La nuova indagine di Pew Research conferma Obama in testa, +5, anche se in calo rispetto a giugno. Come mostra la tabella qui sotto, il candidato democratico arretra nella fascia d'età 30-49, tra gli afro-americani e l'elettorato bianco protestante. Cresce molto, +8, tra i cattolici bianchi, segnale positivo per gli Stati in bilico, se l'elezione sarà equilibrata. Ulteriore dato importante è l'arretramento dell'entusiasmo dell'elettorato nei confronti di Obama: ora solo il 24% si sente un forte sostenitore del senatore dell'Illinois, contro il 28% di un mese fa. McCain tracheggia al 14%, ma che la base del Gop non ami il suo candidato è fatto noto, e al momento anche abbastanza ininfluente.
Immagine tratta dal sito di Pew Research
I valori del Presidential Tracking di Rasmussen e Gallup si riavvicinano, e purtroppo per Obama la forchetta del suo distacco si è ora ridotta all'interno del margine di errore statistico.
Gallup: Obama 46, McCain 45
Rasmussen: Obama 48, McCain 46
giovedì 31 luglio 2008
Presidential Tracking/6-31 e CNN
I valori tendono a riavvicinarsi nei tracking di Gallup e Rasmussen. Cnn pubblica l' indagine di luglio condotta dopo il viaggio di Obama all'estero. Risultati sostanzialmente stabili rispetto al mese precedente, anche se il vantaggio del candidato democratico è cresciuto di un punto.
CNN: Obama 51, McCain 44
Gallup Tracking: Obama 46, McCain 42
Rasmussen Tracking: Obama 48, McCain 46
CNN: Obama 51, McCain 44
Gallup Tracking: Obama 46, McCain 42
Rasmussen Tracking: Obama 48, McCain 46
mercoledì 30 luglio 2008
Strategie pubblicitarie
Grazie al report di TNS Media Intelligence analizzato dal NY Times è possibile sapere in quali Stati sono state convogliate le risorse economiche delle campagne elettorali di McCain e Obama.
Il candidato democratico è sempre stato molto ambizioso, avendo parlato sin dai tempi delle primarie di una nuova mappa elettorale. Ecco allora i massicci investimenti pubblicitari in Virginia, Georgia, North Carolina ed Indiana, Stati di spiccata tendenza repubblicana alle presidenziali. Colpisce ancora di più un altro dato: le maggiori risorse sono state spese in Florida, la madre di tutti i classici Battleground States. Il Sunshine State è teoricamente territorio ostile per Obama. La forte concentrazione di anziani, ebrei ed ispanici nell'elettorato democratico corrisponde alla tipica demografia pro Hillary, o anti Obama, delle primarie. Gli ultimi sondaggi sembrano però giustificare la scelta operata dal Team Obama. Se McCain dovesse essere costretto a spendere soldi nel (caro) mercato radio televisivo della Florida per difendere i suoi 27 EV, la sua campagna si troverebbe in seria difficoltà.
La campagna di McCain, aiutata in modo sostanziale dal Republican National Committee, ha optato per una strategia molto più tradizionale. La gran parte delle risorse è stata investita in Ohio, in Michigan e Pennsylvania, 3 classici Battleground States. Nessun nuovo target, come New Jersey e Oregon, è stato scelto, segno che il Team McCain punta sulla riconferma della mappa delle ultime 2 elezioni come unico plausibile scenario di vittoria. La minaccia di Obama è stata avvertita solo in Virginia, Stato oggettivamente allontanatosi dal Sud negli ultimi 10 anni, tanto che nelle ultime elezioni i Democratici hanno sempre vinto, con l'eccezione delle presidenziali 2004. Se negli anni '80 Macomb County, Mi, diventò il luogo simbolo dei Reagan Democrats, la trasformazione delle affluenti periferie urbane in roccaforti democratiche -intravista nel 2004 e nel 2006 - sarà simboleggiata da Fairfax County, ex bastione repubblicano della Virginia.
Il candidato democratico è sempre stato molto ambizioso, avendo parlato sin dai tempi delle primarie di una nuova mappa elettorale. Ecco allora i massicci investimenti pubblicitari in Virginia, Georgia, North Carolina ed Indiana, Stati di spiccata tendenza repubblicana alle presidenziali. Colpisce ancora di più un altro dato: le maggiori risorse sono state spese in Florida, la madre di tutti i classici Battleground States. Il Sunshine State è teoricamente territorio ostile per Obama. La forte concentrazione di anziani, ebrei ed ispanici nell'elettorato democratico corrisponde alla tipica demografia pro Hillary, o anti Obama, delle primarie. Gli ultimi sondaggi sembrano però giustificare la scelta operata dal Team Obama. Se McCain dovesse essere costretto a spendere soldi nel (caro) mercato radio televisivo della Florida per difendere i suoi 27 EV, la sua campagna si troverebbe in seria difficoltà.
La campagna di McCain, aiutata in modo sostanziale dal Republican National Committee, ha optato per una strategia molto più tradizionale. La gran parte delle risorse è stata investita in Ohio, in Michigan e Pennsylvania, 3 classici Battleground States. Nessun nuovo target, come New Jersey e Oregon, è stato scelto, segno che il Team McCain punta sulla riconferma della mappa delle ultime 2 elezioni come unico plausibile scenario di vittoria. La minaccia di Obama è stata avvertita solo in Virginia, Stato oggettivamente allontanatosi dal Sud negli ultimi 10 anni, tanto che nelle ultime elezioni i Democratici hanno sempre vinto, con l'eccezione delle presidenziali 2004. Se negli anni '80 Macomb County, Mi, diventò il luogo simbolo dei Reagan Democrats, la trasformazione delle affluenti periferie urbane in roccaforti democratiche -intravista nel 2004 e nel 2006 - sarà simboleggiata da Fairfax County, ex bastione repubblicano della Virginia.
martedì 29 luglio 2008
Sondaggi Nazionali/ Democracy Corps, Research 200 e UsaToday/Gallup
3 nuovi sondaggi condotti a livello nazionale, con esiti alquanto differenti tra loro.
Democracy Corps: Obama 50, McCain 45
Obama 49, McCain 43, Nader 1, Barr 3
Research 2000: Obama 51, McCain 39, Nader 2, Barr 3
UsaToday/Gallup: Obama 45, McCain 49
Democracy Corps, la società fondata dai consulenti clintoniani Carville e Greenberg - il guru di Rutelli, per chi ricorda l'elezioni del 2001 -, rileva una competizione equilibrata, con un elettorato molto deluso dall'amministrazione Bush e orientato verso i Democratici. Il 40% del campione si ritiene un Dem, mentre il 32% opta per il Gop, con gli indipendenti al 28%. A livello di orientamento politico, ben il 38% si definisce un conservatore, il 41% si attesta su posizione moderate mentre i liberal sono solo il 18%. Obama ottiene un discreto +5, che però diminuisce a +1 nei Battleground States.
Research 2000 esordisce a livello nazionale con il botto: Obama a +12, al 51% a livello nazionale, un valore che nessun candidato ottiene da 20 anni. I due candidati pareggiano tra i maschi, mentre le donne scelgono la nomination dei Dems con un solido +22. I bianchi sono l'unico gruppo sociale vinto da McCain(l'orientamento religioso non è citato nei dati del sondaggio) con un margine di 7 punti, che però non sono sufficienti a recuperare il - 40 e -90 subito nelle minoranze ispaniche e afro-americane. A livello regionale Obama ottiene vittorie squillanti: +27 al NorthEast, +15 all'Ovest e (un incredibile) +16 nel Midwest, area vinta di 3 punti da Bush nel 2004, il che significherebbe la vittoria del senatore dell' Illinois in tutti i Battleground States della zona, e anche in altre roccaforti repubblicane come Indiana e i due Dakota. McCain vince solo nel Sud, con soli 5 punti di margine, pari al risultato del libertario Barr nella Bible Belt. Il campione è Democratici 37, Repubblicani 25 e Indipendenti 29, sbilanciato a favore dei Dems anche per la sovrarappresentazione di Neri(14%) e Latinos(13%).
Chiude Usa Today con un sondaggio condotto da Gallup. Grande sopresa anche qui, perchè McCain ha 4 punti di vantaggio tra i likely voters, gli elettori probabili, mentre il senatore repubblicano è indietro di 3 punti tra gli elettori registrati al voto. L'aspetto bizzarro è che il monitoraggio quotidiano effetttuato dallo stesso istituto su un campione molto più ampio indica un vantaggio di Obama di 6 punti. Misteri demoscopici, e per chi ama il rumore delle unghie sul vetro è consigliabile la lettura della spiegazione fornita dal direttore di Gallup, Frank Newport. Come notato da Abramovitz, la differenza tra Lvs e Rvs non è credibile: vista in entrambe le direzioni, Obama batterebbe 61 a 7 McCain nella fascia non tendente al voto del campione di Gallup. Oppure il 16% degli elettori registrati al voto pro Obama non andrebbe alle urne, mentre solo il 2% degli elettori registrati pro McCain non voterebbe il candidato repubblicano come November.
Democracy Corps: Obama 50, McCain 45
Obama 49, McCain 43, Nader 1, Barr 3
Research 2000: Obama 51, McCain 39, Nader 2, Barr 3
UsaToday/Gallup: Obama 45, McCain 49
Democracy Corps, la società fondata dai consulenti clintoniani Carville e Greenberg - il guru di Rutelli, per chi ricorda l'elezioni del 2001 -, rileva una competizione equilibrata, con un elettorato molto deluso dall'amministrazione Bush e orientato verso i Democratici. Il 40% del campione si ritiene un Dem, mentre il 32% opta per il Gop, con gli indipendenti al 28%. A livello di orientamento politico, ben il 38% si definisce un conservatore, il 41% si attesta su posizione moderate mentre i liberal sono solo il 18%. Obama ottiene un discreto +5, che però diminuisce a +1 nei Battleground States.
Research 2000 esordisce a livello nazionale con il botto: Obama a +12, al 51% a livello nazionale, un valore che nessun candidato ottiene da 20 anni. I due candidati pareggiano tra i maschi, mentre le donne scelgono la nomination dei Dems con un solido +22. I bianchi sono l'unico gruppo sociale vinto da McCain(l'orientamento religioso non è citato nei dati del sondaggio) con un margine di 7 punti, che però non sono sufficienti a recuperare il - 40 e -90 subito nelle minoranze ispaniche e afro-americane. A livello regionale Obama ottiene vittorie squillanti: +27 al NorthEast, +15 all'Ovest e (un incredibile) +16 nel Midwest, area vinta di 3 punti da Bush nel 2004, il che significherebbe la vittoria del senatore dell' Illinois in tutti i Battleground States della zona, e anche in altre roccaforti repubblicane come Indiana e i due Dakota. McCain vince solo nel Sud, con soli 5 punti di margine, pari al risultato del libertario Barr nella Bible Belt. Il campione è Democratici 37, Repubblicani 25 e Indipendenti 29, sbilanciato a favore dei Dems anche per la sovrarappresentazione di Neri(14%) e Latinos(13%).
Chiude Usa Today con un sondaggio condotto da Gallup. Grande sopresa anche qui, perchè McCain ha 4 punti di vantaggio tra i likely voters, gli elettori probabili, mentre il senatore repubblicano è indietro di 3 punti tra gli elettori registrati al voto. L'aspetto bizzarro è che il monitoraggio quotidiano effetttuato dallo stesso istituto su un campione molto più ampio indica un vantaggio di Obama di 6 punti. Misteri demoscopici, e per chi ama il rumore delle unghie sul vetro è consigliabile la lettura della spiegazione fornita dal direttore di Gallup, Frank Newport. Come notato da Abramovitz, la differenza tra Lvs e Rvs non è credibile: vista in entrambe le direzioni, Obama batterebbe 61 a 7 McCain nella fascia non tendente al voto del campione di Gallup. Oppure il 16% degli elettori registrati al voto pro Obama non andrebbe alle urne, mentre solo il 2% degli elettori registrati pro McCain non voterebbe il candidato repubblicano come November.
Presidential Tracking/7-28
Il Presidential Tracking di Gallup e Rasmussen continua a fornire dati diversi. Gallup ha registrato domenica il più ampio margine di vantaggio di Obama, +9, sulla scia del successo mediatico delle visite estere del candidato dei Dems. Rasmussen ha rilevato un bounce demoscopico minore(Obama era arrivato a +5) praticamente già esauritosi.
Gallup: Obama 48, McCain 40
Rasmussen: Obama 48, McCain 45
Come di consueto, Rasmussen rileva una maggiore compattezza dell'elettorato repubblicano, che appoggia il proprio candidato all'82% contro il 77% pro Obama registrato tra gli elettori democratici.
Gallup: Obama 48, McCain 40
Rasmussen: Obama 48, McCain 45
Come di consueto, Rasmussen rileva una maggiore compattezza dell'elettorato repubblicano, che appoggia il proprio candidato all'82% contro il 77% pro Obama registrato tra gli elettori democratici.
lunedì 28 luglio 2008
Obama allunga nel periodo giugno-luglio
Gallup analizza la dinamica del Presidential tracking dopo la nomination di Obama. L'istituto propone una divisione geografica del campione in 3 macro-aree: i Blue States, gli Stati dove tradizionalmente vincono i Dems, i Red States, dominati dal Gop, e i Purple States, ovvero i Battleground States dove si concentra la sfida tra i contendenti per superare quota 269 nel Collegio Elettorale. Come mostrato dal grafico qui sotto, realizzato da Alan I. Abramowitz, Obama è cresciuto in ognuna delle 3 zone da quando è diventato la presumptive nominee democratica.
Nei Blue States Obama passa dal 52% di Marzo-Maggio al 53%, mentre nei Red States passa dal 39% al 40%, con un distacco di 10 punti da McCain- negli Stati democratici il candidato del Gop ha invece 16 punti di svantaggio. Nei fondamentali Purple States Obama passa dal 46% al 48% nel periodo Giugno-Luglio, mentre McCain arretra al 40%, così che negli Stati in bilico il candidato dei Dems può contare su un più che discreto +8.
Grazie alla maggiore consistenza demografica dei Red States, dove vive il 40% della popolazione americana, McCain riesce ancora a rimanere in partita. Il senatore dell'Arizona potrebbe anche permettersi di perdere i Purple States se ciò avvenisse con un margine di svantaggio minimo. In questo modo potrebbe aggiudicarsi il Collegio Elettorale. La chiave della partita sarà il margine di vantaggio di Obama nei Purple States: sopra il 2% ci sarà il primo presidente afro-americano, sotto questo soglia la notte potrebbe essere lunga come quella del 7 Novembre 2000.
Nei Blue States Obama passa dal 52% di Marzo-Maggio al 53%, mentre nei Red States passa dal 39% al 40%, con un distacco di 10 punti da McCain- negli Stati democratici il candidato del Gop ha invece 16 punti di svantaggio. Nei fondamentali Purple States Obama passa dal 46% al 48% nel periodo Giugno-Luglio, mentre McCain arretra al 40%, così che negli Stati in bilico il candidato dei Dems può contare su un più che discreto +8.
Grazie alla maggiore consistenza demografica dei Red States, dove vive il 40% della popolazione americana, McCain riesce ancora a rimanere in partita. Il senatore dell'Arizona potrebbe anche permettersi di perdere i Purple States se ciò avvenisse con un margine di svantaggio minimo. In questo modo potrebbe aggiudicarsi il Collegio Elettorale. La chiave della partita sarà il margine di vantaggio di Obama nei Purple States: sopra il 2% ci sarà il primo presidente afro-americano, sotto questo soglia la notte potrebbe essere lunga come quella del 7 Novembre 2000.
domenica 27 luglio 2008
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, Quinnipiac, Frederick, Critical Insights e Research 2000
I numerosi sondaggi usciti negli ultimi 4 giorni delineano un quadro contrastante. Le indagini di Quinnipiac sui 4 Battleground States (Colorado, Michigan, Minnesota e Wisconsin) ritenuti decisivi dai due fronti danno indicazioni favorevoli a McCain. In Colorado il senatore dell'Arizona passa in testa, riduce il vantaggio in Minnesota di 15 punti rispetto a giugno e riduce il distacco anche in Michigan, mentre in Wisconsin la situazione rimane ampiamente favorevole a Obama. I dati più significativi di Quinnipiac sono smentiti da Frederick Polls, che dà Obama in vantaggio di 4 punti in Colorado, e da Rasmussen, che rileva un solido- e coerente con le altre indagini -+13 del candidato Dem in Minnesota. Rasmussen registra anche un crollo di 18 punti di Obama in California: un dato particolare, che andrà valutato nelle prossime settimane e che potrebbe essere semplicemente statistical noise, visto che tutte le indagini mostrano una netta tendenza della California verso il junior senator dell'Illinois. New Hampshire e New Mexico, due Stati decisi nelle ultime 2 elezioni da poche migliaia di voti, rimangono favorevoli ad Obama nelle nuove indagini di Rasmussen, che rileva inoltre un incoraggiante +6 in Pennsylvania, Stato che Obama non potrà permettersi di perdere come November.
Critical Insights rileva una situazione non competitiva in Maine, dove Obama vola con 20 punti di vantaggio, mentre Research 2000 si dedica a Stati tradizionalmente repubblicani ma che potrebbe incubare potenziali sorprese il 4 Novembre. Il North Dakota, dove McCain guida con soli 3 punti, evidenzia ancora una volta la grossa attenzione dell'elettorato libertario del West nei confronti di Obama, che riesce a essere competitivo in Stati dove il Gop vince con più di 20 punti. Il candidato democratico va bene anche nel Profondo Sud: in Mississippi e South Carolina McCain ha vantaggi che non permettono sonni troppo tranquilli. Obama è sotto il 20% per quanto riguarda il voto bianco, ma non è lontano da questa soglia. Se migliorasse i suoi valori tra gli indipendenti bianchi, la probabile mobilitazione record degli afro-americani potrebbe sconvolgere il Solid South repubblicano.
Obama a Berlin
Berlino ritorna per un giorno capitale mondiale, grazie al comizio di Barack Obama svoltosi sotto l’imponente Siegessäule. 200 mila persone occupano la strada che parte dalla Colonna della Vittoria Alata, là dove sostavano gli angeli di Wenders, e arriva alla Porta di Brandeburgo, negata al Team Obama a causa di pressioni del governo americano. Il Junior Senator dell’Illinois iniziando presentandosi non come il candidato dei Democratici alle presidenza degli Stati Uniti ma come un fiero cittadino americano e semplice concittadino del mondo. Le prime parole sono dedicate alla città di Berlino e alla storia dell’improbabile viaggio di Barack Obama. Il nipote di un cuoco kenyota che serviva i pasti all’esercito inglese corre nel 2008 per il più importante incarico a livello planetario. Un fatto che suscita un’enorme commozione nelle prime file, occupate da cittadini originari o provenienti dall’Angola, dal Senegal o il gruppo di donne accorse apposta dal Benin: un coro africano genera un sorriso imbarazzato ma felice sul volto di Obama, che scatena l’applauso più fragoroso quando rammenta a tutti la vergogna del genocidio dimenticato del Darfur.Le prime file sono occupate da cittadini di ogni parte del mondo: molti africani, tantissimi ragazzini tedeschi, universitari americani orgogliosi di poter sventolare la star-spangled banner, ebrei di origine centroamericana che sperano nella fine delle operazioni belliche in Iraq, molte persone di tutte le età giunte da sole per non perdersi un momento di storia. Umanità variopinta accomunata da una grande fiducia e una enorme speranza, leggibili negli occhi più o meno affaticati dei presenti. I cancelli dell’arena costruita per il comizio si sono aperti alle 16 sotto un sole cocente, e a partire dal mattino alcune migliaia di persone erano arrivate per occupare i primi posti di un evento inizialmente previsto per una decina di migliaia di persone.
Maxi schermi posizionati lungo la lunghissima Straße des 17. Juni permetteranno alle decine di migliaia di persone che non possono vedere il palco di guardare il discorso di Obama. Al momento dell’apertura dei cancelli scatta la classica corsa dei concerti verso le prime file, dove attempati tedeschi e colorate signore africane mostrano un vigore fisico alquanto inaspettato. Prima di arrivare all’entrata dell’ObamArena si nota l’assenza dei banchi e gazebi del merchandising ufficiale, un chiaro segnale del carattere non elettorale di questa manifestazione. Lungo la via sono però decine le ragazze che chiedono ai cittadini americani di registrarsi per poter votare il 4 Novembre, e non pochi si fermano a firmare i moduli.
3 ore di lunga attesa separano l’inizio della manifestazione dall’arrivo di Obama, accolto da un boato simile a quelli uditi su questa strada in occasione dei goal della Germania ai recenti Europei. Entusiasmo contagioso che però non influenza il tono presidenziale del discorso, breve ma ricco di spunti programmatici. Obama ricorda più volte gli enormi sacrifici compiuti dagli Alleati e dalla popolazione tedesca per salvare Berlino dal giogo del comunismo nel ’48, il Luftbrücke, spunto per delineare il ruolo ineludibile degli Stati Uniti d’America nella salvaguardia delle libertà e delle opportunità per tutti i cittadini del mondo. La nomination democratica insiste e per certi versi riscopre il tema dell’Unità: se durante le primarie gli Usa si dovevano unire per superare le divisive battaglie ideologiche delle ultime decadi, ora il mondo deve ritornare unito per affrontare le sfide del nuovo millennio. Il terrorismo e la crisi ambientale, la povertà diffusa e la globalizzazione, la fine degli armamenti nucleari e delle guerre etniche: solo se Usa, Europa e resto del mondo saranno insieme queste sfide potranno essere superate. 25 minuti di toni fermi e decisi, con una chiarezza programmatica inusuale che evidenzia la postura presidenziale assunta dal candidato democratico. Obama cita le tre libertà di Franklin Delano Roosevelt e chiude con un invito al cambiamento, unico modo per riappropriarsi del proprio destino. L’enorme fiume di persone che defluisce lungo il verde del Tiergarten, l’enorme parco della capitale tedesca, dipinge di mille colori la notte che inizia a calare sulla città, e rende ancora più incredibile la serata berlinese, il momento in cui Obama si è presentato al mondo.
Il testo si trova anche qui
venerdì 25 luglio 2008
A Berlin con Barack Obama
mercoledì 23 luglio 2008
Berlin, Berlin, wir fahren nach Berlin
Si parte. Sveglia all'alba, incontro a Malpensa con Pippo e Marcello e poi l'unico comizio europeo di Obama, nella mia città preferita. La Germania incontra la Superstar, titola Der Spiegel parafrasando il titolo dell'Amici tedesco. Io incontro la speranza di una nuova America, di una nuova politica, di un nuovo mondo.
Grazie a Pippo, e a Der Spiegel, per l'immagine del post.
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, ARG, Monmouth e PPP
Monmouth University conferma il blu oscuro del New Jersey. McCain è a -14, pur tenendo bene tra gli indipendenti. PPP rileva ancora Obama in vantaggio in Virginia: 2 punti, ma il dato è coerente ormai con tutte le altre indagini effettuate nello Stato che i Repubblicani vincono ininterrottamente dal 1968. Il candidato democratico è in testa grazie al supporto degli afro-americani, degli under 40 e degli indipendenti, gruppo di elettori dove comunque McCain ottiene una buona performance. A differenza degli altri sondaggi, non c'è differenza di genere nel sostegno ai candidati. Gli elettori democratici e repubblicani rappresentano entrambi il 36% del campione, un dato equilibrato e (molto) favorevole al Gop. ARG aggiorna la sua indagine su Florida e New Hampshire: il cospiscuo vantaggio di Obama è evaporato, tanto che ora il junior senator dell'Illinois è dietro al candidato repubblicano in Florida. Come ieri nel caso dell'Ohio Rasmussen rileva una dinamica opposta in Florida, dove il candidato democratico passa in vantaggio guadagnando in un mese 9 punti percentuali.
L'incremento di 20 punti in un mese tra gli indipendenti ribalta la situazione: il +23 in questo segmento elettorale permette il sorpasso di Obama nel campione di Rasmussen. In Colorado Rasmussen registra invece una dinamica opposta, con una forte perdita del junior senator dell'Illinois tra gli elettori non affiliati ai due partiti. A McCain non riesce però il sorpasso perchè Obama registra uno squillante +10 tra gli elettori democratici dello Stato dove si svolgerà la Convention di agosto.
L'incremento di 20 punti in un mese tra gli indipendenti ribalta la situazione: il +23 in questo segmento elettorale permette il sorpasso di Obama nel campione di Rasmussen. In Colorado Rasmussen registra invece una dinamica opposta, con una forte perdita del junior senator dell'Illinois tra gli elettori non affiliati ai due partiti. A McCain non riesce però il sorpasso perchè Obama registra uno squillante +10 tra gli elettori democratici dello Stato dove si svolgerà la Convention di agosto.
martedì 22 luglio 2008
Si va a Berlino, Beppe...
Che sarebbe Pippo Civati. Democratico e Delpierista convinto, sarà tra meno di 2 giorni con me a Berlino a intonare "Obama, Obama !!!". Dopo l'azzurro del 20006 il cielo sopra Berlino sarà blu democratico.
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, PPP,Civitas, Uni New Hamphire, EPIC-MRA
Gli unici due Stati vinti da Kerry nel 2004 che McCain potrebbe togliere dalla colonna democratica, Michigan e New Hamphire, danno segnali positivi. Il vantaggio di Obama nei sondaggi di EPIC-MRA e University of Hamphire è inferiore rispetto a quello di altre rilevazioni, ma la tendenza è positiva. I due istituti vedevano il candidato del Gop in vantaggio due mesi fa, mentre ora Obama è in testa. In North Carolina Civitas, vicina ai Repubblicani, continua da ormai 5 mesi a rilevare una competizione molto equilibrata. Un incoraggiante -3 nello Stato di Jesse Helms: l'augurio è che il senatore, parecchio razzista in vita, morto da poche settimane si possa rivoltare nella tomba a Novembre. Rasmussen registra a livello nazionale un testa a testa che si riflette nei sondaggi condotti a livello statale. In Georgia McCain ha un vantaggio in doppia cifra, mentre in Alaska Obama riesce ad avere un distacco molto contenuto, dato che mostra ancora una volta la sua forza nell'elettorato libertario del West.
Il caso più scottante è però l'Ohio, Stato che ha deciso un discreto numero di elezioni, come nelle presidenziali 2004 e 1976. PPP, istituto vicino ai Democratici, rileva un incremento del vantaggio di Obama, che arriva ora a +8. Rasmussen registra l'opposto, e rileva un gap di 10 punti a favore di McCain. L'unico dato che collima tra i due sondaggi è la maggiore compattezza dell'elettorato repubblicano, che appoggia McCain con percentuali superiori all'80%. Rasmussen rileva un +23 tra gli indipendenti, segmento che PPP assegna ad Obama con un margine di vantaggio di 5 punti. La chiave della difficoltà di Obama per Rasmussen è la sofferenza dell'elettorato bianco: solo il 70% degli elettori democratici bianchi voterebbe per Obama.
Tutti a Berlin
Giovedì 24 luglio arriva Obama a Berlino. L'unico comizio europeo della sua campagna si svolgerà alla Siegessäule, il punto di incontro degli angeli di Wenders. Previsto anche un tour della città, oltre all'incontro prima con la Bundeskanzlerin Merkel e poi con il ministro degli Esteri Steinmeier, probabile candidato cancelliere della SPD alle prossime federali. Il comizio berlinese si sarebbe dovuto svolgere di fronte alla Porta di Brandeburgo, ma pressioni della cancelliera tedesca, nate dal disappunto transoceanico dei Repubblicani, hanno consigliato al team Obama un luogo meno simbolico.
Dettagli e foto sul sito dello Spiegel, al seguente link.
Dettagli e foto sul sito dello Spiegel, al seguente link.
lunedì 21 luglio 2008
Presidential Tracking/7-21
Il monitoraggio quotidiano di Gallup e Rasmussen si divarica. Mentre Gallup registra uno dei picchi di Obama, che guida ora con 6 punti percentuali a livello nazionale, Rasmussen continua a rilevare una competizione estremamente equilibrata.
Gallup: Obama 47, McCain 46
Rasmussen: Obama 46, McCain 45
Il campione di Rasmussen mostra una leggera prevalenza del candidato repubblicano nel segmento indipendenti, +4, mentre Obama attrae solo il 77% del consenso dell'elettorato democratico, in questo momento maggioritario. Il campo del Gop si mostra più compatto: l'86% degli elettori di tendenza repubblicana voteranno McCain.
Gallup: Obama 47, McCain 46
Rasmussen: Obama 46, McCain 45
Il campione di Rasmussen mostra una leggera prevalenza del candidato repubblicano nel segmento indipendenti, +4, mentre Obama attrae solo il 77% del consenso dell'elettorato democratico, in questo momento maggioritario. Il campo del Gop si mostra più compatto: l'86% degli elettori di tendenza repubblicana voteranno McCain.
domenica 20 luglio 2008
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, Strategic Vision e Research 2000
Research 2000 conferma la sensazione che l'Alaska possa essere quantomeno contesa da Obama. Una novità interessante, mentre il New Jersey rimane ancora un sogno a metà per il Gop. Rasmussen ha sondato negli ultimi giorni 4 Stati, che hanno dato indicazioni contrastanti tra loro, in qualche modo confermando l'accresciuta incertezza demoscopica della sfida Obama-McCain. L'Arkansas è territorio ostile per Obama. I numerosi democratici conservatori preferiscono il candidato dei Repubblicani, tanto che McCain guida l'elettorato bianco 55-27. Anche dal Maine arrivano brutte notizie per il candidato democratico. Grazie al recupero tra gli indipendenti, McCain ha ridotto il distacco di oltre 10 punti rispetto al mese scorso. Il New England sarà Blu, ma il segnale non è incoraggiante.
I sondaggi di Rasmussen in Nevada e Virginia sono invece ricchi di indicazioni positive per Obama. Il candidato democratico passa per la prima volta in vantaggio nelle rilevazioni dello Stato di Las Vegas, dopo che nei mesi scorsi aveva avuto distacchi nell'ordine dei 3-6 punti percentuali. Obama conduce grazie all'incremento ottenuto nell'elettorato democratico, e al +12 riscontrato tra le donne. La Virginia sembra ormai diventata un Toss-Up State: da mesi le rilevazioni registrano un testa a testa. Rasmussen rileva un buon margine di vantaggio di McCain tra gli indipendenti, +12, mentre elettori democratici e repubblicani sostengono con convinzione i rispettivi candidati. Obama perde 52 a 36 il voto dei bianchi. Due anni fa Webb vinse lo Stato e il relativo seggio al Senato ottenendo il 42% del voto bianco: se Obama riesce a sfiorare il 40, grazie all'aumento del voto afro-americano potrebbe strappare la Virginia dalla colonna repubblicana, impresa che ai Dems non riesce dal 1968.
I sondaggi di Rasmussen in Nevada e Virginia sono invece ricchi di indicazioni positive per Obama. Il candidato democratico passa per la prima volta in vantaggio nelle rilevazioni dello Stato di Las Vegas, dopo che nei mesi scorsi aveva avuto distacchi nell'ordine dei 3-6 punti percentuali. Obama conduce grazie all'incremento ottenuto nell'elettorato democratico, e al +12 riscontrato tra le donne. La Virginia sembra ormai diventata un Toss-Up State: da mesi le rilevazioni registrano un testa a testa. Rasmussen rileva un buon margine di vantaggio di McCain tra gli indipendenti, +12, mentre elettori democratici e repubblicani sostengono con convinzione i rispettivi candidati. Obama perde 52 a 36 il voto dei bianchi. Due anni fa Webb vinse lo Stato e il relativo seggio al Senato ottenendo il 42% del voto bianco: se Obama riesce a sfiorare il 40, grazie all'aumento del voto afro-americano potrebbe strappare la Virginia dalla colonna repubblicana, impresa che ai Dems non riesce dal 1968.
giovedì 17 luglio 2008
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, SUSA e Field
La California è il più grande Stato americano, e sembra che ormai sia diventato uno dei più solidi bastioni dei Democratici alle presidenziali. L'istituto Field rileva un abissale +24 di Obama nei confronti di McCain, che resiste con un distacco inferiore alla doppia cifra solo nel gruppo dei maschi bianchi. Field ha un campione favorevole ai Repubblicani, che assomano al 35% dell'elettorato. McCain registra però tra gli indipendenti uno sconfortante 64-18, perdendo nettamente tra le donne, i neri e gli ispanici, 64-21. L'unica zona dove il candidato del Gop primeggia sono le contee interne dello Stato, ma sulla costa, dove risiedono i 2/3 dei californiani, Obama viaggia sopra il 60%. Se il più grande Stato costiero del Pacifico è solidamente orientato verso i Democratici, a NordOvest le cose non cambiano
Rasmussen e Susa rilevano a Washington State e nell'Oregon vantaggi di Obama consistenti, così che questi due Stati sembrano uscire dalla categoria dei "contendibili" per McCain. Se il candidato del Gop riceve buone notizie dai campi di grano del Kansas, la North Carolina rischia di diventare un incubo per la sua campagna I nuovi arrivati nel Research Triangle hanno reso contendibile per i Democratici un (oramai ex?)bastione del Solid South conservatore. Rasmussen e Susa rilevano + 3 e +5 per McCain, ben al di sotto delle comode vittorie in doppia cifra conquistate da Bush. I due istituti rilevano dati simili: Obama guida tra le donne e gli indipendenti, mentre fatica a compattare l'elettorato democratico, che al Sud conta molti conservatori.
Rasmussen e Susa rilevano a Washington State e nell'Oregon vantaggi di Obama consistenti, così che questi due Stati sembrano uscire dalla categoria dei "contendibili" per McCain. Se il candidato del Gop riceve buone notizie dai campi di grano del Kansas, la North Carolina rischia di diventare un incubo per la sua campagna I nuovi arrivati nel Research Triangle hanno reso contendibile per i Democratici un (oramai ex?)bastione del Solid South conservatore. Rasmussen e Susa rilevano + 3 e +5 per McCain, ben al di sotto delle comode vittorie in doppia cifra conquistate da Bush. I due istituti rilevano dati simili: Obama guida tra le donne e gli indipendenti, mentre fatica a compattare l'elettorato democratico, che al Sud conta molti conservatori.
52 milioni
E' il denaro raccolto dalla campagna di Obama nel mese di giugno. McCain si è fermato a 22 milioni di dollari, il suo mese migliore, una quota molto simile ai fondi ottenuti da Obama a maggio . Il contributo medio è stato 68$.
Il messaggio di David Plouffe non è però così entusiasta:
I have some big news we want to share with you.
In the month of June, supporters like you helped raise $52 million. And together with the DNC, we now have nearly $72 million in the bank. That's a very strong financial position to be in.
But we remain at a massive disadvantage to our opponents.
As I mentioned in my video message earlier in the week, the McCain Campaign and the Republican National Committee finished June with nearly $100 million in the bank.
We can't stop now. It's going to take everything we've got to defeat John McCain and his allies in November.
A causa della lunga stagione delle primarie, i Democratici hanno meno soldi a disposizione. Se la tendenza sarà però confermata anche nei prossimi mesi, i Repubblicani saranno superati a velocità doppia. Una necessità per la campagna di Obama, data la rinuncia agli 85 milioni di dollari garantiti dal finanziamento pubblico.
Il messaggio di David Plouffe non è però così entusiasta:
I have some big news we want to share with you.
In the month of June, supporters like you helped raise $52 million. And together with the DNC, we now have nearly $72 million in the bank. That's a very strong financial position to be in.
But we remain at a massive disadvantage to our opponents.
As I mentioned in my video message earlier in the week, the McCain Campaign and the Republican National Committee finished June with nearly $100 million in the bank.
We can't stop now. It's going to take everything we've got to defeat John McCain and his allies in November.
A causa della lunga stagione delle primarie, i Democratici hanno meno soldi a disposizione. Se la tendenza sarà però confermata anche nei prossimi mesi, i Repubblicani saranno superati a velocità doppia. Una necessità per la campagna di Obama, data la rinuncia agli 85 milioni di dollari garantiti dal finanziamento pubblico.
mercoledì 16 luglio 2008
Sondaggi Nazionali
Tre nuovi sondaggi condotti a livello nazionale
ABC/ WP
Obama 49, McCain 46
CBS/NY Times
Obama 45, McCain 39
Zogby/Reuters
Obama 47, McCain 40
Nelle tre indagini Obama migliora sempre il suo risultato rispetto alle ultime rilevazioni condotte dagli istituti. Sia ABC che Zogby registrano però una riduzione del margine di vantaggio nel segmento degli indipendenti. CBS/NY Times dedicano un'ampia analisi al voto degli ispanici: i valori di Obama sono ottimi, tanto che al momento esistono quasi 40 di distacco tra il candidato democratico e McCain in questa fascia d'elettorato. Nel 2004 Kerry vinse di soli 11 punti, mentre 4 anni prima Gore distanziò Bush di quasi 30 punti percentuali.
ABC/ WP
Obama 49, McCain 46
CBS/NY Times
Obama 45, McCain 39
Zogby/Reuters
Obama 47, McCain 40
Nelle tre indagini Obama migliora sempre il suo risultato rispetto alle ultime rilevazioni condotte dagli istituti. Sia ABC che Zogby registrano però una riduzione del margine di vantaggio nel segmento degli indipendenti. CBS/NY Times dedicano un'ampia analisi al voto degli ispanici: i valori di Obama sono ottimi, tanto che al momento esistono quasi 40 di distacco tra il candidato democratico e McCain in questa fascia d'elettorato. Nel 2004 Kerry vinse di soli 11 punti, mentre 4 anni prima Gore distanziò Bush di quasi 30 punti percentuali.
martedì 15 luglio 2008
Sondaggi Fantascienza
Rasmussen propone alcuni sondaggi molto virtuali su quale candidato dei due major parties sia più efficace. Confermando la mia iniziale propensione per la Clinton, Rasmussen rileva che la senatrice di New York batterebbe McCain con un margine più ampio rispetto ad Obama, che al momento guida nel tracking con un +2 non così confortante visto il quadro politico molto favorevole.
Obama 47 McCain 45
Clinton 50 McCain 42
Gore 50 McCain 43
La nomination democratica andrebbe molto meglio comunque contro lo scialbo Romney, 49 a 41, e nel confronto con l'anti Darwin reverendo Huckabee, 50 a 39.
Last but not least, Obama si farebbe una tranquilla passeggiata contro l'attuale presidente, George W Bush.
Obama 54 Bush 34
In questo momento rimpiango l'adozione del XXII Emendamento, e vorrei avere un archivio per sfogliare i commenti post elettorali del 2004...
Obama 47 McCain 45
Clinton 50 McCain 42
Gore 50 McCain 43
La nomination democratica andrebbe molto meglio comunque contro lo scialbo Romney, 49 a 41, e nel confronto con l'anti Darwin reverendo Huckabee, 50 a 39.
Last but not least, Obama si farebbe una tranquilla passeggiata contro l'attuale presidente, George W Bush.
Obama 54 Bush 34
In questo momento rimpiango l'adozione del XXII Emendamento, e vorrei avere un archivio per sfogliare i commenti post elettorali del 2004...
Sondaggi Nazionali/ Quinnipiac
Dopo numerosi sondaggi a carattere statale Quinnipiac pubblica dopo 2 mesi una nuova indagine a carattere nazionale, su un campione di 1725 intervistati. Rispetto ai vantaggi di pochi punti percentuali rilevati dai tracking di Gallup e Rasmussen, Quinnipiac assegna ad Obama un vantaggio vicino alla doppia cifra, simile al vantaggio che i Democratici in questo momento hanno sui Repubblicani. I dati del sondaggio confermano quelli degli altri istituti: Obama vince nettamente tra i neri, le donne- anche quelle bianche- e tra i giovani, così come l'unica fascia di elettorato bianco dove non perde è quella con istruzione universitaria. Il junior senator dell'Illinois va abbastanza male tra i bianchi religiosi, ironicamente l'ancora di salvezza per McCain, e quelli senza titolo di studio universitario, -9 dal candidato repubblicano.
Il clima politico favorisce nettamente i Democratici e di conseguenza anche Obama. Secondo Quinnipiac il tasso di disapprovazione/approvazione di Bush è 67 - 26. Tema più sentito dall'elettorato è l'economia, e anche questo aiuta Obama. Rispetto alle elezioni di quattro anni fa, Obama ottiene l'81% dei consensi degli elettori di Kerry, e il 15% da parte di chi aveve scelto Bush. Per McCain il rapporto è 10/79
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, PPP e Siena Institute
Mentre a livello nazionale la corsa tende al pareggio, a livello statale l'andamento sembra più favorevole ad Obama. A New York il Siena Institute registra un discreto +13. In Colorado il candidato democratico è avanti di 4 punti per PPP. Un vantaggio costruito grazie ad un buon margine tra gli ispanici, + 24, un solido + 20 tra gli indipendenti che permette il quasi pareggio nell'elettorato bianco. Obama guida nell'elettorato femminile, dato rilevato anche dai numerosi sondaggi proposti da Rasmussen.
Dopo chel'istituto aveva colpito molti osservatori riscontrando un pareggio tra i due contendenti nel suo Presidential Tracking, le ultime cinque indagini di Rasmussen mostrano dati più che confortanti per la campagna di Obama. Il Midwest è terra di conquista per il candidato democratico: Stati in bilico nelle ultime 2 elezioni sarebbero ora fuori gioco per McCain, che subisce significativi distacchi in Michigan, patria dei Reagan Democrats, per chi ha letto l'analisi di Greenberg, Iowa e Minnesota. Anche nel vicino South Dakota Obama mostra una particolare forza, capace di mettere in gioco uno Stato storicamente orientato verso i Repubblicani alle presidenziali. La base del successo del candidato democratico è il suo ampio consenso tra gli indipendenti e le donne. Unico dato negativo per Obama è la Lousiana. Lo Stato di New Orleans, vinto due volte da Bill Clinton, mostra la consueta freddezza dell'elettorato democratico sudista/appalachiano verso candidati percepiti come troppo metropolitani.
lunedì 14 luglio 2008
Presidential Tracking/7-14
Come era intuibile dagli ultimi sondaggi condotti nei singoli Stati, il vantaggio di Obama si è dissolto. Se per un mese Rasmussen ha rilevato 5 punti di distacco che distanziavano McCain dal candidato democratico, negli ultimi giorni la situazione è diventata molto più equilibrata, tanto che ora i due sono pari. Anche Gallup, il cui campione è maggiormente soggetto a sbalzi d'opinione, registra una corsa incerta, condotta però ancora da Obama.
Gallup: Obama 46, McCain 43
Rasmussen: Obama 46, McCain 46
Gallup: Obama 46, McCain 43
Rasmussen: Obama 46, McCain 46
domenica 13 luglio 2008
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, PPP e WRL
Lo Stato di Washington continua a propendere verso Obama, che però riduce di alcuni punti il margine di vantaggio rilevato a giugno da Rasmussen. I due candidati sono appaiati nel voto degli indipendenti, mentre la maggiore consistenza dell'elettorato democratico determina il vantaggio, consistente ma non sicuro in prospettiva presidenziali, di Obama. In Missouri Research 2000 registra invece, a differenza di Rasmussen e PPP, un vantaggio incoraggiante del candidato democratico. Nel Bellwether State le donne propendono per Obama, mentre il maggior consenso di McCain tra gli uomini non consente la chiusura del gap. Il 42% dell'elettorato ritiene importante o molto importante il tema della fede.
War Room Logistics battezza il suo esordio demoscopico nei sondaggi presidenziali rilevando Obama, 2.7, in lieve vantaggio in Florida. Il candidato democratico guida tra gli ispanici-10.3%- un dato in controtendenza rispetto alle ultime presidenziali - e tra gli indipendenti (Obama 42.6%, MacCain 38.6%). Lo Stato è reso competitivo dal significativo margine di vantaggio di McCain tra i bianchi, 13,4%, mentre tra gli over 60 l'alfiere del Gop conduce di soli 3 punti percentuali.
sabato 12 luglio 2008
NEWSWEEK
Dopo aver registrato uno dei massimi vantaggi di Obama, +15, Newsweek rileva una situazione drammaticamente alterata a poche settimane di distanza. Ora il candidato democratico ha un margine di vantaggio di soli 3 punti percentuali, un gap identico a quello che separava Bush da John Kerry nel luglio 2004.
Guardando all'allocazione del voto, si registra il crollo di Obama tra gli indipendenti, con un analogo fenomeno di overlapping nel voto dei bianchi. Rispetto all'ultima rilevazione il candidato dei Dems perde terreno nella fascia d'età 40-59 e crolla tra gli over 60. Si registra anche un'iniziale, timida ripresa del sentiment pro Repubblicani, comunque ancora molto distanti dai Democratici nell'identificazione politica. In prospettiva 11/04 è particolarmente grave il netto ritardo accusato da Obama tra i bianchi cattolici, uno dei blocchi di Swing Voters che permette la vittoria negli Stati decisivi per la maggioranza del Collegio elettorale: Ohio, Pennsylvania e alto Midwest.
Sondaggi Nazionali/ Pew e Newsweek
Due nuovi sondaggi condotti su scala nazionale confermano il momentaneo vantaggio di Obama su McCain. Newsweek registra però un netto calo del distacco tra i due contendenti: se 3 settimane fa Obama godeva di ben 15 punti di vantaggio, ora sono solo 3. Pew registra invece un margine al di là dell'errore statistico, +8 .
Newsweek: Obama 44, McCain 41
Pew Research : Obama 48, McCain 40
Il dato più interessante della ricerca di Pew, che si riscontra anche in altre indagini, è il differente gradimento delle due candidature da parte dei rispettivi elettorati. Il 28% del campione supporta con entusiasmo Obama, contro uno smilzo 14% a favore di McCain. Obama riceva invece un supporto moderato da parte del 19% degli interrogati, contro il 26% di McCain. Simili dati forniti da Pew per le passate elezioni esistono a partire solo a partire dai mesi post Convention. Si nota comunque la notevole prestazione di Obama. Raramente esistono candidati che entusiasmano in maniera così significativa la propria base elettorale, specie in un momento così distante dal voto.
Newsweek: Obama 44, McCain 41
Pew Research : Obama 48, McCain 40
Il dato più interessante della ricerca di Pew, che si riscontra anche in altre indagini, è il differente gradimento delle due candidature da parte dei rispettivi elettorati. Il 28% del campione supporta con entusiasmo Obama, contro uno smilzo 14% a favore di McCain. Obama riceva invece un supporto moderato da parte del 19% degli interrogati, contro il 26% di McCain. Simili dati forniti da Pew per le passate elezioni esistono a partire solo a partire dai mesi post Convention. Si nota comunque la notevole prestazione di Obama. Raramente esistono candidati che entusiasmano in maniera così significativa la propria base elettorale, specie in un momento così distante dal voto.
venerdì 11 luglio 2008
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, PPP, Pan Atlantic, Targetpoint, AEA
Dopo la pausa per la festa dell'Indipendenza ritornano copiose le indagini nei singoli Stati. Alcuni istituti locali presentano sondaggi su Alabama, Kansas e Maine: le consultazioni in questi 3 Stati dovrebbero seguire l'andamento delle ultime elezioni. Si nota comunque una graduale riduzione del distacco di Obama rispetto a quanto ottenuto da Kerry. PPP mostra una situazione di estremo equilibrio in Missouri, confermata anche da Rasmussen, che nota un arretramento abbastanza cospicuo di Obama tra gli indipendenti del Bellwether State rispetto all'ultima rilevazione.
Rasmussen registra un simile arretramento anche nel New Jersey, dove McCain dimezza lo svantaggio demoscopico registrato un mese fa grazie ad un'ottima performance tra gli uomini. Rasmussen, uno dei migliori sondaggisti, negli ultimi anni ha sottovalutato la base democratica del New Jersey, uno Stato che nel corso degli ultimi 15 anni ha simboleggiato la copiosa uscita dei furono Rockfeller Republicans del NorthEast dalla coalizione sociale del Gop prima in versione Gingrich e poi bushiano . Se in Illinois non ci sarà partita, nel contiguo Wisconsin Obama mostra la forza della sua candidatura, particolarmente efficace nel Midwest. Anche il West sembra sensibile al senatore di Chicago: Rasmussen rileva una situazione di pareggio in North Dakota, Stato che i Repubblicani vincono abitualmente a mani basse alle presidenziali ma interamente rappresentato dai Democratici al Congresso.
Rasmussen registra un simile arretramento anche nel New Jersey, dove McCain dimezza lo svantaggio demoscopico registrato un mese fa grazie ad un'ottima performance tra gli uomini. Rasmussen, uno dei migliori sondaggisti, negli ultimi anni ha sottovalutato la base democratica del New Jersey, uno Stato che nel corso degli ultimi 15 anni ha simboleggiato la copiosa uscita dei furono Rockfeller Republicans del NorthEast dalla coalizione sociale del Gop prima in versione Gingrich e poi bushiano . Se in Illinois non ci sarà partita, nel contiguo Wisconsin Obama mostra la forza della sua candidatura, particolarmente efficace nel Midwest. Anche il West sembra sensibile al senatore di Chicago: Rasmussen rileva una situazione di pareggio in North Dakota, Stato che i Repubblicani vincono abitualmente a mani basse alle presidenziali ma interamente rappresentato dai Democratici al Congresso.
giovedì 10 luglio 2008
La Mappa di Larry Sabato 1
Dopo la poco convincente mappa di Zogby, basata su un astruso mix di sondaggi interattivi e tradizionali, arriva la prima previsione del Collegio Elettorale a cura della Crystal Ball di Larry Sabato , il direttore di uno dei più prestigiosi centri studi della politica americana. Larry Sabato postula innanzitutto uno scenario elettorale senza il quale ogni discussione sui risultati dei singoli Stati diventa inutile: un'elezione molto ravvicinata, con i due contendenti separati da un divario nazionale di 2/3 punti percentuali. Una previsione che lo stesso Sabato non ritiene al momento come la più credibile, dato che l'alta impopolarità di Bush e le difficoltà dell'economia Usa sono forze che spingono verso l'uscita dei Repubblicani dalla Casa Bianca.
Se l'elezione fosse equilibrata come le ultime due presidenziali, secondo Larry Sabato il voto nei singoli Stati vedrebbe attualmente favorito Barack Obama, che conta su un maggior numero di EV sicuri. Gli Stati sono suddivisi in Solid, Likely, Leaning e Toss-Up(Sicuri, Probabili, Tendenti, Incerti, lancio di moneta in traduzione letterale)
Stati Solid per Obama: 183 EV
WA 11, CA 55, IL 21, MD 10, NY 31, VT 3, RI 4, MA 12, CT 7, NJ 15, DE 3, ME 4, DC 3, HI 4
Stati Solid per McCain: 144 EV
ID 4, UT 5, AZ 10, WY 3, SD 3, NE 5, KS 6, OK 7, TX 34, LA 9, AR 6, IN 11, KY 8, WV 5, TN 11, AL 9, SC 8
Stati Likely per Obama: 17 EV
OR 7, MN 10
Stati Likely per McCain: 30 EV
AK 3, GA 15, MS 9, MT 3, ND 3
Stati Leaning per Obama: 12 EV
IA 7, NM 5
Stati Leaning per McCain: 53 EV
FL 27, MO 11, NC 15
Toss-up: 99 EV
CO 9, MI 17, NH 4, NV 5, OH 20, PA 21, VA 13, WI 10
Obama parte da quota 200 EV sicuri o abbastanza sicuri, mentre McCain può contare su una base di 174 EV. La combinazione tra Toss-up e Leaning potrebbe anche portare al pareggio, 269-269, uno scenario non probabile ma che fu sfiorato nel 200o. Se apparirà un tendenza nitida all'interno dell'elettorato americano l'equilibrio si romperà, come si verificò quattro anni fa. Altrimenti una lunga notte ci potrà attendere...
Post dedicato alla splendida Facebook Friend Elisa Rebessi
Se l'elezione fosse equilibrata come le ultime due presidenziali, secondo Larry Sabato il voto nei singoli Stati vedrebbe attualmente favorito Barack Obama, che conta su un maggior numero di EV sicuri. Gli Stati sono suddivisi in Solid, Likely, Leaning e Toss-Up(Sicuri, Probabili, Tendenti, Incerti, lancio di moneta in traduzione letterale)
Stati Solid per Obama: 183 EV
WA 11, CA 55, IL 21, MD 10, NY 31, VT 3, RI 4, MA 12, CT 7, NJ 15, DE 3, ME 4, DC 3, HI 4
Stati Solid per McCain: 144 EV
ID 4, UT 5, AZ 10, WY 3, SD 3, NE 5, KS 6, OK 7, TX 34, LA 9, AR 6, IN 11, KY 8, WV 5, TN 11, AL 9, SC 8
Stati Likely per Obama: 17 EV
OR 7, MN 10
Stati Likely per McCain: 30 EV
AK 3, GA 15, MS 9, MT 3, ND 3
Stati Leaning per Obama: 12 EV
IA 7, NM 5
Stati Leaning per McCain: 53 EV
FL 27, MO 11, NC 15
Toss-up: 99 EV
CO 9, MI 17, NH 4, NV 5, OH 20, PA 21, VA 13, WI 10
Obama parte da quota 200 EV sicuri o abbastanza sicuri, mentre McCain può contare su una base di 174 EV. La combinazione tra Toss-up e Leaning potrebbe anche portare al pareggio, 269-269, uno scenario non probabile ma che fu sfiorato nel 200o. Se apparirà un tendenza nitida all'interno dell'elettorato americano l'equilibrio si romperà, come si verificò quattro anni fa. Altrimenti una lunga notte ci potrà attendere...
Post dedicato alla splendida Facebook Friend Elisa Rebessi
mercoledì 9 luglio 2008
La Mappa di Zogby
John Zogby ha lanciato la sua mappa elettorale. Il risultato al momento è il seguente: Obama 273, McCain 160 e 105 EV too close to call, cioè Stati in bilico secondo le indagini di Zogby. McCain ottiene un discreto risultato solo in Florida, mentre perde tutti i Swing States del 2004 e anche 2000. Tra gli 11 Stati too close to call, Obama conduce in tutti tranne in Indiana e Nevada, Stati però che lo vedono praticamente appaiato al candidato repubblicano. Il candidato dei Libertari, Bob Barr, viaggia su valori altissimi, anche vicini al 10% in alcuni casi.
Al di là del fascino che esercita su di me questa mappa così spiccatamente blu, i numeri di Zogby appaiono troppo disomogenei tra i vari Stati per risultare affidabili. Il sondaggista è noto per i suoi colpi ad effetto - memorabile, in senso negativo, il suo sondaggio condotto il giorno delle elezioni del 2004 che dava vincitore Kerry con oltre 300 EV. Vedrò se inserire la sua mappa nelle previsioni del Collegio Elettorale.
Al di là del fascino che esercita su di me questa mappa così spiccatamente blu, i numeri di Zogby appaiono troppo disomogenei tra i vari Stati per risultare affidabili. Il sondaggista è noto per i suoi colpi ad effetto - memorabile, in senso negativo, il suo sondaggio condotto il giorno delle elezioni del 2004 che dava vincitore Kerry con oltre 300 EV. Vedrò se inserire la sua mappa nelle previsioni del Collegio Elettorale.
Percezione
Rasmussen pubblica un sondaggio sulla percezione del profilo politico dei due candidati. Come si nota dai dati di luglio e giugno, emerge una tendenza contrapposta: Obama smussa il suo profilo ideologico, mentre la posizione di McCain è sempre più percepita come conservatrice dall'elettorato americano. Se a giugno McCain era percepito come il candidato più moderato, ora la situazione si è ribaltata. Rasmussen indica i risultati anche per i due macrogruppi più importanti per le elezioni: le donne e gli indipendenti. Anche in questi due segmenti la percezione moderata di Obama è cresciuta.
La corsa di Obama verso il centro sta dunque dando buoni frutti, dopo che il senatore dell'Illinois si era spostato sempre più a sinistra durante la lunga stagione delle primarie. Ciò costituisce una buona notizia, perchè come rimarcato nel post di due giorni fa, gli Usa rimangono ancora un Paese ostile per una ricetta progressista tradizionale. Secondo la medesima indagine di Rasmussen, più di un terzo dell'elettorato si considera conservatore, contro solo un quarto del campione che si definisce liberal.
Molto Conservatore: 15%
Abb. Conservatore: 24%
Moderato: 34%
Abb. Liberal: 18%
Molto Liberal: 7%
La corsa di Obama verso il centro sta dunque dando buoni frutti, dopo che il senatore dell'Illinois si era spostato sempre più a sinistra durante la lunga stagione delle primarie. Ciò costituisce una buona notizia, perchè come rimarcato nel post di due giorni fa, gli Usa rimangono ancora un Paese ostile per una ricetta progressista tradizionale. Secondo la medesima indagine di Rasmussen, più di un terzo dell'elettorato si considera conservatore, contro solo un quarto del campione che si definisce liberal.
Molto Conservatore: 15%
Abb. Conservatore: 24%
Moderato: 34%
Abb. Liberal: 18%
Molto Liberal: 7%
martedì 8 luglio 2008
No Webb
Jim Webb, junior senator della Virginia, non è disponibile a lasciare il Senato per correre insieme ad Obama nel ticket presidenziale. Ex sottosegretario alla Marina nell'Amministrazione Reagan, nelle midterm 2006 Webb aveva battuto a sorpresa il grande favorito George Allen, strappando così al Gop un seggio decisivo per la maggioranza democratica al Senato. Sarà contento Adrian Woolridge, che stroncò in un Lexington il ticket con Webb, democratico moderato sui temi di politica estera ma populista in economia e strenuo oppositore del Nafta e del libero scambio.
Via Martin
Last week I communicated to Senator Obama and his presidential campaign my firm intention to remain in the United States Senate,' said Webb in a statement. "Under no circumstances will I be a candidate for Vice President."
Via Martin
Last week I communicated to Senator Obama and his presidential campaign my firm intention to remain in the United States Senate,' said Webb in a statement. "Under no circumstances will I be a candidate for Vice President."
lunedì 7 luglio 2008
Tendenze Politiche 2008
Rasmussen propone un'interessante indagine sul posizionamento ideologico dell'elettorato americano secondo l'orientamento in materia di Economia(Fiscal Issues) e quelli che ho un pò forzosamente chiamato Diritti Civili (Social Issues). Nelle 3 definizioni proposte, Conservatore/Moderato/Liberal e nei suoi possibili incroci si è riconosciuto l'87% del campione sondato.
Benchè il consenso dei Repubblicani sia letteralmente crollato negli ultimi mesi, come rimarcava pochi giorni fa una ricerca di Gallup, gli elettori che si riconoscono nella definizione di conservatori tout court sono ancora il gruppo maggioritario, seguiti dai moderati. Chiudono la fila i liberal, che non rappresentano neanche il 10% dell'elettorato, e i libertari, cioè quegli elettori che sono a destra in economia e a sinistra per quanto riguarda i temi sociali( quello che erano i Radicali in Italia un pò di anni fa).
L'alba di una nuova era progressista sembra dunque ancora distante dal sorgere. Conforta comunque il crollo di McCain tra i moderati, segno dell'enorme disaffezione provocato dall'Amministrazione Bush. La Triangolazione centrista, di marca Clintoniana, è bene che sia riscoperta da Obama, che infatti in questi giorni ha proposto soluzioni e toni moderati sull'Iraq, sul ruolo della religione nella vita pubblica così come sul Nafta e il libero scambio in generale.
Benchè il consenso dei Repubblicani sia letteralmente crollato negli ultimi mesi, come rimarcava pochi giorni fa una ricerca di Gallup, gli elettori che si riconoscono nella definizione di conservatori tout court sono ancora il gruppo maggioritario, seguiti dai moderati. Chiudono la fila i liberal, che non rappresentano neanche il 10% dell'elettorato, e i libertari, cioè quegli elettori che sono a destra in economia e a sinistra per quanto riguarda i temi sociali( quello che erano i Radicali in Italia un pò di anni fa).
L'alba di una nuova era progressista sembra dunque ancora distante dal sorgere. Conforta comunque il crollo di McCain tra i moderati, segno dell'enorme disaffezione provocato dall'Amministrazione Bush. La Triangolazione centrista, di marca Clintoniana, è bene che sia riscoperta da Obama, che infatti in questi giorni ha proposto soluzioni e toni moderati sull'Iraq, sul ruolo della religione nella vita pubblica così come sul Nafta e il libero scambio in generale.
Presidential Tracking/7-7
Obama continua ad avere un vantaggio superiore al margine di errore statistico nel monitoraggio quotidiano condotto da Gallup e Rasmussen. Rasmussen rimarca come il candidato dei Dems sia da circa un mese costantemente in testa di 5 punti percentuali.
Gallup: Obama 48, McCain 42
Rasmussen: Obama 49, McCain 44
Chi conduce i sondaggi Gallup prima del 4 Luglio solitamente vince(10 volte su 15). Dato confortante che tempera lo sconforto ripensando alle ultime elezioni. A Luglio Kerry era in testa. Ma era davvero un'altro storia.
Gallup: Obama 48, McCain 42
Rasmussen: Obama 49, McCain 44
Chi conduce i sondaggi Gallup prima del 4 Luglio solitamente vince(10 volte su 15). Dato confortante che tempera lo sconforto ripensando alle ultime elezioni. A Luglio Kerry era in testa. Ma era davvero un'altro storia.
sabato 5 luglio 2008
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, Insider Advantage, Research 2000, Rhode Island College, Strategies 360
Il cielo del NorthEast è sempre più blu. Nei nuovi sondaggi di diversi istituti i margini di Obama nel nord della costa dell'Atlantico superano i 20 punti. Anche lo Stato di Washington, sulla sponda del Pacifico, conferma l'ormai stabile trend favorevole ai Democratici. Insider Advantage registra ancora una competizione estremamente equilibrata in Georgia. McCain guida con soli 2 punti dei vantaggio, e rispetto a 2 settimane fa scendono i valori del candidato libertario, e georgiano, Bob Barr.
Rasmussen rileva invece una situazione estremamente sorprendente: Obama in vantaggio in Montana(!!). Lo Stato del Far West ha un governatore e due senatori democratici, ma negli ultimi 40 anni solo Clinton è riuscito a vincere alle presidenziali del 1992. Bush figlio ha vinto sempre con oltre 20 punti percentuali, ma ora la metà della popolazione vuole il ritiro delle truppe dall'Iraq, un'evidente rottura con l'attuale Amministrazione. Obama guida con un margine di 5 punti percentuali, grazie ad un'eccezionale +27 tra gli under 30. La forza del junior senator dell'Illinois si palesa nel compatto sostegno dell'elettorato democratico, ben l'89%, mentre nel 2004 John Kerry riuscì ad attrarre solo il 78% di coloro i quali si identificavano nei Dems. McCain invece riceve il sostegno dell'85% dell'elettorato Gop, contro il 95% di Bush 04.
Rasmussen rileva invece una situazione estremamente sorprendente: Obama in vantaggio in Montana(!!). Lo Stato del Far West ha un governatore e due senatori democratici, ma negli ultimi 40 anni solo Clinton è riuscito a vincere alle presidenziali del 1992. Bush figlio ha vinto sempre con oltre 20 punti percentuali, ma ora la metà della popolazione vuole il ritiro delle truppe dall'Iraq, un'evidente rottura con l'attuale Amministrazione. Obama guida con un margine di 5 punti percentuali, grazie ad un'eccezionale +27 tra gli under 30. La forza del junior senator dell'Illinois si palesa nel compatto sostegno dell'elettorato democratico, ben l'89%, mentre nel 2004 John Kerry riuscì ad attrarre solo il 78% di coloro i quali si identificavano nei Dems. McCain invece riceve il sostegno dell'85% dell'elettorato Gop, contro il 95% di Bush 04.
venerdì 4 luglio 2008
Smells Like Teen Spirit
Due elettori di Obama al basso e alla batteria. Il cantante/chitarrista avrebbe votato democratico,ma purtroppo non è più tra noi.
giovedì 3 luglio 2008
SMELLS LIKE DEM SPIRIT
Le primarie democratiche si sono concluse con il sovvertimento del pronostico iniziale e la sorprendente vittoria di Barack Obama. Il favorito della vigilia, Hillary Clinton, ha pagato errori organizzativi e strategici che hanno contribuito alla sua sconfitta. La senatrice di New York si è però scontrato con un nuovo spirito che ha pervaso il cuore e l'anima dei militanti democratici. Dopo un lungo ciclo di predominio conservatore, i cambiamenti demografici e la fallimentare esperienza di governo di Bush potrebbero permettere una trasformazione in senso progressista del baricentro della politica americana. Per questa sfida, l'unico candidato possibile era ed è Barack Obama.
8 NOVEMBRE 2006
Il successo della candidatura di Barack Obama nasce la mattina di mercoledì' 8 novembre, quando gli Stati Uniti vedono evaporare la maggioranza congressuale dei Repubblicani. Dopo 12 anni di vittorie politiche e indubbio dominio intellettuale, culminato nella rielezione di Bush nel 2004 su una chiara piattaforma conservatrice, le midterm del 2006 sanciscono la parola fine alle paure dei Democratici. Per la prima volta da decenni, il centro sinistra americano riesce a vincere un'elezione presentando un'offerta politica progressista, basata sul no alla guerra in Iraq e un rigetto della politica fiscale di Bush. La strategia di Rahm Emanuel, il principale responsabile della campagna elettorale, fu in realtà più articolata, perché i Democratici proposero candidati dal forte appeal conservatore nelle corse più incerte, come l'ex sottosegretario alla Marina di Reagan, Jim Webb, che strappò il seggio senatoriale in Virginia. La percezione complessiva dei militanti democratici indicava però l'avvento di una nuova era: come preconizzato da un saggio di Teixeria e Judis del 2002, il partito delle minoranze etniche e sociali avrebbe potuto trionfare in America per i cambiamenti demografici avvenuti nella società statunitense. L'analisi post elettorale confermarva questa previsione: nel 2006 i Repubblicani erano ancora maggioranza tra i bianchi, ma ispanici e afro-americani avevano consegnato la maggioranza del Congresso ai Democratici, che per la prima volta da 16 anni superavano la soglia del 50% alle elezioni per la Camera dei Rappresentanti.
IL PASSATO DEI CLINTON
Il nuovo scenario politico rendeva così antiquata la riproposizione del clintonismo, la corsa verso il centro politico dove abita la middle class americana delle periferie urbane e delle aree rurali. La candidatura di Barack Obama, improbabile per quanto potesse sembrare all'inizio per mancanza di spazi politici, con il centro occupato da Hillary e il lato populista presidiato da Edwards, trovava un formidabile propellente nel suo rifiuto della guerra all'Iraq. Il senatore dell'Illinois, il cui messaggio iniziale di superamento dei conflitti ideologici trovava scarsa eco nella base democratica, ha potuto così lucrare sul suo no all'invasione del Paese di Saddam Hussein pronunciato nell'ottobre del 2002, e ripetuto il giorno di inizio delle operazioni militari. Grazie a questa posizione, il movimento giovanile di opposizione alla guerra ha trovato così il suo messaggero nelle forme dinoccolate ed eleganti di Obama. Grazie all'appoggio plebiscitario degli afro-americani, ed il rifiuto del ritorno clintoniano da parte delle fasce più colte ed affluenti dell'elettorato democratico si è assistito all'allargamento della coalizione sociale di Howard Dean, vittoriosa nel 2004 solo nei sondaggi pre caucus dell'Iowa. Una coalizione ancora minoritaria nella società americana, ma che potrebbe trovare il consenso necessario per spingere una nuova agenda progressista.
DAL BASSO VERSO L'ALTO
L'innovazione più importante realizzata da Barack Obama è stata la nuova organizzazione creata per condurre la campagna presidenziale. Obama ha ribaltato il classico schema verticale, preferendo un approccio buttom down che ha valorizzato le risorse, umane ed economiche, accumulate grazie all'entusiasmo suscitato dai suoi ripetuti passaggi nei vari territori della sconfinata America. L'apertura di numerosi uffici e punti di incontro negli Stati più ostili ai Democratici, una scelta in contrasto con la prassi politica tradizionale, ha generato il trionfo nei caucus che hanno reso irraggiungibile Obama nel calcolo dei delegati. Nelle assemblee degli attivisti la campagna del senatore dell'Illinois è riuscita a motivare un numero sorprendente di elettori democratici, così da surclassare la Clinton che colpevolmente ha trascurato queste consultazioni. Un successo organizzativo che però ha una motivazione politica: un nuovo approccio di rottura con la politica tradizionale, basata su una separazione verticale tra candidato e potenziale base elettorale. Grazie a questo, Obama può contare su un esercito di quasi un milione di attivisti, un movimento di sostegno ad un singolo politico mai visto prima nella politica americana e di dimensione tale da aver sovvertito i rapporti di forza all'interno dei Democratici. Il contrasto con la campagna della Clinton è emerso in maniera incredibile nella raccolta fondi. Mentre Hillary ha corteggiato i tradizionali finanziatori della politica americana, Obama si è concentrato su gadget e piccole donazioni, mobilitando un numero enorme di persone, oltre un milione e mezzo, e una quantità record di risorse, sfiorando i 300 milioni di dollari. Sfruttando le potenzialità di Internet e della rete dei simpatizzanti, e toccando un tasto che ha un'eco profonda nella base democratica, ovvero la rottura con i lobbisti e i potentati economici, la campagna di Barack Obama ha portato a compimento la rivoluzione che MoveOn e Howard Dean avevano solo prefigurato. Riportando il reperimento delle risorse tra le persone e non tra le società per azioni, la campagna del senatore dell'Illinois ha sovvertito un paradigma della politica americana, il predominio dei Repubblicani nella raccolta fondi. Anche in relazione a questa rivoluzione politica ed organizzativa, Obama ha rinunciato ai finanziamenti pubblici per non avere tetti di spesa negli ultimi due mesi di campagna elettorale.
VITTORIA INCERTA
La vittoria di Obama è stata una grande sorpresa, ma il modo nel quale è alla fine arrivata pone ancora dubbi sulle sue possibilità di successo. Quando la nomination del senatore dell'Illinois è diventata politicamente e matematicamente probabile, Hillary Clinton è riuscita a vincere il maggior numero di consultazioni. Inoltre, con un sistema di ripartizione dei delegati più simile al meccanismo elettorale delle presidenziali, ora ci sarebbe la prima donna a correre per la Casa Bianca. Obama, dopo le sonore sconfitte del SuperTuesday superate grazie ai trionfi dei caucus, si è spostato progressivamente a sinistra per sfruttare l'allocazione dei delegati basata sui distretti congressuali. Operazione riuscita per ottenere la nomination, ma che potrebbe rendere più difficile il raggiungimento del cuore dell'America. Gli Usa sono un Paese ancora conservatore, specie se relazionato con il panorama politico europeo, e la coalizione sociale allestita da Obama appare ancora minoritaria, come mostrato dai successi della Clinton durante l'ultima fase delle primarie. In una fase politica mai così favorevole ai Democratici, contrassegnata dal crollo del consenso nei confronti di Bush e dei Repubblicani, il centro sinistra americano ha scelto la sfida identitaria, potenzialmente perdente sul piano elettorale ma vincente in una prospettiva politica. Il partito delle minoranze candida così il primo politico afro-americano per la Casa Bianca: un passaggio storico, che ha paragoni possibili solo con le corse di Al Smith e John Fitzgerald Kennedy. Smith, il primo candidato di fede cattolica, nel 1928 subì una sconfitta epocale aggravata dalla sua religione, mentre nel 1960 JFK vinse anche grazie ad un consenso mai più raggiunto dai Democratici tra i cattolici bianchi. Obama ha mostrato in questo gruppo sociale una forte resistenza, così come la classe lavoratrice si è mostrata abbastanza insensibile al desiderio di change, culturale e politico, impersonato dal junior senator dell'Illinois.
La sfida di Obama ha dunque il sapore dell'epopea: mostrare come per la prima volta dal 1968 sia possibile creare in America una maggioranza di orientamento progressista. Le condizioni socio-demografiche sono presenti anche se ancora in fieri, così come lo scoramento nei confronti dell'attuale corso politico è enorme. Barack Obama potrebbe perdere queste elezioni se conducesse una campagna troppo spostata su temi liberal, per quanto in questo momento sia elettoralmente più rischioso proporsi come erede di Bush. Gli elettori democratici gli hanno affidato però un compito preciso: trasformare l'America proponendo un'agenda progressista, superando l'Eisenhower Republicanism che aveva contraddistinto l'Amministrazione Clinton. Il 28 agosto, l'anniversario del discorso "I Have a Dream" di Martin Luther King, un afro-americano riceverà per la prima volta la nomination presidenziale alla Convention di Denver. Il primo tassello di una nuova America sarà posto: il mosaico sarà completato se lo spirito democratico sarà diventato 40 anni dopo finalmente maggioritario.
8 NOVEMBRE 2006
Il successo della candidatura di Barack Obama nasce la mattina di mercoledì' 8 novembre, quando gli Stati Uniti vedono evaporare la maggioranza congressuale dei Repubblicani. Dopo 12 anni di vittorie politiche e indubbio dominio intellettuale, culminato nella rielezione di Bush nel 2004 su una chiara piattaforma conservatrice, le midterm del 2006 sanciscono la parola fine alle paure dei Democratici. Per la prima volta da decenni, il centro sinistra americano riesce a vincere un'elezione presentando un'offerta politica progressista, basata sul no alla guerra in Iraq e un rigetto della politica fiscale di Bush. La strategia di Rahm Emanuel, il principale responsabile della campagna elettorale, fu in realtà più articolata, perché i Democratici proposero candidati dal forte appeal conservatore nelle corse più incerte, come l'ex sottosegretario alla Marina di Reagan, Jim Webb, che strappò il seggio senatoriale in Virginia. La percezione complessiva dei militanti democratici indicava però l'avvento di una nuova era: come preconizzato da un saggio di Teixeria e Judis del 2002, il partito delle minoranze etniche e sociali avrebbe potuto trionfare in America per i cambiamenti demografici avvenuti nella società statunitense. L'analisi post elettorale confermarva questa previsione: nel 2006 i Repubblicani erano ancora maggioranza tra i bianchi, ma ispanici e afro-americani avevano consegnato la maggioranza del Congresso ai Democratici, che per la prima volta da 16 anni superavano la soglia del 50% alle elezioni per la Camera dei Rappresentanti.
IL PASSATO DEI CLINTON
Il nuovo scenario politico rendeva così antiquata la riproposizione del clintonismo, la corsa verso il centro politico dove abita la middle class americana delle periferie urbane e delle aree rurali. La candidatura di Barack Obama, improbabile per quanto potesse sembrare all'inizio per mancanza di spazi politici, con il centro occupato da Hillary e il lato populista presidiato da Edwards, trovava un formidabile propellente nel suo rifiuto della guerra all'Iraq. Il senatore dell'Illinois, il cui messaggio iniziale di superamento dei conflitti ideologici trovava scarsa eco nella base democratica, ha potuto così lucrare sul suo no all'invasione del Paese di Saddam Hussein pronunciato nell'ottobre del 2002, e ripetuto il giorno di inizio delle operazioni militari. Grazie a questa posizione, il movimento giovanile di opposizione alla guerra ha trovato così il suo messaggero nelle forme dinoccolate ed eleganti di Obama. Grazie all'appoggio plebiscitario degli afro-americani, ed il rifiuto del ritorno clintoniano da parte delle fasce più colte ed affluenti dell'elettorato democratico si è assistito all'allargamento della coalizione sociale di Howard Dean, vittoriosa nel 2004 solo nei sondaggi pre caucus dell'Iowa. Una coalizione ancora minoritaria nella società americana, ma che potrebbe trovare il consenso necessario per spingere una nuova agenda progressista.
DAL BASSO VERSO L'ALTO
L'innovazione più importante realizzata da Barack Obama è stata la nuova organizzazione creata per condurre la campagna presidenziale. Obama ha ribaltato il classico schema verticale, preferendo un approccio buttom down che ha valorizzato le risorse, umane ed economiche, accumulate grazie all'entusiasmo suscitato dai suoi ripetuti passaggi nei vari territori della sconfinata America. L'apertura di numerosi uffici e punti di incontro negli Stati più ostili ai Democratici, una scelta in contrasto con la prassi politica tradizionale, ha generato il trionfo nei caucus che hanno reso irraggiungibile Obama nel calcolo dei delegati. Nelle assemblee degli attivisti la campagna del senatore dell'Illinois è riuscita a motivare un numero sorprendente di elettori democratici, così da surclassare la Clinton che colpevolmente ha trascurato queste consultazioni. Un successo organizzativo che però ha una motivazione politica: un nuovo approccio di rottura con la politica tradizionale, basata su una separazione verticale tra candidato e potenziale base elettorale. Grazie a questo, Obama può contare su un esercito di quasi un milione di attivisti, un movimento di sostegno ad un singolo politico mai visto prima nella politica americana e di dimensione tale da aver sovvertito i rapporti di forza all'interno dei Democratici. Il contrasto con la campagna della Clinton è emerso in maniera incredibile nella raccolta fondi. Mentre Hillary ha corteggiato i tradizionali finanziatori della politica americana, Obama si è concentrato su gadget e piccole donazioni, mobilitando un numero enorme di persone, oltre un milione e mezzo, e una quantità record di risorse, sfiorando i 300 milioni di dollari. Sfruttando le potenzialità di Internet e della rete dei simpatizzanti, e toccando un tasto che ha un'eco profonda nella base democratica, ovvero la rottura con i lobbisti e i potentati economici, la campagna di Barack Obama ha portato a compimento la rivoluzione che MoveOn e Howard Dean avevano solo prefigurato. Riportando il reperimento delle risorse tra le persone e non tra le società per azioni, la campagna del senatore dell'Illinois ha sovvertito un paradigma della politica americana, il predominio dei Repubblicani nella raccolta fondi. Anche in relazione a questa rivoluzione politica ed organizzativa, Obama ha rinunciato ai finanziamenti pubblici per non avere tetti di spesa negli ultimi due mesi di campagna elettorale.
VITTORIA INCERTA
La vittoria di Obama è stata una grande sorpresa, ma il modo nel quale è alla fine arrivata pone ancora dubbi sulle sue possibilità di successo. Quando la nomination del senatore dell'Illinois è diventata politicamente e matematicamente probabile, Hillary Clinton è riuscita a vincere il maggior numero di consultazioni. Inoltre, con un sistema di ripartizione dei delegati più simile al meccanismo elettorale delle presidenziali, ora ci sarebbe la prima donna a correre per la Casa Bianca. Obama, dopo le sonore sconfitte del SuperTuesday superate grazie ai trionfi dei caucus, si è spostato progressivamente a sinistra per sfruttare l'allocazione dei delegati basata sui distretti congressuali. Operazione riuscita per ottenere la nomination, ma che potrebbe rendere più difficile il raggiungimento del cuore dell'America. Gli Usa sono un Paese ancora conservatore, specie se relazionato con il panorama politico europeo, e la coalizione sociale allestita da Obama appare ancora minoritaria, come mostrato dai successi della Clinton durante l'ultima fase delle primarie. In una fase politica mai così favorevole ai Democratici, contrassegnata dal crollo del consenso nei confronti di Bush e dei Repubblicani, il centro sinistra americano ha scelto la sfida identitaria, potenzialmente perdente sul piano elettorale ma vincente in una prospettiva politica. Il partito delle minoranze candida così il primo politico afro-americano per la Casa Bianca: un passaggio storico, che ha paragoni possibili solo con le corse di Al Smith e John Fitzgerald Kennedy. Smith, il primo candidato di fede cattolica, nel 1928 subì una sconfitta epocale aggravata dalla sua religione, mentre nel 1960 JFK vinse anche grazie ad un consenso mai più raggiunto dai Democratici tra i cattolici bianchi. Obama ha mostrato in questo gruppo sociale una forte resistenza, così come la classe lavoratrice si è mostrata abbastanza insensibile al desiderio di change, culturale e politico, impersonato dal junior senator dell'Illinois.
La sfida di Obama ha dunque il sapore dell'epopea: mostrare come per la prima volta dal 1968 sia possibile creare in America una maggioranza di orientamento progressista. Le condizioni socio-demografiche sono presenti anche se ancora in fieri, così come lo scoramento nei confronti dell'attuale corso politico è enorme. Barack Obama potrebbe perdere queste elezioni se conducesse una campagna troppo spostata su temi liberal, per quanto in questo momento sia elettoralmente più rischioso proporsi come erede di Bush. Gli elettori democratici gli hanno affidato però un compito preciso: trasformare l'America proponendo un'agenda progressista, superando l'Eisenhower Republicanism che aveva contraddistinto l'Amministrazione Clinton. Il 28 agosto, l'anniversario del discorso "I Have a Dream" di Martin Luther King, un afro-americano riceverà per la prima volta la nomination presidenziale alla Convention di Denver. Il primo tassello di una nuova America sarà posto: il mosaico sarà completato se lo spirito democratico sarà diventato 40 anni dopo finalmente maggioritario.
Iraq War
MyDD propone una tabella dove sono pubblicate le posizioni, rilevate da Rasmussen, dell'opinione pubblica di 20 Stati sulla guerra in Iraq. La domanda del sondaggio chiede al campione di dichiarare se considera più importante la vittoria della guerra oppure il ritiro delle truppe. Nelle midterm 2006, dominate dai Democratici tornati maggioranza al Congresso dopo 12 anni, il 55% dell'elettorato voleva il ritiro delle truppe dall'Iraq: a 2 anni di distanza le posizioni non sembrano mutate.
Alla tabella di MyDD ho aggiunto i valori del confronto presidenziale 2008 e i risultati dell'elezione del 2004. Obama riesce a essere primo, almeno a livello demoscopico, in Stati di tradizione repubblicana - clamoroso sarebbe il risultato in Montana - anche grazie alla sua posizione di graduale ritiro delle truppe, che viene condivisa dalla maggioranza della popolazione con l'eccezione dello Stato più conservatore degli Usa, l'Alabama. L'unico Stato dove l'elettorato vuole il ritiro ma voterebbe McCain è il Kentucky, che si trova al centro della regione più ostile per Obama, l'Appalachia, dove il junior senator dell'Illinois affondò alle primarie.
Nel 2008 il tema più sentito dalla popolazione sarà con ogni probabilità l'economia, ma l'opinione pubblica anche su questo tema rimane più vicina ai Democratici e al suo candidato per la Casa Bianca.
mercoledì 2 luglio 2008
Sondaggio Nazionale / CNN ORC
Cnn e Opinion Research Corporation hanno effettuato un sondaggio su scala nazionale, che conferma la situazione di leggero vantaggio per Obama. Se la corsa fosse a quattro, Nader e Barr otterrebbero buoni risultati, riducendo il margine del candidato democratico. Purtroppo non ci sono i break dei vari gruppi sociali.
Obama 50, McCain 45
Obama 46, McCain 43, Nader 6, Barr 3
Obama 50, McCain 45
Obama 46, McCain 43, Nader 6, Barr 3
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, Quinnipiac e Strategic Vision
Rasmussen e Quinnipiac confermano la ormai solida tradizione democratica del New England. Rasmussen rileva in Massachusetts ben 20 punti in favore di Obama, margine che aumenta di un punto percentuale in Connecticut, Stato di minore tradizioneliberal. Obama vince in ogni gruppo sociale, e propone un'alternativa ad un elettorato deluso da Bush: il tasso di disapprovazione/ approvazione è un netto 78 - 19.
Strategic Vision rileva una situazione favorevole a McCain in Georgia e Florida. In Georgia il candidato del Gop subisce la discreta performance demoscopica del favorite son Bob Barr, consenso in uscita dal campo repubblicano che permette ad Obama di mantenere il distacco sotto la doppia cifra. In Florida secondo Strategic Vision il distacco che separa il candidato democratico da McCain è il medesimo: 8 punti percentuali. Bush non è apprezzato in Florida, anche se il suo indice di approvazione esce dalle grotte, 34-57. Il direttore dell'istituto David Johnson rimarca come "McCain is holding steady among Republican voters and is polling better in South Florida than a Republican candidate would be expected to do". Benchè non esistano dati scorporati, ciò indica che gli anziani dell'East Coast che vivono la loro pensione tra Palm Beach e Miami apprezzano il senatore dell'Ariziona e rimpiangono Hillary. Ultima annotazione: il campione di Strategic Vision è in controtendenza rispetto a quelli sondati da altri istituti, dato l'estremo equilibrio tra Gop e Dems nell'identificazione politica.
Strategic Vision rileva una situazione favorevole a McCain in Georgia e Florida. In Georgia il candidato del Gop subisce la discreta performance demoscopica del favorite son Bob Barr, consenso in uscita dal campo repubblicano che permette ad Obama di mantenere il distacco sotto la doppia cifra. In Florida secondo Strategic Vision il distacco che separa il candidato democratico da McCain è il medesimo: 8 punti percentuali. Bush non è apprezzato in Florida, anche se il suo indice di approvazione esce dalle grotte, 34-57. Il direttore dell'istituto David Johnson rimarca come "McCain is holding steady among Republican voters and is polling better in South Florida than a Republican candidate would be expected to do". Benchè non esistano dati scorporati, ciò indica che gli anziani dell'East Coast che vivono la loro pensione tra Palm Beach e Miami apprezzano il senatore dell'Ariziona e rimpiangono Hillary. Ultima annotazione: il campione di Strategic Vision è in controtendenza rispetto a quelli sondati da altri istituti, dato l'estremo equilibrio tra Gop e Dems nell'identificazione politica.
martedì 1 luglio 2008
Sondaggi negli Stati/ Rasmussen, PPP, SUSA e Southern Media & Opinion Research
Risultati contrastanti nei sondaggi di oggi. Mentre Rasmussen vede Obama dimezzare il gap da McCain, che rimane comunque cospicuo, Southern Media & Opinion Research registra in Lousiana, che come l'Alabama è uno Stato del Solid South repubblicano, uno svantaggio di 16 punti, con alti valori di popolarità del presidente Bush e basso indice di gradimento per Obama. Differenze che sono ancora più nette nelle indagini di Rasmussen e PPP sulla Florida, lo Swing State per definizione. Rasmussen Reports rileva un cospicuo vantaggio di Obama solo tra i giovani, mentre le donne e gli indipendenti si dividono più o meno equamente. Il significativo +7 a favore del senatore dell'Arizona deriva dall'ampio margine a suo favore nell'elettorato maschile, e una maggiore compatezza dei sostenitori del Gop rispetto agli elettori dei Dems, tra i quali solo il 71% sceglie Obama rispetto all'85% dei repubblicani.
PPP registra invece un tenue vantaggio di Obama in Florida. Il campione del sondaggio è credibile nella ripartizione dell'identificazione partitica (Gop e Dems pari al 42%) ma rileva un altro comportamento dell'elettorato. Le donne sono pro MCain mentre Obama guida tra i maschi e in tutte le fasce d'età, a parte gli over 65. Sorprendentemente il candidato democratico ha un margine di vantaggio discreto tra gli ispanici, che in Florida tendono ad essere molto più conservatori data la folta comunità cubano-americana. Obama è in testa anche tra gli indipendenti, molto bassi nel campione. PPP rileva inoltre una corsa equilibrata in North Carolina. Il candidato democratico ottiene un consenso non elevato nell'elettorato di riferimento, più conservatore rispetto alla media nazionale. Il risicato vantaggio tra donne ed indipendenti, ed un margine di 6 punti tra coloro che non sono nati nella North Carolina permette ad Obama di restare a soli 4 punti di svantaggio.
Susa rileva invece un buon vantaggio di Obama nel Massachusetts e a New York, Stati che confermano l'ormai più che decennale tradizione democratica.
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