mercoledì 21 maggio 2008

L'Oregon sogna MLK, il Kentucky dice no al candidato democratico

Con i delegati acquisiti nelle primarie del Kentucky e dell’Oregon, Barack Obama ottiene un distacco ormai incolmabile nel calcolo dei delegati elettivi. Il senatore dell’Illinois riesce a vincere in modo convincente in Oregon, ma i 35 punti di distacco dalla Clinton in Kentucky incoraggiano la senatrice di New York a proseguire la sua corsa fino alla conclusione del ciclo delle primarie che si terrà il 3 giugno.

Le elezioni nell’Oregon, svoltesi tramite l’invio di schede di elettorali per via postale, consegnano un netto successo a Barack Obama, che trova nello Stato con l’elettorato più progressista degli Usa un ambiente a lui perfettamente idoneo. Le primarie di questo Stato passarono alla Storia nel 1968, quando il senatore pacifista Eugene McCarthy sconfisse per la prima volta un membro della famiglia Kennedy, Bob, in un confronto elettorale. Grazie al sostegno plebiscitario dei giovani e dei laureati, particolarmente concentrati nelle città di Portland e Eugene, il senatore dell’Illinois arriva oltre il 58%, mentre la Clinton vince nelle aree rurali dello Stato, tendenzialmente repubblicane, caratterizzate però da un elettorato democratico troppo esiguo per permetterle un recupero. I democratici dell’Oregon, i più spostati a sinistra rispetto alla media nazionale, possono così sperare di veder avverato il grande sogno che affascina una parte significativa anche se non maggioritaria dei progressisti statunitensi. Il 28 agosto, anniversario dello storico discorso di Martin Luther King diventato famoso come “ I have a dream”, alla Convention democratica di Denver un afro-americano sarà incoronato come il candidato per la Casa Bianca di uno dei due major parties americani.

Nelle primarie del Kentucky Obama ottiene però l’ennesima, sonora sconfitta nella regione dell’Appalachia. Rispetto ai 41 punti di distacco della contigua West Virginia, il senatore dell’Illinois viene battuto di oltre 35 punti percentuali da Hillary Clinton, vincendo solo in due contee, rispetto allo zero della WV, dove sono concentrate le due più grandi città del Kentucky, Louisville e Lexington, che ospitano entrambe una numerosa comunità afro-americana. Nelle aree rurali e nelle piccole città che costituiscono la gran parte del territorio dello Stato Obama affonda, sia nelle zone a prevalenza democratica che repubblicana. Nelle poche contee che nel 2004 vinse John Kerry, concentrate nelle zone più povere e collinari tipiche dell’Appalachia, Hillary Clinton arriva anche al 90%.


Obama ha sottolineato nell’usuale discorso post elettorale la maggioranza dei delegati elettivi da lui raggiunta, ma invece di rivendicare la vittoria ha preferito rivolgere parole di conciliazione verso Hillary Clinton, evidenziando comunque l’estrema importanza del risultato raggiunto. Se il 31 maggio il comitato regolamentare della Convention ammetterà le delegazioni di Florida e Michigan, come auspica Hillary che vinse in queste due primarie poi annullate, la soglia da raggiungere si innalzerà, e nelle primarie conclusive di Montana e South Dakota Obama otterrà con ogni probabilità la maggioranza che ieri sera ha rivendicato. Hillary spera invece che i superdelegati valutino come criterio più importante il voto popolare, dove la senatrice di New York, conteggiando i voti delle primarie annullate, potrebbe ancora vincere.

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