venerdì 17 aprile 2009

Su Kurt, i Nirvana e le rivoluzioni che falliscono


Quindici anni fa, ad una settimana dalla prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi, moriva Kurt Cobain. Il cantante dei Nirvana, sparandosi un colpo di fucile in bocca, chiuse la pagina finale della rivoluzione alternativa, collassata nei suoi ideali e inghiottita in meno di due anni dalle grandi corporations musicali.

Secondo i patologi di King County, la contea di Seattle, Kurt Cobain si è suicidato martedì 5 aprile 1994. Scomparso da una settimana, dopo l’ennesimo fallimento della disintossicazione dall’eroina, il portabandiera del grunge si è iniettato una dose potenzialmente letale d’eroina, prima di infilarsi un fucile da caccia in bocca. Il cadavere fu scoperto tre giorni dopo da un elettricista sul pavimento della serra, l’ultimo luogo in cui Cobain si rifugiò, scappando dalla sua stessa casa milionaria. Il suicidio pose fine ad una carriera artistica tra le più significative della musica popolare nell’epoca recente, e aprì una lunga, quasi interminabile, sequela di speculazioni commerciali, arrivando fino alla paradossale boutade dell’omicidio di Kurt Cobain. Ultima icona partorita dal corpo ormai morto del rock, il leader dei Nirvana è diventato immagine culto dei brufolosi depressi di ogni dove, ulteriore e definitivo tassello alla sua incomprensione. Prosegue qui

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