Le primarie democratiche giungono ad uno snodo decisivo. A meno di improbabili e clamorosi eventi, la vittoria di Obama in North Carolina, insieme al quasi pareggio dell'Indiana, consegna al junior senator dell'Illinois la nomination. Hillary Clinton ha promesso di rimanere in corsa fino al 3 giugno, quando giungerà a termine il ciclo delle consultazioni nei 50 Stati statunitensi, e ha rivendicato il valore del suo successo in Indiana, ma lo svantaggio nel calcolo dei delegati è ormai incolmabile e il vertice del partito democratico è sempre più orientato verso Barack Obama.
Si ferma in Indiana e in North Carolina il recupero di Hillary Clinton. Dopo le infuocate polemiche del caso Wright, il reverendo amico e consigliere di Obama che ha accusato recentemente l'America bianca di aver creato il virus dell'Aids per sterminare gli afro-americani, e le nette vittorie di Ohio e Pennsylvania, Hillary Clinton riesce a vincere con solo 2 punti percentuali di vantaggio in Indiana, perdendo di quasi 14 in North Carolina. Risultati che favoriscono Obama, il quale vede l'aumento del suo vantaggio nel calcolo dei delegati elettivi, così come una sostanziale tenuta del suo elettorato. Il senatore dell'Illinois supera così le difficoltà iniziate due mesi fa con le sconfitte di Texas e Ohio, e si avvicina ulteriormente alla nomination per la Casa Bianca, con l'implicito appoggio dei vertici del Partito Democratico.
I NERI SPINGONO BARACK
La demografia della North Carolina favoriva Barack Obama, perché finora gli Stati del Sud erano stati vinti dal senatore dell'Illinois grazie al massiccio sostegno degli afro-americani, particolarmente numerosi nei territori ex Confederati. In North Carolina, il decimo Stato americano per popolazione, i neri hanno rappresentato un terzo dell'elettorato delle primarie, e hanno scelto Obama con una rapporto di 9 a 1 rispetto alla Clinton, proporzione molto simile a quella registrata nelle altre consultazioni. Hillary ha vinto nettamente tra i bianchi, in particolare nelle aree rurali dove il marito Bill si è speso con grande generosità in comizi tenuti anche davanti a un vecchio deposito ferroviario oppure in una veranda di un simpatizzante, ma il ritardo accumulato a causa del voto afro-americano è stato incolmabile. Le aree caratterizzate dalla presenza di persone con un livello elevato di istruzione, come le contee del Research Triangle Park, il più grande parco tecnologico degli Usa, o le vicine zone universitarie, sono state vinte come da abitudine da Obama, che ha confermato di essere il candidato che meglio sa parlare alle nuove generazioni appena uscite dai (oppure ancora presenti nei) college americani. Il turnout è stato molto elevato, tanto che sommando i voti raccolti da BO e HRC si supera di qualche decina di migliaia il milione e mezzo di consensi raccolto da Kohn Kerry nel 2008.
EQUILIBRIO IN INDIANA -
Dato lo svantaggio demografico in North Carolina, Hillary Clinton aveva puntato sulla classe media bianca dell'Indiana per poter affermare la sua maggiore eleggibilità agli occhi dei superdelegati, gli arbitri della partita in casa democratica. Nello Stato degli Hoosiers la moglie di Bill ottiene una vittoria dal margine molto risicato, che vede il suo solito predominio nelle aree rurali ma un forte recupero di Obama in alcuni gruppi sociali, in particolare cattolici e donne, che erano stato decisivi in Pennsylvania e Ohio. Hillary ha vinto in Indiana grazie all'appoggio degli over 65, particolarmente presenti nelle piccole città, mentre nelle aree suburbane la Clinton ha visto ridursi i margini che aveva conquistato nei vicini Stati della Pennsylvania e dell'Ohio. La Rust Belt diventa quindi meno ostile per Obama che recupera in particolar modo tra gli elettori democratici e gli iscritti ai sindacati, e il quasi pareggio dell'Indiana rappresenta in realtà una sconfitta per la strategia della Clinton. La mobilitazione dell'elettorato di Obama ha permesso, oltre che ad un importante "pareggio", un risultato eccezionale in termini di partecipazione alle elezioni primarie. I votanti complessisivi alle consultazioni dell'Indiana sono stati oltre un milione e 200 mila, quasi 300 mila in più rispetto al numero totale di consensi raccolto da John Kerry.
QUALE STRATEGIA PER LA CLINTON? - Hillary ha annunciato la volontà di rimanere in corsa, anche perché i prossimi Stati che andranno al voto, West Virginia e Kentucky,sono caratterizzati da una realtà demografica a lei molto favorevole. I risultati di ieri riducono però di molto i suoi margini di manovra, perché la nomination potrebbe essere strappata solo in caso di una sua vittoria nel calcolo del voto popolare, ormai molto difficile dato che Obama ha aumentato di quasi 200 mila voti il suo margine di vantaggio che era vicino al mezzo milione. Archiviata la partita per quanto riguarda i delegati elettivi, l'unica regola riconosciuta ufficialmente dal partito, le speranze della Clinton si concentravano sul supporto dei superdelegati. I membri di diritto della Convention che non si sono ancora espressi, circa 300, potrebbero capovolgere il vantaggio che Obama ha nei delegati elettivi solo in presenza di un successo di Hillary Clinton nel voto popolare e una provata "ineleggibilità" del senatore dell'Illinois. Ma la chiara sconfitta in North Carolina e il quasi pareggio dell'Indiana hanno tolto molti argomenti al campo clintoniano. E' dunque probabile che il supporto dei superdelegati nei confronti di Obama aumenti, confermando la tendenza già emersa nelle ultime due settimane. Un eventuale e massiccio spostamento dei superdelegati verso Obama renderebbe vana e inutile anche l'ultima carta di Hillary, ovvero la conferma delle delegazioni uscite dalle primarie di Michigan e Florida, annullate per aver infranto il calendario redatto dal Democratic National Committee.
giovedì 8 maggio 2008
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