Il rebus finanziario è il tormento dell’Amministrazione. Arriva anche il fuoco amico a preoccupare i sonni di Obama, agitati dal temuto arrivo degli zombie. Bancari.
Si profila un pessimo inizio di primavera per Obama e la sua squadra, che in due mesi di tempo non è ancora riuscita a convincere Congresso e opinione pubblica sul tema più delicato, la crisi finanziaria che ha trascinato l’economia statunitense in recessione. L’unica certezza, segnalata dai sondaggi così come dai media, è la crescente rabbia popolare nei confronti dell’establishment: se al momento l’ira è indirizzata verso Wall Street, non passerà molto tempo prima che l’ondata di indignazione arrivi a colpire chi aveva promesso cambiamento e non l’ha realizzato. Qualche indagine demoscopica inquietante in questo senso per i democratici inizia già a circolare.
BONUS è MALUS - AIG, il colosso assicurativo ormai in mano allo Stato, che ne detiene l’80% del capitale, ha deciso di pagare sostanziosi bonus al suo management come da regolare contratto stipulato prima che l’impresa sostanzialmente fallisse. La notizia ha scatenato un’ondata di indignazione che ha messo in difficoltà l’intera Beltway: Congresso e Amministrazione si sono subito affannati a prendere le distanze dai bonus del peccato di AIG, tanto che alla Camera dei Rappresentanti è passato a larghissima maggioranza un progetto di legge draconiano. 90% di tassazione sui benefit pagati da aziende che ricevono almeno 5 milioni di dollari pubblici nelle operazioni di bail-out. Il raro moto bipartisan ha solo temperato l’ira popolare, dato che i colpevoli del pasticcio del bonus andavano comunque individuati. Oltre agli gnomi di Wall Street, gran parte dell’indignazione pubblica si è indirizzata su Tim Geithner, che certo sta rimpiangendo i tempi felici della bolla immobiliare. Il ministro del Tesoro, tra i principali estensori del controverso piano Paulson, sarebbe stato a conoscenza dei bonus al momento del bailout di AIG, e avrebbe dissuaso i Congressmen dal porre vincoli sull’erogazione dei fondi salvezza. Lo scaricabarile messo in scena a Washington Dc ha solo evidenziato l’enorme influenza dei lobbisti sulla politica americana, tenuta in mano dagli interessi organizzati grazie alle loro cospicue, costanti e bipartisan donazioni.
OBAMA PR TOUR - Nel primo momento di possibile rottura con l’opinione pubblica, Obama si è messo in moto e ha fatto la cosa che meglio gli è riuscita finora, campagna elettorale. Due giorni nelle fiere californiane per parlare con i cittadini negli amati Townhall, una storica apparizione da Jay Leno sull’ammiraglia liberal NBC, una lunga intervista su 60 Minutes della CBS, il più visto tra i programmi di informazione. Il giro televisivo ha prodotto anche un piccolo boom demoscopico. Per Gallup il tasso di approvazione del presidente è tornato prosegue qui
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