lunedì 19 maggio 2008

Oregon e Kentucky

Domani si vota in Oregon e Kentucky, due primarie che potrebbero già determinare un primo esito in questa interminale corsa verso la nomination democratica. Al termine dello spoglio dei voti, Obama acquisirà molto probabilmente un margine di vantaggio irrecuperabile nel conteggio dei delegati elettivi. Un'ottima notizia per Obama, ma che suonerà in modo indifferente alle orecchie di Hillary Clinton, ormai orientata a giocarsi la carta del voto popolare, e confortata da alcuni sondaggi favorevoli in uno Stato decisivo per la Casa Bianca come l'Ohio. Il miglior modello di previsione che si trova su su blog americano assegna ad Obama una vittoria di 13 punti in Oregon, risultato molto probabile. Nello Stato che si affaccia sul Pacifico, città come Portland o Eugene sono vere e proprie roccaforti della sinistra più liberal degli Usa, un pò come nelle contigue Seattle o Olympia. I numerosi accademici e professionisti che adorano bere latte da Starbucks non potranno che scegliere per Barack Obama, ormai uomo dei sogni dei progressisti statunitensi. Anche la media dei sondaggi di RCP assegna una vittoria di simili proporzioni al senatore junior dell'Illinois. Benchè l'Oregon sia un Swing State, diviso plasticamente tra città progressiste, con la parziale eccezione di Salem, e comunità rurali conservatrici, sembra improbabile che Hillary possa recuperare al voto gli elettori più moderati dell'Oregon come fatto in altri Stati, dato che questi sono saldamente accampati sotto le tende del GOP. Nel 2004 gli elettori di Kerry in questo Stato erano i più spostati a sinistra, mentre quelli di Bush erano simmetricamente i più spostati a destra di tutta la Nazione. La Clinton dimostrerà invece la sua forza in Kentucky, ultima regione dell'Appalachia che andrà al voto. Siccome in questi territori Hillary ha sempre distanziato Obama di almeno 20 punti, è facile credere ai sondaggi che pronosticano un simile esito. Il Kentucky, Stato di medie dimensioni dotati di 8 EV, rappresenterà la classica occasione perduta se il candidato democratico sarà Obama. L'elettorato democratico è maggioritario, ma è orientato su posizioni moderate/conservatrici sulle tematiche di sicurezza e politica fiscale. Non casualmente solo due sudisti come Bill Clinton e Jimmy Carter lo vinsero, mentre candidati avvertiti come troppo liberal come Kerry o Gore furono sconfitti, nettamente, da Bush. Nel 2004 quasi un terzo degli elettori democratici preferì il presidente repubblicano al candidato del proprio partito. Un simile destino colpirà Obama, mentre Hillary avrebbe potuto provare ad eguagliare i successi del marito. Penso che la Clinton dovrà distanziare Obama di circa 200 mila voti in Kentucky per provare a tenere in vita il discorso del popular vote come criterio per la nomination. Risultato ambizioso ma non impossibile, visto quanto successo nella confinante West Virginia.

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