domenica 27 luglio 2008

Obama a Berlin


Berlino ritorna per un giorno capitale mondiale, grazie al comizio di Barack Obama svoltosi sotto l’imponente Siegessäule. 200 mila persone occupano la strada che parte dalla Colonna della Vittoria Alata, là dove sostavano gli angeli di Wenders, e arriva alla Porta di Brandeburgo, negata al Team Obama a causa di pressioni del governo americano. Il Junior Senator dell’Illinois iniziando presentandosi non come il candidato dei Democratici alle presidenza degli Stati Uniti ma come un fiero cittadino americano e semplice concittadino del mondo. Le prime parole sono dedicate alla città di Berlino e alla storia dell’improbabile viaggio di Barack Obama. Il nipote di un cuoco kenyota che serviva i pasti all’esercito inglese corre nel 2008 per il più importante incarico a livello planetario. Un fatto che suscita un’enorme commozione nelle prime file, occupate da cittadini originari o provenienti dall’Angola, dal Senegal o il gruppo di donne accorse apposta dal Benin: un coro africano genera un sorriso imbarazzato ma felice sul volto di Obama, che scatena l’applauso più fragoroso quando rammenta a tutti la vergogna del genocidio dimenticato del Darfur.Le prime file sono occupate da cittadini di ogni parte del mondo: molti africani, tantissimi ragazzini tedeschi, universitari americani orgogliosi di poter sventolare la star-spangled banner, ebrei di origine centroamericana che sperano nella fine delle operazioni belliche in Iraq, molte persone di tutte le età giunte da sole per non perdersi un momento di storia. Umanità variopinta accomunata da una grande fiducia e una enorme speranza, leggibili negli occhi più o meno affaticati dei presenti. I cancelli dell’arena costruita per il comizio si sono aperti alle 16 sotto un sole cocente, e a partire dal mattino alcune migliaia di persone erano arrivate per occupare i primi posti di un evento inizialmente previsto per una decina di migliaia di persone.

Maxi schermi posizionati lungo la lunghissima Straße des 17. Juni permetteranno alle decine di migliaia di persone che non possono vedere il palco di guardare il discorso di Obama. Al momento dell’apertura dei cancelli scatta la classica corsa dei concerti verso le prime file, dove attempati tedeschi e colorate signore africane mostrano un vigore fisico alquanto inaspettato. Prima di arrivare all’entrata dell’ObamArena si nota l’assenza dei banchi e gazebi del merchandising ufficiale, un chiaro segnale del carattere non elettorale di questa manifestazione. Lungo la via sono però decine le ragazze che chiedono ai cittadini americani di registrarsi per poter votare il 4 Novembre, e non pochi si fermano a firmare i moduli.

3 ore di lunga attesa separano l’inizio della manifestazione dall’arrivo di Obama, accolto da un boato simile a quelli uditi su questa strada in occasione dei goal della Germania ai recenti Europei. Entusiasmo contagioso che però non influenza il tono presidenziale del discorso, breve ma ricco di spunti programmatici. Obama ricorda più volte gli enormi sacrifici compiuti dagli Alleati e dalla popolazione tedesca per salvare Berlino dal giogo del comunismo nel ’48, il Luftbrücke, spunto per delineare il ruolo ineludibile degli Stati Uniti d’America nella salvaguardia delle libertà e delle opportunità per tutti i cittadini del mondo. La nomination democratica insiste e per certi versi riscopre il tema dell’Unità: se durante le primarie gli Usa si dovevano unire per superare le divisive battaglie ideologiche delle ultime decadi, ora il mondo deve ritornare unito per affrontare le sfide del nuovo millennio. Il terrorismo e la crisi ambientale, la povertà diffusa e la globalizzazione, la fine degli armamenti nucleari e delle guerre etniche: solo se Usa, Europa e resto del mondo saranno insieme queste sfide potranno essere superate. 25 minuti di toni fermi e decisi, con una chiarezza programmatica inusuale che evidenzia la postura presidenziale assunta dal candidato democratico. Obama cita le tre libertà di Franklin Delano Roosevelt e chiude con un invito al cambiamento, unico modo per riappropriarsi del proprio destino. L’enorme fiume di persone che defluisce lungo il verde del Tiergarten, l’enorme parco della capitale tedesca, dipinge di mille colori la notte che inizia a calare sulla città, e rende ancora più incredibile la serata berlinese, il momento in cui Obama si è presentato al mondo.
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