democratici e i secondi i Repubblicani, ma le loro scelte sono difficili da prevedere e da influenzare per i due partiti. Siccome l’elettorato che non si identifica nella classica dicotomia Destra/Sinistra è vasto e vuole politiche opposte tra loro, la corsa al centro in America è praticamente impossibile. Guardando gli exit poll delle elezioni presidenziali del 2004, si nota come tra i sostenitori del matrimonio gay ben il 22% votò Bush, mentre il 30% degli elettori di Kerry si considerava liberista in materia economica, opposto quindi alle tesi liberal in questo settore.
MAPPA E PARTITI A MATRICE
La suddivisione in conservatori, liberal, libertari e populisti è utile per capire la mappa elettorale degli Stati Uniti. I conservatori dominano il Sud, mentre i liberal sono molto numerosi sulle coste dell’Atlantico e del Pacifico. Il populismo, inteso nella versione americana, rende incerto il Midwest, mentre lo spirito del West si rispecchia nell’attitudine antistatalista dei libertari, un elettorato quasi del tutto assente in Europa. Nel 2004 Bush vinse l’elezioni grazie alla massiccia mobilitazione dei conservatori, ma anche acquisendo parte di quell’elettorato populista dell’Appalachia e del Midwest che solo Bill Clinton era riuscito a recuperare in toto alla causa democratica in occasione delle ultime presidenziali. John Kerry riuscì, forse più per opposizione a Bush che per meriti propri, ad attrarre una quota importante, specie nella fascia giovanile, dell’elettorato libertario, che col compatto sostegno al figlio del presidente che loro stessi avevano tradito nel 1992 costrinse Al Gore alla più imprevedibile delle sconfitte. La composizione articolata dell’elettorato americano permette di capire la tendenza politica delle regioni statunitensi, ma costringe i due partiti principali a trovare sintesi a spinte e desideri politici spesso antitetici tra loro. Le coalizioni sociali che sostengono i due partiti sono così vaste che spesso la loro complessità è causa della disarticolazione che le ha sempre contraddistinte. Negli anni ’60 i liberal persero la maggioranza dell’America quando l’elettorato conservatore e soprattutto quello populista smise di credere ai benefici e all’estensione del Welfare State, mentre ora i Repubblicani soffrono dell’antipatia dei libertari, delusi dalle inefficienze e dagli scandali dell’attuale Amministrazione, e del distacco dei cittadini culturalmente conservatori ma lontani dalla retorica anti Stato che ha contraddistinto il Gop negli ultimi 20/30 anni.
Sondaggi nazionali 24/10 Obama +7,1
Gallup: Obama 50, McCain 42 RV(+1), Obama 50.5, McCain 44.5 LV (+0,5)
Rasmussen: Obama 52, McCain 42 (0)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (-1)
Research 2000: Obama 52, McCain 40 (+2)
Hotline/FD: Obama 50, McCain 43 (+2)
Zogby: Obama 51, McCain 41 (-2)
Democracy Corps: Obama 52, McCain 43 (+4)
Media Obama 50,8 McCain 42,7 Obama +7,1
I due tracking principali confermano i valori di Obama e McCain, ormai da un mese inchiodati l'uno poco sopra il 50% e l'altro poco sotto il 45%. Movimenti diversi sono solo rumore statistico, tipico dei tracking che hanno campioni ristretti. Research 2000 ritorna ad essere l'istituto che mostra il divario più ampio tra i due candidati, mentre Hotline ritorna in linea ai valori proposti da Rasmussen e Gallup. Battleground rileva una leggera crescita di McCain, ma i dati del sondaggio di ieri mostrano come l'istituto utilizzi un sample, oppure un modello di likely voters, troppo favorevole al Gop. Rispetto agli altri sondaggi, Battleground ha un campione più bianco, più conservatore e più anziano. Inoltre, è l'unico istituto che rileva McCain in vantaggio tra gli ispanici, mentre secondo il dato medio a livello nazionale e statale Obama è in vantaggio di almeno 20 punti percentuali. Pur con queste caratteristiche, Obama riesce a guidare con un margine significativo a livello statistico. Democracy Corps, società fondata e diretta da consulenti politici clintoniani, utilizza un sample molto conservatore (bianchi al 78% e con un maggior percentuale di elettori di Bush 2004 rispetto al dato reale) eppure McCain arretra inesorabilmente fin quasi alla soglia del -10.
Rasmussen: Obama 52, McCain 42 (0)
Battleground: Obama 49, McCain 46 (-1)
Research 2000: Obama 52, McCain 40 (+2)
Hotline/FD: Obama 50, McCain 43 (+2)
Zogby: Obama 51, McCain 41 (-2)
Democracy Corps: Obama 52, McCain 43 (+4)
Media Obama 50,8 McCain 42,7 Obama +7,1
I due tracking principali confermano i valori di Obama e McCain, ormai da un mese inchiodati l'uno poco sopra il 50% e l'altro poco sotto il 45%. Movimenti diversi sono solo rumore statistico, tipico dei tracking che hanno campioni ristretti. Research 2000 ritorna ad essere l'istituto che mostra il divario più ampio tra i due candidati, mentre Hotline ritorna in linea ai valori proposti da Rasmussen e Gallup. Battleground rileva una leggera crescita di McCain, ma i dati del sondaggio di ieri mostrano come l'istituto utilizzi un sample, oppure un modello di likely voters, troppo favorevole al Gop. Rispetto agli altri sondaggi, Battleground ha un campione più bianco, più conservatore e più anziano. Inoltre, è l'unico istituto che rileva McCain in vantaggio tra gli ispanici, mentre secondo il dato medio a livello nazionale e statale Obama è in vantaggio di almeno 20 punti percentuali. Pur con queste caratteristiche, Obama riesce a guidare con un margine significativo a livello statistico. Democracy Corps, società fondata e diretta da consulenti politici clintoniani, utilizza un sample molto conservatore (bianchi al 78% e con un maggior percentuale di elettori di Bush 2004 rispetto al dato reale) eppure McCain arretra inesorabilmente fin quasi alla soglia del -10.
COLLEGIO ELETTORALE 24/10 Obama 367, McCain 171
I nuovi sondaggi di Rasmussen e Big Ten fanno entrare il Minnesota nella categoria Strong Dem, Stati nei quali i sondaggi rilevano un vantaggio di Obama superiore al doppio del margine medio di errore statistico. Grazie al Minnesota il candidato democratico conta ora su 268 Voti Elettorali "sicuri" dal punto di vista demoscopico. Con la prossima indagine sul New Mexico o New Hampshire Obama supererà la soglia dei 270 Grandi Elettori necessari per essere eletto presidente. Ohio diventa Lean Dem, mentre gli unici due Stati Toss-Up dove è in vantaggio McCain registrano un incremento di Obama. La quota 400 EVs, che non viene raggiunta da ormai 20 anni, è davvero vicina.
Finita?
Dichiarazione ufficiale della campagna di McCain
We have a real chance in Pennsylvania. We are in trouble in Colorado, Nevada and Virginia. We have lost Iowa and New Mexico. We are OK in Missouri, Ohio and Florida. Our voter intensity is good and we can match their buy dollar for dollar starting today till the election. It’s a long shot but it’s worth fighting for
Tradotto non letteralmente: molto indietro in PA, senza speranze in CO, NV e VA, in IA e NM non ci abbiamo neanche provato, in MO, OH e FL potremmo anche pareggiare.
Nel resto del testo, i Repubblicani compilano già un lungo elenco di lamentele. E i dirigenti della campagna di McCain cercano già lavoro.
We have a real chance in Pennsylvania. We are in trouble in Colorado, Nevada and Virginia. We have lost Iowa and New Mexico. We are OK in Missouri, Ohio and Florida. Our voter intensity is good and we can match their buy dollar for dollar starting today till the election. It’s a long shot but it’s worth fighting for
Tradotto non letteralmente: molto indietro in PA, senza speranze in CO, NV e VA, in IA e NM non ci abbiamo neanche provato, in MO, OH e FL potremmo anche pareggiare.
Nel resto del testo, i Repubblicani compilano già un lungo elenco di lamentele. E i dirigenti della campagna di McCain cercano già lavoro.
Sondaggi 23/10
sondaggi nazionali
Il tracking di ABC/WaPo conferma Obama a +11, un dato simile al +13 rilevato dal sondaggio di CBS/NY Times. TIPP registra un brusco calo del candidato democratico, con un vantaggio minimo su McCain. Il candidato repubblicano domina nell'elettorato giovane: forse che il campione di TIPP o il suo modello di likely voters non siano affidabili? Domani, o meglio stasera, arriva una bella correzione.
sondaggi statali
Una messe di sondaggi più che presidenziali per Obama. Le indagini di Big Ten, che rilevano margini significativi a favore del candidato democratico in tutti gli Stati del Midwest, sono confermate da altri istituti. National Journal/FD archiviano Pennsylvania, Minnesota e Wisconsin. Rasmussen rileva una situazione disperata per McCain, -15, in Minnesota. Il tracking di Morning Call ribadisce la situazione ormai stabilizzata in Pennsylvania, mentre Survey Usa conferma il vantaggio di Obama registrato da Big Ten in Indiana, Stato vinto di 20 punti da Bush, anche se con un vantaggio più contenuto(+10 per i primi, + 4 per Susa). A Ovest McCain è travolto, con i latinos che in California preferiscono Obama con un margine di oltre 50 punti. In Montana Obama è in testa grazie anche ai voti sottratti al Gop da Ron Paul. Qualche sondaggio di Rasmussen su Stati sudisti, Louisiana e Texas, conforta McCain, che sente però il fiato di Obama sul collo in Georgia, solo -5 per RasRep. Due sondaggi sulla Florida rilevano un vantaggio significativo per il candidato democratico, che vince nettamente nel segmento degli indipendenti e pareggia tra gli elettori più anziani.
Il tracking di ABC/WaPo conferma Obama a +11, un dato simile al +13 rilevato dal sondaggio di CBS/NY Times. TIPP registra un brusco calo del candidato democratico, con un vantaggio minimo su McCain. Il candidato repubblicano domina nell'elettorato giovane: forse che il campione di TIPP o il suo modello di likely voters non siano affidabili? Domani, o meglio stasera, arriva una bella correzione.
sondaggi statali
Una messe di sondaggi più che presidenziali per Obama. Le indagini di Big Ten, che rilevano margini significativi a favore del candidato democratico in tutti gli Stati del Midwest, sono confermate da altri istituti. National Journal/FD archiviano Pennsylvania, Minnesota e Wisconsin. Rasmussen rileva una situazione disperata per McCain, -15, in Minnesota. Il tracking di Morning Call ribadisce la situazione ormai stabilizzata in Pennsylvania, mentre Survey Usa conferma il vantaggio di Obama registrato da Big Ten in Indiana, Stato vinto di 20 punti da Bush, anche se con un vantaggio più contenuto(+10 per i primi, + 4 per Susa). A Ovest McCain è travolto, con i latinos che in California preferiscono Obama con un margine di oltre 50 punti. In Montana Obama è in testa grazie anche ai voti sottratti al Gop da Ron Paul. Qualche sondaggio di Rasmussen su Stati sudisti, Louisiana e Texas, conforta McCain, che sente però il fiato di Obama sul collo in Georgia, solo -5 per RasRep. Due sondaggi sulla Florida rilevano un vantaggio significativo per il candidato democratico, che vince nettamente nel segmento degli indipendenti e pareggia tra gli elettori più anziani.
giovedì 23 ottobre 2008
Mike e il lato giusto della storia
Ben Smith è un redattore di Politico.com che realizza un blog semplicemente imperdibile sulle elezioni americane viste dal lato dei Democratici. In questi giorni riceve molte mail, tutte molto belle, a proposito di scene incredibili sull'early voting. Questo racconto proviene da uno dei bastioni dei repubblicani in Ohio, la contea di Hamilton che ha come sede Cincinnati. Qui il testo della mail
Upon arriving at the Hamilton County Board of Elections in Cincinnati to vote early today I happened upon some friends of my mother's — three small, elderly Jewish women. They were quite upset as they were being refused admitance to the polling location due to their Obama T-Shirts, hats and buttons. Apparently you cannot wear Obama/McCain gear into polling locations here in Ohio.... They were practically on the verge of tears.After a minute or two of this a huge man (6'5", 300 lbs easy) wearing a Dale Earnhardt jacket and Bengal's baseball cap left the voting line, came up to us and introduced himself as Mike. He told us he had overheard our conversation and asked if the ladies would like to borrow his jacket to put over their t-shirts so they could go in and vote. The ladies quickly agreed. As long as I live I will never forget the image of these 80-plus-year-old Jewish ladies walking into the polling location wearing a huge Dale Earnhardt racing jacket that came over their hands and down to their knees!Mike patiently waited for each woman to cast their vote, accepted their many thanks and then got back in line (I saved him a place while he was helping out the ladies). When Mike got back in line I asked him if he was an Obama supporter. He said that he was not, but that he couldn't stand to see those ladies so upset. I thanked him for being a gentleman in a time of bitter partisanship and wished him well.After I voted I walked out to the street to find my mother's friends surrouding our new friend Mike — they were laughing and having a great time. I joined them and soon learned that Mike had changed his mind in the polling booth and ended up voting for Obama. When I asked him why he changed his mind at the last minute, he explained that while he was waiting for his jacket he got into a conversation with one of the ladies who had explained how the Jewish community, and she, had worked side by side with the black community during the civil rights movements of the '60s, and that this vote was the culmination of those personal and community efforts so many years ago. That this election for her was more than just a vote ... but a chance at history.Mike looked at me and said, "Obama's going to win, and I didn't want to tell my grandchildren some day that I had an opportunity to vote for the first black president, but I missed my chance at history and voted for the other guy."
In sintesi, per i non anglofoni. Tre donne ebree, anziane, si recano al seggio speciale per l'early voting nella città di Cincinnati indossando magliette e spilllette pro Obama. Gli ufficiali preposti al controllo del voto le respingono a causa dell'abbigliamento inopportuno. Le tre signore sono sul punti di scoppiare a piangere, e un uomo molto alto e grosso offre loro la sua giacca NASCAR, le corse automobilistiche USA, così da coprire le loro magliette "politiche" e poter votare. Le tre signore acconsentono e sono ammesse al seggio. La donna che racconta la storia ringrazia l'uomo, che si presenta come Mike per il gesto e gli chiede se lo ha fatto perchè è un supporter di Obama. Mike dice semplicmente di no. All'uscita dal locale, Mike, incontra le signore e racconta di aver sentito, mentre era ritornato in coda, un'altra donna spiegare come gli ebrei avessero lottato insieme agli afro-americani negli anni '60 per affermare i diritti civili negli USA. Per la signora, che aveva partecipato alle battaglie di quel movimento, poter votare un nero come candidato presidente era il culmine di una speranza iniziata 40 anni fa. Mike, agghindato come il tipico repubblicano da classe media, confida di aver cambiato idea su chi votare, in maniera semplice ma meravigliosa: "Obama vincerà, e non voglio raccontare ai miei nipoti in futuro che ho avuto l'opportunità di votare il primo presidente nero, e ho perso questa chance scegliendo l'altro candidato.
Mike ha scelto il lato giusto della storia, e dei sondaggi. Mike è dello stesso Stato di Samuel Wurzelbacher, il repubblicano a 24 carati che per qualche giorno la campagna di McCain ha spacciato come Joe l'idraulico simbolo dell'America lavoratrice. Ormai finiti i 15 minuti di celebrità di Joe the Plumber, la scelta di Mike trionferà.
Upon arriving at the Hamilton County Board of Elections in Cincinnati to vote early today I happened upon some friends of my mother's — three small, elderly Jewish women. They were quite upset as they were being refused admitance to the polling location due to their Obama T-Shirts, hats and buttons. Apparently you cannot wear Obama/McCain gear into polling locations here in Ohio.... They were practically on the verge of tears.After a minute or two of this a huge man (6'5", 300 lbs easy) wearing a Dale Earnhardt jacket and Bengal's baseball cap left the voting line, came up to us and introduced himself as Mike. He told us he had overheard our conversation and asked if the ladies would like to borrow his jacket to put over their t-shirts so they could go in and vote. The ladies quickly agreed. As long as I live I will never forget the image of these 80-plus-year-old Jewish ladies walking into the polling location wearing a huge Dale Earnhardt racing jacket that came over their hands and down to their knees!Mike patiently waited for each woman to cast their vote, accepted their many thanks and then got back in line (I saved him a place while he was helping out the ladies). When Mike got back in line I asked him if he was an Obama supporter. He said that he was not, but that he couldn't stand to see those ladies so upset. I thanked him for being a gentleman in a time of bitter partisanship and wished him well.After I voted I walked out to the street to find my mother's friends surrouding our new friend Mike — they were laughing and having a great time. I joined them and soon learned that Mike had changed his mind in the polling booth and ended up voting for Obama. When I asked him why he changed his mind at the last minute, he explained that while he was waiting for his jacket he got into a conversation with one of the ladies who had explained how the Jewish community, and she, had worked side by side with the black community during the civil rights movements of the '60s, and that this vote was the culmination of those personal and community efforts so many years ago. That this election for her was more than just a vote ... but a chance at history.Mike looked at me and said, "Obama's going to win, and I didn't want to tell my grandchildren some day that I had an opportunity to vote for the first black president, but I missed my chance at history and voted for the other guy."
In sintesi, per i non anglofoni. Tre donne ebree, anziane, si recano al seggio speciale per l'early voting nella città di Cincinnati indossando magliette e spilllette pro Obama. Gli ufficiali preposti al controllo del voto le respingono a causa dell'abbigliamento inopportuno. Le tre signore sono sul punti di scoppiare a piangere, e un uomo molto alto e grosso offre loro la sua giacca NASCAR, le corse automobilistiche USA, così da coprire le loro magliette "politiche" e poter votare. Le tre signore acconsentono e sono ammesse al seggio. La donna che racconta la storia ringrazia l'uomo, che si presenta come Mike per il gesto e gli chiede se lo ha fatto perchè è un supporter di Obama. Mike dice semplicmente di no. All'uscita dal locale, Mike, incontra le signore e racconta di aver sentito, mentre era ritornato in coda, un'altra donna spiegare come gli ebrei avessero lottato insieme agli afro-americani negli anni '60 per affermare i diritti civili negli USA. Per la signora, che aveva partecipato alle battaglie di quel movimento, poter votare un nero come candidato presidente era il culmine di una speranza iniziata 40 anni fa. Mike, agghindato come il tipico repubblicano da classe media, confida di aver cambiato idea su chi votare, in maniera semplice ma meravigliosa: "Obama vincerà, e non voglio raccontare ai miei nipoti in futuro che ho avuto l'opportunità di votare il primo presidente nero, e ho perso questa chance scegliendo l'altro candidato.
Mike ha scelto il lato giusto della storia, e dei sondaggi. Mike è dello stesso Stato di Samuel Wurzelbacher, il repubblicano a 24 carati che per qualche giorno la campagna di McCain ha spacciato come Joe l'idraulico simbolo dell'America lavoratrice. Ormai finiti i 15 minuti di celebrità di Joe the Plumber, la scelta di Mike trionferà.
Agricoltori per Obama
Il Center for Rural Strategies ha pubblicato un sondaggio che indica Obama in vantaggio su McCain nel segmento elettorale che abita nelle aree rurali dei seguenti Battleground States: New Hampshire, Pennsylvania, Ohio, Michigan, Wisconsin, Iowa, Minnesota, Missouri, Florida, Virginia, Colorado, New Mexico, and Nevada. L'indagine per la prima volta vede Obama in testa. Ora il candidato democratico è al 46%, contro il 45% del suo avversario repubblicano. Ad agosto e settembre, John McCain guidava di circa 10 punti. Nelle aree rurali degli Usa Bush trovò il consenso per la sua rielezione nel 2004: a livello nazionale staccò Kerry di 19 punti, mentre nei Battleground States ottenne un confortante +15. Obama e i Democratici hanno recuperato il tradizionale svantaggio grazie all'economia, prima preoccupazione degli elettori.
Il sondaggio è la migliore conferma dei sondaggi di Quinnipiac, National Journal/FD e Big Ten che danno vantaggi di oltre 10 punti a Obama in Stati con una forte presenza di aree rurali come Pennsylvania, Ohio, Wisconsin e gli altri del Midwest. Con un pareggio in questa fascia di elettorato, McCain non ha NESSUNA CHANCE.
Il sondaggio è la migliore conferma dei sondaggi di Quinnipiac, National Journal/FD e Big Ten che danno vantaggi di oltre 10 punti a Obama in Stati con una forte presenza di aree rurali come Pennsylvania, Ohio, Wisconsin e gli altri del Midwest. Con un pareggio in questa fascia di elettorato, McCain non ha NESSUNA CHANCE.
Crystal Ball, parte 2
Oltre alla mappa per le presidenziali, la mitologica Crystal Ball di Larry Sabato prevede un rafforzamento dell'onda blu per quanto riguarda il rinnovo del Congresso. Al Senato i Democratici si avviano verso la conquista di 60 seggi: un risultato pazzesco, se si pensa che 4 anni fa i Repubblicani erano saliti a 55. Il Gop rischia di perdere secondo Larry Sabato almeno 5 mandati in Colorado, New Hamphire, New Mexico, Oregon e Virginia. A rischo sono anche i seggi di Alaska, Mississippi, North Carolina, così come è incerta la competizione in Georgia e Kentucky, dove il leader della minoranza repubblicana rischia di perdere il posto proprio come successo al democratico Tom Daschle nel 2004. I Democratici potrebbero così passare dall'attuale, risicata maggioranza di 51 seggi, contando Lieberman, ad un dominio del Senato, con ben 62 mandati, o 61 escludendo Lieberman.
La catastrofe del Gop al Senato potrebbe replicarsi con un'ecatombe alla Camera. Grazie anche ad un vantaggio significativo ed inusuale nel fundraising, i Democratici potrebbero aggiungere almeno 20 seggi all'attuale maggioranza di 236. Secondo Sabato attualmente i seggi sicuri per i Dems sono 208, mentre il Gop può contare con certezza solo su 144 Distretti. Nelle altre 83 corse per il rinnovo della House, Sabato prevede una netta prevalenza dei Democratici, che potrebbero arrivare fino a 256 Rappresentanti. Un'onda blu inarrestabile.
La catastrofe del Gop al Senato potrebbe replicarsi con un'ecatombe alla Camera. Grazie anche ad un vantaggio significativo ed inusuale nel fundraising, i Democratici potrebbero aggiungere almeno 20 seggi all'attuale maggioranza di 236. Secondo Sabato attualmente i seggi sicuri per i Dems sono 208, mentre il Gop può contare con certezza solo su 144 Distretti. Nelle altre 83 corse per il rinnovo della House, Sabato prevede una netta prevalenza dei Democratici, che potrebbero arrivare fino a 256 Rappresentanti. Un'onda blu inarrestabile.
La Mappa di Larry
La nuova mappa presentata da Larry Sabato. I Voti Elettorali previsti per Obama sono 318, con la conquista di 6 Stati vinti da Bush nel 2004: Iowa al sicuro, probabile il New Mexico, e Colorado, Florida, Nevada e Virginia che dovrebbero finire nella colonna democratica. Già così sarebbe una sconfitta inappellabile per McCain, che potrebbe diventare un crollo con la perdita di Missouri, North Carolina, North Dakota e Ohio, inseriti dal prof. Sabato nella categoria dei Toss-Up.
Sondaggi nazionali 23/10 Obama + 7,5
Gallup: Obama 50, McCain 43 (-2), Obama 50.5, McCain 45.5 (-1.5)
Rasmussen: Obama 52, McCain 45 (+1)
Battleground: Obama 49, McCain 45 (+2)
Research 2000: Obama 51, McCain 41 (0)
Hotline/FD: Obama 48, McCain 43 (0)
Zogby: Obama 52, McCain 40 (+2)
Big Ten: Obama 52, McCain 43
Media Obama 50,7 McCain 43,2 Obama +7,5
Giornata sostanzialmente positiva per Obama, che beneficia di una corsa ormai sempre più stabile, al di là di scostamenti marginali nei valori quotidiani che assomigliano a rumore statistico. Zogby è ora l'istituto che rileva il maggior margine di vantaggio per il candidato democratico, mentre anche Battleground ora registra una situazione più favorevole ad Obama, anche se più equilibrata rispetto alle altre indagini. Oggi è uscito anche un sondaggio nazionale condotto da Big Ten, un pool di università del Midwest che effettuano rilevazioni in 10 Stati del Midwest. L'indagine mostra un netto vantaggio di Obama, ben 9 punti, che a livello statale si traduce in una landslide che fa apparire il Midwest parente prossimo del NordEst. In particolare è notevole la differenza tra il quadro dipinto da questi sondaggi e quelli effettuati a metà settembre, quando la corsa appariva molto, anche troppo, equilibrata.
Rasmussen: Obama 52, McCain 45 (+1)
Battleground: Obama 49, McCain 45 (+2)
Research 2000: Obama 51, McCain 41 (0)
Hotline/FD: Obama 48, McCain 43 (0)
Zogby: Obama 52, McCain 40 (+2)
Big Ten: Obama 52, McCain 43
Media Obama 50,7 McCain 43,2 Obama +7,5
Giornata sostanzialmente positiva per Obama, che beneficia di una corsa ormai sempre più stabile, al di là di scostamenti marginali nei valori quotidiani che assomigliano a rumore statistico. Zogby è ora l'istituto che rileva il maggior margine di vantaggio per il candidato democratico, mentre anche Battleground ora registra una situazione più favorevole ad Obama, anche se più equilibrata rispetto alle altre indagini. Oggi è uscito anche un sondaggio nazionale condotto da Big Ten, un pool di università del Midwest che effettuano rilevazioni in 10 Stati del Midwest. L'indagine mostra un netto vantaggio di Obama, ben 9 punti, che a livello statale si traduce in una landslide che fa apparire il Midwest parente prossimo del NordEst. In particolare è notevole la differenza tra il quadro dipinto da questi sondaggi e quelli effettuati a metà settembre, quando la corsa appariva molto, anche troppo, equilibrata.
COLLEGIO ELETTORALE 23/10 Obama 367, McCain 171
Il computo dei Grandi Elettori continua a essere stabile, con la previsione di 367 Voti Elettorali per Obama e 171 per McCain. Lo Stato di Washington raggiunge ora lo stato di Strong Dem, così come la West Virginia, anche se la tabella di Pollster ancora non aggiorna lo stato alla nuova media dei sondaggi.
Sondaggi 22/10
sondaggi nazionali
L'aggiornamento dei tracking serali di ABC/WaPo e TIPP ha confermato la situazione positiva per Obama, arrivato a +11 nel primo e stabile a +6 nel secondo. Un'indagine dell'AP ha invece rilevato una brusca frenata del candidato democratico, che ora ha in questo sondaggio solo un punto percentuale di vantaggio. Al solito si registra un'eccessiva differenza tra i valori dei Registered Voters, dove Obama conduce comodamente, in linea con le altre indagini, e di quelli dei Likely Voters.
sondaggi statali
Zogby ha aggiornato le sue indagini sui Battleground States, condotta con le rilevazioni via Internet che si sono mostrate abbastanze inaffidabili in passato. Mason-Dixon dà una buona notizia a McCain, che passa in testa in Florida, mentre arretra per lo stesso istituto in Virginia, dove la CNN registra un discreto margine per Obama. Un grappolo di sondaggi sulla contigua West Virginia, roccaforte dei democratici bianchi conservatori. McCain ottiene risultati migliori rispetto a settimana scorsa, ma il suo vantaggio non è ancora assicurato, così come sono pochi gli 8 punti di margine rilevati da Rasmussen nel vicino Kentucky. Obama stenta in Appalachia, ma nelle aree rurali il marchio del Gop è particolarmente debole nel 2008. Le altre indagini sembrano confermare tendenze già note,anche se spiccano le difficoltà di McCain in South Dakota, Stato vinto da Bush di oltre 20 punti.
L'aggiornamento dei tracking serali di ABC/WaPo e TIPP ha confermato la situazione positiva per Obama, arrivato a +11 nel primo e stabile a +6 nel secondo. Un'indagine dell'AP ha invece rilevato una brusca frenata del candidato democratico, che ora ha in questo sondaggio solo un punto percentuale di vantaggio. Al solito si registra un'eccessiva differenza tra i valori dei Registered Voters, dove Obama conduce comodamente, in linea con le altre indagini, e di quelli dei Likely Voters.
sondaggi statali
Zogby ha aggiornato le sue indagini sui Battleground States, condotta con le rilevazioni via Internet che si sono mostrate abbastanze inaffidabili in passato. Mason-Dixon dà una buona notizia a McCain, che passa in testa in Florida, mentre arretra per lo stesso istituto in Virginia, dove la CNN registra un discreto margine per Obama. Un grappolo di sondaggi sulla contigua West Virginia, roccaforte dei democratici bianchi conservatori. McCain ottiene risultati migliori rispetto a settimana scorsa, ma il suo vantaggio non è ancora assicurato, così come sono pochi gli 8 punti di margine rilevati da Rasmussen nel vicino Kentucky. Obama stenta in Appalachia, ma nelle aree rurali il marchio del Gop è particolarmente debole nel 2008. Le altre indagini sembrano confermare tendenze già note,anche se spiccano le difficoltà di McCain in South Dakota, Stato vinto da Bush di oltre 20 punti.
mercoledì 22 ottobre 2008
Sondaggi nazionali 22/10
Gallup: Obama 51, McCain 42 RV (-2), Obama 51, McCain 44.5 LV (-1)
Rasmussen: Obama 51, McCain 46 (+2)
Battleground: Obama 49. McCain 47 (+2)
Research 2000: Obama 51, McCain 41 (+2)
Hotline/FD: Obama 47, McCain 42 (-1)
Zogby: Obama 52, McCain 42 (+2)
Fox: Obama 49, McCain 40 (+2)
Media Obama 50,1 McCain 43,05 Obama +7,05
Quattro tracking rilevano uno spostamento significativo a favore di Obama, mentre gli altri tre registrano movimenti più lievi, due che favoriscono McCain e l'altro che lo penalizzano. Al di là di Hotline e Battleground, i cui valori dipendono in maniera troppo variabile dai cambi del peso politico del campione, i presidential tracking mostrano costantemente Obama intorno o sopra la maggioranza assoluta, con un vantaggio statisticamente significativo di McCain. La piccola ripresa del candidato repubblicano è già finita, e la corsa appare ormai stabilizzita. Ogni altra considerazione sembra solo un gioco mediatico buono per riempire i giornali e gli spazi dei commenti. Fox News rileva un incremento di Obama, sostenuto in particolare dal supporto degli indipendenti, e dalla maggior numero di elettori democratici rispetto a quelli repubblicani. Oltremodo significativo è il vantaggio di Obama nel segmento dei bianchi cattolici, tradizionalmente la fascia di elettorato che si schiera sempre con il vincitore della consultazione presidenziale.
Rasmussen: Obama 51, McCain 46 (+2)
Battleground: Obama 49. McCain 47 (+2)
Research 2000: Obama 51, McCain 41 (+2)
Hotline/FD: Obama 47, McCain 42 (-1)
Zogby: Obama 52, McCain 42 (+2)
Fox: Obama 49, McCain 40 (+2)
Media Obama 50,1 McCain 43,05 Obama +7,05
Quattro tracking rilevano uno spostamento significativo a favore di Obama, mentre gli altri tre registrano movimenti più lievi, due che favoriscono McCain e l'altro che lo penalizzano. Al di là di Hotline e Battleground, i cui valori dipendono in maniera troppo variabile dai cambi del peso politico del campione, i presidential tracking mostrano costantemente Obama intorno o sopra la maggioranza assoluta, con un vantaggio statisticamente significativo di McCain. La piccola ripresa del candidato repubblicano è già finita, e la corsa appare ormai stabilizzita. Ogni altra considerazione sembra solo un gioco mediatico buono per riempire i giornali e gli spazi dei commenti. Fox News rileva un incremento di Obama, sostenuto in particolare dal supporto degli indipendenti, e dalla maggior numero di elettori democratici rispetto a quelli repubblicani. Oltremodo significativo è il vantaggio di Obama nel segmento dei bianchi cattolici, tradizionalmente la fascia di elettorato che si schiera sempre con il vincitore della consultazione presidenziale.
COLLEGIO ELETTORALE 22/10 Obama 367, McCain 171
I nuovi sondaggi statali, più favorevoli a McCain negli ultimi due giorni, non cambiano la previsione del Collegio Elettorale. Obama rimane a quota 367, ma Florida e Ohio scivolano ora nella categoria dei Toss-Up. Al momento i Voti Elettorali tendenzialmente sicuri per Obama sono 286, 16 in più rispetto alla soglia minima.
4 anni fa
I sondaggi rilevavano questa situazione
Time (803 LV)10/19 - 10/21 52% 47% Bush +5
GW/Battleground (1000 LV)10/18 - 10/21 49% 45% Bush +4
Rasmussen (3,000 LV)10/17 - 10/19 48% 47% Bush +1
FOX News (1000 LV)10/17 - 10/18 48% 43% Bush +5
CBS News (678 LV)10/14 - 10/17 47% 46% Bush +1
CNN/USAT/Gallup (788 LV)10/14 - 10/16 52% 44% Bush +8
Media Bush 49,3 Kerry 45,3 Bush+4
Time (803 LV)10/19 - 10/21 52% 47% Bush +5
GW/Battleground (1000 LV)10/18 - 10/21 49% 45% Bush +4
Rasmussen (3,000 LV)10/17 - 10/19 48% 47% Bush +1
FOX News (1000 LV)10/17 - 10/18 48% 43% Bush +5
CBS News (678 LV)10/14 - 10/17 47% 46% Bush +1
CNN/USAT/Gallup (788 LV)10/14 - 10/16 52% 44% Bush +8
Media Bush 49,3 Kerry 45,3 Bush+4
CONGRESSO SEMPRE PIU' DEMOCRATICO
L’attenzione del mondo è concentrata sulla sfida tra Obama e McCain, ma il 4 novembre gli americani voteranno anche per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti e del Senato. I Democratici sono avviati a ad incrementare la propria maggioranza al Congresso grazie all’effetto della crisi economica, una realtà che influenzerà l’operato del nuovo Presidente.
IL RUOLO DEL CONGRESSO
Ogni 2 anni la Camera dei Rappresentanti e il Senato si rinnovano. I 435 seggi della House e un terzo del Senato, che si compone di 100 membri suddivisi pariteticamente per i 50 Stati, sono così sottoposti ad un controllo costante da parte degli elettori americani, che storicamente tendono ad assegnare maggioranze costanti nel tempo alla Camera e più variabili al Senato. I due organismi formano il Congresso, e hanno poteri distinti che possono decidere il corso della Presidenza. Senza l’apporto fondamentale dei democratici conservatori del Sud, la presidenza Reagan non avrebbe mai avuto la possibilità di realizzare la sua rivoluzione liberista. Allo stesso tempo la “Terza Via” di Clinton nacque dopo la Republican Revolution delle Midterm 1994, quando l’Amministrazione democratica si trovò di fronte ad un Congresso dominato dai conservatori per la prima volta in 50 anni. I poteri presidenziali permettono, in primis grazie al veto, di bloccare iniziative contrarie alla volontà dell’Amministrazione, ma non consentono di superare l’opposizione del Congresso nel caso di progetti di legge che non trovano il necessario consenso politico.
CAMERA SICURA PER I DEMS
Negli ultimi 50 anni la House ha cambiato maggioranza solo 2 volte, e ciò è avvenuto sempre nelle elezioni di metà mandato, ovvero quando gli elettori sono chiamati a votare per il Congresso ma non per il Presidente. Nelle scorse Midterm del 2006 i Democratici riuscirono a ottenere un clamoroso +8% grazie ad incrementi molto significativi tra le donne bianche, gli ispanici e gli indipendenti. Il centrosinistra americano è così riuscito dopo 12 anni a riprendere il controllo della Camera, arrivando a disporre di 233 seggi. L’attitudine elettorale degli americani e i sondaggi più recenti indicano una riconferma sicura della maggioranza democratica, che probabilmente aumenterà di una decina di mandati. Nell’ultimo anno le elezioni suppletive svoltesi sono state vinte tutte dai Democratici, che hanno conquistato seggi anche in distretti molto conservatori, come il collegio dell’Illinois di Dennis Hastert, l’ex Speaker repubblicano della Camera. Il 4 novembre una trentina di collegi saranno “open”, una definizione che indica la non ricandidatura del Rappresentante eletto. La maggior parte di questi distretti è controllata dai Repubblicani, e una decina di essi si trovano in zone che abitualmente vedono un leggero predominio dei Democratici alle presidenziali(aree urbane vicino alle metropoli). La maggior parte degli analisti più autorevoli, come Stuart Rothenberg o Larry Sabato, stima che la futura maggioranza democratica sarà attorno ai 250 seggi. Le conseguenze della crisi economica potrebbero aggravare le perdite repubblicane.
ONDA BLU AL SENATO?
La partita più importante si gioca al Senato. I Democratici, che attualmente hanno una maggioranza molto risicata, 51 a 49, grazie anche al supporto di 2 senatori indipendenti, sperano di arrivare a quota 60. Per il particolare regolamento del Senato, avere una maggioranza semplice non basta per superare il potere di blocco della minoranza, applicato tramite il cosiddetto “filibustering”. Il filibustering, o ostruzionismo, può essere anche solo minacciato dal gruppo di opposizione, e può essere superato solo con il consenso dei 3/5 dell’organo, la magica quota 60. Il rinnovo del Senato, che avviene ogni 2 anni, è particolarmente favorevole ai Democratici nel 2008. Sui 35 seggi che andranno ad elezione, ben 23 sono detenuti dai Repubblicani, e si trovano in Stati che denotano una crescente tendenza progressista, come Virginia, Colorado, New Mexico e New Hamphire. I 4 Stati sopracitati eleggeranno probabilmente il candidato dei Dems, così che la previsione minima di maggioranza democratica al Senato si attesta a 55 mandati. La sfida per i seggi attualmente repubblicani del Minnesota e dell’Oregon sarà un testa a testa, mentre grande attenzione sarà concentrata sull’Alaska. Il senatore uscente, il repubblicano Ted Stevens, è stato coinvolto in alcuni scandali finanziari, e i sondaggi sono favorevoli alla sfidante democratico, il sindaco della città più grande dello Stato. La nomina a sorpresa della Palin in coppia con McCain potrebbe aiutare Stevens grazie al probabile incremento del consenso del Gop in Alaska, anche se l’esito dell’elezione sarà deciso dagli sviluppi del processo che coinvolge il senatore. Il controllo del Senato sarà così deciso al Sud. In Louisiana, l’unico seggio democratico potenzialmente a rischio, la candidata democratica sembra favorita per il rinnovo. L’elettorato bianco del Sud, conservatore ma molto sensibile ai temi economici quando vota per il Congresso, denota una crescente diffidenza verso i Repubblicani, partito che ha dominato l’area negli ultimi decenni. In Mississippi, Georgia e North Carolina si svolgono sfide molto equilibrate che potrebbero cambiare il volto del Senato, assegnando una maggioranza incredibile ai Democratici che nel 2004 subirono una netta sconfitta, arrivando ad un minimo di soli 45 seggi. Le difficoltà repubblicane sono rappresentate al meglio dalla corsa per il seggio del Kentucky: il leader di minoranza Mitch McConnell, rischia di perdere il suo posto, un fatto inusuale quando un esponente di primo piano a livello nazionale si ricandida.
CONGRESSO DEMOCRATICO, MA QUALE PRESIDENTE?
La maggioranza dei Democratici al Congresso è al sicuro, ma una svolta progressista per l’America non sarà assicurata senza la vittoria di Obama. Storicamente l’elettorato democratico conta più conservatori rispetto ai liberal che votano per il Gop, ed è questo uno dei motivi per il quale Barack Obama ottiene meno consenso nei sondaggi rispetto al suo partito. Nel caso meno probabile di vittoria di John McCain, gli USA avranno un Congresso con un orientamento politico diverso dall’Amministrazione, una situazione particolarmente ricorrente negli ultimi 50 anni. La maturità del sistema politico americano e della sua classe dirigente ha però sempre risolto in modo convincente questa dicotomia vissuta con molte più difficoltà in Europa.
IL RUOLO DEL CONGRESSO
Ogni 2 anni la Camera dei Rappresentanti e il Senato si rinnovano. I 435 seggi della House e un terzo del Senato, che si compone di 100 membri suddivisi pariteticamente per i 50 Stati, sono così sottoposti ad un controllo costante da parte degli elettori americani, che storicamente tendono ad assegnare maggioranze costanti nel tempo alla Camera e più variabili al Senato. I due organismi formano il Congresso, e hanno poteri distinti che possono decidere il corso della Presidenza. Senza l’apporto fondamentale dei democratici conservatori del Sud, la presidenza Reagan non avrebbe mai avuto la possibilità di realizzare la sua rivoluzione liberista. Allo stesso tempo la “Terza Via” di Clinton nacque dopo la Republican Revolution delle Midterm 1994, quando l’Amministrazione democratica si trovò di fronte ad un Congresso dominato dai conservatori per la prima volta in 50 anni. I poteri presidenziali permettono, in primis grazie al veto, di bloccare iniziative contrarie alla volontà dell’Amministrazione, ma non consentono di superare l’opposizione del Congresso nel caso di progetti di legge che non trovano il necessario consenso politico.
CAMERA SICURA PER I DEMS
Negli ultimi 50 anni la House ha cambiato maggioranza solo 2 volte, e ciò è avvenuto sempre nelle elezioni di metà mandato, ovvero quando gli elettori sono chiamati a votare per il Congresso ma non per il Presidente. Nelle scorse Midterm del 2006 i Democratici riuscirono a ottenere un clamoroso +8% grazie ad incrementi molto significativi tra le donne bianche, gli ispanici e gli indipendenti. Il centrosinistra americano è così riuscito dopo 12 anni a riprendere il controllo della Camera, arrivando a disporre di 233 seggi. L’attitudine elettorale degli americani e i sondaggi più recenti indicano una riconferma sicura della maggioranza democratica, che probabilmente aumenterà di una decina di mandati. Nell’ultimo anno le elezioni suppletive svoltesi sono state vinte tutte dai Democratici, che hanno conquistato seggi anche in distretti molto conservatori, come il collegio dell’Illinois di Dennis Hastert, l’ex Speaker repubblicano della Camera. Il 4 novembre una trentina di collegi saranno “open”, una definizione che indica la non ricandidatura del Rappresentante eletto. La maggior parte di questi distretti è controllata dai Repubblicani, e una decina di essi si trovano in zone che abitualmente vedono un leggero predominio dei Democratici alle presidenziali(aree urbane vicino alle metropoli). La maggior parte degli analisti più autorevoli, come Stuart Rothenberg o Larry Sabato, stima che la futura maggioranza democratica sarà attorno ai 250 seggi. Le conseguenze della crisi economica potrebbero aggravare le perdite repubblicane.
ONDA BLU AL SENATO?
La partita più importante si gioca al Senato. I Democratici, che attualmente hanno una maggioranza molto risicata, 51 a 49, grazie anche al supporto di 2 senatori indipendenti, sperano di arrivare a quota 60. Per il particolare regolamento del Senato, avere una maggioranza semplice non basta per superare il potere di blocco della minoranza, applicato tramite il cosiddetto “filibustering”. Il filibustering, o ostruzionismo, può essere anche solo minacciato dal gruppo di opposizione, e può essere superato solo con il consenso dei 3/5 dell’organo, la magica quota 60. Il rinnovo del Senato, che avviene ogni 2 anni, è particolarmente favorevole ai Democratici nel 2008. Sui 35 seggi che andranno ad elezione, ben 23 sono detenuti dai Repubblicani, e si trovano in Stati che denotano una crescente tendenza progressista, come Virginia, Colorado, New Mexico e New Hamphire. I 4 Stati sopracitati eleggeranno probabilmente il candidato dei Dems, così che la previsione minima di maggioranza democratica al Senato si attesta a 55 mandati. La sfida per i seggi attualmente repubblicani del Minnesota e dell’Oregon sarà un testa a testa, mentre grande attenzione sarà concentrata sull’Alaska. Il senatore uscente, il repubblicano Ted Stevens, è stato coinvolto in alcuni scandali finanziari, e i sondaggi sono favorevoli alla sfidante democratico, il sindaco della città più grande dello Stato. La nomina a sorpresa della Palin in coppia con McCain potrebbe aiutare Stevens grazie al probabile incremento del consenso del Gop in Alaska, anche se l’esito dell’elezione sarà deciso dagli sviluppi del processo che coinvolge il senatore. Il controllo del Senato sarà così deciso al Sud. In Louisiana, l’unico seggio democratico potenzialmente a rischio, la candidata democratica sembra favorita per il rinnovo. L’elettorato bianco del Sud, conservatore ma molto sensibile ai temi economici quando vota per il Congresso, denota una crescente diffidenza verso i Repubblicani, partito che ha dominato l’area negli ultimi decenni. In Mississippi, Georgia e North Carolina si svolgono sfide molto equilibrate che potrebbero cambiare il volto del Senato, assegnando una maggioranza incredibile ai Democratici che nel 2004 subirono una netta sconfitta, arrivando ad un minimo di soli 45 seggi. Le difficoltà repubblicane sono rappresentate al meglio dalla corsa per il seggio del Kentucky: il leader di minoranza Mitch McConnell, rischia di perdere il suo posto, un fatto inusuale quando un esponente di primo piano a livello nazionale si ricandida.
CONGRESSO DEMOCRATICO, MA QUALE PRESIDENTE?
La maggioranza dei Democratici al Congresso è al sicuro, ma una svolta progressista per l’America non sarà assicurata senza la vittoria di Obama. Storicamente l’elettorato democratico conta più conservatori rispetto ai liberal che votano per il Gop, ed è questo uno dei motivi per il quale Barack Obama ottiene meno consenso nei sondaggi rispetto al suo partito. Nel caso meno probabile di vittoria di John McCain, gli USA avranno un Congresso con un orientamento politico diverso dall’Amministrazione, una situazione particolarmente ricorrente negli ultimi 50 anni. La maturità del sistema politico americano e della sua classe dirigente ha però sempre risolto in modo convincente questa dicotomia vissuta con molte più difficoltà in Europa.
Sondaggi 21/10
sondaggi nazionali
ottimi risultati nelle indagini uscite ieri sera. Obama vola nel sondaggio della NBC/WSJ, +10, così come per Ipsos, +8. Nel tracking di ABC/WaPo è confermato il +9, così come rileva un più che buono +6. Nelle demografiche emerge come costante il compatto sostegno delle minoranze etniche, così come tra i bianchi Obama riesce a ridurre il tradizionale svantaggio che penalizza i candidati democratici alle presidenziali.
sondaggi statali
Nelle indagini condotte a livello statale Obama perde un pò di smalto in alcuni Stati vinti da Bush nel 2000 e 2004 e dove nei giorni scorsi era sembrato molto competitivo. In Florida e Nevada la situazione sembra ancora molto equilibrata, mentre i nuovi Battleground States Indiana e North Carolina confermano di essere un'ulteriore strada per arrivare a quota 270. Il Colorado sembra ancora abbastanza sicuro, mentre la Pennsylvania è ormai blu come il Maine o il New Jersey, nuova roccaforte democratica. Nei numerosi Red States rilevati si registra una discreta prestazione di McCain, comunque incapace di avvicinare in ogni Stato i valori di Bush 2004.
ottimi risultati nelle indagini uscite ieri sera. Obama vola nel sondaggio della NBC/WSJ, +10, così come per Ipsos, +8. Nel tracking di ABC/WaPo è confermato il +9, così come rileva un più che buono +6. Nelle demografiche emerge come costante il compatto sostegno delle minoranze etniche, così come tra i bianchi Obama riesce a ridurre il tradizionale svantaggio che penalizza i candidati democratici alle presidenziali.
sondaggi statali
Nelle indagini condotte a livello statale Obama perde un pò di smalto in alcuni Stati vinti da Bush nel 2000 e 2004 e dove nei giorni scorsi era sembrato molto competitivo. In Florida e Nevada la situazione sembra ancora molto equilibrata, mentre i nuovi Battleground States Indiana e North Carolina confermano di essere un'ulteriore strada per arrivare a quota 270. Il Colorado sembra ancora abbastanza sicuro, mentre la Pennsylvania è ormai blu come il Maine o il New Jersey, nuova roccaforte democratica. Nei numerosi Red States rilevati si registra una discreta prestazione di McCain, comunque incapace di avvicinare in ogni Stato i valori di Bush 2004.
martedì 21 ottobre 2008
Sondaggi nazionali 21/10
Gallup: Obama 52, McCain 41 RV(0), Obama 51,5, McCain 43 (+1,5)
Rasmussen: Obama 50, McCain 46 (0)
Battleground: Obama 48, McCain 47 (-3)
Research 2000: Obama 50, McCain 42 (0)
Hotline/FD: Obama 47, McCain 41 (+1)
Zogby: Obama 50, McCain 42 (+2)
Pew: Obama 53, McCain 39 (+7)
ARG: Obama 49, McCain 45 (-1)
Media Obama 50,05 McCain, 42,9 Obama +7,15
Giornata ricca di dati contradditori, che guardati insieme comunque confermano una solida leadership demoscopica di Obama. McCain cresce e annulla quasi lo svantaggio nel tracking di Battleground, mentre in tutte le altri rilevazioni il suo gap rimane significativo. Gallup registra per la seconda volta il maggior vantaggio di Obama, mentre Rasmussen continua a rilevare valori molto stabili. Secondo Pew, ottimo istituto, il candidato democratico ha raddoppiato il suo margine più significativo e si avvierebbe verso una landslide di dimensioni inusuali. Un sondaggio probabilmente definibile come outlier, ma Obama rimane senza dubbio in vantaggio.
Rasmussen: Obama 50, McCain 46 (0)
Battleground: Obama 48, McCain 47 (-3)
Research 2000: Obama 50, McCain 42 (0)
Hotline/FD: Obama 47, McCain 41 (+1)
Zogby: Obama 50, McCain 42 (+2)
Pew: Obama 53, McCain 39 (+7)
ARG: Obama 49, McCain 45 (-1)
Media Obama 50,05 McCain, 42,9 Obama +7,15
Giornata ricca di dati contradditori, che guardati insieme comunque confermano una solida leadership demoscopica di Obama. McCain cresce e annulla quasi lo svantaggio nel tracking di Battleground, mentre in tutte le altri rilevazioni il suo gap rimane significativo. Gallup registra per la seconda volta il maggior vantaggio di Obama, mentre Rasmussen continua a rilevare valori molto stabili. Secondo Pew, ottimo istituto, il candidato democratico ha raddoppiato il suo margine più significativo e si avvierebbe verso una landslide di dimensioni inusuali. Un sondaggio probabilmente definibile come outlier, ma Obama rimane senza dubbio in vantaggio.
Iscriviti a:
Post (Atom)