lunedì 8 dicembre 2008

Rocca come Travaglio 2



christian rocca

 me

Shinseki voleva andare in iraq con 300 mila uomini, non era contrario alla guerra. MoveOn era contraria alla guerra. Il resto è chiacchiera

Christian Camillo (sb)Rocca risponde così al mio post di ieri, e lo ringrazio della cortesia.  Sostanzialmente mi dà ragione, e basta vedere il post di oggi, dove mi dà del disinformato arrampicandosi sugli specchi. Ma va bene così, perchè la risposta da lui inviata è il segno evidente della sua impreparazione a capire i nuovi sviluppi della politica americana, mutata in modo radicale dopo le midterm del 2006( che proseguivano una tendenza già emersa invero nel 2000 e nel 2004). Mi viene in mente Michael Barone che parlava, ad un mese  o poco più dalle presidenziali di quest'anno, di elezioni equilibrate perchè il fallimento dell'Iraq era stato rimpiazzato dal surge realizzato da Petraeus. Un Iraqcentrismo che ha non ha permesso di valutare tendenze delle quali, tanto per dire e per aiutare (sb)Rocca e  i suoi fratelli, il Brookings Institute parla da ormai 6 anni.

La serie proposta sul blog di Camillo è un'eco ridicola, se l'intento è quello informativo,dell'interessante dibattito della blogosfera progressista iniziato da Chris Bowers, non casualmente ignorato da Rocca, che reputa più valida la bollitissima Naomi Klein. Inoltre, mentre Rocca si concentra sull'inutile Iraq, non rileva come Obama abbia lanciato un progetto di rilancio economico basato su un ruolo più attivo dello Stato in temi molti sensibili per i progressisti Usa, istruzione e tutela ambientale. Si passa dal mega taglio alle tasse per i miliardari proposti da Bush ad una politica economica basata su rilancio dell'istruzione pubblica, digitalizzazione di massa e efficienza energetica. 

Come scriveva Ambinder(leggete il suo blog) un paio di settimane fa

some Democrats are wary of Obama's professed bipartisanship. But there's been no evidence that his views are torn between the left and the right; he is clearly putting forth a progressive, or liberal, agenda. So, rather than a Democrat bringing in a bunch of Republicans to govern by splitting the baby between the two sides, it appears that we have a case of a Democrat bringing in Republicans to put a bipartisan face on progressive policy, shades of, say, George Bush bringing in Ted Kennedy to put a bipartisan face on "compassionate conservatism."

Ecco il punto: Obama è un trasformatore nella forma di Reagan, e vuole creare un'agenda progressista che soppianti il conservatorismo introdotto come mainstream nella politica americana ormai 28 anni fa. Al momento la parziale delusione dei liberal si concentra su due punti: il primo è che questa trasformazione dovrebbe essere portata avanti da personale politico che su global warming o deregulation finanziaria si era opposta in tempi non sospetti alle pratiche Bushiane( e per certi aspetti anche clintoniane), il cuore della riflessione di Chris Bowers.  E' vero che Obama ha scelto persone di orientamento moderato, però ha chiarito, citando Truman, come a lui spetti la visione e la responsabilità ultima.  Cercare di definire o prevedere una possibile politica prima che un solo progetto di legge sia presentato al Congresso (in mano nettamente ai Democratici, en passant) e desumendo questo dalle nomine è frutto solo di impreparazione. L'esempio di W è paradigmatico: la nomina del suo primo  segretario di Stato, Colin Powell, avrebbe lasciato presuppore una politica estera  se non opposta almeno molto diversa rispetto a quella poi implentata.  E arriviamo alla fine all'Iraq e alla visione di Obama, altro elemento di parziale delusione dei liberal: sul conflitto del 2003 e operazioni militari successive io l'ho sempre pensata come Bill Clinton, cioè che il buon Barack usasse una favoletta buona per vincere le primarie democratiche. Al momento, a quello che si può percepire o capire dalla campagna elettorale, il nuovo presidente americano inserirà la lotta al global warming nella sua agenda di politica estera, abbandonerà l'unilateralismo come modus operandi e sposterà il conflitto al terrorismo internazionale su un piano meno legato al ruolo di più o meno presunti failed o rogue States. Questa sarebbe giù una svolta significativa rispetto all'Amministrazione Bush, se poi la visione citata prima avrà l'ispirazione del discorso di Berlin, tenuto non ai tempi della sfida a Hillary ma nella fase decisiva dello scontro coi repubblicani, allora inizierò, se avrò tempo e voglia, una lunga seria di That's wrong che qualcuno si merita. 

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